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Autore: InJulietsdream_    01/02/2016    3 recensioni
Sono gli amori che consideriamo impossibili quelli più dolorosi, catastrofici, irrazionali, eppure profondamente sinceri e belli.
Sono gli amori impossibili che ci fanno perdere e ritrovare la rotta, che ci condizionano al punto da non permetterci di conoscere noi stessi. Sono gli amori – tempesta.
E da una tempesta non si esce indenni, mai. Solo sempre nuovi, rinnovati.
|| Lucius/Hermione. ||
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Lucius Malfoy
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Angolo dell’autrice.
Salve! Scrivo giusto due parole di introduzione prima di lasciarvi al racconto.
Questa OS è una Lucius/Hermione. Il pairing è inusuale, lo so, ma ammetto che personalmente mi intriga non poco; mi sa di amore impossibile, e a me gli ‘amori impossibili’ piacciono da impazzire.
E’ una OS scritta per liberare l’anima, senza alcuna pretesa.
Spero vi piaccia. Spero vi emozioni, almeno un po’.
Ringrazio chiunque leggerà queste parole. Un piccolo ringraziamento alle mie fonti di ispirazione: l’eccelso Gabriele D’Annunzio, i meravigliosi Negramaro e gli immensi The Smiths.

 
 
 
A un millimetro di cuore.
 
 
 
Il paradosso di alcuni sentimenti è che tanto più sono assurdi, ingestibili,
impossibili, arenati in crateri lontani,
tanto più sono solidi nell’essenza del rimanere.
( Massimo Bisotti )
 

 
<< Londra è così bella, stasera >>.
<< Sì, Hermione, lo è.. ma non più delle restanti volte, insomma, sempre uggiosa e caotica >>.
<< Oh, Ginny, cara, forse hai ragione; anzi, hai perfettamente ragione, ma ogni cosa di questo posto mi è mancata in questi lunghissimi mesi, voi tutti mi siete mancati.. così tanto>>.
Sospiro, e tu mi guardi Ginny, con quello sguardo di chi sa e capisce, e non necessita di spiegazioni; sei un’amica sincera, lo sei sempre stata, per questo confidarmi con te non mi è mai stato difficile.
In tutto questo tempo in cui sono stata via, ho continuato a scriverti, e tu mi rispondevi precisa.
Non mi hai mai guardata con compassione, Ginny, mai, e te ne sarò sempre grata, perché sei stata forse la sola a credere che sarei riuscita a risalire dal baratro nel quale ero irrimediabilmente caduta.
‘’E’ tutto qui’’ mi ripetevi poggiando una mano sul mio sterno ‘’nel petto, il coraggio che ti serve per uscirne’’. Io annuivo poco convinta, ma tu continuavi imperterrita: ‘’Non vergognarti dell’amore che hai provato, che provi, neppure del dolore, Hermione, perché ti renderanno una donna ancor più forte e meravigliosa di quel che sei ora’’.
E ci credevi in quelle parole, Ginny, e alla fine ci ho creduto anch’io.
Per questo ho fatto i bagagli e sono partita.
‘’Devo rimettere insieme i pezzi’’.
‘’Lo so, tesoro’’ mi hai sussurrato quel giorno alla stazione.
Tu hai sempre capito ogni cosa.
<< Hermione?>>.
<< Sì?>> io ti guardo, Ginevra, e lo so che cosa stai per chiedermi, lo so.
<< Tu sei proprio sicura di voler essere lì stasera? Ehm.. insomma, lui.. bè.. lui sarà sicuramente lì >>.
<< Lo so >> .
<< Hermione, io non voglio che tu stia male ancora >>.
Mi abbracci, Ginny, come hai sempre fatto e io ti adoro per questo, e ti ringrazio perché ti preoccupi, ma si deve pur andare avanti, no? Non si può scappare per tutta la vita, perché sarebbe da codardi, e io non ho più voglia di esserlo.
<< Non scapperò più, Ginny >> ti sorrido con convinzione << Ho rimesso insieme quel che rimaneva, ora devo andare avanti. Lo affronterò, se servirà, gli terrò testa. Io.. io ce la posso fare.. >>.
Mi carezzi una guancia con fare materno, sorridendomi.
Quanto siamo cambiate?
 
 
Sono le diciannove e tra meno di quarantacinque minuti presenzierò, insieme alle persone che ho più care al mondo, all’ennesima festa organizzata al Ministero della Magia; il primo party nel mondo magico per me, dopo così tanto tempo.
Alla fine, ho deciso di indossare un vestito comprato a Roma qualche mese fa.
‘‘Per celebrare il cambiamento’’, mi sono detta.
Lo specchio riflette l’immagine di una giovane donna, dal corpo magro fasciato da un lungo abito di seta verde smeraldo, che reca una profonda scollatura sulla schiena, un leggero scollo a barca e una fascia di piccoli diamanti sotto il seno. I capelli sono stati tagliati, stirati e tinti di biondo. Gli occhi color ambra intenso sono stati sporcati di eye-liner e mascara. Eppure c’è qualcosa che stagna infondo a quelle due gemme rare, qualcosa di torbido.
Questi miei occhi sono ancora contaminati di te. Ghiaccio.
E, dunque, sono io questa immagine riflessa allo specchio? E’ questa Hermione Jean Granger?
 
 
Il Ministero è sempre uguale. Avevo creduto di trovare qualcosa di diverso, come cambiato, invece sembra che tutto sia rimasto com’era. C’è solo più musica ad allietare e a rendere più caldo e accogliente questo posto. E tante persone, alcune non le ricordo neppure.
<< Oh, carissima Hermione, da quanto tempo! >>
<< Ministro! >>
<< E’ davvero incantevole, stasera! Allora, è tornata per restare? Lo spero, sa, qui lei sarebbe la benvenuta, nonché molto utile date le sue innumerevoli doti intellettive >>
<< Oh, Ministro, la ringrazio, lei è sempre così gentile. Certamente, sono qui per rimanere, e sarei onorata di collaborare >>.
Sorrido cortese.
Percepisco molti sguardi sfiorarmi, sento molti mormorii.
Osservo lentamente intorno, cerco tra le persone.
Poi scorgo esattamente di fronte a me: lunghi capelli biondi, legati insieme da un nastro di raso nero. Larghe spalle possenti, la figura alta e longilinea, che si delinea dietro un mantello di pregiata fattura.
Lo sento il mio cuore perdere un battito, poi accelerare.

 
 
 
Love is natural and real,
but not for you, my love.
Not tonight, my love.
Love is natural and real,

but not for such as you and I, my love.
( The Smiths – I know it’s over )

 
 
Ci sono istanti che si cristallizzano tra le mani, così dal nulla, col solo ausilio di un sospiro, d’un battito di ciglia; imprigionano il tempo in una frazione di secondo, e ti riportano indietro, al primo vero battito del tuo cuore.
Così come adesso, qui, tutto si è fermato – forse solo per me – ma è ferma ogni molecola, ogni frazione di vita; ti guardo e altro non vedo che il primo momento in cui hai toccato le corde del mio povero – oh, misero! – cuore, l’istante in cui ha palpitato ad un ritmo differente, nuovo. Quanto tempo è passato? Quanta pioggia ha bagnato la terra? Quante volte il sole è apparso e poi sparito dietro l’orizzonte?
Non saprei nemmeno dirtelo. Perché dopo di te, nella mia vita neppure il tempo ha continuato a scandire i ritmi convenzionali, così come il mio muscolo cardiaco non ha più pompato sangue al corpo nel solito modo.
Accelera, poi decelera pericolosamente.
A volte, di notte per lo più, ci sono momenti nei quali non sento battito, la mente si fa sopraffare dal panico, e avverto la bruciante necessità di schiacciare con le mani lo sterno.
Per provare a me stessa che sono ancora viva.
Ho speso notti insonni, giorni infiniti, pianti, respiri, battiti di cuore, per dimenticarmi di te; per scordare come suonava la tua voce, ho prestato l’orecchio ad altre voci, ma nessuna voce è riuscita a penetrare fin dentro l’anima, come avevi fatto tu; per cancellarmi da dosso il calore del tocco delle tue mani, ho concesso la mia pelle ad altre mani, ma nessuna mano ha carezzato me con la stessa intensità – violenta eppure dolce – che impiegavi tu; per scolorire il ricordo dei tuoi occhi dalla mente, ho guardato in altre paia di occhi, ma neppure un po’ di quel colore è andato via.
Ho cambiato me stessa pur di non riconoscermi quando mi fissavo nello specchio, ma io in quel dannato specchio non vedevo me – vera o falsa che fosse la mia immagine in quel momento – vedevo solo te, perché – maledetto – tu m’hai contaminata col tuo veleno, hai ucciso ogni fibra del mio essere, hai fatto a pezzi la mia anima, hai macchiato il mio mondo bianco col nero infimo del tuo.
Ho sradicato ogni certezza, ogni convinzione, ho gettato via qualsiasi cosa mi mettesse in connessione col passato, con te.
Sono scappata via, lontano; ho parlato altre lingue, visto altri posti.
Eppure, solo adesso me ne rendo conto – adesso che mi sei dinanzi – che non è valso a nulla tutto lo forzo.
Il dolore non ha bruciato l’amore, si è solo fuso ad esso, lo ha rafforzato ed è rimasto lì a vivere sotto il mio petto.
E adesso, solo adesso che mi stai sfiorando - o dovrei dire trapassando – col tuo sguardo, lo sento ardere più che mai.
Come se non avesse mai smesso di bruciare.
E il cuore non lo sento più, batte troppo forte o forse troppo piano, non so, non riesco a distinguere, ma temo che stia per arrendersi.
Il tempo si è fermato, lo avverto incombermi alle spalle, lo sento avvolgermi come un fruscio lento, leggero.
Annuncia tempesta.
 
 
 
Immagino che sarà un gran bel temporale, il nostro, di quelli che non si vedono spesso.
( Negramaro, Basta così )
 
 
Da quanto va avanti questa muta conversazione di sguardi?
Accenni lieve col capo in direzione del giardino, poi sparisci tra la gente.
Ti seguo.
Perché ti seguo?
 
 
L’aria è fredda, nonostante la stagione estiva, mi fa rabbrividire.
<< Nam memini etiam quae nolo, oblivisci non possum quae volo.1 >>.
La tua voce rompe il silenzio, improvvisa, melliflua. Questo suono mi squassa il petto, mi trapassano le parole.
Scelte con cura. Ovviamente.
<< Cicerone >> proferisco, cercando di controllare la voce, inutilmente. Mi tradisce, la sento tremare.
<< Vedo che non è cambiata poi così tanto, miss Granger, a discapito di quanto vuol mostrare col suo nuovo aspetto >>.
Ah, maledetto! Come puoi essere così indecentemente, schifosamente, cattivo?
<< Questo lo dici tu, Lucius! >>.
Non ti lascerò abbattere tutto di nuovo, non lascerò che tu decida ancora per me.
La tua risata giunge come uno schiaffo e fende l’aria.
Ti volti e mi osservi, i tuoi occhi bruciano, ghiaccio che si fonde, liquido.
Io lo conosco quello sguardo. Quante volte ho visto questi occhi posarsi su di me, vagliare attentamente ogni particolare del mio corpo; hai inciso odio, amore, distruzione, vendetta, rabbia, passione, in me, con questi occhi glaciali.
Ce li ho ancora dentro. Li vedo ogni volta riflessi nei miei. Ghiaccio nel fuoco.
Ti avvicini pericolosamente, a passi decisi.
<< Non farlo! >>
Non posso resisterti se ti avvicini così. Posso?
<< Non ti avv.. >>
Ma è già troppo tardi. Hai già allungato il braccio sinistro, che ora mi cinge la vita.
Il tuo profumo – bergamotto e vaniglia - mi avvolge.
<< Mi sei mancata! >> sussurri, roco, a un millimetro dal mio orecchio; avverto il calore del tuo fiato sfiorarmi il collo. Brividi.
Crack.
 

 
Mi pare d'esser tutta vuota, di avere la testa vuota, le vene vuote, il cuore vuoto… Tu potrai dire che t'ho dato tutto.
Non ho lasciato per me, vedi, che appena appena un’ apparenza di vita.
(G. D'Annunzio, L'Innocente )
 
 
<< Dove siamo? >>
La stanza che si offe alla mia vista è indubbiamente una camera da letto, ma non la riconosco; immersa nella semioscurità, al centro vi troneggia un letto in ferro battuto, sovrastato da un baldacchino con le tende di velluto scarlatto; un camino acceso sta sulla parete in fondo, un terrazzo su quella esattamente di fronte si apre sopra un giardino. Il cielo fuori è plumbeo. Nuvole cariche di pioggia si ammassano all’orizzonte.
<< Che c’è, hai paura, Mezzosangue? >>
Mezzosangue.. l’hai davvero detto, Lucius?
<< Dove m’hai portata, dannato? >> urlo.
E’ pazzesco quanto poco ti ci voglia per farmi perdere la pazienza.
E’ una frazione di secondo. Con la tua sinistra costringi le mie mani dietro la mia schiena, serrando la presa sui polsi, il braccio destro stringe il mio corpo all’altezza del diaframma – mi è faticoso respirare –, la mia schiena contro il tuo petto.
<< Non osare, Hermione! >>
Non sgualcire il mio nome così, con tanta durezza.
<< Lasciami! >>
Faccio violenza contro me stessa per non lasciar scivolare fuori le lacrime, che premono, dai miei occhi.
Mi sollevi improvvisamente, per adagiare il mio corpo sul letto. Mi sovrasti, e a me manca il respiro.
Perché sei così bello? Perché?
Serro gli occhi, per non vedere. Non posso guardarti, ti lascerei vincere, e sarebbe troppo per il mio povero, rattoppato, cuore.
 
 

 
Se mi perdo negli occhi dimentico il mondo. 
( Negramaro, Tutto qui accade )
 
 
<< Guardami! >>
<< Non posso! >>
Ridi, piano, e quasi non mi sembri tu.
Avverto il tuo respiro troppo vicino; si confonde con il mio, che non ha più un ritmo regolare.
Non mi baciare, Lucius. Non farlo, potrei sgretolarmi, come un tempio scosso da un terremoto improvviso. Cosa rimarrebbe poi? Sono già un antico simulacro – violato dalla tua pressante presenza -  contornato di crepe, sul punto di cadere in pezzi al suolo; se tu mi baciassi ora, se il tuo peso incombesse ancor di più su di me, nulla potrebbe frenare il rovinoso sgretolarsi al suolo di questo corpo.
Mi baci, premendo il tuo corpo contro il mio, vuoi far si che sappia quanto pesa la tua presenza. Sento il cuore implodere sotto la pressione del sangue, nelle vene e nelle arterie è tutta una corsa contro tempo.
Non c’è più un briciolo di ossigeno nei polmoni, non respiro.
Tu vuoi che io apra gli occhi, che ti guardi, e stai usando l’unico atroce metodo che sai funzionerà inevitabilmente.
Ma io sono una Grifona coraggiosa, ho lottato e vinto – a modo mio – molte battaglie di questa guerra tra noi, non la perderò per mera viltà, in quest’ultimo eroico atto.
Riapro gli occhi. Ed è una combustione: fuoco che arde, ghiaccio che si liquefà.
 

 
 
Ella gli volse uno di quegli sguardi che lo ubriacavano come calici di vino.
(G. D’Annunzio, Il Piacere)
 

Dove andremo a finire dopo questa eterna ora? Cosa resterà mai di noi due? Temo, temo, questo silenzio, che si consuma adesso nel legame dei nostri sguardi che si annientano vicendevolmente.
Temo il calore delle tue mani, che si avventano fameliche nei miei capelli, sul collo, tra le pieghe dell’abito, sulla pelle, sotto essa, fin dentro l’anima; le sento artigliarsi attorno al cuore, stringerlo.
Se questo è il mio supplizio, tu neppure ne sarai esentato. Scontalo con me, Lucius, fino alla fine.
Adesso sono io a baciarti pienamente, a consumarti le labbra; ti stringo i capelli tra queste mie mani – così morbidi; ti sfioro il corpo.
Non voglio più patire da sola. Vieni a fondo con me.
<< I tuoi occhi mi uccidono, sempre, ogni volta >>.
La mia voce ti rivela questo segreto dell’anima. Il tuo volto lo stringo forte nelle mani, bacio le tue palpebre con dolcezza.
Mi spogli con una delicatezza che non ti è mai davvero appartenuta, sembra pura falsità; eppure mi fai sospirare; una scarica di brividi si fa strada in me.
<< Le tue labbra >> sussurri ardente, catturandole in un bacio, << non sono da meno >>.
Ti scopro arrendevole al mio tocco, alla mia voce, alle mie labbra. Allontano dal tuo corpo ogni capo che lo riveste, nascondendolo alla mia vista.
Quanto è bella questa carne.
Siamo entrambi nudi, occhi negli occhi, cuore contro cuore. Quante volte è già successo tutto ciò? Eppure ora mi sembra una situazione del tutto nuova, come se non mi avessi mai toccata prima, come se non fossi mai entrato in me altre volte.
 


 
Piove .. su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.

(G. D’Annunzio, La pioggia nel pineto)
 
 
Scivoli sul mio corpo, ricoprendolo di una lunga scia di baci; mi scivoli tra le gambe, carezzi, assapori, ti insinui, e mi fai gemere; ci provo a trattenermi, a farmi morire questa voce in gola, ma mi è così difficile.
<< Fatti sentire, Hermione! >>.
Non li controllo i gemiti, questa volta che hai pronunciato il mio nome come fosse sacro. E’ velluto nella tua bocca.
Tu giochi bene, Malfoy. L’hai sempre fatto, in verità; tuttavia non c’è ombra di grazia nelle tue mosse, sono sempre dolorose, fulminee. Mi hai sempre fatta tua con violenza, anche la prima volta. Hai sempre giocato per distruggere. Pezzo dopo pezzo – orgasmo dopo orgasmo – hai buttato giù la mia anima, te ne sei impossessato.
Ti prego, giochiamo questa partita insieme, questa ultima battaglia.
Diamo vita a questo temporale.



 
In un attimo, egli incontrò lo sguardo di lei; e gli occhi d'ambedue, in quell'attimo, parvero mescersi, penetrarsi, beversi.
Ambedue sentirono che l'uno cercava l'altra e l'altra l'uno; ambedue sentirono, ad un punto, scendere su l'anima un silenzio, in mezzo a quel rumore, e quasi direi aprirsi un abisso in cui tutto il mondo circostante scomparve sotto la forza d'un pensiero unico.

(D'Annunzio, Il Piacere)

 
 
Ci baciamo. Ci scrutiamo. Ci fondiamo in uno.
<< Fai l’amore con me, Lucius.. >>.
<< Fai l’amore con me, Hermione .. >>.
Entri in me senza essere delicato. Ora ti riconosco. Ti spingi con veemenza e io assecondo i tuoi movimenti, come in una danza ancestrale, sensuale e ritmica, incessante, travolgente; come una di quelle danze dal quale è stato generato il mondo.
Hai un concetto strano dell’ Amore, tu, differente dal mio. Siamo sempre bianco e nero, io e te. Il mio amore mi ha sopraffatta, m’ha spinta alla deriva, costretta - come un naufrago, che arranca in cerca di un appiglio - ad annaspare in cerca di me stessa. E quando, lontana miglia da casa, mi sono ritrovata finalmente, ho rivisto te in me, ed ho capito che da certi errori – da certi amori – non si torna indietro. Siamo, ormai, una soluzione chimica io e te: dapprima due sostanze diverse e separate, dopo unite irrimediabilmente. Inscindibili.
<< Lucius! >>.
<< Hermione! >>.
Un’ultima spinta e l’orgasmo ci investe. Ed è il diluvio. L’universo va in frantumi, mille scintillii luminosi squarciano la notte.
 

 
 
Mi sono accorto proprio adesso che non ha muri quest'inverno, dagli occhi passa solo vento
e porta via con se il rimpianto di un cielo che non si è più spento;
illudimi che adesso posso vivere.
(Negramaro, Il posto dei Santi)
 
 
 
<< Dove sei stata tutto questo tempo? >>.
Mi sono stretta al tuo petto, perché se ormai devo annullarmi, tanto vale farlo in te.
Non c’è redenzione a questo. Né tua né mia.
<< Lontano. Cercavo di dimenticarti, di riscoprirmi nuova.. >>.
<< E ci sei riuscita? >>.
<< Sono qui. Tu che dici? >>.
Carezzi i miei capelli – biondi, corti e lisci, nessuna traccia dei ricci indomabili d’un tempo.
<< Potresti averlo fatto, ed essere tornata. E questo potrebbe non aver significato nulla .. >>.
<< Sei pazzo se non ti accorgi, Lucius, che non esiste più me senza il riflesso di te.. ahimè .. tu sei sempre stato lì a un millimetro dal mio cuore>>.
Sospiri piano.
<< Perché mi hai lasciato quel biglietto quella notte, prima di sparire? Perché quelle parole? >>.
<< Nam memini etiam quae nolo, oblivisci non possum quae volo. ‘Infatti ricordo anche ciò che non voglio, non posso dimenticare ciò che voglio’>> traggo un profondo respiro << Volevo che sapessi, che capissi il tormento >>.
<< Ma adesso sei qui >>.
<< Sì. >>.
<< Resterai? >>.
<< Non c’è redenzione per noi, amore >>.
 
 

 
Se ti porti dietro il mondo, porta dietro pure me.
(Negramaro, La Finestra)
 
 
 
Un tremendo temporale si è scatenato fuori da quella finestra; batte incessante contro le pareti del mondo, ma non m’importa più.
Io dormo tra le tue braccia. Finalmente.
 
 
_______________
Note.
  1. Cicerone – De Finibus. 
  
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