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Autore: SSJD    01/02/2016    9 recensioni
« Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλά
πλάγχθη, ἐπεί Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσεν »
« Narrami, o Musa, dell'uomo dall'agile mente, che tanto vagò,
dopo che distrusse la sacra città di Troia. »
Da amante delle CO storiche come sono, non poteva mancare il seguito de 'La guerra degli dei', che pubblicai giusto un anno fa...
Con questa però, mi sono voluto 'regalare' una AU persino dell'Odissea. Ebbene sì, ho osato sfidare Omero, dato che la sua trama sarà bella, avventurosa, incredibile quanto volete, ma diciamocelo... la conosciamo tutti e sinceramente... chi non si annoierebbe nel rileggerla ancora? Quindi l'ho modificata. Ebbene sì, a mio piacimento e diletto.
Molti dei fatti raccontati sono effettivamente riportati anche nell'opera originale dell'esimio poeta, soprattutto il viaggio di Ulisse (Vegeta) ma, per rendere la lettura più interessante, ho deciso di modificare giusto un attimino i personaggi e i fatti narrati.
Praticamente ho scritto una AU di una Cross-over... un delirio...
Ma fidatevi, il risultato finale... beh... a me piace un sacco...
Se non avete letto il mio primo racconto, vi invito a leggerne almeno l'introduzione, giusto per inquadrare i protagonisti.
Grazie per l'attenzione e buona lettura.
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: 17, Broly, Crilin, Zangya | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Goku/Vegeta, Pan/Trunks
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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« Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλά
πλάγχθη, ἐπεί Τροίης ἱερὸν πτολίεθρον ἔπερσεν »
 
 
« Narrami, o Musa, dell'uomo dall'agile mente, che tanto vagò, dopo che distrusse la sacra città di Troia. »
 


 
“Andatevene, per favore. Lasciate questa stanza, prima che chiami le mie guardie” supplicò sommessamente la regina, senza nemmeno degnare il suo interlocutore di uno sguardo.
“Hohoho…le guardie…Non siate così frettolosa, mia regina. Cosa vi turba? Pensate che vi possa fare del male?” chiese il principe avvicinandosi alla donna che, sino a quel momento, non aveva smesso nemmeno un secondo di guardare fuori dalla finestra, verso l’orizzonte che da anni, ormai, le si palesava tristemente vuoto.
Sentendo il sospiro di lui farsi intenso sul suo collo e le sue labbra umide e morbide appoggiarsi delicatamente sulla pelle della sua spalla nuda, Bulma si voltò di scatto e con la mano aperta, tesa all’inverosimile, colpì la guancia morbida e vellutata dell’uomo che aveva osato toccarla.
In tutta risposta, lui aprì un sorriso malizioso e con la mano si massaggiò leggermente la guancia offesa, che già aveva preso un imbarazzante colore rosso acceso.
“Mi piace il vostro carattere. Freddo, ma, allo stesso tempo, così…come posso dire…così…calorosamente ribelle” continuò il principe allungando una mano e spostandole una ciocca di capelli, fuoriuscita dall’impeccabile acconciatura, dietro un orecchio.
“Non mi toccate. Non ne siete degno. Si può sapere cosa mai volete da me? Volete il mio regno? Il trono di mio marito? Un posto nel suo letto? O semplicemente tra le mie gambe? Non avrete niente. NIENTE! Avete capito? Fareste meglio ad andarvene, voi e i vostri cari amichetti. Da troppo tempo state occupando senza alcun diritto la reggia che appartiene solo a me e al mio amatissimo consorte, nutrendovi della NOSTRA selvaggina più pregiata e dissetandovi coi migliori vini. Ora basta! Dovete andarvene, prima che mio marito tor…
“AHAHAHHAHAH” la interruppe bruscamente il principe Broli, capo dei Proci che, da ormai troppo tempo, avevano deciso di approfittare dell’ospitalità della reggia e attendere che la regina si rassegnasse finalmente alla perdita del suo amato consorte.
L’uomo, in preda alla risata più beffarda che potesse fare, inclinò addirittura la testa all’indietro per poi riportarla in posizione eretta, fissare i suoi occhi neri come due pozzi senza speranza, in quelli azzurri e cristallini di lei e continuare:
“Vostro marito non tornerà mai più. Perché non lo volete capire? La guerra, a Troia, è finita da ben dieci anni. Tutti i re che vi hanno partecipato sono tornati a casa da molto tempo. Vostro marito no. Dubito che ricomparirà da un giorno con l’altro proprio ora, perché non vi rassegnate e cercate di rifarvi una nuova vita? La vostra bellezza, nonostante il passare degli anni, non è per nulla sfiorita. Perché non lasciate che qualcuno vi ami e vi faccia sentire ancora la regina che meritate di essere?”
A quelle parole, a Bulma si riempirono gli occhi di lacrime, ma per non darla vinta a quell’essere ignobile che le stava di fronte, abbassò lo sguardo e si fece immediatamente silenziosa.
Tutto ciò che il principe le stava rinfacciando era vero e, come un coltello troppo affilato che si rigira in una piaga ormai aperta da anni, aveva affondato la sua cattiveria nel suo dolore più profondo, mettendola nuovamente di fronte agli stessi dubbi che, da troppo tempo, affliggevano il suo cuore.
Era tutto dannatamente vero. La guerra di Troia era terminata da parecchio tempo ormai. Tutti i re che vi avevano preso parte avevano, chi prima e chi dopo, fatto ritorno alle proprie patrie, alle proprie abitazioni.
Tutti, tranne lui: Vegeta.
Da fonti certe aveva saputo che Vegeta aveva sicuramente preso la via del ritorno, a bordo delle sue navi e con i suoi uomini al seguito, poi, più nulla.
Erano passati dieci anni.
Dieci anni di sguardi sempre meno speranzosi verso l’orizzonte.
Dieci anni in cui aveva visto suo figlio crescere senza un padre a fianco e, nonostante questo, Trunks lo adorava, come se fosse sempre stato lì, vicino a lui.
Dieci lunghissimi anni, in cui aveva visto il suo viso intristirsi sempre di più, riflesso in quello specchio con la cornice di legno intagliato proprio da lui, dal suo re.
Il giorno che aveva saputo della fine della guerra, a Troia, sembrava le fossero stati restituiti anni di vita: Bulma era uscita dalle sue stanze come rinata di un nuovo splendore. I capelli raccolti in una treccia lunghissima arrotolata in un perfetto chignon, sostenuto da fermagli dorati, le incorniciavano, con due piccole ciocche ricce e ribelli, un viso candido e dolcissimo.
Le labbra color porpora e il leggero trucco che le adornava gli occhi non facevano altro che mettere ancora di più in evidenza quanto la sua bellezza, in quei dieci anni di assurda guerra, non avesse ceduto nemmeno un istante, all’inesorabile trascorrere del tempo.
Quel giorno aveva indossato la sua veste bianca più bella. Quella che metteva maggiormente in risalto il meraviglioso profilo del suo prosperoso seno e aveva indossato solo un paio di calzari di cuoio ai piedi, per andare sulla spiaggia e lì, mettersi ad aspettare.
Aspettò.
Attese con pazienza di vedere comparire quella nave.
Passarono giorni, settimane, mesi.
Quando le visite alla spiaggia cominciarono a diradarsi, fino a diventare sporadiche apparizioni nell’unico giorno dell’anno in cui lei ricordava di aver celebrato, proprio lì, il loro matrimonio, la gente dell’isola aveva cominciato a perdere la fede e la speranza che, un giorno, il re sarebbe tornato.
Di lì a pochi anni, erano arrivati i Proci: principi e ricconi provenienti da terre vicine che, pur di conquistare la nomea di ‘regnanti’ avevano approfittato prima dell’educazione della regina di Itaca e, col passare del tempo, della perdita della sua voglia di lottare e di mandarli via, definitivamente.
Quanta tristezza si poteva leggere negli occhi della donna che ora era sottoposta alle attenzioni di quell’uomo interessato più alla sua terra e al suo corpo che al suo bene personale e che cercava in tutti i modi di sedurla.
“Quanta amarezza nel vedervi così triste, mia regina. Come vorrei riuscire a farmi spazio nel vostro cuore…” rincarò la dose Broli, accarezzandole di nuovo il braccio candido.
“Lasciatela in pace!” irruppe la voce giovane e ancora immatura di un ragazzo piombato nella stanza con non poca rabbia in corpo.
Broli alzò gli occhi al cielo.
Possibile che tutte le volte che riusciva a trovare un po’ di tempo per tentare di convincere quella donna a cedere alle sue lusinghe, dovesse arrivare lui?
Broli fece buon viso a cattivo gioco e si stampò un sorriso di finto buonismo in volto. Si voltò verso il ragazzo e, con cordiale ironia, lo salutò:
“Principe Trunks! Buongiorno! Qual buon vento? Ero venuto ad assicurarmi che la regina non avesse bisogno di nulla”
“Da voi, no di sicuro. Andatevene, per favore” rispose secco il principe indicandogli con il braccio l’uscita.
“Ma quanto siamo scortesi…Mi domando quanto ancora potrà durare questa situazione. Spero che anche voi facciate altrettanto. Buona giornata, regina. Principe…” rispose l’uomo passando davanti a Trunks e rivolgendogli un cenno di saluto, prima di uscire dalla stanza.
“Madre, state bene?” chiese il ragazzo avvicinandosi alla donna che, nel contempo, si era lasciata cadere su un divanetto adiacente la finestra.
“OH, Trunks…figlio mio…Cosa devo fare? Non ce la faccio più. Più che pensare che tuo padre sia morto, ciò che mi addolora maggiormente è non sapere quale tremenda fine possa aver fatto. Ti prego, dimmi cosa posso fare. Forse dovrei risposarmi e ridare a Itaca un degno re…Oppure lasciare a te il trono, ponendo fine a questa mia vita di sofferenza…Ti prego…aiutami tu…” disse la donna scoppiando in un pianto disperato tra le braccia forti del figlio.
“Madre. Non dovete cedere. Mio padre tornerà, ne sono certo. So che le speranze sono deboli, ma dobbiamo credere che il giorno in cui vedremo la sua nave comparire all’orizzonte è ormai vicino” cercò di consolarla il ragazzo, poco più che ventenne.
“No, no…Anche sua madre si è tolta la vita, per non sopportare più il dolore della sua perdita e la scomparsa di tuo nonno, il vecchio re Vegeta, è la dimostrazione che, anche lui, avesse perso le speranze…Fino a quando dovrei aspettarlo secondo te?” chiese disperata la donna alzando il suo sguardo colmo di rabbia, tristezza e lacrime per incrociare quello rigido di lui che, immediatamente, si staccò da lei e, voltandole le spalle, le disse:
“Madre, ho intenzione di partire. Domattina, all’alba. Salperò in direzione di Sparta, da Krillin. Prima che voi prendiate qualsiasi decisione, devo scoprire che fine ha fatto mio padre. Voi prendete tempo, qui. Tesserete il sudario per mio nonno di giorno e la notte lo disfarete. Direte ai Proci che, al termine del vostro lavoro, prenderete una decisione. In questo modo, spero di avere abbastanza tempo per tornare con le notizie che tanto desiderate o, nel migliore dei casi, con mio padre. Non dite a nessuna delle vostre ancelle ciò che fate. Molte di loro sono legate ai Proci, non c’è da fidarsi. Avete capito bene? Mi promettete che aspetterete il mio ritorno, prima di prendere qualsiasi decisione?”
“Sì. D’accordo. Non so per quanto riuscirò a tenerli a bada, ma ci proverò. Ma mi devi promettere una cosa. Fra un mese esatto, partendo da domani, se non avrai notizie o non avrai trovato tuo padre, tornerai a casa comunque. Altrimenti non avrai il mio consenso a partire” rispose seriamente la donna.
“Ve lo prometto”
 
Quella sera, i due scesero a banchettare con i loro sgraditi ospiti e annunciarono loro l’imminente partenza del principe. Trunks chiese chi, dei presenti, volesse dimostrare la propria lealtà al re, seguendolo nella improbabile spedizione.
Alla proposta calò nella sala un silenzio surreale, spezzato solo dal versare del vino nelle coppe dorate da parte delle ancelle e dal rumoreggiare sommesso di qualche animale dormiente.
“Capisco. Non vi disturbate oltre. Salperò domatt…
“Verrò io, con voi, principe” annunciò la voce del giovane che, fino a quel momento, era stato seduto a fianco del principe.
“Lapis…non avevo dubbi…Ti ringrazio, per la tua lealtà, amico” rispose Trunks mostrandogli un sincero sorriso di gratitudine, per poi proseguire: “Quanto a voi, signori, quando tornerò con mio padre, saprà lui come ricompensarvi per la vostra collaborazione” disse raccogliendo, come unica risposta,  risatine ironiche provenienti da ogni angolo del salone.
“Buon viaggio, principino…Divertitevi col vostro amico!” disse una voce piena di ironia proveniente dal fondo della sala.
“BASTA! Non osate! Lapis è il mio più caro amico, uno dei combattenti migliori che conosca. Non merita le vostre insinuazioni!” si ribellò il giovane principe alzandosi in piedi e sfoderando la sua spada.
“Su, su, calma, calma. Non siate così offensivi nei confronti del principe e del suo accompagnatore. In fondo stanno partendo per una missione quasi…impossibile. Ѐ ammirevole, da parte loro, non vi pare, miei fedelissimi compagni?” si intromise Broli con un sorriso sadico stampato in volto, per poi proseguire:
“Con tutto il cuore, principe Trunks, spero che il vostro viaggio vi porti ciò che state cercando. Mi auguro di rivedervi presto, cosicché possiate accettare anche voi la decisione che vostra madre sceglierà di prendere”
“Tornerò con mio padre. Ve lo garantisco” concluse Trunks digrignando i denti per poi voltargli le spalle e allontanarsi, con la madre, dalla sala.








NA: Momento culturale: In realtà, Trunks (Telemaco) parte all'insaputa della madre la quale da sola decide di tessere e disfare il sudario per la futura morte del suocero, per prendere tempo ed attendere il ritorno del figlio.
   
 
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