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Autore: DolceMemole    01/02/2016    2 recensioni
Eravamo arrivati sul tetto del mondo. ce l'avevamo fatta, anzi no...ce l'avano fatta. Io guardavo tutto da lontano, troppo lontano.
"Quando le lacrime si versano sul tuo viso, quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare, quando ami qualcuno ma tutto va perduto,potrebbe andar peggio?" No non potrebbe andar peggio.
Genere: Drammatico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Era un giorno di festa per il Giappone, mai nessuno avrebbe sperato in quella vittoria.
Il nostro sogno si era realizzato.
Eravamo campioni del mondo.
Chi lo avrebbe mai immaginato che quel gruppetto di ragazzini ce l’avrebbe fatta.
Li vedevo esultare come non li avevo mai visti fare prima, bhè non nego che un pizzico di invidia mi travolse per un breve secondo.
A chi volevo prendere in giro, nessuno si sarebbe ricordato di me, dell’aiuto che io avevo dato.
Spensi la televisione. Un gesto istintivo. Non ce la potevo fare.
Mi affacciai alla finestra e vidi in ogni angolo bandiere del Giappone.
Pensai che dopo tutto la mia nazione se lo meritava, mai nessuno ci aveva presi sul serio. Tutti pensavano che eravamo arrivati in Brasile solo grazie alla fortuna, ma quale fortuna.
Avevamo una squadra incredibile. Certo erano ragazzi e neanche loro si aspettavano un risultato di questo genere, ma sono certo che nessuno di loro sia mai entrato in campo con la paura di perdere.
Neanche la grande Spagna è riusciti a fermarli.
Chiusi la finestra.
Presi il telefono, dopo tutto dovevo chiamarli. Erano loro, i miei amici. Non potevo ringraziali per aver coronato in parte anche il mio sogno.
“Patty..”
“Benji!!! Siamo campioni ce l’abbiamo fatta!!”
Si Patty ce l’avevamo fatta, un timido sorriso si fece largo sul mio viso.
“Benji ci sei? Non ti sento…Benji?”
“ Ci sono scusa, ma la linea non è delle migliori”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Benji ancora non riesco a crederci. Ci pensi? Noi i campioni…”
Noi , no non eravamo noi erano loro i campioni. Io non avevo fatto nulla. Io guardavo semplicemente le partite dalla tv. Avevo rifiutato anche il loro invito ad andare con loro in Brasile. Il mio cuore non avrebbe retto. Non ce l’avrei mai fatta a vederli scendere in campo. Non potevo vederli giocare cosi da vicino.
Appoggiai la mia mano sulla gamba sinistra, niente non sentivo calore. Eppure sembrava cosi vera.
“ Benji, non oso immaginare come ti senti. Per te non deve essere semplice…” “ Dimmi qualcosa ti prego…”
Cosa vuoi che ti dica? Non è colpa mia se un incidente mi ha tolto tutto quello che ero.
“Patty…” presi fiato “ Scusami ma adesso non ce la faccio. Chiamerò dopo.”
Chiusi immediatamente. Lei non poteva sentirmi cosi. Nessuno poteva.
Lentamente mi avvicinai al divano e mi allungai.
Chiusi gli occhi. Volevo solo non pensare. Difficile ma ci dovevo provare.
Driin driin driin.
Maledizione. Guardo lo schermo del cellulare Oliver Hutton.
“ Ciao campione!” forse ci misi troppa enfasi. Non rispose subito. “Holly..”mormorai “finalmente hai realizzato il nostro sogno…non rovinarti il momento”.
Lui se lo meritava, si era caricato la squadra sulle spalle sin dal primo giorno di allenamento. Lui era un grande.
“Benji…quella coppa è tua, noi lo sappiamo”
Non era mia, non ci ero neanche arrivato in Brasile.
La mia carriera era già finita.
Una sera sali in macchina tranquillo, pensi che nulla ti possa accadere. Si hai bevuto un pò, ma hai l’autista che tanto ti riporterà a casa. Già.
Un semaforo cambia la mia vita. Un semplice semaforo.
Ricordo poco, ricordo il verde. Che bel colore vero? Mi fa pensare al rettangolo di gioco. I miei pensieri vanno sempre li.
Ricordo il forte impatto, ricordo la tanta gente vicino le due macchine. Sono sempre rimasto vigile, non persi subito i sensi. Mi toccai immediatamente le gambe, non riuscivo a muoverle. La mia mano era umida, la guardai per un attimo e la vidi piena di sangue.
Poi il suono della sirena.
Quando riaprii gli occhi era tutto cosi sterile vicino a me.
Una stanza giallo paglierino. Provai ad alzarmi, ma una mano mi fermò. Mi voltai.
Piangeva.
Maledizione pensai, deve essere grave.
Iniziò a spiegarmi che avevo avuto un incidente dopo i festeggiamenti per aver esserci qualificati per il mondiale. Una macchina è passata con il rosso mi spiegò. Il rosso, mi è sempre piaciuto mi ricordava il mio cappellino.
Poi si bloccò. Aggiunse che dovevo solo pensare che ero vivo. Che in fondo quello era l’importante.
Ricordo che riprese a piangere, forse non era semplice neanche per lui.
Si prese la responsabilità di dirmi che mi avevano amputato la gamba. Fu stata una scelta obbligata, rischiavo troppe infezioni.
“ Abbiamo vinto per te..” un mormorio mi riportò alla realtà.
“Grazie amico mio”
“ Quando torniamo te la facciamo vedere, tutta la squadra ti saluta”
“Ci vediamo al vostro rientro, saluta tutti”
Si un po’ freddo, ma lui avrebbe capito.
Il Giappone era campione del mondo. Holly, Mark, Bruce, Tom e tutti gli altri ce l’avevano fatta.
Ero fiero di aver potuto giocare con loro.
Chiusi gli occhi e sognai di alzare quella coppa con loro.
Noi eravamo il Giappone la squadra più forte del mondo.
 
  
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