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Autore: Settecolori    19/03/2009    1 recensioni
Prima cosa, i personaggi non mi appartengono. Seeconda cosa,Chad fa una scelta estrema. Riuscirà Taylor a fermarlo?
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chad Danforth, Taylor McKessie
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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La canzone è “Spaccacuore” di Laura Pausini

La canzone è “Spaccacuore” di Laura Pausini.

I colori: Chad, Taylor, insieme

Dedicata a chi crede che la speranza sia l’ultima a morire, e a chi sa che la vita non è una favola.

 

Spaccacuore

 

“Espulso dalla Barkley. Comportamento non consono agli standard di quei perfettini del cavolo. Vita da appallottolare e lanciare nel cestino più vicino cercando di far canestro ma nulla, in questo caso. Taylor? Mi ha mandato a quel paese, lasciato. Per sempre. E non le dispiace per niente. Anzi sembra orgogliosa. Credevo che almeno lei, fosse diversa dalle altre, invece è come tutte le altre. Ora la vita non va più avanti. No, non posso continuare a vivere così. Tra poco, sarò pure spedito al collegio di Albuquerque. Basta. Basta! La mia vita è come se si stesse buttando dall’ultimo piano di un grattacielo, inutile. Come lo sono io.” Scrivo su un foglio, piuttosto velocemente. Almeno quando sarò morto, ne avrebbero capito il perché. Sì, voglio morire. Continuare così? Non se ne parla. Tutto d’un tratto, mi metto a correre nel corridoio fino ad arrivare davanti allo sgabuzzino. Come sempre sigillato a chiave. Però quel giorno, le chiavi erano di mia proprietà, come “una specie di arma”. Le prendo in mano e le infilzo dentro la serratura. Giro tre volte, e poi la porta si apre. Mi guardo intorno. Quello era lo sgabuzzino, prima di diventare il posto dove i genitori mettono le cose che non vogliono far vedere ai figli. Infatti, lì c’era la collezione di pistole di mio padre. Ne sfioro una con la mano, e poi la prendo. Il proiettile dentro c’è. Deglutisco piuttosto rumorosamente, e esco con passo felpato dalla stanza, tenendo ben stretta la pistola. Chiudo la porta dello sgabuzzino.  Sento i miei genitori chiedermi dal piano di sotto: “Che c’è Chad? Stai bene?” Sembrano preoccupati, ma non ci casco più. Tuttavia sono loro che hanno acconsentito nel farmi andare in collegio. Sibilo un sì fra i denti, mentre salgo le scale che portano alla terrazza. Non sento la loro risposta, e sinceramente me ne infischio.  Alzo gli occhi al cielo, grigio. La città è coperta da una nebbiolina grigetta, ma esistita prima d’ora in California. Porto una mano al cuore, mentre fisso la pistola. Tentazione incredibile. Respiro un po’ d’aria, forse il mio ultimo respiro. Impugno la pistola, in modo da toccare, con il dito medio, il grilletto. Punto al cuore. Dritto lì, addio. Schiaccio leggermente, ma una voce proveniente dal salotto mi blocca. “Oh, non si preoccupi signora Danforth.” Riconosco appena la voce. Così bassa e calda, così proprio come me la ricordavo. No, non Taylor ora. “Lo cercherò io Chad.”  No, mi sta cercando. Dio mio. Non mi deve vedere mentre faccio il salto personale nel baratro... anzi nella bara. Invece sento dei passi provenire dalle scale e poco dopo arrivare Taylor. Angelo caduto nell’inferno così mi avrebbe chiamato. Invece, dopo essersi avvicinata leggermente a me, indietreggia come impaurita. “Che cosa significa quella?” Sussurra, con la voce piuttosto preoccupata ma anche frettolosa, mentre indica la pistola puntata al petto. “Vediamo cosa significa... addio a questa vita del cavolo, FORSE?” Urlo, cercando di liberarmi di tutta la mia rabbia. Ma nulla può placare la mia sete di vendetta, solo la mia stessa morte. Mi guarda e poi scoppia a piangere, forse lei almeno è un po’ dispiaciuta. “Ti prego posa quella pistola... Chad. Fallo per me...” Rido, per il nervosismo. Oggi sono fin troppo sadico e malinconico per abbandonare qualsiasi cosa, qualsiasi destinazione. Anche se ora non c’è ne sarebbero state più. “No, Taylor. Non ho bisogno di spiegazioni, istruzioni per peggiorare ancora la mia vita. Mi dispiace, anzi no. Ma ora BASTA!” Dico con fare piuttosto impulsivo, senza mai prendere il fiato. Oramai non ragionavo più, seguivo l’istinto. Taylor abbassa lo sguardo, guarda il pavimento, cercando una risposta che neppure scavando nel suo cuore troverà mai. Dopo un minuto, che sembrava essere un’eternità, alza la testa e mi fissa un momento. Cerca di guardare oltre a me, e approfittando della mia distrazione, mi toglie la pistola dalle mani. Mi guarda ancora e poi sussurra:

 

Spengo la TV
E
la farfalla appesa cade giù

 

“Certe volte, crediamo che ciò che ci mostra la vita, sia come la TV. Perfetta, invece no. E l’esatto contrario. Odiosa, ti odia, ti ferisce, ma devi sopravvivere. Infatti nel chiuderla, l’incanto sparisce.” Sembrava dire ciò con queste parole. Non mi ha capito per niente. La guardo gelido e poi dico:

Ah, succede anche a me
È uno dei miei limiti.

 

Stavo diventando perfido come non mai, nei suoi confronti, tempo fa, qualche anno fa, ero dolce. Tuttavia ero il suo fidanzato. Ora mi sembra che quella sia la vita di un vecchio Chad, che ora non esiste più dentro di me. Si gira, guarda verso il cielo e urla:

 

Io per un niente vado giù
se ci penso mi da i brividi.
Me lo dicevi anche tu
dicevi tu ...

 

Cosa? Era ancora innamorata di me, dopo come mi aveva trattato. L’avevo vista baciarsi con quello che diceva fosse il suo “ex”, ma in realtà mi sembrava il contrario. Lei lo amava ancora in fondo, e solo che non lo vuole ammettere. La guardo con odio profondo e poi le grido di rimando:

 

Ti ho mandata via.
Sento l'odore della città
non faccio niente, resto chiuso qua.
Ecco un altro dei miei limiti.

 

All’ultima parte di ciò che dico, si unisce anche lei. Forse mi capisce... o no. Che cosa sto pensando...

Non sorrido. Il mio volto non cambia espressione, le faccio segno di premere il grilletto e di fare silenzio.

 

Io non sapevo dirti che
solo a pensarti mi da i brividi

anche a uno stronzo come me
come me ...
Ma non pensarmi più,
ti ho detto di mirare
L'AMORE SPACCA IL CUORE.
Spara! Spara! Spara, Amore!

 

Sì, ora sono irremovibile. Lei mi guarda stupita. Forse ho sbagliato a chiamarla così. Getta la pistola per terra. “No, se una persona deve morire... quella sono io” Mormora, muovendo appena le labbra. Mi fa segno di raccogliere la pistola e indica il suo stesso cuore.

 

Ma non pensarmi più,
che cosa vuoi aspettare?

L'AMORE SPACCA IL CUORE.
Spara! Spara! Spara, dritto qui ...

 

Perché vorrebbe morire lei? Respiro profondamente. Impossibile deglutire. Mi guarda con fare scorbutico, e poi mormora: “Non morire.” No, invece bramo quella pistola. So i miei motivi, so perché mi voglio uccidere.

 

So chi sono io
anche se non ho letto Freud.
So come sono fatto io,
ma non riesco a sciogliermi.

 

Mi guarda ancora, alzando le sopracciglia. Non riesco a sciogliermi dalla mia convinzione. Dalla mia pazzia. Dal mio odio. La nebbia intorno a noi, inizia a diventare più fitta, a tal punto che non la vedo più. Come se lei fosse lontana chilometri e chilometri da me.

 

ed è per questo che son qui
e tu lontano dei chilometri

che dormirai con chi sa chi

adesso lì ...

 

Più che parole, quelli erano gridi di rabbia contro quella vita di me**a, del cavolo. Soprattutto da parte mia, lei cercava di consolarmi? No, venendo lì, aveva già peggiorato il mio addio. Non la vedevo più ormai. Improvvisamente, scopro che avevo nelle mani. Cosa Taylor...? No. La sento avvicinarsi a me, e quando alzo lo sguardo, è a 30 centimetri dal mio viso. Indietreggia, e mormora tra le lacrime:

Ma non pensarmi più,
ti ho detto di mirare
L'AMORE SPACCA IL CUORE
.

Spara! Spara! Spara, Amore!

 

Mi fissa ancora, stringendo i pugni. Glielo leggo negli occhi: vuole che io le spari. Ma perché? Perché vorrebbe morire lei? Non ne avrebbe motivo. Ha sempre avuto tutto ciò che poteva avere dalla vita. Io no invece. Io, almeno, ho dei motivi validi. Le lancio, tra le mani la pistola, e poi sussurro piano piano, indicando il mio cuore:

Ma non pensarmi più,
che cosa vuoi aspettare?
L'AMORE SPACCA IL CUORE.
Spara! Spara! Spara, dritto qui...

 

“Perché vorresti morire?” Chiedo a Taylor, dopo un lungo istante di silenzio. Si gira, sembra distaccata da tutto e dal niente. La pistola è ancora nelle sue mani. Dopo altri istanti, lunghi un’eternità, mi mette tra le mani la pistola. “I motivi sono fin troppi per essere detti. Non credere di essere l’unico che ha problemi. Io ne ho di più. E te, in confronto a me, non ti è successo niente.” La guardo leggermente stranito. “Cosa ti è successo, amore?” Chiedo piuttosto insicuro. “Ecco! Le tue parole sono delle continue bugie! Mi hai lasciato, e tra meno di un mese mi trasferirò a Los Angeles, in collegio. Perché da quando non ci sei più te nella mia vita, tutto va a rotoli. Tutto va male!” La voce le è strozzata dalle lacrime e dalla rabbia. “Spara, amore. Questo è l’unica cosa che mi potrebbe far stare bene...” Finisce di dire dopo un istante, la sua voce si era trasformata in continui sussulti, gemiti di dolore. “No, Taylor. Io ti amo, ancora. E’ solo che nessuna vita avrà mai un lieto fine. Te, che hai qualche possibilità in più di me in questo mondo. Solo te, resisterai. Io invece no. Non ce la faccio più. Basta, basta, basta. Per me, nessuna tua parola è una bugia. Tranne Addio. Ma ora, scusa se ti tolgo le parole di bocca. Scusami di averti fatto soffrire troppo questi anni. Scusami di tutto... ” Prendo il respiro e poi concludo, iniziando a premere il grilletto: “Addio, mio unico amore. Addio Taylor. Spero che ci sia qualcuno che ti meriti più di me.” Taylor si para in mezzo, tra me e la pistola, ricevendo il proiettile dritto al cuore. Un colpo quasi mortale. Si accascia tra le mie braccia, sussurrando: “I - io non per-mett-erò m-mai questo. Non puoi mo-morire, se non hai fatto n-i-ent-te. Rispon-dimi a questa domanda prima che io ti muoia: Co-sa hai fatto di b-buono per tirarmi s-su in ques-to periodo? Te la dico io la risposta: Niente, sei stato alla larga da m-e.”. Intanto inizia anche a piovere, così almeno le mie lacrime si confondono con la pioggia. La maglietta di Taylor è sporca di sangue, non so come faccia ad avere ancora forza per parlarmi. Fa un ultimo respiro e mormora: “Q-qui piovo-no i ricordi.” Sposta un attimo la mano per prendere qualche goccia di pioggia, e poi la tira dentro. Indica la goccia più grossa, con la mano che trema, spiegando: “Questo è il ricordo più bello della nostra vita, l-lo sen-t-i?” Alza leggermente il viso, e mi da un bacio leggero, senza alcuna preoccupazione, senza alcuna emozione. Un bacio distaccato. “Addio Chad. Scordati di me. Fa-i co-me se non fossi mai nata. Addio, vita mia. Ti amo. Tua per sempre, Taylor..” Tutto d’un tratto non respirava più, il cuore non batteva più. La sua voce prima si era affievolita, verso la fine della frase. Era morta, per colpa mia.. Stringo a me il suo corpo oramai esamine. Piango, ormai non riesco neppure a parlare. Taylor non può essere morta. Invece sì, questa è la realtà. Mi devo svegliare. “Addio Taylor.” Mormoro con la bocca appena aperta. “Ho cercato di fermarti ma nulla è possibile. Controllo un’ ultima volta se respira, ma niente. Sei volata in cielo lassù, come ha fatto il mio migliore amico, cinque giorni prima. Perché ora, forse, dovrò continuare questa vita da solo, per sempre. L’amore spacca il cuore, ma ciò che lo fa morire sicuramente, è un addio.


 

 

  
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