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Autore: Bunny05    01/02/2016    5 recensioni
Cosa accade quando due mondi completamente diversi si incontrano?
La protagonista sarà costretta a cambiare il suo modo di vita, che è molto burrascoso, e entrare in un nuovo mondo, fatto di persone diverse da lei, di situazione diverse dalle sue. Nuove conoscenze, amicizie e amori sconvolgeranno la sua vita. Scoprirà che le persone di cui è circondata non sono proprio come le vede e che hanno qualcosa di più profondo.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Come tutto può cambiare.
 
<< Basta correre! >> urlo con il fiatone << Credo che l’abbiamo scampata >> dico poi con un sorriso. Alexandra appoggia le mani sulle sue ginocchia e poi scuote la testa e i suoi capelli neri, non troppo lunghi, si muovono sinuosamente sulla sua testa << Tutta questa fatica per un po’ di cibo >> borbotta alzando i suoi occhi color nocciola su di me, << Sono riuscito a prendere solo un pacchetto di patatine, che tra l’altro non mi piacciono neanche! >> esclama Finn, mi giro verso di lui e piego la testa di lato, << Spero che tu abbia fatto meglio >> continua mentre mi guarda con i suoi occhi azzurri pieni di speranza, passandosi una mano tra i suoi capelli biondi scuri e riccioli. Tiro fuori da sotto il giubbino una confezione di fette di pane e una di prosciutto confezionato, Alexandra sgrana gl’occhi con l’aria affamata << Menomale che c’è Martina >> dice avvicinandosi a me e poggiandomi una mano esile sulla spalla, mi giro a guardarla e abbasso un po’ lo sguardo per incrociare i suoi occhi, mi arriva alle spalle, ed è molto magra. << Allora andiamo a mangiare! >> borbotta Finn avviandosi verso una stradina poco visibile nel centro di Buenos Aires, i suoi jeans sono un po’ strappati sul ginocchio, deve essersi impigliato in qualcosa mentre correva. Mentre guardo quel poco cibo che tengo in mano, penso a come sarebbe stata la mia vita senza tutte quelle complicazioni. Sono come un fantasma in questa enorme città, nessuno mi nota, sono una di quelle ragazze sperdute che a nessuno fa caso. Ho 17 anni ed è da molto tempo che la strada è la mia unica casa. La mia vita è stata molto travagliata, ho passato momenti che vorrei dimenticare, sono scappata da tutto quello che mi aspettava, ho visto cose che non vorrei mai aver visto. Eppure sono qui, ancora viva e anche se non ho nulla mi sento più viva che mai. Purtroppo però ho bisogno di mangiare e la mia unica soluzione è di rubare qua e là un po’ di cibo per sopravvivere e ormai sono diventata abbastanza brava a non farmi scoprire, anche se so correre molto velocemente sulle mie lunghe gambe. Arriviamo in un parco dove ci sediamo nel prato per poter mangiare quel poco che abbiamo. Finn afferra una fetta di pane e mi sorride. Li conosco da quattro mesi, non posso definirli dei veri e propri amici, ma in strada funziona così, ti adatti alle persone che vivono come te, trovi i tuoi simili e l’unica cosa che puoi fare è vivere con loro per potersi aiutare a vicenda, essere da soli in mezzo a tutto questo non è facile, le persone vanno e vengono, restano per pochi mesi e poi scompaiono, devi solo farci l’abitudine, non devi affezionarti troppo a qualcuno perché non è una vita in cui puoi buttare le basi pensando al futuro. Tutto il mondo si muove, e noi che siamo i più deboli, quelli che contano meno, siamo costretti a spostarci per poter vivere in modo migliore. << Hai qualcosa tra i capelli >> dice Alexandra guardandomi mentre addenta un panino appena fatto, passo la mano tra i mie capelli castani che mi arrivano quasi a metà schiena per togliere la foglia che si è incastrata in essi, << Non ci vedevo più dalla fame >> borbotta Alexandra mentre addenta ancora una volta il panino << Il cibo dovrebbe essere gratis >> continua con la bocca piena, Finn la guarda di traverso mentre in silenzio continua a mangiare. Lentamente anche io mi preparo qualcosa da mettermi nello stomaco, mentre li guardo che si godono il cibo. Ogni giorno li vedo gioire per ogni boccone che riescono a mangiare e ogni volta mi sento bene quando vedo che sono soddisfatti. << Allora Martina sei andata a vedere se quell’edificio abbandonato è agibile? >> mi domanda Finn, << Si, possiamo passarci qualche notte, ho già portato la il mio borsone, ma non so per quanto ancora resterà in disuso, quindi… >>, << Dobbiamo trovare un altro posto dove dormire >> esclama Alexandra << Come se fosse una novità >> fa spallucce poi, << Sai che è così >> continuo io guardandola << Non abbiamo di meglio… non abbiamo niente >>. Il silenzio rimane sospeso tra di noi per un minuto abbondante, sono cose che sappiamo già, ma dirlo, ma ripeterlo, ogni volta è come una pugnalata, è come uno schiaffo dritto in faccia. << Potrei chiedere a Andres se può ospitarci ancora >> dice Finn per smorzare l’atmosfera gelida che si è creata dentro di noi, <> dico io, << Già! L’ultima volta che ci ha ospitato in quella lurida baracca sporca, che per precisare preferisco dormire al freddo e al gelo, quasi uno non ci prende a botte per colpa dei debiti di quello stupido >> lo rimprovera Alexandra, << Si, hai ragione non possiamo più andare da lui >>. Continuiamo a mangiare in silenzio, senza più dire una parola, non è facile non sapere dove sarai nelle prossime ore, cosa starai facendo, se avrei un posto caldo o qualcosa da mettere sotto i denti, la nostra vita la viviamo minuto per minuto, niente è certo, niente è scontato, siamo solo noi, che dobbiamo lottare più di altri per poter semplicemente sopravvivere, ma almeno noi sappiamo apprezzare ogni piccola cosa che abbiamo, noi siamo felici con poco, troviamo la felicità nelle cose più essenziali.

Verso le quattro di pomeriggio stiamo camminando per le vie di Buenos Aires, è strano come la gente non ci noti quasi mai. Io quando cammino guardo ogni singola cosa, quando si vive per strada tutto può esserti utile, notare posti dove potersi appartare, trovare posti dove poter dormire, trovare cibo, bevande, posti caldi, tutto può essere di vitale importanza per noi, ma la cosa che noto di più sono le persone. Io sono nata a Buenos Aires, è la mia città, ho sempre vissuto qua, ho sempre visto queste strade e la cosa che mi rimane più impressa è come le persone si sentano al sicuro sapendo di avere un tetto sopra la testa, loro riescono a preoccuparsi, a tormentarsi per le cose più banali perché ciò che è essenziale sono sicuri di averlo. Si lamentano per cose stupide, e mi domando se pensano mai a noi, noi che non abbiamo niente, mentre loro vivono in una bella casa, hanno tre telefoni, quattro computer, la donna delle pulizie, la macchina costosa e gli abiti alla moda, tutte cose che io non ho, ma che non mi servono. << Ogni volta che passiamo di qua non posso fare a meno di guardare la Gold School di Buenos Aires >> esclama Finn mentre camminiamo << E’ così imponente e enorme >>, borbotta lui, << Cos’ha di così speciale? >> gli chiede Alexandra, << Che solo i ricconi possono permettersi di frequentarla >> rispondo io alzando le spalle << Quindi non fa proprio per noi >> ridacchio, << Si ma non vi piacerebbe solo entrare a visitarla? >> spalanca le braccia Finn << Insomma un accademia che si affaccia sull’oceano che è grande quando una delle più importanti università del nord d’America, insomma è enorme! >> ribatte Finn entusiasta, << L’unico problema è che noi non possiamo entrarci Finn >> continuo io, << Vai pure avanti a infrangere i miei sogni >> dice spiritoso lui e Alexandra si mette a ridere << Vorresti stare in mezzo a tutti quei ricconi che ti guarderebbero da capo a piedi, con i loro modi di fare da snob e essere trattato come feccia? No grazie! >> borbotta poi lei e io ridacchio guardandola, << Dai Finn, smettila di pensare a quell’accademia e cammina così arriviamo all’edificio che ho trovato per la notte >> dico dandogli una spintarella per farlo andare avanti mentre siamo davanti al cancello enorme di quelle struttura. Il fatto che chi ha tanti soldi possa permettersi un istruzione migliore, in una scuola modernizzata, non sono mai riuscita a capirlo, credo che ogni ragazzo debba avere il meglio, che tutti abbiano il diritto di studiare quanto quelli che stanno molto bene economicamente, non che l’istruzione in questo momento mi importi, ho altre cose a cui pensare. Quando arriviamo all’edificio entriamo in modo cauto per non farci notare da qualcuno, non è un posto riscaldato ma almeno ha delle finestre che non fanno entrare il freddo e c’è un bagno funzionante. Il mio borsone è ancora dove l’avevo lasciato, quindi nessuno è stato qui in tutte queste ore. È un edificio completamente vuoto, credo che all’interno ci fossero degl’uffici perché i muri non sono posizionati come in una casa, ci sono solo molte stanze e molti bagni. Afferro il mio borsone e ci mettiamo a cercare una stanza ben isolata, in modo che di notte non si notino le luci accese, << E’ un bel posto, almeno non fa freddo >> borbotta Finn, << Già, sei stata grande a trovarlo >> mi sorride Alexandra che appoggia il suo zaino a terra e inizia a stendere un po’ di coperte in terra seguita da Finn. Entro in un bagno per cambiarmi i vestiti, mi infilo una maglietta bianca abbastanza larga e sopra mi infilo una felpa nera che ho rubato da uno stendino, in una di quelle casa vicino al mare, so che è sbagliato, ma sinceramente quando ho freddo non mi importa. Mi cambio i Jeans, domani mattina quando mi sveglierò, laverò i miei vestiti nel lavandino, siccome non sono tanti devo sempre lavarli in fretta per poterli rimettere. Ritorno nell’altra stanza e vedo che Alexandra e Finn hanno praticamente creato un poso dove poter dormire, ovviamente nulla è come un vero e proprio letto, ma il fatto di non dormire all’aperto è già una grande cosa quindi mi accontento. Decidiamo di uscire per cercare qualcosa da poter mangiare e poi è sempre meglio non stare troppo in un posto dove non dovrebbe esserci nessuno, prima di venire scoperti. La nostra vita non è facile, ma ci adattiamo a quello che la giornata ci offre, ci adattiamo a quel poco che riusciamo a trovare e c’è lo facciamo andare bene, è così e non c’è altra via d’uscita, so che potrei avere una casa, ma non potevo più vivere così, non volevo più vivere in quel modo, non dopo tutto quello che è successo.
 
Mentre camminiamo per il centro di Buenos Aires trovo un negozietto dove vendono dei sandwich già pronti, è più semplice rubare una cosa singola che più cose insieme, allora abbiamo attuato il piano, Alexandra distrae il commerciante, Finn girovaga per il supermercato per non creare sospetti e io intanto cerco di prendere un po’ di cibo. Il piano funziona e riesco ad uscire di lì con tre sandwich di tonno e insalata. Alexandra fa un grande sorriso e mi abbraccia appena siamo abbastanza lontani dal negozio, non sapete quanta felicità può portare un pezzo di pane a chi non ha soldi per mangiare, vedo i loro occhi illuminarsi, come se fossero pieni di felicità, e sono sicura che anche io ho quello sguardo quando a volte non mangio per tutto il giorno e alla fine riesco a trovare qualcosa da mettere sotto i denti, è la gioia più bella che si possa provare. << Andiamo a fare un giro in spiaggia, vi va? >> chiede Alexandra saltellando felice, << Si ci sto >> sorride Finn, il sandwich gli ha dato il buon umore, cosa rara siccome a lui non piace molto andare in giro per la città a non fare niente, è sempre in cerca di qualcosa e non sa nemmeno lui cosa. Quando arriviamo alla spiaggia, un posto abbastanza vicino a dove dormiamo stanotte, ci sdraiamo nella sabbia, sdraiarsi su qualcosa di morbido è una bellissima sensazione, per un secondo mi sembra di essere sdraiata su un materasso e mi rilasso un po’ guardando il cielo che stasera è limpido e popolato di stelle, guardo i miei cosiddetti amici mentre si divertono a lanciarsi la sabbia ridendo, fanno capriole e si avvicinano all’acqua guardando l’oscuro orizzonte. Mi metto a sedere e mi stringo le gambe al petto, l’aria fresca mi sposta i capelli, vorrei avere una vita migliore, ma infondo non so se potrei rinunciare alla libertà che mi offre questa vita, anche se non ho nulla è come se avessi tutto quello che mi serve, non voglio diventare come tutte quelle persone che non si accontentano mai, voglio essere felice con poco, voglio essere padrona della mia vita, essendo cresciuta così, cavandomela sempre da sola, mi sento forte, non ho paura, niente ormai mi fa più paura perché non ho tempo di averne se voglio arrivare al giorno seguente. Il rumore di qualcosa mi distrare, quando mi volto un uomo in divisa mi sta puntando la sua torcia addosso, non riesco a vedere il suo volto, << Oh cazzo >> sento Finn dire mentre mi copro il viso dalla luce, quando abbassa la torcia riesco a vederne il volto, un uomo sulla quarantina d’anni, alto, abbastanza muscoloso mi guarda e mi viene un nodo alla gola. << Su vieni con me >> mi dice, abbasso lo sguardo riluttante ma poi mi avvio verso di lui, << Ehi dove la porti? >> urla Alexandra << Lasciala andare, non ha fatto nulla >>, << Lo so, ma lei ora viene con me, se no, vi porto in caserma per aver rubato del cibo in città >> dice in modo severo ma anche pacato e gentile il poliziotto, Alexandra e Finn mi guardano spaventati, ma io cerco di fargli capire che è tutto ok, di non preoccuparsi per me. Senza dire una parola seguo il poliziotto che mi conduce verso la sua auto e mi fa salire aprendomi la portiera del passeggiero posteriore, incrocio i suoi occhi scuri e profondi prima di salire, poi mi fa un cenno con la testa e uno di quei sorrisi tristi, abbasso lo sguardo e mi infilo in auto. E’ una situazione strana, pensavo di avercela fatta, pensavo di averla scampata e invece eccomi qua, seduta sul retro della macchina della polizia in preda all’agitazione, mi sento colpevole per quel che ho fatto. Ancora una volta, arrivati in caserma, il poliziotto mi apre la portiera e mi fa scendere portandomi verso il suo ufficio, quando la porta si richiude lui si volta verso di me con lo sguardo arrabbiato, << Si può sapere cosa diavolo ti è venuto in mente? >> mi domanda avvicinandosi a me << Martina non puoi scappare così, per sei mesi mesi! E’ da sei mesi che ti cerco, non sai quanto sono stato in ansia, non sapevo cosa ti fosse successo >>, << Non potevo rimanere la, lo sa anche lei capitano Marshall >> dico io in modo formale e senza far trapelare il nervosismo, << Capitano Marshall? Lo sai che per te sono semplicemente Josh >> mi guarda lui incredulo, << Non mi sembrava quando mi hai portato qui in modo autoritario come un poliziotto >> faccio spallucce io, << Non potevo fare il tuo amico davanti ai tuoi amici >> borbotta lui << Sarà la decima volta che scappi, la devi smettere. Sei mesi Martina! >> esclama lui arrabbiato, << Evidentemente sono diventata più brava a nascondermi >> dico da sbruffona. Lui a grandi passi va dietro alla sua scrivania e da sotto tira fuori il mio borsone appoggiandolo su di essa << Ma ti ho trovata comunque! >>. Io guardo incredula il borsone, << Non puoi continuare così >> dice sgranando gl’occhi, << Tu non sai com’è! A te sembra facile ma non lo è, per niente, preferisco vivere così di gran lunga >>, << Lo so che non posso capirti, ma ti conoscono da quando… Oh Martina non capisci che mi preoccupo per te? So cosa hai dovuto affrontare, ma non puoi continuare così, stasera il commerciante di quel negozio si è accorto che l’avete derubato, per fortuna che ho risposto io alla sua chiamata, perché aveva delle telecamere, se andava qualcun altro ora saresti sotto interrogatorio >>, << E perché non lo sono? >> domando io << Perché non ha sporto denuncia? >> chiedo confusa, << Perché ho pagato io quello che hai rubato >> risponde l’uomo difronte a me, forse l’unico che mi conosce più di tutti, l’unico che mi ha vista crescere, colui che mi ha salvato la vita. Abbasso lo sguardo sentendomi in colpa, non per aver rubato per fame, ma per aver mentito a Josh che ha sempre cercato di aiutarmi, per non aver mantenuto la mia promessa. << Martina, lo sai che io ti capisco, capisco che rubi per fame, ma non posso sempre coprirti io, quando ci sarà qualcun altro al mio posto non te lo lascerà più fare >>, << Troverò un altro modo >> rispondo sicura di me, come se non mi importasse, << Perché non vuoi stare… >>, << Io la non ci torno, che sia chiaro >> dico senza fargli finire la frase. Josh ritorna difronte a me, sospira, << Vieni con me >> dice e io lo seguo, mi porta in una di quelle stanze dove vengono interrogati i sospettati, quelle che hanno una grande finestra che da sul corridoio della caserma, << Aspettami qua >> dice appoggiandomi una mano sulla spalla e facendomi un sorrisetto dispiaciuto. Inizio ad agitarmi, passo davanti al grande vetro e riesco a vederci il mio riflesso, il mio corpo alto e esile, dovuto alla poca presenza di cibo, la mia carnagione olivastra, i miei grandi occhi scuri che in questo momento non sanno cosa aspettarsi, il mio corpo coperto da abiti non adatti, troppo grandi per me. Ripenso alla mia vita e l’unica persona che conosco da sempre è Josh, lo conosco da quando sono una bambina, è stato lui a trovarmi e a portarmi in salvo, ma ha fatto bene? Perché la mia vita non è migliorata, anzi è sempre andata peggio. Tutte le volte che sono scappata è sempre stato lui a ritrovarmi, anche se a nessuno importava il fatto che fossi sparita, lui mi cercava sempre, non so perché ma ha queste attenzioni per me, questa premura che nessuno ha mai avuto. Infondo non chiedeva tanto, voleva sapere se ero al sicuro, ma non potevo contattarlo, sapevo che mi sarebbe venuto a prendere per riportarmi in una vita che non avevo chiesto. Ho sempre saputo dentro di me, che un giorno avrei dovuto tutto a quest’uomo, perché anche se in questo momento lo odio per avermi trovata, gli sono grata per farmi sentire importante, perché per lui non sono invisibile. Vado avanti e indietro in quella stanza, domandandomi cosa stia succedendo, perché sono qua? Cosa sto aspettando? Di solito quando mi ritrovano mi affidano subito ad un assistente sociale che dice di volermi aiutare, la maggior parte delle volte non facciamo a tempo a uscire dalla caserma che già sono scappata e ciao ciao. Josh ritorna nella stanza con un fascicolo in mano, << Siediti Martina >> mi dice in modo gentile, io obbedisco e lui si mette difronte a me. << So che non vuoi aiuto, ma non posso più far finta di nulla, non puoi continuare così, mi preoccupo per te, è pericoloso… >>, << So cavarmela >> lo interrompo io, << Lo so, so che puoi fare tutto, ma io non sono tranquillo >> dice con occhi dolci << Saperti la fuori da sola e senza niente mi preoccupa >>, << Quindi cosa vuoi fare? >> chiedo impaurita sgranando gl’occhi, << Lo sai che non voglio tornare… non voglio fare quella vita, tanto vale stare in strada >> dico arrabbiata e nervosa. Mi guarda per qualche istante, << Lo so >> dice poi con un sospiro << So che continueresti a scappare, è per questo che ho inserito il tuo nome in un nuovo programma e ti hanno scelta >> dice scrutandomi per vedere la mia reazione, << Scelta per cosa? >> dico inclinando un po’ la testa, lo stomaco mi brucia e nella mia testa mi vorticano un sacco di pensieri. Sono in preda al panico perché non capisco cosa stia succedendo, << Vedi Martina, le scuole più prestigiose del sud America hanno inserito questa iniziativa da un paio d’anni ormai, ogni anno prendono dei ragazzi senza casa e li inseriscono nei loro programmi di studio, è un modo per aiutare la società a liberare la strada da giovani ragazzi svantaggiati che possono avere un futuro, e io ho inserito il tuo nome >>. Per qualche secondo non dico nulla, il silenzio è sovrano nella stanza, << Sei stata scelta Martina, Lunedì inizierai a frequentare una di queste scuole >>, << No… io non posso, sai come sarà la mia vita? In una scuola? Dove tutti i ragazzi hanno una casa e io non ho nulla? >> dico spaventata, << Martina andrai in una scuola prestigiosa, è una grande opportunità, su tutti i ragazzi scritti su quella lista, la direttrice ha scelto te >>, << Bene saranno tutti ricchi, ancora peggio! E poi perché io? >> dico allargando le braccia, << Perché sarà rimasta colpita dalla tua storia, chi non lo sarebbe? >> dice con occhi dolci << Tu hai bisogno di un po’ di normalità >>, << Quella non è normalità! >> dico alzandomi e sbattendo le mani sul tavolo. << Ormai è deciso >> esclama Josh << Lunedì andrai alla Gold School di Buenos Aires >>.

P.S: Ciao a tutti, eccomi qui di nuovo, con questa nuova storia un pò diversa dalle altre. Spero vi piaccia. Vi dico subito che il prossimo capitolo sarà Lunedi prossimo perchè in queste settimane sono un pò indaffarata. Piano piano arriveranno anche gl'altri personaggi, e vedremo come la vita di Martina cambierà e a cosa andrà incontro. La sua vita verrà travolta di nuovo cambiando tutto. Scopriremo il suo passato in modo abbastanza lento, vedremo cosa gli è successo e come ha fissuto fino ad allora e vedremo anche come farà fatica a relazionarsi con persone completamente diverse da lei e c'è chi la metterà in difficoltà. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. E' solo l'inizio ma spero che vi abbia incuriosito! Un abbraccio e un bacio a tutti voi! 
   
 
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