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Autore: Knock    19/03/2009    3 recensioni
Una sottospecie di poesia nata in un momento di catalessi in una delle mie solite "pause tè" Hope you like it.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vecchia casa mi guardava come se avesse qualcosa da dirmi, una storia da raccontarmi.
Tutti hanno una storia da raccontare, persino gli alberi...adoravo sdraiarmi sotto i lunghi rami coperti di foglie, lasciarmi cullare dal vento e ascoltare...ascoltare il nulla.
Forse sono pazzo.
Forse sono fatto.
Ma sinceramente non me ne frega. Stò bene così, diciamo che sono felice della mia vita monotona.
Ora non ho di meglio da fare, che starmene seduto sulla mia cara e vecchia sedia a dondolo e scrivere con una penna senza inchiostro i miei pensieri.
Si, stò proprio bene.
Quel gatto lo conoscevo, il mio unico amico.
Si chiamava Luce. Luce era bianco come il latte, piccolo come un pugno e arzillo come un...beh, non lo sò, probabilmente niente era arzillo come lui.
Sinceramente non sò neanche perchè mi veniva accanto, perchè stava con me e si faceva fare le fusa, perchè mi saliva sempre sulla spalla e guardava il cielo e perchè gli stessi così simpatico.
Credo di avergli voluto davvero bene.
Credo di potergli aver dedicato una canzone.
Ma la mia penna senza inchiostro sembrava non volersi fermare e mi faceva male alle dita.
Non scriveva, e mi faceva male.
Sentìì un rumore tutto d'un tratto, mi girai e vidi la vita.
Mi ero quasi scordato di avere dei simili.
C'era un uomo, anziano, che camminava sorretto da un bastone di legno, sul bastone c'erano dei graffi.
Poi c'era un bambino dietro di lui, che gli si appoggiava alla gamba, tirandogli i pantaloni e lamentandosi.
Io guardavo tutto questo da spettatore. Il vento mi scompigliava i lunghi capelli tinti di biondo e il sole mi schiariva gli occhi azzurri come l'aria.
Voglia di ridere.
Voglia di scherzare, di respirare ossigeno fresco.
Voglia di vivere una vita più gentile.
Non stò scrivendo nulla, stò seduto con il mio gatto non mio e lo accarezzo, le dita scorrono veloci sul pelo bianco e gli si nascondono dietro trovandoci rifugio.
Così passavo le mie giornate.
Ma un giorno senza sole, il mio migliore amico.
Luce morì.
Luce si spense e non si riaccese più.
E domani tornerò a sedermi sulla vecchia sedia a dondolo ad accarezzare il vento.
E domani sarà un altro giorno, migliore, peggiore, uguale ad oggi.
Addio Luce.  
 
  
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