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Autore: httpjohnlock    02/02/2016    5 recensioni
Guardando quell'uomo di schiena, tutti lo avrebbero scambiato per un trentenne se non per un ragazzo,
ma il capo calvo sotto il berretto, la pelle increspata ai lati degli occhi,
le guance leggermente scavate e le mani rugose lo tradivano.
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1º classificata al writing contest Nothing's only words.
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  • Personaggi: Mika;
  • Coppia: nesssuna;
  • Prompt: Mika vs Past!
  • Genere: malinconico, generale, slice of life;
  • Rating: verde.
 
Lives collector





 
La spiaggia di Varengeville-sur-Mer era bellissima.
E anche il collezionista di vite lo era.
Due o tre volte a settimana, se avevi una buona vista, potevi scorgere un uomo seduto su uno scoglio; a volte lo trovavi chino su di sé come per proteggersi da qualcosa o qualcuno... magari da se stesso; altre, invece, era steso a pancia all'aria con gli occhi sognanti fissi al cielo.

Dorian salì senza troppa fatica sullo scoglio più alto e si stupì nel vedere che non era solo.
Quello era il suo posto, il suo luogo.
Deciso a non dargli peso, incrociò le gambe e respirò.
Più sei in alto più il panorama è mozzafiato.
L'uomo girato di spalle non si muoveva di un millimetro e Dorian pensò quasi che fosse una statua o una cosa simile.
Era troppo curioso, così bisbigliò un timido: “Scusi, sa che ora è?”.
L'uomo stese le labbra in un sorriso: le conversazioni iniziavano quasi sempre in questo modo.
“Le sei e diciotto” E si voltò.
“Grazie” E rabbrividì.
L'aria gelida sapeva di salsedine e vento.
Guardando quell'uomo di schiena, tutti lo avrebbero scambiato per un trentenne se non per un ragazzo, ma il capo calvo sotto il berretto, la pelle increspata ai lati degli occhi, le guance leggermente scavate e le mani rugose lo tradivano. Quelle mani che per anni e anni avevano fatto sognare milioni di persone solamente sfiorando dei tasti neri e bianchi e scrivendo canzoni.
Tre mesi prima sulla sua torta c'erano state sessantanove candeline.
Dorian rimase sconcertato da quella bellezza vissuta.
“Cosa stai pensando?”gli chiese l'anziano con voce dolce, improvvisamente.
“A-Ai vostri occhi... mi incantano.” gli venne semplice da dire, naturale. Come se si fosse immaginato quella scena da anni.
L'uomo scoppiò a ridere, scoprendo due fossette agli angoli della bocca che potevano benissimo esser confuse con delle rughe. Dorian non si vergognò delle sue parole e quando l'uomo rise non poté far altro che seguirlo, per poi scompigliarsi con una mano i capelli dorati portati corti e morbidi.
Dopo qualche istante tutto ritornò silenzioso e l'unico suono che si udiva erano le onde che s'infrangevano le une sulle altre.
“Il mare.” esordì Dorian, con lo sguardo fisso davanti a sé, “È poesia, uno scrigno infinito. Sapete quanti segreti e sogni custodisce? Miliardi.” E l'uomo lo ascoltava. “È rabbia, terrore, gioia, vertigine, sorpresa, tristezza, verità. È una macchina infinita, un'esplosione di tutto.” Si fermò per un attimo, riprese fiato e ricominciò.
“Ci sentivamo invincibili su quella prua, liberi e ribelli come il mare, con i capelli dominati dal vento e l'odore delle onde sempre appiccicato ai vestiti. E Cristo, come può andarsene in questo modo una persona? Così, di punto in bianco. Come un chiodo che improvvisamente lascia il quadro, una speranza che crolla, frammenti di mondo che ti si schiantano addosso. Ti svegli al mattino con una certezza tra le braccia e il giorno dopo non ti svegli neanche.” Si zittì. “La mia fidanzata è morta in mare.” E la voce gli morì in gola.
Il vecchio Mika ebbe l'ennesima conferma: il mare è ovunque, in ogni angolo.

C'è questa cosa, strana, che non puoi spiegare: il fatto che le persone tra di loro si assomiglino. Ognuno cerca la propria felicità, un amore che li spinga al muro e li travolga, un motivo per cui esser tristi ma non troppo.
Ogni volta, qualcuno incuriosito dall'anziano gli rivolgeva la parola. Forse per il suo modo di apparire, il panorama che metteva in risalto il mare limpido e il cielo o il fatto che gli unici esseri umani su quella spiaggia fossero loro, ma la gente iniziava a raccontare la propria vita, scardinava i lucchetti dei propri sentimenti come se stessero parlando con l'amico di una vita. E nessuno lo riconosceva, oppure faceva finta di non riconoscere il famoso cantantautore, quello che cinquantadue anni prima cantava Grace Kelly saltando e ballando.
Ma a lui andava bene così.
Andava bene vivere in un quartiere di Parigi, in una casa silenziosa.
Andava bene svegliarsi e rendersi conto, ogni dannata mattina, che il suo odore tra le lenzuola era ormai svanito.
Andava bene portare continuamente sul capo un berretto bianco a righe nere per fingere di non sapere che la sua folta chioma riccia aveva fatto i bagagli già da un pezzo.
Andava bene continuare a scrivere testi e tenerli chiusi in un cassetto, come la polvere faceva parte del suo pianoforte.
Andava bene.
Andava bene fingere che andasse tutto bene.

Lo chiamavano il collezionista di vite.
La gente nei suoi occhi ci vedeva il mare.
Un mare in tempesta.
Gli piaceva ascoltare la gente, scoprire cosa facevano, cosa sentivano, anche se poi di tutte quelle storie non se ne faceva granché. Però era ciò che gli rimaneva di quella folle vita trascorsa in flash fotografici, autografi, studi di registrazione, interviste, ma anche di palchi, stelle, amore incondizionato in ogni parte del mondo.
Da giovane non avrebbe mai pensato di rifugiarsi in spiaggia e ascoltare i pensieri della gente, perché troppo preso dalla sua vita che non gli dava un minuto di pausa, ma ora che era tutto barba bianca e vestiti eccentrici per la sua età, era tutto a rallenty. Poteva fare ciò che voleva.
È strano come da ragazzi si prema continuamente l'accelleratore, impauriti dal fatto di poter perdersi qualcosa, desiderosi di avere tutto e subito: la realizzazione di un sogno, innamorarsi, finire gli studi, e da vecchi ci si lasci scivolare tutto.


Una sera venne una donna.
Disse che il volto dell'uomo gli sembrava familiare.
Lui scoppiò a ridere.
Il cielo era un macchia di colori pastello: dall'azzurro al giallo che si incontravano e sfumavano in una scia arancione.
Gli raccontò che faceva la spogliarellista in un locale a un'ora da casa sua, ma a sua figlia di sette anni diceva che insegnava arte in una scuola elementare. E la bimba quasi ogni mattina le chiedeva perché tornasse a casa quando fuori era buio e lei dormiva già. E la donna rideva e le preparava i pancakes con lo sciroppo d'acero e lamponi, la accompagnava a scuola e andava a pulire i cessi di un ristorante.
La sua vita faceva schifo, ma lei non mollava mai e lo faceva per sé ma soprattutto per la sua piccola principessa.


Un'altra sera arrivò un ragazzino dagli occhi verdi, le lentiggini e i capelli racchiusi in un cappello dalla visiera piatta. Disse di avere sedici anni e che voleva scappare lontano.
Disse che la sua vita gli remava contro, perché anche se faceva di tutto per cambiare le cose, era sempre tutto una merda.
Disse di essersi tagliato i capelli con le forbici per la carta sulla spiaggia, e aveva paura di ritornare a casa perché suo padre l'avrebbe picchiato e sua madre sarebbe stata zitta.
Disse che la vita passava veloce e non riusciva a raggiungerla.
Disse di chiamarsi Tristan ma che all'anagrafe era Jaqueline.


L'uomo non rispondeva mai. Lasciava che le persone parlassero, perché quando uno si tiene tutto dentro lo si nota.
Finché loro prima di andarsene ringraziavano e sorridevano andava bene.
Su quella spiaggia andavano anche persone felici, eh! Come quel ragazzino delle medie che poco tempo prima aveva preso 6 in matematica e aveva battuto il proprio record in un videogioco.
Mika ormai era diventato il custode di decine e decine di vite, tutte diverse ma tutte uguali.
Conosceva le storie di quasi tutti i parigini, ma nessuno conosceva la sua.
In sé vivevano centinaia di frasi non dette, canzoni dedicate oppure no, baci rubati, intenti, vittorie, sconfitte. Mika si sentiva libero e si lasciava trascinare dal vento perché voleva godersi ogni singolo e ultimo istante. Sorrise, si alzò a fatica e con un gesto deciso lasciò che il suo berretto piroettasse in aria per poi finire sulla superficie dell'acqua.
Non ne avrebbe comprato un altro.
Mika era come il mare.



 
 

Okay, questo contest mi gasa un casino,
sia perché sono un tipo competitivo, sia perché
i prompt sono fighi e niente.
Spero vi piaccia :)

 
  
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