Iago:
salve, salve… Piacere Valentina. Vega (la perfetta sosia di Hermione in tutto)
mi ha obbligato a svelare il mio nome, quindi, siccome di solito ha ragione
lei, l’ho accontentata. Avevo da una vita voglia di scrivere una ff, ma sol
solina non ne avevo il coraggio quindi ho trascinato di forza anche la mia
compagna di sempre. Eh sì, questo è il primo capitolo, spero vivamente che sia
di vostro gradimento, ma forse la più adatta a parlarne è la mia amichetta,
quindi lascio a lei la parola… Un ultima cosa, per le lamentele su Ginny
rivolgetevi a me, per i complimenti su Draco a Vega.
vega:
salve anche da parte mia… Per par condicio, il mio nome è Benedetta. Dunque,
per tutti quelli che hanno letto Blue Star (approfitto e ringrazio per le
recensioni!), come vedete sono tornata (per vostra sfortuna). Questa storia è
nata un giorno che io e la pazza che si è presentata prima uscivamo alle 11 da
scuola. Mi sto godendo il mio panino quando improvvisamente suona il telefono e
Iago pronuncia la fatidica frase che diventerà la causa delle vostre
sofferenze… “E’ un po’ che ci penso… Non so, e se scrivessimo una storia
insieme?” Il tutto intervallato da vari
“ma non so se è il caso”, “è un’idea malsana”, “non mi ascoltare” ecc…). Ed io
ho accettato! Il tema è venuto fuori pensando a “Ginny discola” e leggendo qua
e la il quinto libro. Se non sbaglio è stata un’idea di Iago comunque quella
di… No, non vi dico ancora niente!
E
così eccoci qui…
Per
farla breve, lei tiene Ginny (perché è uguale identica a lei caratterialmente),
io Draco… E vi dirò, ho scoperto nuovi lati del mio carattere… Non credevo di
riuscire ad essere così cinica!
Le
parti in cui sono presenti entrambi i personaggi le abbiamo scritte insieme, di
solito. Altrimenti sono scritte dal punto di visto uno dei due.
Come
ha detto Vale prima: per i complimenti su Ginny rivolgetevi a lei, per le
lamentele su Draco a me.
Ultima
cosa: vorremmo dedicare questo primo capitolo a tutte le bimbe che ci hanno
sopportato durante le ore di italiano e di storia (il soprannome “toporagna” è
tutto della nostra prof.!), mentre le costringevamo a leggere e revisionare i
nostri scritti. Grazie a Fra, Giulia e Gaia… Ed è tardi, se me ne sono scordata
qualcuna chiedo venia!
Un
saluto a Sunny (ecco la sorpresa!) e a Savannah (non vi ringrazierò mai
abbastanza delle vostre recensioni! Ehm, tranquille, ora ve le lascio anch’io!)
Vi
lascio alla lettura…
P.S.
Il titolo verrà spiegato più avanti…
Capitolo primo: Tu
vendi-Io compro
“Impossibile! Non è umanamente possibile, ho già finito
tutto un’altra volta!!” Non sapeva se esserne lusingata o infastidita. Questa volta
aveva esaurito i suoi prodotti in un tempo impressionante. L’ultima acquirente
era stata proprio la Chang, la signorina più corretta e sensibile della scuola.
“Sì come no?!” Ginny odiava trattare con i
Corvonero, era detto in una parola: snervante. Ore e ore sprecate per
contrattare il prezzo e la quantità, ma erano i suoi migliori clienti e non
poteva certo mandarli al diavolo.
“Anche se lo farei molto volentieri”
Cho poi era una delle peggiori, afflitta da sensi
di colpa e fastidiose paranoie continuava ad asserire che quella era l’ultima
volta, ma quel discorso Ginny era perlomeno la settima volta che lo sentiva. Da
quando Harold Dingle si era diplomato l’anno scorso, il punto di riferimento in
quel campo era diventata lei. I suoi prodotti non erano scadenti e fasulli come
quelli del Corvonero, anzi, erano a dir poco perfetti, ma costavano molto di
più proprio per la loro primissima qualità. Non che a Ginny dispiacesse,
tutt’altro. Gli acquirenti erano esclusivamente i rampolli delle famiglie più
ricche e nobili, bambocci viziati a cui era felice di rifilare i suoi prodotti
(forse proprio perché non era sicura che a lungo andare potessero provocare
qualche effetto collaterale). Per lo più erano di Corovonero e Serpeverde, e
qualche Tassorosso. Non osava vendere nulla ai Grifoni, malgrado fosse
interessata a piazzare i suoi prodotti teneva di più alla sua vita e la cara
Hermione non l’avrebbe certo risparmiata, anche se era l’adorata sorellina del
suo amore di sempre.
Quella sera comunque le sue scorte erano terminate,
e non rimaneva che una soluzione. Aveva promesso a Goyle e Tyger due pinte del
Elesir Cerebro di Baruffio, e gli piaceva essere puntuale, malgrado fosse
convinta che per conferire un po’ d’intelligenza a quei due scimmioni non ne
bastasse nemmeno un barile! Avevano pagato in anticipo, avrebbero avuto il loro
Elisir. Peccato che la cosa non fosse così semplice, gli mancava l’ingrediente
fondamentale: il cerebro di baruffio, un piccolo animaletto peloso che viveva
proprio nella foresta proibita e alle due di notte non era il miglior posto per
una gita. Come se non bastasse Gazza e la sua maledetta gatta erano sempre di
ronda, e vedere quel brutto muso avrebbe compromesso le poche ore di sonno che
le sarebbero rimaste dopo aver preparato le due pozioni. Come dicevo prima non
c’era che un'unica soluzione: il mantello dell’invisibilità di Harry! Ok, ok,
non era un furto, era soltanto l’ennesimo prestito, in fin dei conti lo aveva
sempre trattato bene quando lo aveva usato. Salì, per la milionesima volta, le
scale del dormitorio maschile, attenta a non far nessun tipo di rumore. In quei
momenti invidiava da morire la McGranitt, sarebbe stato tutto più facile se si
fosse trasformata anche lei in un gatto. Aprì lentamente la porta. Un odore
nauseabondo l’investì, “Ron bendetto te, lavati i piedi prima di andare a
letto!!”
Infilò cautamente la testa nella stanza, era sempre
meglio controllare la situazione prima di far irruzione: Neville e Dean
dormivano profondamente, Ron ed Seamus russavano così forte tanto che Ginny si
stupì che gli altri fossero in grado di dormire. Non rimaneva che controllare
Harry, il suo letto era proprio sotto la finestra, impossibile da vedere da
quella angolazione. Mise un piede dietro l’altro molto cautamente e finalmente
entrò nella stanza. Il viso rivolto verso quello del ragazzo, la luna
illuminava la stanza e un raggiò si riflesse sugli occhiali di Harry, che non
erano appoggiati sul comodino. Oddio, era sveglio, era sveglio, maledizione e
stava leggendo!!
“Calma Ginny, calma. Ragiona, pensa a qualche
scusa…non ti senti bene, ecco non ti senti bene e volevi Ron!! Sì, sì regge,
regge!!”
Stava per iniziare a parlare , quando si accorse che
c’era qualcosa di strano, perché Harry non aveva ancora detto nulla? Lo guardò
meglio, gli occhi erano chiusi, anche se aveva un libro aperto sulle gambe. Si
era addormentato mentre leggeva! Il sangue ritornò a scorrerle nelle vene,
respirò a fondo e con studiata calma si diresse verso il baule. Senza staccare
gli occhi dal ragazzo lo aprì e dopo due secondi trovò il suo compagno di tante
notti brave: il mantello. Il più era fatto, non rimaneva che uscire da quella
maledetta stanza, l’odore dei piedini di Ron gli stava dando alla testa.
Appuntò mentalmente di consigliare ai gemelli di usare i calzini del fratello
per le puzzobombe, il nuovo prodotto in via di sperimentazione di George
e Fred che avrebbe presto allungato la lista di Gazza.
Chiuse lentamente la porta e inspirò profondamente
l’aria pura. Riacquistando velocemente la lucidità mentale, indossò il mantello
e corse fuori dal ritratto della signora Grassa, che mugugnò qualcosa
d’incomprensibile. Si diresse il più velocemente possibile verso la foresta,
sapeva oramai a memoria tutti i percorsi migliori, da quello più sicuro, a
quello più corto.
Oh, se amava essere la sorellina preferita di Fred
e George! Era da due anni che aveva iniziato a trafficare sostanze illecite con
un unico scopo: Soldi, e i loro trucchetti erano stati veramente utili. No, non
era un tipo venale, per niente, ma si era stufata ogni volta che girava
l’angolo di esser chiamata stracciona, pezzente o qualche altro bell’aggettivo
affibbiatole dai Serpeverde. Non sapevano andare oltre l’apparenza, questo sì,
lo sapeva bene. Ma che diamine, aveva 16 anni e ci teneva al suo aspetto
esteriore! Le veniva ancora da ridere se pensava che la sua fortuna fosse tutta
merito di quell’uomo che la gente si ostina immeritatamente a chiamare Professore,
Mister Severus Piton, e di quello stupido, arrogante, pallone gonfiato di Draco
Malfoy….
“Dannazione a lei!”
Mentre girava l’angolo si scoprì a pensare a come
far morire quella filobabbana di una morte lenta e dolorosa. Svoltò a destra.
Chissà se… Di nuovo a destra. Senza dubbio rifilarle una delle sue Pozioni
Rinvigoramente, con la scusa che non era rimasto soddisfatto dell’ultimo
acquisto avrebbe potuto essere l’idea giusta. L’avrebbe tagliata male apposta
(a pozioni aveva il massimo dei voti solo perché c’era Piton, però non andava
certo malaccio, anzi)… E mentre gliela restituiva avrebbe casualmente
fatto qualche commento sulla sua scarsa competenza. Conoscendo il tipo
l’avrebbe bevuta sul momento pur di dimostrargli che l’aveva distillata alla
perfezione.
Ehi, un momento… Torna indietro, riavvolgi la
pellicola: conoscendo??? E mentre si rassicurava pensando che i loro
rapporti non andavano al di là dell’assioma spacciatore-cliente (Tu vendi-Io
compro), accadde l’(in)evitabile.
La vide. Anzi, le cadde proprio addosso. O meglio,
ci inciampò.
-Maledetta, fottutissima gatta del cavolo!!!-
Si rialzò e cominciò a correre, infilando a caso tutti i passaggi segreti che conosceva per tornare alla Sala Comune di Serpeverde. L’unico motivo per cui avrebbe potuto restare a girovagare era per far sì che la toporagna trovasse anche la Weasley. Improvvisamente si rese conto di essere arrivato in prossimità delle cucine. Grattò velocemente la pera e la porta si aprì. Si infilò dentro appena in tempo. Si guardò un po’ intorno finché non ebbe identificato l’oggetto del suo desiderio.
-Dobby!-
-Sig-Sig-Signorino M-malfoy.. Cosa desidera? Posso
offrire tè con pasticcini? Cioccolata calda? Muffin al cioccolato?- Nel mentre
che l’elfo parlava una moltitudine di dolci si era letteralmente moltiplicata
intorno a lui. Manco fosse stato Gesù.
La toporagna iniziò a grattare alla
porta, e lui era lì immobile a guardare il cibo completante inebetito. Doveva
trovare una soluzione al più presto. Maledisse se stesso, gli intrugli, e
quella maledetta piccola stracciona che glieli aveva venduti.
“Ecco, bravo. Lo sapevi che quelle
pozioni a lungo andare potevano dare degli effetti collaterali, ma tu niente…”.
Ebbe la fortuna di riprendersi presto dal suo
momentaneo instabile stato mentale e di minacciare Dobby di morte se non
l’avesse nascosto il più presto possibile nel più sicuro posto
possibile.
L’adorabile esserino ebbe la cura di
stiparlo sotto i fornelli, proprio in mezzo a due forni che erano in funzione
tutti i giorni, tutto il giorno, per la gioia degli studenti. E anche per la
sua se la sua massima aspirazione fosse stata carbonizzarsi completamente in
meno di trenta secondi. Come se non bastasse lo stesso adorabile esserino
si era dato la cura di spargere davanti al suo nascondiglio l’ultima creazione
di Winky, la sua altrettanto adorabile fidanzatina. Una marmellata alla
mandragola deliziosissima. E nauseabonda. -Per depistare Mss Purr,
Signore-. Diavolo, avrebbe fatto schifo pure alla Sprite!
Affrontò in silenzio e con una dignità da vero
Malfoy la tortura a cui era sottoposto, mentre la toporagna ispezionava ogni
più piccolo angolo della cucina. Fino a che (dieci minuti dopo) Sua
Signoria decise che il fuggitivo non aveva avuto voglia dello spuntino delle
due e mezza del mattino e se ne era presumibilmente tornato a letto.
-Era ora! Un altro minuto e ci sarei morto, là
dentro!- Grondava sudore da tutte le parti…
-Ma Dobby… U-unico
modo per… Io non volere…-
-Sta' zitto stupido elfo. Preparami una cioccolata
calda, corretta con un po’ di Brandy Golainfuocata. E fai in fretta, magari
decido di lasciar correre- E qui i suoi occhi si socchiusero malignamente.
Ma guarda te cosa gli toccava fare per colpa di
Ginevra Weasley. Meglio se la vedeva domattina, quella strega (nel senso
babbano del termine). Aaaah, ma ora si sarebbe goduto il meritato premio
culinario.
“C’è sempre un lato positivo, nevvero?”
L’avesse mai detto.
“Chissà cosa sta combinando quel furetto platinato
a quest’ora di notte?
Di ritorno dalla foresta oscura, proprio mentre ero intenta a ricordare uno degli episodi funesti dove compaiono, guarda caso, il naso adunco di Piton e il suo viscido prediletto, tutto mi sarei aspettata tranne che vedere Sua Eccellenza Purosangue intento a fare una giratina notturna.
“Ma guarda che carino così intento a cercare
qualcuno vicino alla mia Sala Comune, forse forse son io? Quale onore, il
signor Malfo, vuol me? Un nobile del suo lignaggio alla ricerca di una piccola
babbanofila stracciona? Non le si addice proprio signor Malfoy, no di certo, il
suo preziosissimo pedigree potrebbe risentirne.”
L’ultima volta che avevo avuto l’immenso dispiacere
d’incontrare Mr. Gelo era perché aveva bisogno di una delle miei creazioni. Se
non sbaglio l’episodio risaliva a circa una settimana prima: il “poveretto”,
oltre ad aver pagato in anticipo (non mi fido di quella serpe), si vergognava
tanto di prendere qualcosa da me, d’abbassarsi al mio livello, che non si era
nemmeno accorto di aver pagato il doppio dei suoi compagni di casa. Non che la
cosa mi meravigliasse più di tanto, se un po’ lo conosco, è stato così scemo da
non essersi confidato nemmeno con i suoi gorilla, poteva al massimo chiedere se
avessero mai comprato un po’ di pozione Rinvigoramente. Solo Merlino sa quanto
pagherei per vedere che faccia farà quando si accorgerà di esser stato spennato
come un pollo! Adoravo, ma che dico, amavo queste situazioni che
riuscivano sempre a mandare il mio umore alle stelle. Solo un bella sbornia con
il Whisky Incendiario mi faceva ridere di più delle mie piccole rivincite,
soprattutto su di lui.
Mi decisi a seguirlo per un po’, affetta da una
strana pazzia di notte fonda, nascosta dal mio meraviglioso, ah no pardon,
nascosta dal meraviglioso mantello di Harry. Totalmente presa dalla mia
missione serale: “pedina Malfoy e spaventalo a morte” rischiai di urtare quella
maledettissima gatta spelacchiata, ma qualcuno fortunatamente mi amava e per un
soffio riuscii ad evitarla. Repressi un richiamo a quella viscida serpe. Non so
per quale scellerato impulso lo stavo per avvertire che il felino era a pochi
centimetri da lui.
A quel bamboccio infatti non gli andò per niente
bene, poiché un secondo dopo Sua Stupidità Platinata, quasi schiacciò la
maledetta gatta spelacchiata, mandandola ad urtare contro il muro. Ora sì che
sarebbero stati guai. Una Mrs Purr arrabbiata è molto peggio di Gazza quando è
particolarmente nervoso, la signorina ha un ottimo naso e quattro zampe, il
custode ne ha malapena una e mezzo.
Anche Malfoy doveva essere del mio stesso avviso,
perché non l'avevo mai visto correre così veloce, nemmeno quando incontrava il
fasullo Alastor per i corridoi. La cosa mi rammaricò molto, mi dispiaceva
proprio averlo perso di vista così presto, avrei preferito strapazzarlo di
persona almeno per un po’.
Controllai l’orologio: le due e mezza
“Accidenti non pensavo fosse tanto tardi, domani
mattina probabilmente morirò durante l’ora di Rüf”. Un impegno non è tale
se non lo rispetti, e la mia parola ci tenevo che valesse, così mi arresi a
preparare quella stramaledetta pozione, avevo fatto trenta tanto valeva che
facessi trentuno. Mi avviai perciò verso il mio “laboratorio” sempre che così
si potesse chiamare il bagno di Mirtilla Malcontenta. Mancavano una manciata di
centimetri alla meta prefissata, quando sentii dei passi per il corridoio, dei
passi inconfondibili, quelli che per anni mi avevano fatto tremare ogni volta
che li sentivo seduta davanti ad un calderone nella tetra stanza di Pozioni:
anche Severus Piton vagava alle due notte. Probabilmente Malfoy era con lui, è
risaputo che gli scemi vanno sempre in coppia.
Dovevo trovare una soluzione al più presto, anche
se avevo il mantello dell’invisibilità, non era saggio rimanere nello stesso
posto con quell’uomo. Un brontolio del mio stomaco mi suggerì il rifugio
adatto: le Cucine.
Mi diressi il più silenziosamente possibile verso quella che contavo che fosse la mia ultima tappa prima di preparare la pozione, decisa a mettere più piani possibili fra me e Piton. Nessuno, nemmeno Harry lo odiava come lo odiavo io.
Solleticai la pera e si spalancarono le porte del
paradiso, o almeno quello che credevo fosse tale poiché, sorpresa delle
sorprese vi incontrai di nuovo quel bamboccio di Malfoy che trangugiava una
cioccolata calda, rosso in viso. No, scusate mi sono senza dubbio espressa
male, poiché Dracuccio non raggiungerà mai quel colore proprio del basso rango!
E’ forse più opportuno dire che il suo viso aveva assunto una tonalità diversa
dal bianco neve.
-Che ti è successo Malfoy? Ti hanno cotto in forno?
-
Nessuno, giuro nessuno, riuscirà mai ad
eguagliare l’espressione che gli si dipinse in volto.
No. No, no, no, no.
"Ecchecazzo!". Proprio ora che
aveva deciso di rimandare all'indomani la sua seconda umiliazione.
-Cough... Coff...Coff- "Rettifico, terza
umiliazione".
Si era appena rovesciato metà della cioccolata sui pantaloni. Infatti, oltre a tossire, aveva preso a saltellare per la stanza come un matto al fine di interrompere un po' il bruciore. A parte che ormai, cotto per cotto...
Ehi, un momento... Forse poteva approfittare
dell'occasione che gli era capitata. Gliela avrebbe fatta pagare, e con gli
interessi.
Cercò di riacquistare un po' del suo self-control.
Anche se effettivamente era difficile con un piede che pulsava per la botta che
aveva preso contro il tavolo accanto.
-Salve Waesley. Che ci fai in giro a quest'ora di
notte? Mi è per caso sfuggita la tua nomina a Prefetto?-
“Concentrati Ginny,
concentrati, non ridere, NON RIDERE”
Missione fallita… E come diamine poteva riuscirci,
aveva appena visto la persona più fredda che avesse mai incontrato saltare
per la cucina come un canguro ubriaco… Già, effettivamente sentiva puzzo
di alcool nella stanza.
-No, sai perfettamente che non lo sono, ma forse è a me che è sfuggito qualcosa. Da quando in qua i capiscuola hanno il permesso di bere alcolici?-
-Touché- Sapeva che non si sarebbe fatta
sorprendere. Ma in fondo era solo un commento come un altro, per iniziare una
conversazione. La vendetta, lui lo sapeva bene, è un piatto che va servito
freddo. Girò intorno alla tavola, poggiandovi nel mentre il suo bicchiere,
finché non le arrivò proprio di fronte.
Fissò i suoi occhi di ghiaccio in quelli della
ragazza. No, questa volta non gli sarebbe sfuggita.
-Dimmi Weasley, ti ha divertito prendermi il doppio
di quello che chiedi di solito? I tuoi genitori non ti hanno insegnato il
valore dell’onestà? Oh, scusa, forse chiedo troppo da degli straccioni come
voi-
-Dimmi Malfoy, il tuo piccolo cervellino era già
lesionato fino a questo punto, o le mie pozioni hanno contribuito a peggiorare
la situazione? Se i miei prezzi speciali, ideati appositamente per te non ti
aggradano rivolgiti pure a qualcun altro… Se lo trovi!-
-Bene, vorrà dire che farò così… Forse la McGranitt
potrebbe andare. Io dico che sarebbe molto contenta di farti concorrenza. Che
ne pensi?- Incrociò le braccia, come a sottolineare la sua superiorità.
“Maledetto bastardo, ma i tempi della piccola e
indifesa fiammiferaia caro mio sono finiti” -Chissà, potrebbe essere
interessata a prendere tutti i miei clienti, penso sì, che il primo della lista
potresti essere proprio tu!-
Sfoderai uno dei miei migliori sorrisi della serie:
“la più stronza sono io, lascia perdere”. Trattare con mezza scuola aiuta a
velocizzare le facoltà mentali, molto di più forse delle pozioni.
Fu un attimo. Ginny non si rese neppure conto che
qualcosa le veniva sfilato di mano. E, purtroppo per lei, qual qualcosa era in
mantello dell’invisibilità di Harry.
-Bene, bene Weasley… Non sei poi così astuta come
pensavi. Mai pensato di prepararti una pozione Rinvigoramente solo per te?
Chissà come reagirà Potter quando verrà a sapere in che mani è finito il suo
prezioso mantello… E poi il passo è breve a farsi la fatidica domanda “Come ci
è finito?”. E qui entri in ballo tu… Certo, devo ammettere che Potter non è un
asso in queste cose, ma anche uno stupido come tuo fratello arriverebbe alle
giuste conclusioni- Il solito ghigno perfido comparse sulle sue labbra.
Gelo totale. Il cervello non rispondeva più, ma le
sue mani sì, quelle avevano una vita propria. Soprattutto ora che quella
stupida, arrogante lingua biforcuta aveva firmato la sua condanna a morte. Un
troll probabilmente avrebbe avuto un idea migliore della sua, quando si scagliò
con tutto il suo (se pur scarso) peso su di lui.
-Waesley, che cazz-…?-. E fu così che si ritrovò a
barcamenarsi per mantenersi in equilibrio, visto che quella pazza aveva deciso
di attentare al suo centro di gravità. Quel mantello sembrava valere di più
della sua stessa vita.
-Mollalo Malfoy, o ti uccid-...- ma fu impossibile
terminare la minaccia poiché un barattolo di marmellata le cadde sulla testa,
sporcando accidentalmente non solo i suoi capelli, ma anche il preziosissimo
mantello e quel cerebroleso, che oltre a essere viscido, ora era anche appiccicoso.
Malfoy rimase un attimo interdetto. Voltò la testa
e si accorse che tutti gli elfi domestici li stavano fissando. Tutt’a un tratto
accadde qualcosa di impensabile. Draco lasciò cadere quel maledetto mantello e
si eclissò rapidamente.
Per una volta nella vita lui e
Ginevra-ho-il-coltello-dalla-parte-del-manico-Waesley si erano trovati
d’accordo sul sospendere le ostilità.
“Sopportare le risate del nemico è un conto, ma
umiliarsi davanti alla servitù è troppo. Sia per me che per quella strega”.
Ok, è vero, avrebbe potuto godersi appieno la sua
rivincita, ma così non c’era gusto. Se fosse stato Potter non ci avrebbe
pensato su due volte. Probabilmente a quest’ora sarebbe stato ancora lì a
morire dalle risate. Te lo immagini con gli occhiali sporchi di marmellata, più
cieco di una talpa, sbandare per tutta la cucina, con Dobby al seguito
“Signorino! Signor Potter!”…
Accantonò a malincuore l’idea.
Ma con la Waesley… Con la Waesley era diverso.
Sfotterla non era abbastanza. Ci volevano battute taglienti, rapidi botta e
risposta. Ci voleva ironia e un bel po’ di astuzia. Un pizzico di intuito e
tanto, tanto cinismo.
E lui era una grande amatore di tutti i sopracitati
punti.
Gli tornò in mente l’immagine di lei mentre gli si
buttava letteralmente addosso. Per un attimo aveva pensato che avesse voluto
sorprenderlo in un modo insolito. Solo per un attimo.
Si fermò poco prima di svoltare l’angolo e si
sporse un po’: niente gatte spelacchiate in giro. Bene, fra poco avrebbe potuto
finalmente godersi il suo meritato riposo.
In fondo la serata non era andata proprio sprecata,
aveva incontrato Miss spacciatrice disonesta e le aveva dato una bella lezione.
“Sì, ma…” Più ci pensava, più si sentiva
assalire da un senso di insoddisfazione. E, Cristo, doveva capire da dove
veniva. Non ci poteva fare niente. Se non analizzava ogni suo sentimento o
sensazione non stava tranquillo. Non che questo gli impedisse di essere
spontaneo, no. Diciamo però che dava una bel contributo alla sua freddezza.
Amava sentirsi sicuro. Amava avere sotto controllo
tutto ciò che poteva, come il suo carattere, le sue reazioni agli stimoli e
alle situazioni.
Ma, doveva ammettere con rammarico, lei lo
spiazzava. Sì, certo, quello delle risposte taglienti era il suo campo, ma con
lei… Insomma, con lei era diverso. Non riusciva ancora a definirlo bene, e ciò
lo irritava terribilmente, ma era diverso.
Era una sensazione indefinita, che non riusciva
ancora a catalogare. Non che la sua compagnia lo allettasse più di tanto, ma
trovava piacevoli i loro scambi di opinione, se così si potevano chiamare.
Quando erano insieme gli sembrava che non
esistessero altro che loro due e i loro sguardi, fossero questi di odio e
risentimento o pieni di sottile ironia e divertimento. Sì, perché lui si divertiva.
“La prossima volta devo ridurre la dose, quella
brodaglia mi sta dando alla testa…”
-Scaglie di serpente-
Entrò velocemente nelle Sala Comune della sua casa. I camini erano ormai praticamente spenti e il freddo entrava fin quasi nelle ossa. Ma a lui non dava fastidio, un po’ perché di suo non soffriva il freddo, un po’ perché ci si era abituato. E pensare che era l’ultimo anno che gli era concesso di vivere fra quelle mura.
“Rettifico, forse è l’ultimo anno che mi è
concesso di vivere e basta.”
Salì nel suo dormitorio e accese una candela. Cominciò lentamente a spogliarsi, lasciando cadere la camicia e i pantaloni della divisa sul baule posto ai piedi del letto. (E qui sto sbavando Ndvega)
Gli tornò in mente Ginny Weasley sporca di
marmellata. Gli occhi spalancati dalla sorpresa, la bocca aperta. Marmellata
color rosso scuro… Chissà di cosa sapevano le sue labbra… Forse di ciliegia, o
di frutti di bosco… Si lasciò cadere sul letto perso ancora in questi pensieri.
Il sonno lo colse prima che si accorgesse che la ragazza che aveva appena
pensato di baciare era Ginny Waesley. Colei che fino ad un paio d’ore fa’ gli
faceva venire il ribrezzo solo a pensarla, anche se era la sua spacciatrice
"preferita".
“TI ODIO, starmaledetto Malfoy, non potevi
comportarti come tutte le persone normali?”
Ma sua Maestà, tutto era tranne che normale.
“Capisco il fastidio di dare spettacolo davanti
a tutti gli elfi domestici, ma abbandonare così il mantello! Prima me lo
strappa di mano, poi lotta come una gargoyle impazzito per trattenerlo ed
infine lo lascia come se non gliene fosse mai importato niente!"
Questo non era una comportamento da persona
coerente, intelligente, assennata o comunque lo si volesse definire.
Effettivamente in quell’ultimo periodo il signorino era decisamente insolito,
colui che si era sempre sentito superiore al mondo, e malgrado mi costasse
ammetterlo, aveva sempre dimostrato di esserlo, aveva iniziato a far uso di
Pozioni Rinvigoramente, pur essendo uno fra gli studenti più brillanti di tutta
la scuola. Certo non a livello di Sua Saggezza Infinita, Hermione Granger
(vega, sosia di Herm, non ti offendere, nulla di personale N.d. IAGO), ma
nemmeno poi troppo sotto, oserei dire che fosse secondo solo a lei. Alla luce
di questa considerazione trovai solo due ipotesi possibili per spiegare il suo
strambo comportamento, una più improbabile dell’altra: o era in paranoia
completa per l’esame dei M.A.G.O., cosa possibile per qualsiasi altro studente
di Hogwarts, ma non per Signor. Emozioni Inesistenti; o stava tramando qualcosa
di così viscido e machiavellico, che le sue capacità mentali in condizioni
normali non erano abbastanza. Un brivido mi percorse la schiena. L’ultima
ipotesi non era poi così bizzarra, anzi, forse era meglio tenere gli occhi
aperti.
Entrai finalmente nel bagno di Mirtilla, altro
luogo che fino a poco tempo prima mi spaventava. Della fastidiosa presenza
nemmeno l’ombra, se avessi avuto la fortuna di non vederla almeno una cosa
quella sera sarebbe andata bene. Anzi due, non avevo incontrato nemmeno il “buon”
vecchio Gazza. Prelevai gli strumenti per la mia creazione nascosti in un buco
profondo, scavato ingegnosamente da me sotto una pietra, e mi misi subito a
lavoro. L’avevo preparata così tante di quelle volte che i miei gesti erano
ormai completamente meccanici, non c’era nessun bisogno che mi concentrassi, il
che era un bene dato che prima di andare a letto dovevo risolvere un altro
problema: levare la marmellata dal mantello di Harry.
Rimuginai per una mezz’oretta buona quando mi
balenò davanti agli occhi l’immagine di Ninphadora, che ripuliva il suo vestito
sporco d’inchiostro con un semplice incantesimo: “Gratta e netta”. Come avevo
fatto a non pensarci prima? Appena completai la pozione, imitai il gesto della
mia adorabile conoscente, e con un sorriso di sollievo notai che aveva
funzionato splendidamente.
Potevo finalmente mettere la parola fine alla mia
giornata. Volai, nel vero senso della parola, dentro la Sala Comune della mia
agognata casa, ignorando le minacce della Signora Grassa imbestialita dopo che
l’avevo svegliata per l’ennesima volta.
Rinserii la modalità gatto-on e mi avviai nel
dormitorio dei ragazzi, ripetendo alla perfezione tutto ciò che avevo fatto
qualche ora prima. Non era cambiato nulla: Harry e gli altri dormivano sempre
beatamente.
Le candide coperte del mio letto mi avvolsero quasi
coccolandomi, ero distrutta e frastornata. Non riuscivo a capire per quale
assurdo motivo Draco continuasse a frullarmi nella mente, ma soprattutto non
potevo accettare l’idea che quel fastidioso essere dopo tutto quello che mi
aveva fatto la sera stessa e non solo, riuscisse a farmi risultare la sua
presenza quasi, dico QUASI divertente. Cercai di scacciare quel pensiero
soffocandomi con il cuscino. Ora non rimanevano che i suoi occhi freddi come la
brina mattutina, che copre sotto di sé il mondo circostante, ma non lo nasconde
del tutto. Realizzai un attimo prima di addormentarmi, con puro terrore, di
aver già deciso, se pur inconsciamente, di essere tremendamente interessata a
scoprire cosa fosse celato da quelli occhi magnetici.
To
be continued…
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Allora, che ne dite, la continuiamo? Beh, per un po’ di sicuro, visto che siamo
già un po’ più avanti…
Sono ben accette critiche costruttive e commenti.
Recensire non costa niente e aiuta le autrici ad essere più motivate e a
scrivere meglio!
Ah, “furetto platinato” è un termine che forse può
essere già stato trovato in qualche storia, ma posso assicurare che per quanto
riguarda il nostro Malfoy l’ha coniato Iago mentre rimproverava il suo furetto
bianco troppo intraprendente!
Allora a presto e fateci sapere cosa ne pensate!«