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Autore: EIP    19/03/2009    1 recensioni
"Un rumore improvviso - un risucchio - s'udì per il luogo. Groubon, distratto improvvisamente dai suoi pensieri, si voltò per cercare di capire donde derivasse il suono sgradevole - pareva che un tampone fosse continuamente immerso e fatto uscire da una melma poco profonda. S'accorse, con orrore, che proveniva dallo strabico, dal morente che raccoglieva su di sè l'attenzione di tutti. Non ci fu un uomo che non si lasciò sfuggire un verso di disgusto; qualcuno vomitò. Immobile, con lo stomaco in subbuglio, il macellaio si passò una mano sulla fronte, imperlata di sudore.
Sessione EIP di Kaos e AhiUnPoDiLui, iniziata il 7/03/2009.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Sessione EIP - Extreme Improvisation Project - di Kaos e AhiUnPoDiLui, iniziata il 7/03/2009)

Moriva in quel momento un uomo - un uomo strabico. La gente che passava per di lì subito veniva presa da qualche strano turbamento dello spirito - una sensazione mai provata prima; una di quelle cui non si riesce a dare un nome. A tutti cadeva lo sguardo su quell'occhio immobile che puntava chissà dove. Tutti tremavano di terrore.
Invece lui, l'uomo strabico, fra sè e sè rideva: rideva dell'incredulità dei passanti di fronte a quello spettacolo che sì, era forse un po' macabro e irreale ma non era dovuto a un qualche maleficio del Maligno o a chissà quali nefasti progetti. Era semplicemente la fine della sua misera, insignificante, breve vita. E nel manifestare questa risata il poveretto non riusciva ad articolare niente di meglio che dei mezzi colpi di tosse, aggiungendo quindi sgomento allo sgomento di chi si assistiva.
<< Qua c'è mica da fidarsi >> borbottava il macellaio Gruobon, scuotendo il capo con quel fare ch'aveva sempre lui. Nei pressi del suo negozio, alcuni uomini che erano stati intenzionati a comprare della carne succulenta rimisero la merce dove si trovava. S'erano tutti voltati al grido << Muore uno! >>, che un ragazzo aveva lanciato; e avevano tutti perso la voglia di comprare della carne. Forse il disgusto, forse l'orrore, forse il terrore di ciò che era ignoto e ignoto non era - intanto lo strabico se la rideva ancora, tossicchiando - li schifava enormemente. Quell'occhio, sopratutto; tutti guardavano quell'occhio con schifo.
Il buon macellaio, un uomo piuttosto ben piazzato sulla quarantina, non aveva mai perso l'abitudine di passarsi una mano nei capelli quando era nervoso, neanche da quando di capelli in testa non gliene era restato neanche uno. E neanche in quel caso era riuscito a controllarsi.
"Maledizione a me" esclamò, sul furibondo montante, mentre usciva dal negozio per vedere se le urla del giovane sobillatore di clienti erano giustificate.
In effetti sì, c'era un corpo supino in mezzo alla strada, circondato da un capannello di persone inorridite che emettevano gridolini gutturali e, secondo il modesto parere di Gruobon, rassomiglianti ai versi delle scimmie che si accoppiano.
Si avvicinò di soppiatto, non prima di aver affisso alla porta della macelleria il più classico dei cartelli con scritto Torno Subito.
<< Che è? Che è?! Che succede?! >> chiedeva il macellaio a quelli che avevano il coraggio di fermarsi davanti al corpo - molti proseguivano per la loro strada, senza curarsi di ciò che accadeva. Quelli che restavano, eroi impavidi dinanzi al Grottesco o semplici folli mossi dalla più infantile perversione umana, tacevano e non badavano a Groubon, che diceva: << Dico! Sarà mica possibile! Un morto?! Qui?! Un morto?! >>; e intanto scuoteva il capo; si passava una mano sul capo calvo. << Succede che uno è morto >> rispondeva, poco dopo, un uomo che indossava uno strano cilindro - un uomo strano davvero. << Morto? L'avete finita di dir stronzate? Questo è morente >> s'intromise un altro ancora - uno che aveva l'aria di essere normale. Il macellaio borbottava insensatezze.
"Allora cazzoni, volete chiamare un'ambulanza o preferite che questo tizio crepi qui, lasciando una poco simpatica macchia sull'asfalto?" sbraitò ancora quello che per ultimo aveva parlato.
Attese qualche istante per una reazione dei suoi dirimpettai, che per tutta risposta lo ignorarono clamorosamente continuano a urlare frasi fataliste sulla cattiva sorte, su come quello che stavano vedendo non era vero e bla bla bla.
Si spazientì prima di subito. Fin troppo tardi, per i suoi sbrigativi gusti. Prese Gruobon, il primo che gli era capitato sottomano, per un orecchio e gli chiese se aveva sbagliato nel vederlo uscire dalla macelleria. Avuto la conferma che cercava gli disse "Bene, alza il culo e vai a telefonare. Magari fanno ancora in tempo a salvarlo, 'sto disgraziato".
Quell'uomo aveva un suo modo di fare che incuteva timore. La bocca - due labbra affilate come lame -, lo suardo - pareva quello di un folle -, il naso - storto e appuntino -, le mani - grosse e forti... Persino Groubon, che aveva fama di essere uno che si fa rispettare, uno tosto, fece una corsetta e raggiunse la porta del suo negozio, prontissimo a fare quanto gli veniva chiesto. Intanto l'uomo col cilindro mollava leggeri calcetti al corpo che stava a terra, come per accertarsi che fosse vivo o morto. << Pare proprio morto >> borbottava nel frattempo. Il cerchio di disgustati che si era formato intorno al corpo seguiva inorridito il muoversi di quel piedino.
Gruobon si sentì assalito da una stranissima sensazione mentre si affannava a tirare fuori dalle tasche le chiavi del negozio: era agitato come poche volte gli era capitato prima. E no, non agitato dalla vista del corpo di quel povero strabico che pure lo inquietava parecchio. No, era un tipo di agitazione diverso. Era come se si fosse sentito minacciato nella propria integrità fisica, come se quel ragazzo potesse procurargli una grossa, grossa quantità di dolore fisisco se si fosse azzardato a contraddirlo.
Per dirla in parole povere aveva paura. E negli occhi di quel ragazzo, che di certo non aveva più di una trentina d'anni, aveva visto paura della morte. Come se...come se...
Un rumore improvviso - un risucchio - s'udì per il luogo. Groubon, distratto improvvisamente dai suoi pensieri, si voltò per cercare di capire donde derivasse il suono sgradevole - pareva che un tampone fosse continuamente immerso e fatto uscire da una melma poco profonda. S'accorse, con orrore, che proveniva dallo strabico, dal morente che raccoglieva su di sè l'attenzione di tutti. Non ci fu un uomo che non si lasciò sfuggire un verso di disgusto; qualcuno vomitò. Immobile, con lo stomaco in subbuglio, il macellaio si passò una mano sulla fronte, imperlata di sudore.
Si stava per avvicinare al luogo del misfatto per vedere meglio coi suoi propri occhi, dato che la sua visuale della zona era solo parziale. Aveva capito che stava succedendo qualcosa di veramente orrendo, ma non era in grado di capire perfettamente cosa davvero fosse.
Aveva fatto due passi in quella direzione quando il ragazzo di prima, in preda a una specie di crisi isterica, lo placcò di lato facendolo rotolare a terra e sbucciandogli un gomito nel contatto col duro asfalto.
"Cristo macellaio, ti ho detto di chiamare un ambulanza! Quello muore! Non deve morire! Non voglio vedere mai più un morto in vita mia! Aiutami a salvarlo, cazzo! Cazzo! Cazzo!".
<< Tu! >> sbraitò, dopo qualche istante, Groubon all'uomo col cilindro, che il cilindro non aveva più. << Tu! Và a chiamare la fottutissima ambulanza! Io sono placcato, bloccato da un folle che pare non aver mai visto la morte! >>. L'uomo col cilindro, che il cilindro non aveva più, dopo un primo momento in cui pareva non avesse nemmeno sentito quanto gli era stato ordinato dal macellaio, si mosse verso la porta del negozio. Il macellaio gli tirò le chiavi, in modo che potesse entrarvi. Intanto il risucchio aumentava d'intensità. << Và! Và! >> sbraitava il macellaio. Ad un tratto, s'udì un tonfo; il tonfo di Goubron che cadeva a terra in preda alle convulsioni.
Il ragazzo spaventato dalla morte si ritrasse istintivamente dal corpo del macellaio che stava tremando come un frullatore acceso. Aveva completamente perso l'aria da capoccia della banda di deliquenti di quartiere che così bene gli era stata addosso fino a qualche minuto prima.
"Oh cazzo, muore anche questo! Muore anche questo!" strillò con un tono da femminuccia terrorizzata dal bruto di turno. Si alzò e fece per correre via, ma nel farlo l'occhio gli cadde sull'altro moribondo e lì ebbe il colpo di grazia alla sua già provata psiche: lo strabico si stava strappando l'occhio non funzionante dall'orbita.
Il bulbo uscì dalla cavità e rimase sul palmo aperto della mano dello strabico, che tremava tutto e, pure, continuava a ridersela di gusto. Sentisse, il caro Lettore, la risata di quell'uomo! Potesse, in qualche modo, figurarsela con l'immaginazione - c'è chi l'ha fervida -; potesse per davvero sentire non sentendo quel capolavoro di risata, quella meraviglia. Pazzia, pazzia, pazzia. Roboava, intanto, il fiume in piena dei vomiti dei presenti, piegati in due; e il pianto del macellaio, a terra; e s'amplificava nel suo cuore il terrore e la disperazione più profonda del giovinetto - il cilindro abbandonato a terra strisciava, portato dal vento, come se avesse avuto vita.
Lo strasbico cercò con immensa fatica di mettersi in posizione vagamente eretta facendo leva sui gomiti. Nell'indifferenza dei pochi presenti, troppo occupati a svuotare lo stomaco dal pranzo di Pasqua '84, ci mise tutta la forza di cui il suo corpo ormai svuotato di vita disponeva ancora. E dopo immensi contorcimenti e ricadute riuscì finalmente nel suo intento. Nella destra stringeva il suo stesso occhio.
Provò a parlare e a spiegarsi, ma quel poco di comprensibile che uscì dalle sue labbra entrò in orecchie sorde, incapaci di recepire l'ultimo anelito di vita di un uomo che se ne stava andando ridendo di sè e di chi lo circondava in quegli ultimi, piuttosto rivoltanti attimi.
<< ... tutti a fare in culo! >> diceva lo strabico. << Fregne di cammello! Sterco di elefante! Schifosi come gli insetti! >>; e, tremando, lanciò il suo occhio contro il corpo di Groubon. Questi si dava un gran da fare - eh beh -: pareva proprio che fosse nelle sue intenzioni emulare il tremare di un trapano - l'orgasmo mortale di una vergine. Tremava. << ... a fare in culo! >> biasciava ancora lo strabico, che strabico non era più, mentre l'uomo col cilindro, che il cilindro più non aveva, si pisciava addosso e si cacava nei pantaloni.
Quell'osceno susseguirsi di bestemmie fu quanto poco venne capito dagli sparuti presenti a quel piccolo teatrino da Grand Guignol. In realtà, nelle sue intenzione, lo strabico voleva solo cercare di far capire a quelle fregne di cammello (sì, quello lo aveva proprio detto e lo intendeva così) che tutto quel baccano intorno al suo povero corpo martoriato da un pirata della strada era inutile. Luigetto, così si chiama lo sventurato, aveva sempre vissuto alla giornata, frugando nell'immondizia e cercando alla bell'è meglio di raccattare qualche spicciolo per mettere in bocca qualcosa. Sapeva benissimo, sin da quando aveva cominciato a vivere come un clochard, che sarebbe morto in un modo simile. La cosa non lo aveva mai disturbato, nè lo aveva mai fatto precipitare nell'abisso secondo cui, nella morale comune, è giusto e legittimo cadere una volta venuti a conoscenza del proprio momento finale. Era, pur nella sua figura devastata da un guidatore probabilmente ubriaco, molto più saggio della somma di tutti quelli che aveva avuto la sfortuna di avere come ultimi compagni di viaggio. L'occhio se l'era strappato per un semplice: non voleva la loro pietà. Voleva solo la loro attenzione. E aveva fallito miseramente.
Si fece cadere, il respiro sempre più rauco e difficile. Mancava veramente poco, oramai.
Lo si sentiva sulla pelle - tutti lo sentivano. Il macellaio, sfinito dalla maratona del nervo; l'uomo col cilindro, che il cilindro non aveva più; il giovane impaurito, sdraiato a terra con la bocca spalancata in un muto grido di orrore; e ognuno lì presente; tutti sentivano che qualcosa stava per accadere. L'occhio più non era - e allora perchè mai sentivano ancora in cuor loro quell'angoscia infinita che prima avevano supposto derivasse dal disgusto che la vista dell'occhio grottesco faceva nascere sulla superficie della loro lingua, sul pelo del loro stomaco? Rabbrividivano. Alla fine ciò cui avevano assistito nulla d'altro che una semplice morte era stato. Ci si inganna, di continuo, noi uomini; ci si inganna, con l'innato sentire finalista del nostro filosofico pensare; ci si inganna, di continuo, col semplice uso di ingannevoli "universali"; e si smarrisce il senso del caotico divenire. Null'altro che atomi e particelle; null'altro che semplice carne. Lo strabico, che strabico più non era, spirò.
  
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