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Autore: Calya_16    04/02/2016    3 recensioni
Raccolta mensile di fanfiction dedicate ai Captainswan.
Per ogni mese 3 elementi come prompt, ognuno potrà scegliere quale gli sembra più congeniale alla propria storia,( anche più di uno) che naturalmente dovrà contenere anche il nome del mese corrente.
Gennaio: neve,camino, pattini
Febbraio: maschera, san Valentino, Super Bowl
Marzo: donne , risveglio, altalena
Aprile: scherzo, Cioccolato, pigiama
Maggio: fiori, pick nick, barca
Giugno:Estate, ciliegie, doccia
Luglio : spiaggia,temporale, gelato
Agosto: stelle, calore, mare
Settembre:vino, viaggio, passeggiata.
Ottobre: Compleanno ( Emma), coperta, zucca
Novembre: Ringraziamento, famiglia, nebbia
Dicembre: candele, vischio, anello
Abbiamo tanta voglia di leggervi!
Ideata da CSGroup
(Alexies, Alexandra_Potter, Clohy, CSLover, Lely_1324, Manu'sPirate e Pandina.)
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota dell'autrice: lo so, gennaio è già passato. Ho visto questa raccolta con quasi un mese di ritardo, ma vi prometto che d'ora in poi sarò puntuale!
Quindi buona lettura!



Emma era inginocchiata davanti ad un vecchio baule di legno scuro, non molto grande. Era impolverato, tranne per un segno veloce di dita: Emma vi aveva scostato velocemente la polvere in quel punto.
Si poteva così leggere “Emma” sul coperchio, scritto in verde e contornato da disegni di fiori.
Era il suo baule di quando era piccola, l’unica cosa che l’avesse mai seguita nei suoi innumerevoli spostamenti, di famiglia in famiglia.
Quel giorno stava pulendo e portando delle cose in soffitta si era lasciata andare ai ricordi rivedendo il suo baule. Adesso era lì, davanti a lui, aperto a lei, ad estrarre le sue vecchie cose.
Sul fondo vide qualcosa luccicare e così lo prese: erano i suoi pattini, di quando aveva dieci anni e volevano insegnarle a pattinare sul ghiaccio. E le piaceva, eccome! All’inizio era incerta, sapeva di non essere perfetta e che mai sarebbe diventata qualcuno in quello sport, ma si divertiva.
Finchè non fu abbandonata e passò ad un’altra famiglia, di cui non interessava che lei continuasse a pattinare.
E così aveva perso quell’abilità, non vi aveva più pensato.
“Swan, dove sei?”
Il richiamo di Uncino la destò dai ricordi.
“In soffitta”
Rispose, sospirando e mettendo via i pattini. Sentì che lui l’aveva raggiunta ed ora la guardava dalla piccola botola nel pavimento.
“Cosa stai combinando?”
Disse mentre si issava nella stanza e iniziava a guardarsi attorno. Non era mai salito in soffitta e ne rimase affascinato.
“Potremmo farci un piccolo nido qua, una cosa tutta nostra”
“Killian, questa è una soffitta. Ci si mettono le cose vecchie, che non si usano più. O gli addobbi natalizi, di Halloween. Sai, tutte quelle cose da famiglia che io non ho”
Era tranquilla Emma mentre diceva quelle cose, non voleva far pesare niente a nessuno.
Uncino le si avvicinò a la cinse con il braccio.
“Emma, noi siamo una famiglia. Possiamo prendere quelle cose quando vuoi”
“Dici davvero?”
“Certo. Adesso alzati e pulisciti, andiamo a vedere cosa si può trovare”
Gli occhi di Emma si illuminarono. Lui le voleva regalare quello che lei non aveva mai avuto: una famiglia, qualcosa da festeggiare e cose da fare insieme.
Prima di alzarsi Uncino guardò dentro il baule, per poi prender fuori i pattini.
“E questi cosa sono? Perché in questa terra avete tutti questi strani oggeti?”
Chiese Uncino, sollevando la lama verso la luce e rigirandosi un pattino in mano. Emma rise, per poi prenderglielo e iniziare a spiegarli.
“Queste sono scarpe che servono per pattinare sul ghiaccio. Magari potrei farti vedere una volta”
“Pattinare sul ghiaccio? E a che vi serve, a fuggire da mostri che lo odiano?”
“E’ un passatempo. Per certi anche uno sport. Quando torneremo dalle compere tu farò vedere un video, così capirai”

Era sera, e Emma e Uncino erano accoccolati sul divano, a guardare la tv. Emma gli aveva fatto vedere dei video di gente che indossava quelle strane scarpe con le lame e che si muovevano in maniera stupenda sul ghiaccio.
Stava continuando a pensarci. Le aveva fatto molte domande, fino ad arrivare alla sua storia: era da anni che non pattinava, e a Storybrooke non vi erano piste. A parte lei e forse Henry, dubitava che qualcuno sapesse anche solo come mettersi un paio di pattini. Gli aveva anche confessato che le sarebbe piaciuto tanto tornare a pattinare, ogni tanto. Perdersi, non pensare a niente. Un modo tutto suo di svagarsi tra un nemico e l’altro.
Mentre Emma si addormentava appoggiata a lui, Uncino sorrise. “Ti darò quello che vuoi Swan, sarà il mio regalo di Natale in ritardo per te”. Sapeva già cosa fare, il giorno dopo, mentre lei sarebbe stata al lavoro, lui si sarebbe messo a girare in cerca di aiuto.

Uncino si alzò dopo che Emma era uscita, ma già pieno di energie. Aveva molto da fare e poco tempo per farlo, quindi doveva muoversi. Chiamò Regina, le spiegò cosa voleva e si misero in moto. Lei era l’unica che poteva far andare veloci le cose come voleva lui, e infatti già il giorno dopo era tutto pronto.
Emma era appena rientrata, quando lui andò ad abbracciarla e non le lasciò sfilare il cappotto.
“Ho una sorpresa per te, devi seguirmi”
“Ma è sera. E io sono stanca. E’ una cosa che non si può proprio rimandare?”
“No Swan, non si può. E ti assicuro che la stanchezza ti scomparirà”
Sbuffando scherzosamente Emma andò a dargli un piccolo bacio, per poi prenderlo per mano e lasciarsi guidare.
Arrivarono alla piazza e qua le si illuminò il viso, gli occhi lucidi: vi era una pista da pattinaggio, piena di gente che cadeva e cercava di capire come potervi andar sopra.
“Gli avevo detto di aspettare”
Sbuffò Uncino, osservando la gente che si accalcava. In particolare osservò Leroy provare a pattinare, cadere ed inveire, per poi togliersi i pattini e cercare di tornare sull’asfalto con il solo aiuto delle sue calze. Ed inveire ancora.
Emma iniziò a ridere, con le lacrime agli occhi. Non stava guardando il nano, ma tutti nell’insieme: era da anni che non vedeva la gente divertirsi con una cosa così semplice, e sapendo che era stata fatta principalmente su un suo desiderio la stava rendendo euforica.
Si girò verso Uncino e gli buttò le braccia al collo, andando a baciarlo più e più volte.
Con le lacrime agli occhi, si staccò un poco e lo guardò, sorridendogli dolcemente.
“Hai fatto tutto questo per me?”
“E’ il mio regalo Swan. Voglio che tu sia felice. Devi ringraziare anche Regina, l’ho messa all’opera. Ora andiamo e insegnami a non cadere”
E per una volta Emma non pensò ad altro se non alle persone che aveva attorno a sé e a stare con loro.
Era tutto perfetto, si sentiva parte di un qualcosa di grande e piccolo come una famiglia allo stesso tempo.
Mentre pattinava finalmente libera si fermò accanto ad Uncino, aggrappato al bordo per non cadere.
“Anche io ti farò un regalo a casa” gli disse, per poi tornare a pattinare, facendogli prima l’occhiolino.
Uncino sbarrò gli occhi, per poi staccarsi dal bordo e iniziare ad inseguirla in maniera impacciata.
“Swan, sono stanco, andiamo a casa!”
Aveva improvvisamente imparato a pattinare.

   
 
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