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Autore: Foglia 21    03/02/2016    0 recensioni
"I suoi uccellini avevano esplorato praticamente ogni angolo di Approdo del Re, dai vicoli più bui di Fondo delle Pulci alle stanze del Palazzo Reale, ma di lui neppure l’ombra. Sembrava che Petyr Baelish fosse sparito nel nulla la sera precedente, nel giorno in cui era giunta in città la notizia di quanto accaduto alle Nozze Rosse....."
PRIMO CAPITOLO MODIFICATO
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Petyr Baelish, Varys
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Questa storia non è fedele alla trama originale e i personaggi prendono spunto sia da caratteristiche dei libri che della serie tv. Diciamo che è una storia un po’ assurda e senza troppe pretese. Spero mi farete sapere le vostre opinioni, buone o brutte esse siano.
Buona lettura! Baci, Foglia 21.
 
I suoi uccellini avevano esplorato praticamente ogni angolo di Approdo del Re, dai vicoli più bui di Fondo delle Pulci alle stanze della Fortezza Rossa, ma di lui neppure l’ombra. Sembrava che Petyr Baelish fosse sparito nel nulla la sera precedente, nel giorno in cui era giunta in città la notizia di quanto accaduto alle Nozze Rosse. Alla riunione del Concilio Ristretto il maestro del conio non aveva mostrato alcuna emozione, neanche quando la Regina gli aveva lanciato una frecciatina riguardo ai suoi sentimenti verso Catelyn Stark. D’altronde Petyr era solito nascondere i suoi sentimenti dietro ad una maschera composta da uno sguardo tagliente e un sorriso beffardo. Vedere oltre quella maschera sarebbe stato un evento estremamente raro. Quello che Varys sentiva era un senso di inquietudine poco comune per lui: il suo rapporto con il maestro del conio era difficile, pieno di velate minacce e giochi di parole; e fino a quel momento la preoccupazione non lo aveva mai sfiorato.
L’eunuco sospirò e si diresse verso le sue stanze rassegnato, cercando di pensare a qualche posto che poteva aver tralasciato nella sua ricerca. Non gli venne in mente nulla e quando varcò la soglia ciò che vide lo riempì di stupore: lui dormiva sul suo letto steso su un fianco, in posizione fetale, con un braccio a fargli da cuscino e l’altro appoggiato alla pancia. Si era tolto gli stivali e aveva aperto la tunica e avvicinandosi a lui Varys notò quanto fosse pallido. Si chiese cosa avesse spinto Petyr a rintanarsi lì e a mostrargli la sua debolezza. Forse si era sentito perso e scosso dopo aver appreso la sconvolgente fine dell’amore della sua vita. Ad Approdo del Re c’erano ben poche persone di cui fidarsi e riguardo al gioco dei troni loro erano rivali, eppure… L’eunuco afferrò la spessa coperta appoggiata ai piedi del letto e gliela sistemò addosso con delicatezza. Nonostante tutti i litigi tra loro si rese conto che non avrebbe voluto vederlo soffrire, e questo lo preoccupò. Il Ragno Tessitore non provava sentimenti per nessuno e non desiderava nulla se non il bene del reame.
Osservò il suo ospite ancora per qualche minuto prima di dedicarsi alle solite abluzioni serali e quando il suo servitore bussò alla porta per portargli la cena non lo fece entrare, ritirando il vassoio all’ingresso e pregandolo di tornare il giorno dopo. Consumò solo parte del suo cibo, attento ad ogni movimento proveniente dall’altro lato della stanza e sfogliando distrattamente le pagine di un libro pescato a caso dal mobile. Dopo un’altra ora passata a fare niente di particolare si concesse di coricarsi accanto a Petyr Baelish, ora steso sulla schiena. Ne osservò il profilo del volto e i lineamenti ben disegnati, prima che lui aprisse lentamente gli occhi.
“Ad essere sincero non ti facevo così dormiglione.”
L’altro voltò piano la testa e sbatté le palpebre un paio di volte prima di fissarlo con occhi lucidi e assonati. Si limitò ad abbozzare un sorriso e passarsi una mano tra i capelli.
“Devo ammettere che però mi hai imbrogliato. Ti sei nascosto nell’ultimo posto dove ti avrei cercato.”
Petyr ridacchiò. “Ti conosco bene anch’io, sai?”
“Credi?” domandò Varys con un ghigno. Se c’era una cosa di cui era convinto era che Petyr lo conoscesse meno di quanto lo conosceva lui.
“Sì.” rispose Petyr, richiudendo gli occhi e iniziando a strofinarsi una tempia con le dita.
Varys lo sentì gemere e d’istinto gli appoggiò una mano sulla fronte, constatando come fosse più calda del normale. “Hai la febbre.”
Il trentenne non rispose e il suo respiro regolare suggerì all’altro che era nuovamente scivolato nell’incoscienza. Varys gli scostò alcune ciocche nere dietro l’orecchio e ricominciò ad osservarlo in silenzio.
 
Petyr Baelish uscì dalla Fortezza con gioia, respirando l’aria fresca dei giardini come se non la sentisse da secoli. Il giorno dopo essersi addormentato accanto a Varys si era svegliato nelle sue stanze, con la faccia rugosa di Pycelle a pochi centimetri dalla sua, mentre lo costringeva a bere un disgustoso intruglio alle erbe. La febbre non lo aveva lasciato per tre lunghi giorni di delirio e caldo soffocante e anche ora si sentiva molto stanco. Non aveva resistito, tuttavia, al richiamo del sole. Camminava lentamente, riflettendo su ciò che aveva lasciato in sospeso: il lavoro e i suoi piani. Eppure si sentiva distratto.
Si fermò all’improvviso quando vide degli uomini trasportare una grossa cassa verso l’entrata. Quando passarono accanto a lui avvertì una strana puzza provenire dal suo interno.
“Cosa contiene questa cassa, se posso chiedere?”
Uno dei facchini lo osservò distratto, mentre prendeva al volo la moneta che gli aveva lanciato. “Non lo sappiamo, mio lord. L’unico ordine è quello di portarla nelle stanze di Lord Varys.”
Il maestro del conio non disse altro. Cosa poteva contenere? Non gli veniva in mente nulla che potesse puzzare in quel modo. Osservò ancora per un attimo la cassa che ondeggiava trasportata dai tre uomini e all’improvviso fu colto da un brivido. Una strana sensazione lo pervase: quella di sentirsi osservato nel profondo. Si guardò attorno, eppure non c’era nessun altro.
Si voltò e seguì gli uomini all’interno del castello, il giardino aveva perso ogni attrattiva.
 
  
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