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Autore: koopafreak    01/02/2016    3 recensioni
Breve long-fic incentrata sulla commedia contorta tra il sovrano delle ombre e l'impacciato acchiappafantasmi del reame.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Luigi, Re Boo
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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7- Morendo

Personaggi: Luigi, Re Boo, Daisy (menzionata), Rosalinda (menzionata), Peach (menzionata), Bowser (menzionato).
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack pairing.
Note: Tematiche delicate.





Morendo





Il sorriso di Luigi era raggiante, contagioso, una gloriosa dimostrazione di gioia di vivere che urlava più forte del trofeo scintillante riposto sul sedile del suo kart. Considerato che l’idraulico fosse riuscito a piazzarsi in prima posizione in tutti e quattro i turni del gran premio, l’espressione sembrava indubbiamente consona alle circostanze. La vittoria del giovane era stata talmente clamorosa che la celestiale Rosalinda gli aveva addirittura espresso i suoi complimenti, elargendogli poi un casto bacio sulla guancia.

Sebbene la devozione di Luigi appartenesse alla principessa di Sarasaland che quel giorno non aveva figurato tra i concorrenti, Re Boo sapeva che il timido eroe non era insensibile al fascino della dama eterea e che ella lo teneva caro tra le sue simpatie. Stamattina Daisy aspetta una videochiamata da suo padre, aveva spiegato Peach sedando le premure degli amici. Nulla di cui allarmarsi siccome rientrava nella norma che il monarca di Sarasaland, non diversamente da qualsiasi altro genitore amorevole, esigesse ascoltare la voce della sua diletta e unica figlia, appurarsi della salute di quest’ultima, della costanza nell’istruzione e ovviamente della sua serenità, e per mantenerla inoltre al corrente degli sviluppi interni del regno che era destinata a governare.

Stavolta, tuttavia, solamente Re Boo aveva intuito il vero motivo dietro il lungo colloquio. Il fantasma immaginò la pulzella chiusa nei suoi alloggi con le pareti confetto a subire il terzo grado e accampare una miriade di scuse per non attizzare i sospetti paterni, già ronzanti nell’aria grazie a strane voci che gli erano giunte sulla condotta della discendenza.

In realtà era stato un solo uccellino a cantare, ma il suo cinguettio sussurrato all’orecchio aveva sortito l’effetto di un’onda anomala sull’armonia della famiglia reale. Si era trattato semplicemente di chiacchiere zizzaniose, o vi era davvero sotto qualche segretuccio succulento che rischiava di finire in pasto alle malelingue ingorde di corte?

« Mi sento un po’ in colpa però » ammise il mortale ancora beatamente ignaro dell’intera faccenda, distratto dall’ebbrezza del suo recente successo, sfilandosi i guanti impolverati e togliendosi poi il cappello per far scorrere una mano sui capelli castani.

« Per quale ragione? » inquisì Re Boo mentre si apprestava a versare l’infuso fumante anche nella tazzina delicata di Luigi con la grazia premurosa che una geisha riservava al suo danna. Lo spettro aveva notato infastidito come il giovane continuasse a sfiorarsi distrattamente la gota dove le labbra di Rosalinda si erano posate. Si chiese quanto alte fossero le probabilità che il suo osservatorio si sfracellasse contro una meteora vagante o un satellite uscito dall'orbita, oppure che venisse risucchiato da un buco nero.

« All’ultimo turno di gara Bowser è riuscito a mantenersi in testa per quasi i tre giri consecutivi, e a poca distanza più dietro c’eravamo Peach ed io » iniziò a raccontare Luigi. « Alla fine sono riuscito a centrarlo con un guscio – non che sia un’impresa, tenendo conto della mole – e lo abbiamo entrambi superato prima del traguardo. Sapevo però che il koopa aveva un ultimo guscio rosso in canna… e invece non l’ha usato. » Gli occhi limpidi gli si riempirono di meraviglia rivivendo la scena. « Perché Peach era esattamente alle mie spalle. »

« È una notizia così dolce che non devo nemmeno inzuccherare il mio tè ai mirtilli. » Il fantasma spinse lentamente il piattino col bordo a fiori e la tazzina sopra verso l'interlocutore e Luigi tese d'istinto la mano per avvicinarselo. Per un istante le loro dita si toccarono e il mortale avvertì un brivido, mentre il boo fece finta di nulla e ritrasse il braccio per servirsi dal cestino dei biscotti a centrotavola. « Spero dunque che gli sia rimasto spazio in frigo per una delle torte di consolazione della principessa. »

Luigi storse le labbra in un sorriso, mascherando il proprio stupore del fatto che la mano del re non fosse fredda come lui si era ingenuamente aspettato, ma tiepida di una falsa impressione di vita. Forse il boo era capace di regolare la sua temperatura corporea? « Pensi che ci sia una chance tra loro due? » domandò studiando l'atteggiamento del fantasma che imitava per quanto gli era possibile l'apparenza di una persona viva: ne aveva recuperato le fattezze, mangiava e non era gelido come un cadavere di trecento anni suonati. Se non fosse stato per il pallore eburneo, Luigi ci sarebbe quasi cascato.

« Il giorno fatidico in cui ci concederanno la grazia di porre fine una volta per tutte al loro tira e molla, uno dei due dovrà prendere una decisione e venire incontro all'altro. » Re Boo intinse una madeleine al limone nel suo tè.

« Che vuoi dire? »

« Una transizione, insomma. Conosci la fiaba de La belle et la bête di Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, no? Ebbene, la magia è sempre la soluzione, ma non è detto stavolta che sia la bestia a cambiare per la bella. » Lo spettro mantenne lo sguardo sull'infuso di un viola intenso. « Personalmente preferisco tifare per il finale diverso dalla tradizione. »

« Credi che uno dei due arriverebbe ad accettare un simile sacrificio? » L'idraulico non seppe definire cosa fosse più paradossale: Peach sotto spoglie di koopa o Bowser sotto spoglie umane.

« Nelle loro circostanze è un sacrificio necessario. » Re Boo si portò la tazza alla bocca, osservando dietro l'alone ondeggiante di vapore Luigi aggrottare le sopracciglia in un'espressione quasi comica di massima serietà, assorto nella contemplazione di chissà quale insolita immagine mentale, girando il cucchiaino nel suo tè con un movimento meccanico. A proposito di sacrificio...

A differenza della coppia di eterni indecisi, tra lui e il giovane era chiaro chi dei due avrebbe dovuto compiere il grande passo. Restava ancora da stabilire il metodo però: un dilemma che assillava senza posa il defunto sovrano da settimane intere. Quale dipartita era all'altezza di un eroe? Quale modus moriendi avrebbe rappresentato degnamente il suo mortale? Era una scelta che andava ponderata scrupolosamente.

Gli parve di vivere un tuffo nel passato, quando i suoi occhi scrutavano critici il mondo con la freschezza fanciullesca di un giovane promettente, affine all'eleganza e all'arte, di bell'aspetto, gusto sublime, notevole intelletto, squisita modestia e all'instancabile ricerca della morte che meglio gli avrebbe garbato. Da ragazzo era sempre stato romanticamente convinto che i suoi ultimi istanti dovevano essere in volo, dal cornicione più alto, vicino al cielo, e prima di saltare a braccia spalancate avrebbe riso con sprezzo alla vita brulicante sotto di lui, guastata dalla paura primordiale della sopravvivenza e subordinata all'illusione del libero arbitrio.

Un dettaglio non indifferente lo aveva costretto tuttavia a ricapitolare: lo schianto, o meglio, le conseguenze fisiche dello schianto. Essendo Re Boo un po' vano, l'unica cosa che lo spaventava e a cui non poteva rassegnarsi era l'idea che la sua faccia venisse deturpata, fino a fare orrore a vederla. Così niente salto. Bramava una morte che non gli lasciasse cicatrici evidenti sul corpo, ma nessuna calzava a suo gusto, nessuna aveva quel tocco in più di spettacolarità che tanto sognava. Impiccagione: troppo comune. Avvelenamento: sans frisson. Dissanguamento: poco pulito. Morso d'aspide: già visto.

Fu un segno del fato il suo incontro provvidenziale con Guillotin. Il re si sovvenne con un sorriso nostalgico dell'allegra boutade che in breve tempo aveva preso a circolare sulle bocche parigine: Il dottor Guillotin ha trovato un rimedio efficacissimo contro il mal di testa. In seguito al lieto evento lo spettro aveva avuto premura di tornare a scambiare un saluto una volta tanto col vecchio amico, ma le sue visite di cortesia notturne avevano concluso col destabilizzare il dottore sino al limite della paranoia.

Rimuginando su rimarchevoli episodi di suicidio di sua conoscenza per scovare ispirazione, gli tornò in mente il singolare aneddoto del visconte Luis Elemeda che, dopo aver scialacquato la sua fortuna nel giogo d'azzardo, organizzò un'ultima sontuosissima cena, circondato dalla crème de la crème della nobiltà parigina e, come dessert, fece portare in sala una gabbia con tre leoni nella quale entrò e si lasciò scempiare di fronte agli spettatori atterriti. L'invidiabile padronanza di sé del visconte suscitava tuttora l'ammirazione del fantasma, ma certamente non era questo che cercava per Luigi; per l'idraulico avrebbe eletto una morte decisamente più dolce.

Infine, l'illuminazione: Luigi disteso su uno stuolo erboso che andava tingendosi di cremisi, con una lama conficcata nel petto, abbandonato tra le sue braccia come il prode Orlando giaceva tra quelle di Carlo Magno che aveva visto impotente il suo paladino spirare; il tutto definito da una luce drammatica a bagnarli dall'alto.

Re Boo si sentì estasiato, galvanizzato. Ogni sua particella ectoplasmica fremeva di emozione e per poco il lugubre sovrano non rovesciò il contenuto della tazza sul tavolino. Cosa v'era di più magnifico di una fine che meritava di essere riprodotta in qualsiasi forma d'arte? Inoltre nutriva un debole per le armi bianche e il nobile rituale del seppuku, la preservazione dell'onore del guerriero attraverso la morte autoinflitta, aveva sempre esercitato un fascino seducente su di lui.

Luigi avrebbe rinunciato alla vita per propria mano, piantandosi una lama nel cuore spezzato e inaridito da un amore calpestato che egli avrebbe finito per rinnegare. Ecco come moriva un eroe.

Nota d’autrice:

Sebbene il nome possa trarre in inganno, il dottor Guillotin non fu l'inventore della macchina decapitatrice, ma colui che presentò all'Assemblea Nazionale nel 1789 la legge sulle esecuzioni capitali per mezzo del taglio della testa con tale marchingegno, motivato dall'intento di recare una morte repentina e indolore ai suppliziati. Esistevano già dal '500, infatti, modelli rudimentali in uso in diversi paesi europei (tra cui anche l'Italia, col nome di mannaia) e ne redasse un rapporto particolareggiato il dottor Antoine Louis, medico reale. Per tale ragione il truce congegno, una volta approvato e perfezionato, fu considerato in principio, sia dalla stampa che dall’opinione pubblica, opera sua e battezzato di conseguenza Louison, Louisette o Petit-Louise. Fu solo più tardi che prevalse l'appellativo di Guillotine. I tremendi avvenimenti che si succedettero con l'avvento del Terrore fecero della ghigliottina, rapida e infallibile nel suo compito, l'extrema ratio della Rivoluzione francese.

« E se il popolo ha lasciato al moderno strumento di morte il suo nome, benché egli non ne fosse il vero autore, fu in ogni caso un atto d'alta giustizia, giacché sono gli sforzi suoi quelli che hanno fatto adottare la pena della decapitazione e questo congegno. » —Clément H. Sanson, Le memorie dei carnefici di Parigi. Un secolo e mezzo di esecuzioni capitali: 1685-1847, libro V, La ghigliottina

  
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