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Autore: ThoughtlessPansies    03/02/2016    0 recensioni
Tanti anni fa,dopo la rivolta della Ghiandaia imitatrice, Panem era finalmente libera. Però infondo tutti lo sapevano,dentro la coscienza di ogni abitante c'era una voce che diceva "non durerà". La Paylor quando venne eletta aveva già i suoi anni, e senza di lei nessuno garantiva la durata di una civiltà priva di conflitti. Così,poco dopo la sua morte,nella speranza di trovare il perfetto successore, ci furono le elezioni . Due candidati spiccarono tra gli altri,li acclamavano perchè apparentemente rappresentavano gli ideali della vecchia presidentessa,ma si sbagliavano.
Adrian Melker ed Eugene Gottfridd,i due candidati,diventarono rispettivamente il nuovo presidente di Panem e la prima stratega della nuova generazione di Hunger Games.
Così tutto ricominciò; nuovi tributi,nuove arene,nuovi vincitori. Una nuova crociata sarebbe presto arrivata per gli abitanti di Panem.
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Senza-voce, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Oggi era il giorno della mietitura. Mi svegliai per il fragore della pioggia,che batteva instancabilmente sulle strade del distretto 12. La giornata non poteva essere peggiore. Mi alzai lentamente dal letto, volevo gustarmi ogni singolo momento della mattinata, poiché poteva essere l’ultima che passavo a casa. Mi recai nella saletta principale di essa, un luogo angusto tormentato dalle percussioni dei pacificatori. I miei genitori stavano preparando la colazione: due fette di pane leggermente abbrustolite e aromatizzate con le erbe del bosco, una prelibatezza. Mi accolsero con un sonoro : “ Buon giorno Nath !” cercavano di sdrammatizzare la serietà della giornata. Ci sedemmo nel piccolo tavolo che dominava la stanza. Iniziammo a parlare come se fosse un giorno come altri: del crescente costo del pane, della malattia della povera sign. Raymond, la nostra vicina. Ma purtroppo era inevitabile che non trapelasse qualche parola, qualche domanda, o una semplice affermazione sulla mietitura. Avevo già notato da un po' della fremente voglia di mia madre di chiedermi qualcosa :”Nath, so che forse non ti piace parlare della mietitura, o che semplicemente non ti piace pensarci, ma com…”; fu interrotta da mio padre: “ Mary…basta…sai che a Nath non piace parlarne, cerchiamo di passare questa giornata come meglio possiamo” disse, a mia madre scese qualche lacrima, era una persona molto sensibile: “cerca di controllarti!” le ordinò a gran voce.
Iniziarono a litigare, come ogni mattina. Non ci facevo mai caso, ma questa volta era inevitabile. Non potevano smettere di battibeccare per stare con me, per tranquillizzarmi…no. 
Restai fermo immobile davanti ai miei genitori, li guardavo negli occhi,sentii piano piano il mio corpo pervadere di calore e sentii bruciare gli occhi e le guance…ero sul punto di piangere; affondai le unghie nel legno di quercia del tavolo ed alzai subito il volto verso il soffitto per non far scendere le lacrime, mi concentrai su una piccola crepatura per distogliere il pensiero. Dopo qualche secondo, istintivamente, mi alzai rumorosamente dalla sedia e mi diressi in camera : “ voglio stare un po' da solo con Poacher”. Poacher era il mio gatto, è lui che mi sosteneva quando ero sul punto di crollare, quando penso che per scappare da tutto questo basterebbe prendere un coltello e… . Poacher, con qualche piccolo miagolio dal tono acuto a apparentemente dolce mi rammentava che i miei erano pensieri superficiali. Pensare di togliersi la vita per sfuggire agli hunger games, a quell’ansia che ti perseguita, che ti affligge, tormentandoti ogni notte, ma tutto ciò solo per qualche giorno. Sono fortunato ad avere solo queste preoccupazioni. Restai a coccolare Poacher per qualche minuto, poi dovetti uscire, per il mio appuntamento con Mark. Mark è definibile mio amico, o almeno è l’unico ragazzo che destava qualche interessi nei miei confronti, o che semplicemente stava con me.
Erano le 8:50 di mattina, dovevo incontrarmi con lui nei sobborghi del distretto, per poi rifugiarci da qualche parte per uscire dal caos della giornata; dovevo essere là alle 9 in punto, Mark odiava i ritardi. Smise di piovere violentemente, quando iniziarono a scendere delicatamente minuscole gocce d’acqua, le nuvole iniziarono a scostarsi lentamente per permettere al sole di destarsi e rendere più piacevole la giornata. Mark stese un telo sfilacciato e malandato sul terreno ancora umido, sotto una quercia. Ci sedemmo sotto l'arbusto, situato sul culmine della collina; narrano che l’ultima vincitrice del distretto 12, Katniss Everdeen, si rifugiasse anche lei qua prima della mietitura, ma si dice anche che sia solo una supposizione o un racconto paesano. Io e Mark non ci eravamo ancora rivolti una sola parola, volevamo solo stare insieme, in silenzio. Quell’interminabile silenzio raccontava più di mille parole. Dopo svariato tempo Mark concentrò il suo sguardo su una foglia, era malandata e distrutta alle sue estremità, ma all’interno era perfetta, possedeva ancora il suo color verde chiaro variegato : “ questa foglia mi ricorda te Nath. Come lei sembri debole, e ridotto male, vestiti sgualciti viso sporco, sembri sul punto di cadere …ma in qualche modo resisti determinatamente”. Era tipico per lui iniziare un discorso dopo lunghi periodi di silenzio, spesso anche su argomenti causali, che però trovavo persuasivi. Tutte le volte che faceva questi discorsi seri meditavo sulla profondità delle sue frasi, poi finivo per corrugare la fronte e dirli scherzosamente :“ ohh ma quanto siamo poetici quest’oggi Sir. Markintosh”. Lui mi assecondava con una profonda risata, e mi tirava un sonoro schiaffo dietro la nuca. Iniziammo a rammentare tutti i momenti spensierati che ci sono capitati in questi ultimi anni.
Dopo quelle ore di leggerezza con lui era quasi giunto il momento.
Prima di recarmi in piazza andai a casa, salutai amorevolmente Poacher, e lui mi assecondò strusciandosi sulla mia felpa. Abbracciai i miei genitori… avrei voluto spiegare la mia scenata di stamattina..ma non vi fu il tempo, un pacificatore spalancò la porta di casa e mi ordinò di recarmi in piazza. Dopo la rivolta erano molto più brutali e fiscali. La mietitura si svolgeva nella piazza del distretto 12 , un vero peccato, prima dell’”ammutinamento” del nuovo presidente, con la conseguente distruzione di molti luoghi, la piazza del distretto 12 risultava uno dei pochi posti rimasti piacevoli . La piazza era attorniata di negozi, dai quali i proprietari erano costretti ad uscire per assistere alla mietitura dei giovani. Malgrado avesse finito di piovere torrenzialmente, e il sole fosse uscito, vi era un’aria particolarmente umida, e il terreno era sporco ed infangato. Quest’anno erano state previste molte più precauzioni, recinzioni alte due metri intorno alla piazza, e usate come divisorio tra i ragazzi, i genitori e le persone adulte.
Mentre andavo a registrarmi vidi i miei genitori, non sembravano particolarmente preoccupati; fortunatamente il mio nome era ripetuto solo 16 volte, dato che mia madre è una farmacista e siamo solo in tre in famiglia, più uno Poacher che si guadagna il cibo da solo, non eravamo in una situazione di crisi come gli altri abitanti. So che Mark ha 30 tessere, e alcuni ragazzi il doppio, se non di più. Quando toccò a me una donna in uniforme bianca mi prese la mano, mi punse violentemente il dito e lo scagliò sul foglio con i miei dati : Nathaniel Ross — anni 16—distretto 12. Successivamente mi recai nella zona adibita ai ragazzi della mia età: i ragazzi dai 12 ai 18 anni vennero radunati all’interno di zone delimitate da basse recinzioni, i più grandi davanti, e i più piccoli dietro. I pacificatori radunarono gli ultimi arrivati, e iniziarono un’ispezione finale per tutte le case. 
Dopo svariati minuti irromperono nella piazza due pacificatori, i quali tenevano saldamente una ragazzina di 12 anni, facendola strusciare violentemente a terra. La bambina piangeva disperata, dalla sua bocca uscivano grida dilanianti, così come dalle bocche dei genitori, che cercavano di superare le recinzioni di ferro per raggiungerla. I pacificatori provvidero subito: i genitori furono scaraventati a terra, vennero incappucciati, e portati via…chissà dove. La bambina venne portata sotto al palco, sempre salda tra i due pacificatori, e le fu legata la bocca. Nessuno poteva sapere quello che le sarebbe successo. Giravano vari mormorii, chi diceva che l’avrebbero uccisa, altri che l’avrebbero torturata pubblicamente.
Scoccarono le due in punto nell’orologio cittadino, situato sulla cima del palazzo di giustizia; le telecamere situate sui tetti delle case iniziarono a riprendere . Dalle tre sedie situate al centro del palco si alzò il sindaco del distretto, il quale fece un breve discorso, schietto, ed enunciò il trattato di tradimento. Dopo che tornò al suo posto, si alzò una donna curiosa, schiava delle ricche usanze di Capitol City: Noomi. Noomi si avvicinò al microfono con piccoli passi saltellanti, che riecheggiavano sul legno, nel silenzio totale. Toccò due volte il microfono e iniziò a parlare : “ Benvenuti ai 124esimi Hunger Games! E che la sorte possa sempre essere al vostro fianco! E’ ora del sorteggio della fortunata che parteciperà ai giochi.” Infilò la sua minuta mano, rivestita con un guanto in raso bianco, nella boccia di vetro, e mescolò lentamente le tessere, mentre sembrava pronta a tirare su una tessera venne raggiunta da un pacificatore. Rimasero a parlare per molto poco, Noomi aveva un’aria seria. Il pacificatore se ne andò, Noomi rivelò uno dei miglior sorrisi del suo repertorio : “ mi è appena stato riferito che la candidata per gli Hunger games sarà la furbattola Prue Barker!”. Venne portata sul palco la bambina che aveva cercato di nascondersi, era palesemente lei. Si elevarono tumulti di dissenso, per gli adulti era inammissibile far partecipare ragazzi così giovani agli hunger games, ma per noi tributi erano altre possibilità di non essere pescati. I pacificatori cercarono di far cessare i clamori invano, perciò fu portato il padre di Prue sul palco, e gli puntarono una pistola sul volto ancora incappucciato. I tumulti finirono subito. Negli ultimi tempi non si scherzava. Dalle labbra di Noomi uscì un gemito di stupore, ma riprese subito a parlare:“ ebbene sì abbiamo il nostro tributo femmina, ma rinfrancate lo spirito, è ora di estrarre il nome del fortunato!” Noomi si diresse con altri passati verso la boccia contenenti i nomi dei ragazzi, riprodusse lo stesso gesto, ma molto più velocemente, evidentemente anche lei voleva che tutto questo finisse al più presto. Estrasse la strisciolina di carta, la aprì e lesse il nome: “ il fortunato è …Nathaniel Ross!”

Rimasi fermo qualche istante, non riuscivo ad elaborare la cosa…no…non era stato veramente chiamato il mio nome, vero? Ero tormentato di domande, quando Mark poggiò la sua mano sulla mia spalla, mi riportò alla realtà. Mi girai lentamente verso di lui…era pallido, anche lui incredulo. Cercavo di auto-convincermi che tutto ciò in qualche modo fosse uno scherzo, ma purtroppo non era così. 
Mi ritrovai davanti un pacificatore:” Devi andare sul palco” mi disse. Io procedetti a passi lenti, anche se il pacificatore mi dava qualche spinta per velocizzare il passo; cercavo disperatamente lo sguardo dei miei genitori. E’ difficile quando hai gli occhi di tutti puntati su di te; finché non scorsi una donna, singhiozzante, che abbracciava un uomo, che mi fissava ardentemente mentre le lacrime segnavano il suo volto vissuto.
 Come a casa, quella mattina, sentii il mio corpo pervadersi di calore, e bruciare occhi e guance. Alzai gli occhi al cielo, e mi concentrai su qualche nuvola, canticchiando una canzoncina che spesso cantavo a Poacher… Poacher, avrei tanto voluto vederlo in quel momento.
Non potevo lasciarmi trasportare dalle emozioni, piangere è un segno di debolezza, già data la mia corporatura esile e l’aspetto bambinesco, non potevo peggiorare la situazione e diventare il primo bersaglio dei miei avversari; per di più, proprio una delle poche persone con cui mi sarei potuto alleare più facilmente, Prue, era una ragazzina di 12 anni. Merda. Noomi fece un breve discorso di chiusura, il sindaco ci strinse le mani, riluttante, ci abbracciò : “ siate l’orgoglio del distretto 12, fate del vostro meglio”, anche per lui eravamo palesemente spacciati.
Noomi ci accompagnò dentro il palazzo di giustizia, nella piazza non volava una mosca, nessun applauso, nessun gemito. Mentre mi recarono nella stanza per vedere i miei genitori intravidi il padre di Prue, sembrava torturato, ma non potevo preoccuparmene, avevo altri pensieri per la testa. Aspettai per un paio di minuti su un prezioso divanetto in velluto rosso, era da molto tempo che le mie mani toccavano un tessuto del genere. Ripassai e ripassai le mani su quel tessuto prezioso e morbido al tatto, fino a quando non sentii girare la maniglia; mi ricomposi subito.
 
Aperte le porte mia madre si scaraventò sul mio fragile corpo, e mi strinse a se. Stava singhiozzando violentemente, e il suo corpo tremava; non l’avevo mai vista in quelle condizioni. Lentamente vidi mio padre che si avvicinava, i suoi occhi erano lividi, e il suo viso solcato da molte lacrime. Non avevo mai visto i miei genitori in quel condizioni, non pensavo di poter essere importante per loro. Restammo in silenzio per molto tempo, avrei voluto che Mark fosse qui, per rompere il ghiaccio con un suo eloquente discorso, avrei voluto sentire il miagolio di Poacher per riportarci alla realtà. 
Vidi il volto di mia madre scostarsi dalla mia felpa, rigata dalle sue lacrime, ed alzò i suoi occhi verso di me. Erano gonfi, contornati da un esteso alone rosso vermiglio. Dalla sua bocca non uscirono parole, ma solo gemiti di lamento. Non potevo assistere a quella straziante scena, mi voltai verso mio padre, come durante la mietitura mi guardava fisso negli occhi. Ebbe il coraggio di parlarmi.
 : “ Figliolo…ti ricordi quando ti insegnavo a cacciare con l’arco nel bosco? A far finta di fare imboscate, a creare trappole…ricordi?”
: “ si…” risposi
-: “ ricorda quei momenti, ti saranno utili..”. Iniziò a gesticolare e farfugliare parole. Non sapeva che dire. Il pacificatore fuori dalla stanza aprì la porta: “ avete solo 10 minuti” Cosa avremmo potuto dirci in quei 10 minuti, gli ultimi minuti che avrei potuto passare con la mia famiglia. Come quella mattina mia madre incominciò a parlare della nostra vicina, di Poacher, tutto ciò che non riguardasse quel momento. Passammo così i nostri ultimi 10 minuti insieme. Quando il pacificatore disse che il tempo era scaduto ci
abbracciammo ci salutammo. Dopo che uscirono entrò Mark, di corsa; aveva con se uno zainetto.
 Appena si accertò che il pacificatore fosse uscito appoggiò lo zaino per terra, e vi tirò fuori Poacher.
: “ POACHER!” esclamai, : “ Mark, come hai fatto a …”
- : “ non importa” mi disse, io annuii e mi concessi qualche minuto con Poacher., poi lo cinsi tra le mie braccia, e concentrai la mia attenzione su Mark, che si mise ad accarezzare delicatamente Poacher. Iniziò a parlarmi delle particolarità della sua razza, le qualità, gli aneddoti. Mark pose Poache nello zaino con un movimento serpentino, Mi abbracciò e fu condotto fuori dal pacificatore. 

Appena usciti dal municipio ci accompagnarono su un veicolo oscurato fino alla stazione del distretto. 
Ci mettemmo ad aspettare, finché non scorsi una figura longilinea che si avvicinava molto velocemente, non avevo mai visto un treno di persona, solo in foto nel libro di storia, tutte sgualcite o spesso illeggibili. Per quanto inappropriato provai un senso di gioia a salirvi. Dopo qualche minuto si fermò davanti a Noomi, la quale, spalancate le porte d’ingresso, ci invitò ad entrare. Riuscivo a percepire tutta la sua emozione nel vederci salire per la prima volta : “ Salite pure, che ne pensate?” Io annuii semplicemente, cercando di reprimere un sorrido, Prue spalancò i suoi grandi occhioni e fece un sorriso a trentadue denti. 
Il salone principale del mezzo era dominato da preziosi mobili in mogano, decorati con fastose composizioni floreali, posate in argento e bicchieri in cristallo, divani in velluto e tessuti preziosi, tutto ciò circondato da grandi vetrate. Prue si scaraventò sui vassoi contenenti pasticcini e dolci di ogni tipo, io, sebbene tentato come Prue mi limitai a sedermi su una poltrona, osservando il paesaggio che scorreva velocemente sotto i miei occhi. Mi incantai per vari minuti, fino a quando non sentii Noomi che ripeteva svariate volte il mio nome, invitandomi a tavola. Mi alzai senza dire una parola. Noomi ci presento nei dettagli Alosyos. Egli era il solo ed unico vincitore degli hunger games del distretto 12, dopo la rivolta. La sua figura era intramontabile, fredda, cupa, il suo sguardo era a dir poco agghiacciante, di sicuro non deve aver vinto i giochi con la gentilezza. Alosyos ci parlò molto schiettamente : “ gli hunger games sono un’esperienza che vivi al momento, non è possibile ricreare le sensazioni, le difficoltà momentanee, come affronterete le difficoltà, dipende da voi.”Dopo che le parole di Alosyos rimbombarono nel salone, prese dominio il silenzio.Poco dopo riprese a parlare : “ durante le valutazioni individuali sarete tenuti a cimentarvi a dimostrare le vostre capacità, gli uomini di Capitol sono molto esigenti, dovrete farvi notare, inventate qualche piccolo spettacolo, potete organizzare qualche alleanza, ma non puntate troppo in alto… .” Parlammo per altro poco tempo, per quanto sembrassero miseri dovevo far tesoro di ogni consiglio, a differenza di Prue, che sembrava più concentrata sul cibo.

----------------------------------------angolo dello scrittore----------------------------
Grazie per essere arrivati fin qua,apprezziamo tutti le views e le stelline che ci lasciate!
sono la terza scrittrice del gruppo,giulia,e spero che il capitolo vi sia piaciuto
è la prima volta che scrivo seriamente una storia
(per chi non l'avesse capito,ognuno dei capitoli dei personaggi (Cree,Timberly e Nathaniel) sono scritti da una persona diversa,seguendo l'ordine
emma->martina->giulia
quindi il prossimo(cree) sarà di emma,mentre il prossimo ancora sarò di martina e via dicendo
grazie mille,il prossimo capitolo uscirà mercoledì!
   
 
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