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Autore: The_BlackRose    03/02/2016    1 recensioni
Era un trillo insistente che proveniva da un lungo tavolo a pochi metri di distanza. Tutte le persone presenti voltarono la testa in direzione del rumore e Magnus non ci impiegò molto a individuare la fonte di quel suono.
Un ragazzo era raggomitolato su quello che sembrava essere un cellulare e tentava disperatamente di far cessare la suoneria. Poteva vedere il rossore che gli ricopriva i viso anche a quella distanza.
Con uno sbuffo, Magnus si alzò e si diresse verso il ragazzo. “Posso?” chiese una volta raggiunto il malcapitato che alzò l'apparecchio in sua direzione senza però staccare lo sguardo dal pavimento. In un paio di secondi il suono era cessato e le persone avevano smesso di fissarli con sguardo truce. Magnus rimise il cellulare sul tavolo di legno e il ragazzo seppellì il viso tra le mani. “Mi dispiace,” mormorò. “È nuovo e non ho ancora capito come usarlo.” A quel punto sollevò il capo.
Le labbra di Magnus si schiusero leggermente e inspirò senza accorgersene.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al Slash Demands to be Shipped Contest di LadyHorcrux.

Autore: The_BlackRose
Titolo: Il dolce profumo di libri e fiori
Fandom: Shadowhunters
Personaggi e pairing: Magnus Bane, Alec Lightwood (Malec)
Pacchetto e prompt: 5A "Di anime gemelle e anelli su misura" (Kiss me - Ed Sheeran, occhiali, biblioteca, natura)
Genere: Romantico, Song-fic
Capitoli: 1
Parole: 2061

La porta cigolò leggermente quando Magnus varcò la soglia dell'edificio. Passò davanti a un bancone e, come di consueto, salutò la donna che sostava dietro di esso. La giovane bibliotecaria, Deedee, era impegnata a scribacchiare sulla tastiera del vecchio computer di fronte a lei. “Buongiorno, Magnus,” esclamò al passare del ragazzo.
“Ciao, Deedee,” rispose al saluto appoggiandosi al pesante bancone di legno. “Come va oggi?”
“Oh, molto bene.” Afferrò due libri e scarabocchiò qualcosa su un foglio di carta. “C'è più gente del solito questa mattina. Giovani universitari da tutte le parti,” ammiccò.
Magnus ridacchiò. “Lo sai che non sono qui per molestare i poveri studenti della NYU, voglio solo leggere.” Si raddrizzò e si incamminò verso una delle corsie. “Ci vediamo, Deedee.”
La ragazza agitò energicamente la mano proprio nel momento in cui Magnus svoltò l'angolo. Si diresse verso il solito scaffale e afferrò il libro che cercava. Strinse tra le dita affusolate la copia di Grandi speranze e si recò al suo angolino. Si sedette sulla comoda sedia imbottita e si perse nella lettura.
Magnus veniva in quella piccola biblioteca quasi ogni giorno. Era l'unico posto in cui riuscisse a concentrarsi propriamente su ciò che leggeva e in più Deedee gli lasciava usare la macchina del caffè ogni volta che lo desiderava. Il pungente profumo di carta lo invadeva quando entrava in quel luogo e forse era proprio quel fattore a spingerlo a recarsi lì così spesso. Si sistemava sulla sua sedia nel suo angolino preferito ed era capace di rimanere con lo sguardo incollato alle pagine anche per due ore senza pause.
E ne sarebbe stato capace anche questa volta se un rumore improvviso non l'avesse riportato nel mondo reale.
Era un trillo insistente che proveniva da un lungo tavolo a pochi metri di distanza. Tutte le persone presenti voltarono la testa in direzione del rumore e Magnus non ci impiegò molto a individuare la fonte di quel suono.
Un ragazzo era raggomitolato su quello che sembrava essere un cellulare e tentava disperatamente di far cessare la suoneria. Poteva vedere il rossore che gli ricopriva i viso anche a quella distanza.
Con uno sbuffo, Magnus si alzò e si diresse verso il ragazzo. “Posso?” chiese una volta raggiunto il malcapitato che alzò l'apparecchio in sua direzione senza però staccare lo sguardo dal pavimento. In un paio di secondi il suono era cessato e le persone avevano smesso di fissarli con sguardo truce. Magnus rimise il cellulare sul tavolo di legno e il ragazzo seppellì il viso tra le mani. “Mi dispiace,” mormorò. “È nuovo e non ho ancora capito come usarlo.” A quel punto sollevò il capo.
Le labbra di Magnus si schiusero leggermente e inspirò senza accorgersene. Non aveva mai visto un viso tanto perfetto in vita sua.
Gli zigomi alti, la mascella squadrata ma delicata allo stesso tempo: tutto era perfettamente simmetrico. Due grandi occhi color del mare gli illuminavano il volto e le lisce ciocche corvine gli ricadevano sulla montatura degli occhiali del medesimo colore.
Avrebbe voluto fare una battuta sulla sua goffaggine, un apprezzamento non molto velato sul suo aspetto, ma non una sola parola riuscì a farsi strada attraverso le sue labbra. L'unica cosa che riuscì a mormorare fu: “Tranquillo.”
Questo sì che era strano, Magnus Bane che rimaneva letteralmente senza parole.
Prese un bel respiro e parte della sua consueta sicurezza parve tornare in suo possesso. Scostò la sedia accanto al ragazzo e ci si sedette sopra. “Non hai mai avuto un cellulare in vita tua?” scherzò ridacchiando.
“No.”
Magnus smise di ridere.
“Appunto per questo il mio migliore amico Jace ha deciso di regalarmene uno. Secondo lui non sono abbastanza 'al passo con i tempi',” sottolineò le ultime parole mimando delle virgolette in aria. “Ma se neanche mi spiega come funziona questo affare, non posso mettermi molto in pari.”
Magnus diede un occhiata al telefono che se ne stava sul tavolo e lo prese in mano. “Vieni, ti mostro come si usa.”
Il ragazzo sollevò la testa per guardarlo e un lieve sorriso riconoscente si fece spazio sulle sue labbra. Si avvicino di poco con la sedia per poter vedere meglio e Magnus gli mise il cellulare in mano.
“Per prima cosa vediamo com…” fu bruscamente interrotto dal trillo insistente dell'apparecchio che si faceva nuovamente largo nella stanza ormai non più silenziosa.
Una parola non molto fine fuoriuscì dalla bocca del povero ragazzo il cui viso tornò di nuovo ad assumere una tinta vagamente simile al rosso vermiglio. Sullo schermo riapparve la scritta 'Numero sconosciuto'. Magnus afferrò il telefono e chiuse la chiamata giusto in tempo per evitare al ragazzo un esaurimento nervoso.
Dopo che il suono ebbe smesso di disturbare la dolce quiete della biblioteca, il suo corpo si rilassò visibilmente.
“Ok,” esordì Magnus alzandosi in piedi. “Penso che sia meglio che ce ne andiamo da un'altra parte se non vogliamo essere sbattuti fuori a calci.” Allungò la mano al ragazzo che tornò al suo color rosso precedente. E così i suoi sospetti si confermarono. Tentò di nascondere un sorrisetto. Se non vuoi che si sappia che sei gay, dovresti impegnarti di più per nasconderlo, fiorellino, pensò. Stava per ritirare la mano, quando inaspettatamente sentì la soffice pelle del suo palmo entrare in contatto con la propria. Le sue sopracciglia scattarono in alto mentre il ragazzo si alzava in piedi e non parve avere intenzione di lasciare la sua mano.
“Io sono Alec,” esordì improvvisamente.
Magnus lo guardò nelle iridi color del mare attraverso le lenti e gli sorrise. “Alec,” ripeté. Il suo nome scorreva liscio come seta tra le sue labbra. “Diminutivo di Alexander?”
Lui annuì.
“È un piacere conoscerti, Alexander, io sono Magnus.”
Alec cercò invano di nascondere il sorriso che gli si stava formando in viso. “Dove andiamo?” chiese evitando il suo sguardo con ancora un leggero velo di rossore a ravvivargli le guance.
Magnus si avviò verso il lato destro della biblioteca. “In un posto dove il tuo amico non potrà disturbare nessuno.”
L'espressione di Alec si corrucciò. “Cosa…?”
“Mi dispiace dirtelo, ma penso che sia stato proprio questo Jace a chiamarti per tutto questo tempo.”
“Ma non è possibile, lo schermo diceva 'Numero sconosciuto'.”
Magnus sospirò. “Ah, Alexander, quante cose devo ancora insegnarti.”

Oltre la porta a doppi battenti in legno e vetro decorata con motivi floreali, si apriva il luogo più magnifico e allo stesso tempo nascosto della biblioteca. Deedee era riuscita a unire le sue più grandi passioni, la natura e i libri, in un unico posto magico.
Una vasta distesa di alberi, piante e fiori ricopriva l'enorme stanza perdendosi a vista d'occhio. Piccoli sentieri in pietra grigia collegavano un settore all'altro, rendendo più facile ritrovare la via d'uscita. Qua e là tra i rami delle piante erano incastrati volumi di qualsiasi genere: romanzi d'amore, polizieschi, storici. Erano stati tutti rivestiti con copertine dall'aria vissuta di tonalità marroncine e rossastre, in modo da uniformarsi meglio con il paesaggio castano e verde che si apriva attorno a loro. In alcuni punti spuntavano fiori variopinti donando accenni di colore alle distese monocromatiche: un po' di rosso in mezzo all'erba, azzurro nei cespugli, rosa tra le fronde degli alberi.
Questo luogo era destinato solo ed esclusivamente a Deedee e a pochi speciali eletti. Uno di questi era Magnus. Quando la sua amicizia con la giovane bibliotecaria aveva cominciato a rafforzarsi sempre di più, lei gli aveva donato una copia della chiave della serra e, quando gliel'aveva mostrata, gli occhi del ragazzo si erano illuminati di gioia e meraviglia. Non aveva mai visto nulla di più bello in tutta New York. Nella città di traffico e cemento, Magnus aveva trovato il suo posto felice, lontano da tutto e tutti.
In mezzo alla stanza, un'unica panchina in ferro battuto se ne stava lì circondata dal verde. Magnus guidò Alec proprio in quel punto. Quando entrambi si furono seduti, Magnus si girò per osservare l'espressione del ragazzo e nei suoi occhi trovò esattamente ciò che lui aveva provato quella prima volta nella serra. Il suo viso non stava fermo un attimo, continuando a voltarsi per trovare sempre più particolari su cui rivolgere la propria attenzione. Le labbra erano leggermente dischiuse in un'espressione stupita e il naso dalla curva delicata tentava di captare qualsiasi profumo che gli fosse passato sotto. La sua mano affusolata salì al viso per sistemarsi meglio gli occhiali che erano scivolati verso il basso.
“Wow,” fu l'unica parola che riuscì a scappare dalla sua bocca.
“Bellissimo, non trovi?” domandò Magnus senza smettere di scrutare il suo volto.
“Sono entrato in questa biblioteca decine di volte e non ho mai visto questo posto, com'è possibile?”
“Deedee, la bibliotecaria, fa il possibile per mantenerlo segreto. È il suo posto felice.”
Alec smise di guardarsi attorno e rivolse la sua attenzione al ragazzo che gli sedeva accanto. “È anche il tuo di posto felice?”
Magnus annuì.
“Allora perché mi hai portato qui?”
Ci fu un attimo di pausa in cui Magnus si accorse di un piccolo dettaglio. Alec aveva ragione. Quello era il suo posto speciale di cui non parlava con nessuno, e allora perché aveva portato un completo sconosciuto all'interno del suo piccolo angolo di paradiso? Non arrivò nessuna risposta e così unì le mani davanti a sé stando in silenzio.
Alla fine lo sguardo di Alec si spostò da lui e si perse nuovamente tra le fronde.
Dopo qualche minuto di silenzio, Magnus si alzò dalla panchina e si diresse verso una delle pareti. L'attenzione di Alec tornò su di lui. Seguendo lo sguardo incuriosito del ragazzo, Magnus premette un piccolo bottoncino e un'allegra sequenza di note invase la serra.
Deedee non aveva badato a spese.
Tornò alla panchina e allungò una mano verso la coscia di Alec. Una leggera espressione spaventata si fece largo sul suo viso che si tramutò rapidamente in rossore quando le dita di Magnus si infilarono nella sua tasca per tirarne fuori il cellulare.
Magnus fece un sorrisetto e sollevò l'apparecchio per farglielo vedere meglio. “Non dovevo insegnarti ad usare questo aggeggio, per caso?”

Il tempo volò e ben presto giunse la sera senza che i ragazzi se ne accorgessero.
Avevano passato solo un'oretta ad occuparsi del cellulare di Alec, il resto del tempo lo avevano impiegato leggendo le pagine dei libri che avevano scovato tra gli alberi. Erano tornati bambini giocando a chi trovava un determinato titolo per primo e avevano riso quando si erano scontrati nel punto in cui convergevano due sentieri.
Magnus era stato seduto sul pavimento in pietra, le mani conserte sul ginocchio di Alec e la testa appoggiata su di esse, mentre il ragazzo dagli occhi color del mare leggeva ad alta voce Il buio oltre la siepe continuando a sistemarsi gli occhiali che puntualmente gli scivolavano sul naso ogni dieci minuti (Magnus li aveva contati).
A fine serata, quando ormai la biblioteca aveva chiuso i battenti, si erano lasciati con la promessa di rivedersi e due bigliettini di carta con su scritti i reciproci numeri di telefono. Mantennero la promessa quando si rivederono qualche giorno dopo in un bar di Brooklyn.

Tornarono nella serra due settimane più tardi, dopo essersi visti già più e più volte.
Magnus accese l'impianto stereo e una combinazione di dolci note ne scaturì avvolgendo la stanza in un alone accogliente.

Settle down with me
Cover me up
Cuddle me in

Si sistemarono sull'erba fresca, usando una coperta per ripararsi dal freddo che stava giungendo in città insieme al pungente inverno.

Lie down with me
And hold me in your arms

Posarono entrambi il capo sul soffice suolo e si strinsero sotto alla coperta per riscaldarsi meglio. Ripresero la lettura lì dov'era stata interrotta, immergendosi nuovamente in luoghi e tempi a loro non più sconosciuti. Questa volta fu Magnus a leggere, con chiarezza e seguendo il ritmo del soffice respiro di Alec accanto a lui, finché, con grande sorpresa del ragazzo, non chiuse di scatto il libro per poi quasi gettarselo alla spalle. Si girò e prese il viso di Alec tra le mani inanellate.

Kiss me like you wanna be loved
You wanna be loved
This feels like falling in love
We're falling in love

E quando le loro labbra si toccarono per la prima volta con quella canzone riprodotta in sottofondo, quel luogo non fu più il posto felice di Magnus.
Si trasformò nel posto felice di Magnus e Alec.

  
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