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Autore: hunter95    03/02/2016    0 recensioni
Nel tempo perso, nei buchi di noia, nei momenti di ispirazione scrivo racconti. Tutti loro sono brevi, sono corti e senza senso. non ci sono soggetti veri e propri, non ci sono nomi. Ci sono solo pillole di tempo.
Genere: Dark, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era l’unico luogo in cui riusciva a pensare serenamente. Il rumore della città lì non arrivava, era calmo e tranquillo. Gli inquilini erano silenziosi. 
Era un cimitero piccolo, vecchio e immerso nel verde. Le tombe erano soggette all’incuria del tempo. Una lapide di marmo si manteneva bene, svettava in mezzo alle lapidi devastate. Era la tomba di un bambino morto a due anni nell’800 per polmonite. Doveva essere di famiglia ricca a giudicare dal pregio della lapide. 
Non gli avevano nemmeno ancora dato il nome.
Era la sua preferita. Si sedeva sempre a pensare davanti al bambino senza nome. Sentiva ancora la presenza delle lacrime della madre battezzare il marmo bianco, lo struggimento di un padre che aveva assistito alla morte del suo piccolo.
Nonostante il dolore che quella piccola tomba poteva aver provocato, a lei dava un senso di pace. 
Fuggiva dalla sua vita solo quando questa diventava insopportabile. 
Solo recentemente si era resa conto che passava più tempo in quel cimitero che in qualsiasi altro luogo. 
Nulla riusciva a farle decidere di vivere al di fuori di esso. 
Una sera scappò da un appuntamento finito male. Lui era un idiota e lei voleva solo piangere davanti al bianco marmo del bambino. 
Era notte fonda. Le fronde degli alberi accompagnavano il verso di una civetta nel buio. Mai aveva varcato il cancello arrugginito dopo il tramonto. Il suo abito bianco risaltava nella luce della luna. 
Pianse tutte le lacrime che aveva e si addormentò. Fu una carezza a svegliarla. 
Una piccola mano putrefatta giocava con i suoi capelli. 
Alzò lo sguardo  a vedere il proprietario della mano. Un occhio pendeva fuori dall’orbita, l’altro era bianco e morto, un verme lo corrodeva.
Piccoli abiti di foggia antica coprivano la carne marcia di un corpo morto nell’infanzia. 
Non ne ebbe paura però. 
- Sei tornata a farmi visita. – la voce del bambino non apparteneva alla vita terrena. 
- Sei proprio tu. – la tomba bianca aveva svelato il suo tesoro. Lacrime di commozione cominciarono a sgorgare dagli occhi di lei. 
- Vieni a giocare con me? – il bambino le tese la piccola mano putrefatta e lei la afferrò. Era gelida e morta. Nemmeno allora ebbe paura.
Il bambino senza nome la condusse dentro alla sua tomba spalancata. Si sdraiarono sulla nuda terra. La tomba si richiuse su di loro. 
Nessun vivo la rivide più. 
   
 
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