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Autore: agatha    02/02/2016    0 recensioni
Maria De Luca non ha avuto una vita facile e deve fare i conti con un fantasma del passato, con dei sensi di colpa che non l'abbandonano mai. Una sera incontra uno sconosciuto in un bar e da quel momento niente sarà più come prima. Sempre un AU ispirata a Roswell.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maria De Luca, Michael Guerin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’unica luce presente nella stanza era data da una lampadina di colore rosso scuro.
Nonostante il buio Maria De Luca si muoveva agilmente nella camera oscura, intenta a sviluppare delle foto. Prese le pinze per immergere la carta fotografica nella soluzione della bacinella. Attese e, poco alla volta, vide comparire l’immagine. Recuperò la fotografia e con delicatezza la appese per lasciarla asciugare. Aveva quasi finito per fortuna. Nella camera oscura faceva un gran caldo e lei non vedeva l’ora di uscire per godersi il fresco dell’aria condizionata e sorseggiare un drink prima di cena. Era rinchiusa da quasi due ore e sentiva un leggero intorpidimento alle braccia.
“Ancora tre foto e poi ho finito”
Completato il lavoro uscì dalla stanza lasciando la porta leggermente aperta in modo da far circolare l’aria. Si spogliò buttando i vestiti nel cesto e aprì la doccia lasciandosi coccolare dal getto freddo dell’acqua. Chiuse gli occhi lasciandosi bagnare il viso e i capelli. Si rifiutò di pensare alle foto appena sviluppate e cercò di concentrarsi su pensieri più leggeri.
Purtroppo non era facile non andare con la mente al triste anniversario del giorno dopo.
 
Maria De Luca era stata, un tempo, una normalissima ragazzina che viveva in una sperduta cittadina del New Mexico. Era figlia unica, fin da bambina aveva sviluppato un carattere solare, allegro e molto aperto verso gli altri, merito anche dei suoi genitori, persone abbastanza anticonformiste e anche un po’ hippy, soprattutto sua madre Amy. Non aveva ancora un’idea precisa di quello che voleva fare nella vita, sentiva solo che voleva evadere da quella piccola cittadina, un posto con una mentalità troppo ristretta, dove molti ancora erano dell’idea che le donne dovessero stare a casa a badare al marito ed ai figli.
Assurdo, lei pensava in grande, non si sarebbe mai sacrificata solo per seguire degli stupidi schemi. L’occasione della sua vita arrivò proprio quando meno se l’aspettava. Era andata a ballare con una sua amica quando era stata avvicinata da un uomo che si era presentato dicendo di essere un talent scout. Subito Maria lo aveva liquidato classificandolo come un maniaco in cerca di qualche ragazzina da molestare ma l’uomo non si era rassegnato e le aveva dato il suo biglietto da visita.
 
“Mi hai colpito appena ti ho visto. Hai mai pensato di fare la modella? Sei proprio il tipo adatto e vorrei proporti alla mia agenzia”
Quante volte le ragazze sognano di sentirsi dire queste parole?
Troppe volte per poterci credere. Maria sapeva ormai che le favole esistevano solo sui libri stampati, non nella realtà. L’uomo che aveva di fronte era gentile per cui lei aveva deciso di accettare il suo biglietto, per pura cortesia, decisa ad accantonare questo episodio. Tutt’al più avrebbe usato il suo biglietto da visita come segnalibro. Non aveva neanche raccontato l’accaduto ai suoi, per paura di venire sgridata per aver ascoltato quello sconosciuto. Ormai erano passate due settimane e lei aveva rimosso del tutto quell’incontro quando, passeggiando per una via del centro lo aveva incontrato di nuovo. Questa volta non era solo e anche la sua compagna aveva fatto dei commenti su di lei affermando che era proprio la persona che stavano cercando.
“Hai il volto ed il corpo adatto. Non vorresti fare la modella?”
Ancora una volta quella domanda.
Maria aveva scosso la testa. Possibile che volessero prenderla in giro fino a questo punto? Lei non si vedeva così speciale. Sapeva di essere graziosa e ci teneva ad essere sempre al meglio e basta. Questa volta aveva risposto piuttosto sgarbatamente e aveva ricominciato a camminare decisa a non ascoltarli più. Invece neanche dieci minuti dopo lei, i due sconosciuti e i suoi genitori erano tutti seduti nel loro soggiorno discutendo del suo futuro.
Quando se n’erano andati aveva finalmente realizzato che era tutto vero. Erano veramente di un’agenzia di modelle, veramente pensavano che lei avesse tutte le carte per fare quel lavoro.
Assurdo ma vero.
Ne aveva discusso con i suoi genitori. Suo padre era titubante e restio, preferiva che si concentrasse sullo studio mentre Amy aveva ribattuto che un’occasione così capita solo una volta nella vita e che, se lei desiderava provare, forse loro dovevano permetterle di farlo.
Maria ci riflettè tutta la notte e decise di accettare, di provarci.
 
L’agenzia di modelle Elite era una delle più importanti a Los Angeles e lei ancora non credeva di essere stata presa per lavorare da loro. I primi tempi si era sentita come un manichino sballottato di qua e di là. La prima cosa da fare era stata un book fotografico da mostrare come passaporto personale. Venne affiancata ad un’assistente che si occupò di migliorare la sua immagine. I suoi capelli erano stati leggermente accorciati e scalati, il truccatore aveva accentuato la profondità dei suoi occhi e sottolineato le sue labbra. Guardandosi allo specchio Maria aveva stentato a riconoscersi. Ricordava ancora il suo primo commento: Dannatamente bella.
Poi erano seguiti i corsi di portamento e, alla fine, era arrivata la sua prima sfilata. Un’emozione indescrivibile. Da lì era partito tutto e lei si era ritrovata ad essere richiesta da numerosi stilisti. Aveva imparato il significato di “vivere con la valigia in mano”. A quei tempi non aveva legami sentimentali e il suo carattere piuttosto indipendentemente l’aveva aiutata a sopportare la solitudine e la lontananza da casa. Era difficile in quell’ambiente riuscire a stringere delle amicizie. C’era molto competizione e quindi l’ipocrisia regnava sovrana. Un giorno avevi di fianco una ragazza che ti sorrideva incoraggiandoti e, magari, il giorno dopo quella stessa persona ti faceva le scarpe soffiandoti qualche contratto.
 
Durante una sfilata a Parigi aveva conosciuto Sheila. Erano in camera con altre due ragazze ma con lei aveva legato particolarmente. Parlando erano venuti fuori tanti interessi in comune. A differenza delle altre lei era stata sincera e non l’aveva mai pugnalata alle spalle. Era stato come trovare un’oasi nel deserto. A Maria il lavoro sembrava più leggero, il fuso orario non le pesava più e aspettava con ansia di terminare una sfilata in modo da poter commentare con lei i vestiti, i personaggi presenti in sala e tutto quello che veniva loro in mente.
Sempre tramite l’agenzia aveva conosciuto Billy. Lavorava nel settore come agente delle modelle e tutti ne parlavano bene. Dopo un primo colloquio informale con lei e i suoi genitori era diventato anche il suo agente. Effettivamente Maria dovette riconoscere che era bravo, sapeva muoversi nell’ambiente della moda e conosceva tutte le persone e gli agganci giusti. Da quando l’aveva assunto Maria non aveva sbagliato un ingaggio arrivando ad essere abbastanza popolare.
Una sera lui l’aveva invitata a cena e le sembrò naturale, in seguito, mettersi con lui. Conosceva tutto di lei, frequentavano gli stessi ambienti e avevano sempre argomenti in comune di cui parlare. Non si sentiva davvero innamorata di lui, non credeva nell’amore eterno o nei colpi di fulmine, e si accontentava della loro reciproca compagnia.
 
Se in quel momento avessero domandato a Maria cosa voleva dalla vita lei avrebbe risposto niente. Stava diventando famosa, guadagnava discretamente, aveva un’amica del cuore e un ragazzo. Purtroppo aveva imparato, a caro prezzo, quanto quella fosse solo un’illusione, una bolla di sapone trasparente, che le dava l’illusione di vedere il mondo com’era ma, in realtà, al primo tocco la bolla era scoppiata rompendo l’incantesimo.
Ricordava ancora il giorno del funerale. Non si era vestita di nero perché, parlando una volta con Sheila, si erano trovate d’accordo che non era certo il colore dei vestiti a determinare il rispetto verso una persona. Non aveva versato una lacrima, il dolore era stato troppo grande, troppo forte da impedirle quasi di soffrire e di sfogarsi. Era rimasta in trance durante tutta la cerimonia e, alla fine, aveva rifiutato la compagnia di Billy. Si era rifugiata nella villa che aveva comprato isolandosi da tutto e da tutti.
 
“Basta con i ricordi”

Maria si asciugò i capelli e indossò un leggero vestito corto di cotone. Si riempì un bicchiere di succo d’arancia fresco e si sedette su una sdraio in giardino. Ormai era pomeriggio inoltrato e quindi il sole era diventato una palla arancione e il caldo era molto più sopportabile. Lo squillo del telefono risuonò nel silenzio.
“Pronto”
“Maria ciao, sono Isabel”
“Qualcosa mi dice che questa non è una telefonata solo per sapere come sto”
“Sei spiritosa, dato che ci siamo viste questa mattina. Comunque è vero, ho un nuovo incarico per te”
“Di cosa si tratta?”
“Uno di quegli incarichi che accetterei al volo se fossi una fotografa brava”
“Come premessa non c’è male. Chi è il soggetto?”
“Un soggetto molto interessante. E’ uno dei nuovi modelli emergenti e una rivista ci ha commissionato un intero servizio fotografico su di lui”
“Lo sai che non mi piacciono questi incarichi”
“Non sai cosa ti perdi ragazza mia. Uno squisito bocconcino, con un corpo mozzafiato, ha dei muscoli…”
“Frena! Ho capito il tipo. Uno dei tanti bellimbusti tutto muscoli e niente cervello”
“Tu e le tue idee! Io parlo di rifarsi gli occhi e tu mi smonti subito”
“Scusami”
“Allora? Accetti?”
“Non lo so. Preferirei qualcos’altro. I modelli sono troppo capricciosi”
“Ma siccome sono io il tuo capo ti assegno questo lavoro. Sei una delle migliori e mi aspetto grandi foto da te”
“Va bene”
“Passo tutti i documenti e le informazioni a Liz. Incontro dopodomani”
“Ok ciao”
 
Maria appoggiò il telefono sul tavolino e chiuse gli occhi. Non era particolarmente ansiosa di iniziare questo lavoro. Preferiva i servizi che riguardavano scoperte archeologiche o comunque qualcosa di connesso con l’ambiente. Si augurò caldamente di non avere a che fare con qualche modello montato che si considerava la nuova stella emergente, con pretese assurde e magari credendo meglio di lei di sapere quali pose tenere durante le foto. Ma forse era solo lei che era pessimista dato che conosceva bene quel tipo di persona.
“Devo almeno concedergli una possibilità, dato che non lo conosco”
 Purtroppo aveva pensieri ben più gravi nella sua mente che non questo lavoro.

Domani sarebbe caduto il secondo, triste anniversario che aveva cambiato per sempre la sua vita.

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Ecco qui una nuova AU sempre su Roswell. E' un'altra ff che ho scritto tanto tempo fa e spero vi piaccia. Rispetto alla precedente "Cinderella" ho cercato di scrivere qualcosa un po' meno dolce ma approfondendo di più la parte introspettiva.

Agatha
  
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