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Autore: Bens_S    02/02/2016    1 recensioni
Sabo era un uomo vecchio, non si era ancora arreso all'incedere degli anni e continuava con il suo mestiere, il cacciatore di draghi. Sorrideva pensando a quanti soldi avrebbe guadagnato con i profitti dell'ultima commissione che gli era stata affidata, il Re in persona aveva ordinato la cattura di un drago. Finalmente avrebbe potuto godersi gli ultimi anni della sua vita senza lavorare. Quel mestiere non era per tutti e persino lui, che conosceva i segreti di quelle terre, sentiva che con la vecchiaia ogni missione si faceva sempre più pericolosa. Persino camminare per qualche chilometro iniziava ad essere complicato.
Ad interrompere il suo flusso di pensieri fu la vista di un giovane esemplare che si stava abbeverando al lago della Luna. Sabo sorrise, i giovani erano sempre i più facili da catturare.
[Quinta classificata al contest "Cavalieri dei Draghi" indetto da Najara87 e vincitrice della menzione speciale "miglior colpo di scena", partecipante al contest "The Witcher (Concorso a tema Fantasy medievale)" indetto da Deidaradanna 93"]
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Sabo camminava ininterrottamente ormai da diverse ore. Le vecchie ginocchia non erano più forti come un tempo e, soprattutto in quelle lunghe camminate, il peso degli anni si faceva sentire.
Le grandi pianure erano un territorio difficile dove cacciare, il vento tirava forte e rendeva arduo camuffare il proprio odore. Ma lui era esperto di quelle terre e sapeva bene tutti i trucchi per trasformare situazioni ostili a suo vantaggio.
Molti altri uomini si sarebbero già scoraggiati ma non Sabo, aveva passato così tanto tempo tra pianure e foreste da non lasciarsi intimorire da un po' di cattivo tempo o da qualche imprevisto.
In quella stagione in terreno era molto secco e le pozze d’acqua erano visibilmente diminuite, ciò trasformava le poche rimaste in buoni luoghi dove appostarsi e aspettare che un preda di valore si facesse vedere.
Mancavano solo un centinaio di metri al piccolo lago dove l’uomo aveva deciso di mettersi in agguato. Si sfilò l’arco che stava portando a tracolla e si assicurò che la corda fosse ben tesa, dopodiché intinse la punta di una delle frecce con un estratto di cicuta. Per l’uomo una dose del genere sarebbe stata letale, ma per la bestia che stava per cacciare l’effetto  paralizzante del veleno non sarebbe durato per più di un paio di giorni. Non si preoccupò di preparare una seconda freccia, il suo maestro diversi anni prima gli aveva spiegato l'importanza di non mancare mai un colpo, l'animale aveva un udito molto sottile e sentendo lo scoccare della freccia sarebbe scappato, inoltre chi preparava una seconda freccia metteva in considerazione l'ipotesi di fallire.
La caccia dei draghi era un lavoro pericoloso, ma molto redditizio. Per questa ragione molti disperati si erano avventurati per quelle terre nella speranza di fare fortuna. Sabo li aveva visti all’osteria vantarsi delle loro armi, per lo più lance e balestre, e aveva riso di loro. Le prime erano troppo imprecise su lunga distanza e le seconde troppo rumorose nel momento in cui le si caricava. Sbagliavano anche nella scelta degli archi, non importava quanti pochi soldi si avessero, l'arco doveva essere di qualità per assicurarsi della massima precisione possibile. Se la freccia mancava il bersaglio potevano avvenire due possibili reazioni da parte del drago: da un lato poteva scappare ma dall'altro attaccare, Sabo era certo che gran parte di quelle persone non sarebbe sopravvissuta alla prima caccia.
L’uomo sfiorò con le dita l’arco che lo accompagnava ormai da molti anni, non vi era arma più adatta per la caccia. Il legno era diventato liscio e lucido per essere stato impugnato tante volte e le grosse dimensioni permettevano di ottenere una buona precisione anche su lunghe distanze.
Con il passare delle ore l’aria si era fatta sempre più fredda, un leggero intorpidimento alle dita rese Sabo nervoso. Aveva confidato troppo nelle proprie gambe pensando di riuscire a raggiungere il Lago della Luna prima che si facesse notte ma era stato sciocco, non riusciva più a tenere il ritmo di un tempo.
Era appena pomeriggio e il vento non accennava a diminuire, inoltre stava portando da sud-ovest delle nuvole grigiastre che avrebbero potuto essere un problema. 

Una volta un uomo in un’osteria gli aveva detto che l’avrebbe pagata cara per il suo comportamento saccente verso la natura, nessuno poteva conoscerla a fondo come diceva lui. Sabo aveva riso di lui e della sua ignoranza, un uomo che non sa nulla non dovrebbe giudicare chi aveva pagato caro il prezzo della cultura come aveva fatto lui. Tuttavia non era stato in grado di dimenticare quel commento, era come un sussurro che si ripresentava di tanto in tanto dai meandri della sua mente.
Si sfregò le mani lungo le cosce per riattivare la circolazione, doveva smettere di pensare e concentrarsi unicamente su ciò che vedeva e sentiva.
 Si appostò ad un centinaio di metri dalle specchio d’acqua quando era già notte inoltrata ma non se ne preoccupò più di tanto, solitamente prima di riuscire a vedere qualche possibile preda ci volevano ore, se non giorni, lui doveva solo stare pronto e tentare di camuffare al meglio il proprio odore. Si trovava vicino al tronco di un grande albero che lo avrebbe nascosto, inoltre essendo controvento quelle bestiaccie non avrebbero percepito tanto facilmente il suo odore. Una spessa coperta di lana lo avvolgeva dal petto fino ai piedi per mantenere il calore corporeo.

Con le prime luci del giorno si fece vedere anche un giovane drago alla ricerca di un luogo dove abbeverarsi.
Era una creatura imponente nonostante l’età, non doveva avere più di una ventina d’anni.
Quasi nessun cacciatore era in grado di capire l’età di una di queste bestie solo guardandola, ma Sabo aveva capito l’importanza e la necessità di questa conoscenza. Gli esemplari adulti erano molto più diffidenti, prima di atterrare annusavano più volte l’aria per cogliere eventuali pericoli, se anche questo fosse stato un esemplare maturo nonostante il vento a favore dell'uomo si sarebbe comunque accorto della sua presenza e sarebbe potuto diventare lui la preda. 
Chiaramente più erano grandi meno erano i rischi di eccedere con il veleno abbattendo così l'animale, con i cuccioli bisognava fare più attenzione anche perchè mettendone troppo poco non avrebbe fatto sufficiente effetto rischiando così di non stordire l'animale.
Inoltre i giovani, in particolar modo quelli che avevano conquistato da poco un territorio erano molto meno cauti, abituati ad essere i signori assoluti e incontrastati di quelle terre non si preoccupavano di possibili trappole, non ne immaginavano nemmeno l’esistenza.
Osservandoli se ne poteva capire la ragione: l’esemplare davanti a Sabo era alto almeno cinque metri in posizione eretta, le due zampe erano possenti e sostenevano senza fatica il peso della bestia. A colpire maggiormente erano le squame: ognuna rifletteva completamente ciò che la circondava. Non si poteva dire che avessero un colore proprio, centinaia di minuscoli specchi ricoprivano interamente la creatura. Solo le ali erano prive di esse, composte da una membrana trasparente in cui erano particolarmente in evidenza le vene.
Sabo aveva capito l'utilità di quelle squame la prima volta in cui aveva visto un drago. Confondevano a tal punto da rendere difficile definire la forma della bestia e creava confusione ed esitazione nella preda di quest'ultimo.
Sabo tese l'arco e puntò verso il drago la freccia avvelenata, non poteva sperare di perforare la corazza della bestia con essa. Proprio vicino all'attaccatura tra la membrana e l'osso la densità di vene era nettamente maggiore, l'unico modo per stordire abbastanza il drago da permetterne la cattura era colpire quella zona.
L'uomo si assicurò più volte della direzione in cui soffiava il vento e poi attese che la bestia chinasse il capo per bere. 
La freccia scoccò velocissima, Sabo vide la pupilla del drago dilatarsi, si era accorta del rumore ma il tempo per reagire non era sufficiente, così senza che potesse fare nulla si aprì un piccolo squarcio all'attaccatura della sua ala sinistra.
Il drago provò a spiccare il volo ma il veleno aveva già iniziato a diffondersi, il cuore aumentò il suo ritmo per via dell'adrenalina facilitando così il propagarsi del paralizzante.
Riuscì ad alzarsi  solo di un paio di metri quando perse completamente la sensibilità e la mobilità dell'ala e cadde colpendo il suolo.
La reazione successiva fu di tentare un attacco verso colui che aveva scoccato la freccia, non ci vollero più di pochi istanti ed un profondo respiro per capire la posizione di Sabo.
Durante le prime cacce dell'uomo una reazione del genere lo avrebbe fatto correre e urlare, ora era troppo vecchio e con troppa esperienza per potersi permettere una reazione del genere. Sapeva che il veleno si era già diffuso in gran parte del corpo e le prime zone a subire l'effetto della paralisi sarebbero state le estremità. Un cuore grosso come quello di un drago rendeva possibile l'utilizzo del veleno come arma, la rapidità con cui pompava il sangue era sorprendente.
Dopo pochi secondi le zampe dell'animale cedettero facendolo così accasciare al suolo, Sabo sorrise, si era appena accorto di aver trattenuto il respiro.
Mentre apriva la sacca che si era portato dietro ascoltò gli straziati lamenti del drago, i giovani cacciatori spesso faticavano a sopportare quei versi e a volte valutavano l'ipotesi di liberare la preda appena cacciata. Privare un drago della propria supremazia era come togliere a un re la corona. Loro nascevano per essere sovrani incontrastati, privi di cacciatori naturali non dovevano temere nulla e il loro territorio era la loro stessa ragione di vita. Si poteva vedere nel  suo sguardo il massimo stupore e agitazione per ciò che stava accadendo.
Sabo srotolò le corde che si era portato e quando si fu assicurato che il veleno avesse fatto completamente effetto si avvicinò all'animale. 
Se il drago fosse stato in grado di muoversi sicuramente avrebbe rotto le corde senza il minimo sforzo, ma Sabo non si preoccupava della possibilità che il veleno finisse di fare effetto prima del previsto, le corde servivano per legarlo in una posizione che ne facilitasse il trasporto, era importante tenerlo perfettamente immobile sul carro per non rischiare che, per via di discese o salite, cadesse da esso.
Da diversi anni il cacciatore aveva un accordo riguardo i trasporti con il giovane Wulfrich. Uno dei problemi più grandi per un cacciatore era lo spostamento della preda: dei cavalli con un carro avrebbero fatto indubbiamente troppo rumore per poter venire con lui, inoltre addestrarli  in modo che non si agitassero in presenza dei draghi sarebbe stato un lavoro immane e non si poteva nemmeno considerare l'idea di abbandonare la preda paralizzata per andare a cercare un trasportatore, qualcuno avrebbe potuto approfittarne. Agli inizi della sua carriera Sabo aveva stipulato un accordo col padre di Wulfrich: ogni tre giorni l'uomo sarebbe giunto fino al luogo concordato con i suoi shire e il grosso   carro di ferro, ovviamente era un lavoro pericoloso. Se il drago di quel territorio non fosse stato catturato e avesse visto i suoi cavalli sarebbe stata la fine. Anche se fosse sopravvissuto l'uomo avrebbe perso ciò che gli permetteva di lavorare, senza calcolare il costo del carro rinforzato, ma Sabo offriva un terzo del suo guadagno in cambio di quel servizio e per una cifra del genere valeva la pena di correre il rischio.
Con il passare degli anni l'uomo era invecchiato ed era subentrato al suo posto il figlio, un ragazzo che aveva occhi per gli affari. In pochi anni Wulfrich aveva investito tutto ciò che avevano per acquistare altri sei cavalli e due carri. Il padre si era dovuto occupare dell'addestramento delle nuove bestie e lui era andato in giro per i paesi circostanti per far conoscere il proprio lavoro, nella speranza di trovare qualcuno interessato ai suoi servizi. Incredibilmente in poco tempo i guadagni erano aumentati esponenzialmente ed era così rientrato nelle spese. Aveva assunto dei compaesani perché lo aiutassero ma ogni volta che Sabo aveva bisogno dei servizi della sua attività aveva sempre insistito per occuparsi lui stesso del lavoro.

Il cacciatore ci aveva messo diverse ore per legare il drago nella posizione migliore, la bestia, impossibilitata a muoversi, aveva emesso per tutto il tempo flebili versi di dissenso e il suo cuore non aveva mai diminuito la velocità, Sabo sapeva che restando agitato sperava di far passare il prima possibile l'effetto del veleno, ma non sarebbe comunque servito a nulla, con se' aveva una notevole scorta di cicuta. Il drago sicuramente l'aveva già fiutata tuttavia non demordeva nel suo piano.
Un fischio in lontananza lo avvertì che il carro finalmente era arrivato. 



  
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