Serie TV > The Vampire Diaries
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Autore: fisio    04/02/2016    2 recensioni
Crossover scritto per il concorso a pacchetti "Dichiarati a me" indetto da Grazianaarena. Storia di tre capitoli.
[...]
Caroline si ritrova sbalzata in un universo alternativo per errore... o forse no.
Neville si strugge nel trovare una nuova guida per l'Esercito di Silente.
Luna... be' Luna fa quello che le riesce meglio: guardare oltre l'orizzonte.

Crossover: TVD x Harry Potter
Personaggi: Neville, Caroline e Luna.
Accenni di Klaroline. E Luna x Neville
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota:

FanFiction scritta per il concorso a pacchetti ”Dichiarati a me” indetto da Grazianaarena sul Forum Di EFP. Purtroppo, dato che la dea bendata il mio indirizzo lo salta sempre a piè pari, nei pacchetti non mi è uscito il mio personaggio preferito, nonché cavallo di battaglia, Kol. Mi avrebbe sicuramente facilitata le cose. :) Ho scelto quindi di fare la crossover tra TVD e il mondo di Harry Potter, cercando di sfruttare al meglio le carte che avevo in mano. Inoltre: per le regole del concorso, questa storia non avrà betaggio… che Silente me la mandi buona! : )



Sette


La colpa era tutta del colore nero.

Tutti sapevano quanto quel colore portasse sfiga, quindi l’unica cosa sensata da fare era ovviamente bandirlo in tronco dalla faccia della terra!
Esempio? Lei non indossava mai il nero, a meno che non ci fosse di mezzo un funerale o un ballo di gala super importante, ma nell’ultimo caso era sempre accompagnato da parecchi centimetri di pelle scoperta!

Invece, ora si ritrova lì, a correre a perdifiato in quei vecchi corridoi che le sembrano tutti uguali, con due stregoni alle calcagna, intenti a lanciarle maledizioni di ogni tipo, e il tutto accompagnato dalla sua orrenda mise che non avrebbe sognato di mettersi nemmeno in uno dei suoi peggiori incubi!
Orribili scarpette di vernice nera con le fibbie, collant in pendant con la gonna nera lunga fin sotto il ginocchio (lunghezza che le sue gambe non vedono da quando aveva cinque anni) e, per finire, un inutilissimo e inspiegabile mantello, con i risvolti blu, il cui scopo generale doveva essere quello di rendere ancora più difficili le situazioni di emergenza, grazie al suo inopportuno e fastidioso svolazzare.

A proposito di fastidi: dà un’occhiata oltre le sue spalle, dove il ragazzotto dalla zazzera di capelli castani e gli occhi terrorizzati, sta correndo a perdifiato, lanciando dietro di lui maledizioni a caso che, il più delle volte rimbalzate sui muri in pietra, aggiungono confusione al quella accozzaglia di urla, rumori ed esplosioni.

«Neville!» urla esasperata «A meno che tu non abbia intenzione di fermarti e mirare il bersaglio, smettila di gettare incantesimi come se fossi Pollicino con la bacchetta!»

Il ragazzo si asciuga la fronte madida di sudore con la manica della sua divisa e, smettendo per un attimo di puntare la bacchetta oltre la sua spalla, dà un’occhiata veloce alla bionda ragazza, con sguardo corrucciato:

«Chi, Caroline?»

«Lascia perdere!» continua lei abbassandosi per schivare un bagliore di colore verde «Spero che tu abbia idea di dove stiamo correndo, perché se è un vicolo cieco, ammazzerò te con le mie mani prima che lo facciano quei due Carrows!».

«No,» fa Neville, ansante «siamo al settimo piano! Alla fine di questo corridoio, svoltando a destra, vedrai un arazzo blu. È li che siamo diretti! Ma dobbiamo distanziarli di più o non riusciremo a infilare la porta senza che loro ci seguano!»

«Quale porta?» chiede Caroline, febbrilmente, desiderando con tutte le sue forze di essere già alla fine del corridoio. Neville, invece di rispondere alla domanda, rallenta impercettibilmente e, con uno scatto sicuro del polso che Caroline gli ha visto esibire raramente in quei mesi di permanenza lì, grida con tutto il fiato che ha in corpo:

«Impedimenta!»

«Bel colpo!» commenta lei, entusiasta, quando vede cadere per terra come sacchi di patate Amycus e sua sorella Alecto; per poi fulminarlo con lo sguardo quando, una manciata di secondi dopo, li rivede di nuovo in piedi:

«Neville!» urla al colmo della frustrazione;

«Si!» si lamenta il ragazzo continuando a correre «È che l’incantesimo della pastoie ha un movimento troppo difficile! Non riesco mai ad eseguirlo sottopressione!»

«Oh, al diavolo tutti!» sbuffa Caroline, e svelta afferra il ragazzo per la collottola del mantello, lanciandosi in uno sprint a velocità vampiresca verso la fine del corridoio.

«No, Caroline! Così capiranno che non sei una maga!» protesta Neville che però, sopraffatto dalla forza soprannaturale della vampira, non può fare altro che tenersi stretta la bacchetta contro l’impatto dell’aria.

«Neville non so se ti è chiaro, ma quei due svitati ci vogliono far fuori! Non credo proprio che faccia alcuna differenza ora!» sbotta Caroline, mentre dietro di lei sente la voce fastidiosa di Amycus abbaiare: “Non è un essere umano!” .

Arrivati finalmente davanti l’arazzo blu di “Barnaba il babbeo”, Caroline lascia andare il mago senza troppa delicatezza e guarda freneticamente da una parte e dall’altra, in cerca della fantomatica porta, ma non vede altro che mura di pietra;

«Non ci posso credere: Neville, dimmi la verità! Ti sei perso!» salta su tutte le furie la vampira, sapendo che a momenti le figure imbestialite dei Carrows avrebbero svoltato l’angolo e loro si sarebbero ritrovati intrappolati come dei topi.

«No.» balbetta il giovane mago, disperato, mentre appoggia entrambi le mani sulla parete opposta all’arazzo e chiude gli occhi.

«Non è il momento di meditare!» lo tartassa lei, ben consapevole di come stia mostrando il suo lato peggiore, ma decidendo che non gliene importa un fico secco, date le circostanze.

«Caroline!» fa Neville frustrato, aprendo per un attimo gli occhi «mi hai detto di credere in me, ricordi? Mi serve che tu lo faccia ora! E che chiudi la bocca anche!» conclude, sorprendendo entrambi per il suo tono duro.

L’arrivo dei due MangiaMorte, i Carrows, blocca qualsiasi altra interazione tra i due; la bionda vampira borbottando un “lo sapevo che facevo meglio a non fidarmi di questi ragazzini che credono di essere discendenti di Merlino!”, afferra lesta l’arazzo di Barnabba il Babbeo e si lancia contro i due assalitori, sperando che qualsiasi cosa Neville stia facendo, la completi in fretta.

Il tempo sembra quasi rallentare e a Caroline pare di vedere scorrere la scena fotogramma per fotogramma:

uno

Amycus le scaglia una contro una maledizione,“Stupeficium”, e rimane basito quando oltre che farla indietreggiare di alcuni passi, non succede nulla.

Due

Alecto cerca di intervenire, ma lei le butta prontamente l’arazzo addosso, incapacitandola momentaneamente nei movimenti e nella vista, grazie ai due o tre giri che le fa intorno; con un’abile movimento le strappa la bacchetta di mano e la spezza tra le dita come se fosse un fuscello.

Tre

Amycus fa un passo indietro quando lei voltandosi mostra il viso digrignante nelle sue sembianze vampiresche: occhi iniettati di sangue, vene scure prominenti e canini aguzzi che promettevano un mare di sofferenze.

«Vampiro!» lo sente sibilare mentre con un mano lo afferra per il collo e lo sbatte contro il muro: le basterebbe una facile torsione del polso per liberare quel posto dall’orribile mago.

«Caroline!» chiama Neville davanti quella che ora sembra una porta di legno massiccio «Presto vieni!»

Quattro

La vampira scaraventa Amycus dall’altra parte del corridoio e fa un sorriso soddisfatto quando sente il rumore di ossa rotte: con un po’ di fortuna nell’impatto si dev’essere spezzato una gamba o un braccio. O tutte e due, se proprio la dea bendata voleva fare straordinari!

Cinque

Si volta per correre verso Neville (Alecto, l’impiastro, è quasi riuscita a liberarsi dall’arazzo in cui l’ha arrotolata come il ripieno di un involtino), quando vede il ragazzo assumere un preoccupante colorito grigio, un’espressione spaventata sul volto.

Sei

Il giovane mago avanza un passo verso di lei, bacchetta tesa in avanti e urla a pieni polmoni “Protego” mentre alla sue spalle sente risuonare un boato. Voltarsi per capire cosa stia succedendo è chiaramente una pessima idea, quindi fa l’unica mossa possibile in quel frangente: raggiungendo finalmente Neville, lo afferra per un lembo del mantello e lo trascina via.

L’urlo soffocato di Neville “No! Aspetta!” si perde nel ronzio quasi assordante di un qualcosa (anzi più di uno) che si avvicina. Riesce a infilarsi nella maledetta porta nell’attimo stesso in cui avverte un dolore lancinante alla spalla; lei e Neville cadono a terra con un tonfo, mentre al di fuori della stanza, ora impenetrabile per i loro nemici, si può sentire chiaramente l’urlo di rabbia di Amycus, accompagnato dalla minaccia “La pagherete cara!”.


Nove mesi prima
1 Settembre, Hogwarts

La biblioteca della scuola, con i suoi alti soffitti gotici, sinistre figure di Gargoyle e corridoi bui che si diramavano come un labirinto, non era sicuramente il posto migliore per celebrare il primo giorno di scuola.
Nonostante ciò, due giovani maghi erano ricurvi su un libro, in un angolo della biblioteca lontano dai severi occhi scrutatori di Madame Pince; una ragazza dai lunghi capelli color del grano e occhi resi ancora più sporgenti da bizzarri occhiali a forma di cuore, stava prendendo minuziosi appunti da un vecchio ed enorme libro, così grande che c’erano volute due persone per portarlo fino a quel tavolo. Il suo compagno di ricerche era seduto al lato apposto e ogni tanto mandava occhiate nervose verso la fine degli scaffali, quasi aspettandosi che da un momento all’altro Madame Pince comparisse per sgridarli su fantomatiche e gravissime mancanze: ad esempio, non era sicuro che i bagliori rosa degli occhiali di Luna fossero contemplati nella lunghissima lista delle cose da non fare in quel posto.

«Luna,» si schiarì la gola Neville «quanto tempo pensi che ci vorrà ancora? Tra un po’ Madame Pince ci sbatterà fuori. E non ho fatto nemmeno in tempo a prendere il dolce a cena.» aggiunse con una nota di rimpianto nella voce.

«Oh,» si riscosse Luna con voce trasognata «se vuoi ho una caramella ai mille gusti più uno» offrì come se quello potesse pareggiare le cose.

Neville scosse la testa passandosi una mano tra i corti capelli castani, un po’ affranto «Ripetimi, cos’è che stiamo cercando qui?»

La bionda maga puntò i suoi occhi chiari, schermati dalle lenti fucsia degli occhiali, su di lui e con molta pazienza rispiegò di nuovo, come se fosse una cosa estremamente logica:

«Stiamo cercando informazioni sugli ybris dai denti aguzzi, ovvero gli animali incantati che proteggono i maghi dagli spiriti maligni. Sono molto antichi.» sorrise, sicura che il suo amico fosse genuinamente interessato alla sua ultima scoperta.

«Certo, giusto.» rispose Neville con un cenno assente del capo; chissà cosa stavano facendo Harry e gli altri in quel momento. Erano ormai mesi che non aveva più notizie di loro e la cosa lo impensieriva parecchio. Avrebbe tanto voluto avere i suoi amici lì, ad affrontare uno degli anni più neri che Hogwarts avesse mai visto: difatti a cena quasi tutti gli alunni dell’ultimo anno si erano guardati a tratti sbigottiti a tratti sgomenti, quando il professor Piton si era seduto al posto del preside. Per non parlarle di quei maledetti MangiaMorte, i Carrows, con il loro ghigno arrogante mentre sedevano al tavolo dei professori. Per tutta la cena gli era sembrato di inghiottire fiele e infine, quando aveva visto Luna alzarsi insolitamente presto dal tavolo dei CorvoNero, aveva deciso su due piedi di seguirla piuttosto che sopportare quell’abominevole vista ancora un secondo di più.

Ovviamente non aveva considerato le strampalate idee di Luna e il mondo fantastico (Lunalandia, come lo chiamava lui) in cui essa viveva!

Si accorse un secondo troppo tardi che la compagna aveva continuato a parlare di quegli strani animali dai denti aguzzi e ora stava chiedendo:
«Pensi di poterlo fare?»

«Uh. si?» rispose lui insicuro, tornando a sbirciare il libro su cui era focalizzata e aggrottando ancora di più le sopracciglia davanti le figure di bestie spaventose che si ricorrevano e assalivano tra le pagine del libro.

Lei lo guardò incoraggiante, spostando lo sguardo da lui a una sezione della biblioteca che sembrava la più buia e isolata di tutta la sala. Neville intuì che Luna gli aveva appena chiesto di prendere qualcosa negli scaffali di quella sezione e le sue speranze di uscire da lì e andarsene finalmente nella sala comune dei Grifondoro diventarono trasparenti come il naso della volpe translucida che gli stava scodinzolando vicino.

«Cosa?» balzò il ragazzo, quasi candendo dalla sedia.

«Neville» lo rimproverò la bionda maga, tornando a sfogliare tranquillamente le pagine del libro «non spaventare il povero Rouge.»

«Io? Spaventare lui?» ripeté il ragazzo a bassa voce, mentre la dispettosa volpicina gli mostrava i denti affilati quasi in un ghigno canzonatorio «Rouge? Cosa diamine è?»

Un autoritario “Silenzio” tuonato da qualche parte della biblioteca gli fece capire che madame Pince avrebbe sopportato ancora per poco il loro concitato parlottare.
«Non mi dire che non hai mai visto Rouge prima d’ora?» bisbigliò Luna, sopracciglia lievemente aggrottate, come se trovasse la cosa estremamente strana.

«Mai!» rispose lapidario il ragazzo, cercando di evitare che quella dannata cosa gli addentasse una manica della divisa «E ti posso assicurare che non sono l’unico! Luna, penso che perfino Madama Prince non lo abbia mai visto prima!»

«È un Rossino argentato,» spiegò Luna, indicando le striature argento che il piccolo animaletto aveva qua e là lungo la sua pelliccia rossa «un parassita dei libri. In genere vivono nelle biblioteche, dove si nutrono della carta stampata e della concentrazione degli studenti.»

«Cosa?» ripeté Neville come un ebete, per un attimo incapace di dire altro;

«È per questo che si possono trovare molti studenti ad oziare nelle biblioteche» continuò la maga imperterrita «Sono i Rossini argentei. Non hai letto la copia di Luglio del Cavillo? Abbiamo dedicato un intero inserto a questi spiritelli.»

«Io… lui… Madame Pince» cercò di articolare il Grifondoro;

«Non si è mai accorta di lui perché Rouge è un Rossino molto educato, in realtà. Si limita a mangiucchiare vecchie riviste e qualche volta la copertina di alcuni libri nuovi, ma nulla di estremamente dannoso.»

«Luna!» sbottò Neville, esasperato «Ti rendi conto che molto probabilmente migliaia di studenti sono stati puniti con l’accusa di deturpare la proprietà scolastica per colpa di questo mostriciattolo?»

Il rossino in questione, da come stava addentando la gamba del mago, sembrò non gradire affatto l’epiteto rivolto contro di lui.

«Oh!» esclamò Luna, inclinando la testa di lato, come se non avesse mai pensato a un’eventualità del genere.

«Va bene!» concesse alla fine Neville con un sospiro di resa «Lasciamo cadere l’argomento, vorrei uscire di qui prima che inizi la sorveglianza nei corridoi. Meglio non trovarsi faccia a faccia da soli con quei farabutti dei Carrows. Cosa devo fare?»

«Segui Rouge.» gli spiegò la maga «Lui sa quale libro vorrei consultare. Qui c’è un riferimento a un tomo molto vecchio, risalente alla Grande Divisione tra Umani e Maghi.»

Neville sospirò di nuovo, passandosi una mano sul volto; effettivamente, pensò mentre seguiva mogio la figura scodinzolante di Rouge, se una roba come i “Rossini Argentati” esistevano sul serio, non vedeva nessuno motivo per il quale questi Ybris dalle zanne o denti aguzzi non fossero altrettanto veri. Sperava solo che anche loro non si nascondessero negli angoli bui della biblioteca di Hogwarts; deglutì fissando il diramarsi di scaffali in cui era scomparso l’animaletto trasparente.
Si accorse che Rouge stava saltellando verso la fine del corridoio, dove una scala a chiocciola di legno, incorporata tra gli scaffali pieni di libri, si snodava fino ad arrivare al soffitto. Titubante (non gli erano mai piaciute le altezze, nonostante la cavalcata sui thestral dell’anno passato), il ragazzo seguì l’animaletto su per i primi venti gradini, per fermarsi quando si rese conto che esso, con il suo muso appuntito, stava indicando qualcosa sul ripiano proprio davanti ai suoi occhi: lì difatti, in mezzo a vecchi libri di storia e cronache del passato, un tomo dalla spessa copertina di cuoio saltava subito all’attenzione. Il dorso di tale volume aveva in rilievo l’inquietante figura di una testa di leone dalle corte corna, con in bocca uno strano anello color rame.
Neville ebbe la bruttissima sensazione che quella bizzarra creatura lo stesse osservando, sospettosa; cercando di prendere il tomo da un angolo che fosse in nessun modo vicino alle fauci del rilievo (perché chi poteva mai sapere quali strani trucchi Madame Pince si era inventata per preservare i suoi preziosi libri dai quei vandali degli studenti?), il ragazzo estrasse il libro dallo scaffale e delicatamente lo posò su uno dei gradini sopra di lui.
L’intento era quello di controllare che non stesse per trasportare inutilmente cinque chili di carta da una parte all’altra della biblioteca e poi scoprire miseramente che era il tomo sbagliato, quando un disegno sulla prima pagina lo fece fermare di sasso.

Vi erano disegnate tre colonne su cui ruotava, placido, la figura di un mappamondo. Ai piedi delle tre colonne si intravedevano tre figure incappucciate.

“Mangiamorte” pensò automaticamente.

Nella pagina successiva però era riportata l’immagine di un uomo dalla vesti antiche, il cappuccio ricadeva dietro le spalle e tra le pieghe del mantello si poteva scorgere l’elsa dorata di una spada. Di fianco l’individuo era accucciata, maestosa, la figura di uno strano animale: una tigre bianca, con delle portentose ali di falco stava ghignando in direzione di Neville, mostrando due affilatissime zanne che arrivavano a toccare il suolo. Nel margine in basso del foglio si leggeva, scritta a mano, la didascalia:

“Eques” e “ybris”

Neville aggrottò le sopracciglia: almeno in questa raffigurazione le bestiole dai denti aguzzi sembravano un filino meno mostruose rispetto a quelle viste nel libro mostrato da Luna.

Continuando a sfogliare le pagine, si rese conto di come quello fosse piuttosto il memoriale di qualcuno; una persona vissuta molti secoli fa, a giudicare dall’alfabeto runico in cui era scritto. L’autore del libro raccontava di un ordine segreto i “Cavalieri delle Tre Colonne”, custodi dell’equilibrio tra gli esseri umani ed esseri soprannaturali. Da quanto riusciva a capire (dopotutto le Antiche Rune erano una materia facoltativa! A sapere che sarebbe stata utile prima o poi, avrebbe sicuramente messo più impegno nello studio, in passato!) le Tre colonne rappresentavano tre virtù: Sapienza, Coraggio e Temperanza, su cui, sempre secondo l’autore, si basava l’armonia di tutte le civiltà.

«Neville?» la voce interrogativa di Luna lo riscosse dalla profonda lettura in cui era immerso; stufa evidentemente di aspettare il suo ritorno, lo stava ora scrutando da qualche gradino più in basso.

«Luna,» rispose lui, accigliato «a me sembra che questo libro riporti una quantità assurda di cavolate. Parla di cavalieri. E di colonne. Fa anche accenno ai tuoi mostri, ma non aiutano affatto i maghi. Vengono definiti come i fedeli compagni di questi fantomatici cavalieri. Secondo me sono solo i vaneggiamenti di un vecchio paz-»

«Neville,» lo interruppe la voce severa della maga una volta arrivata sul gradino dove l’amico era appollaiato «non è carino parlare male dei morti.» e senza dargli tempo di ribattere, si chinò anche lei sul libro, interessata.

«Luna,» tentò di nuovo Neville, passandosi una mano sugli occhi stanchi «forse dovremo proprio andare. Sono quasi le dieci. E domani ci aspetta già un inizio di lezioni abbastanza brutto con quei schifosi MangiaMorte in giro.»

«Oppure potrebbe essere molto interessante!» controbatté la maga, nel suo modo tipico di vedere il lato positivo in ogni cosa.

«Certo.» sbuffò lui, esasperato «Luna, non so se hai notato, ma non c’è Harry! O Hermione o anche Ron! Siamo senza una guida! E-»

«Le guerre non sono combattute da un solo uomo, Neville. Chi ti dice che dev’essere per forza Harry la nostra “guida”?» lo interruppe lei di nuovo, in tono pacato.

Neville buttò la testa indietro, appoggiandola contro la balaustra ricurva della scala, sconsolato:
«A volte mi sembra che tu viva totalmente su un altro pianeta, Luna.»

«Mi piacerebbe molto!» cinguettò la ragazza prendendolo alla lettera, per poi continuare «Oh, guarda qui: dice che l’ordine dei Cavalieri delle Tre Torri è scomparso verso il X secolo, a causa di una tremenda lotta all’interno dello stesso gruppo. E gli Ybris si estinsero con loro.»

Il tono di genuina delusione della compagna fece effetto sull’animo gentile di Neville, che si sentì costretto a dire:
«Be’, almeno il giornale di tuo padre aveva ragione no? Sembra che queste creature siano esiste… nel senso… non so quanto questo libro possa essere attendibile, ma il fatto che le menzioni significherà qualcosa, no?»

La fronte di Luna si aggrottò e il giovane Grifondoro iniziò a sudare freddo, timoroso di aver peggiorato la situazione:

«Nel senso… non volevo dire che il tuo giornale non sia…» balbettò disperato e mandò un’occhiata veloce a Rouge, quasi sperando nel suo aiuto; il quale tuttavia si limitò a fissarlo con uno sguardo accusatore.

«Neville!» la voce eccitata di Luna mise fine alla sua miseria «Guarda! C’è scritto che i cavalieri sono sempre esistiti! In epoche diverse, con nome forse anche diversi, ma ci sono sempre stati. Erano “esseri comuni”!»

«Uh, Luna sinceramente io non farei troppo affid-» il ragazzo si sporse per leggere anche lui il paragrafo in questione, per poi accigliarsi, interdetto:

«Luna? Perché mi stai indicando la figura di quel coniglio con le ali da pipistrello? Dove stai leggendo?»

La maga lo guardò al di sopra delle sue lenti rosa, cercando di capire se stesse scherzando;
«Come dove? Qui!» indicò l’identico stesso punto con il coniglio zannuto «L’ordine cadde perché nessuno, dopo la Grande Lotta, volle più avere nulla a che fare con le Tre Colonne, preferendo operare singolarmente. Non capisci? Questo significa che i cavalieri non sono realmente estinti!» accorgendosi che l’amico la fissava ancora di più confuso, realizzò:

«Oh, scusa! Non devi essere pratico della lingua dei Sassi Canterini. Non te ne devi vergognare sai? Una volta mio padre fece uscire un piccolo inserto linguistico con il Cavillo!» continuò comprensiva.

Quando Neville riuscì a riprendersi dalla sorpresa (la sua bocca aperta in una grande e rotonda “O”), tentò di interrompere il vaneggiamento di Luna:
«Luna,» disse lentamente «di cosa stai parlando? Il libro è scritto in Rune Antiche! E no, per favore, non voglio sapere cosa siano questi “Sassi Canterini”!»

«Neville,» rispose Luna imitando il suo stesso tono «il libro è scritto in sassese. La lingua dei Sassi!»

«Merlino! Questo è assurdo!» sbottò il ragazzo, nascondendosi il viso tra le mani «Stiamo impazzendo! Entrambi! Scommetto che tra poco anche questa piccola volpe bicolore si metterà a parlare una lingua completamente assurda.» guardò la volpe come a sfidarlo a fare quello che aveva appena detto.

«Ok, basta così direi che è tempo di andare a letto!» si alzò in piedi «Sono sicuro che domani tutto questo avrà un senso; magari potremmo mostrarlo a uno dei MangiaMorte e vedere che lingua legge lui!»

«Aspetta un attimo,» lo fermò Luna, ridacchiando: evidentemente lo straparlare di Neville doveva sembrarle estremamente divertente, ma il ragazzo non riuscì a registrare altro che la mano della maga stretta nella sua, in un gesto casuale; «qui c’è scritto che coloro in grado di vedere oltre l’orizzonte delle cose aiuteranno l’Ordine a rinascere.»

Di seguito, come se dietro ci fosse una volontà precisa (stranamente la coda del piccolo Rouge aveva preso ad agitarsi, eccitata) una serie di eventi si susseguì davanti ai due ignari maghi:
Luna, mentre spiegava concitata quello che leggeva, girò distrattamente la pagina del libro, accarezzandone con la mano la ruvida superficie.
Neville, cogliendo con la coda dell’occhio un movimento strano, distolse l’attenzione dalla ragazza, e fissò, stupito, il disegno di quella che sembrava essere un’enorme porta di legno massiccio… porta che si stava aprendo lentamente.
Le fiaccole della biblioteca si spensero di colpo. E Una strana brezza iniziò a soffiare all’interno della biblioteca. Rouge gli si intrufolò in mezzo ai piedi, come se aspettasse qualcosa.
Quando si accorse che oltre quella porta, due occhi neri come la pece stavano fissando Luna in un’espressione che non aveva nulla di rassicurante, agì di istinto: facendo presa sulla mano che la CorvoNero stava ancora tenendo nella sua, fece uno scatto indietro in modo da spostarla dalla traiettoria di quegli occhi. Purtroppo nella foga di mettersi tra Luna e il libro inciampò sulla coda di Rouge e tutte e tre rotolarono giù per la scala, fino a fermarsi con un tonfo sordo ( e un guaito acuto del Rossino Argentato) sul duro pavimento di pietra.

Neville, ormai abituato a come gli eventi potessero precipitare rapidamente grazie alla gita nell’Ufficio Misteri di due anni prima, si rimise in piedi velocemente su gambe traballanti, già pronto con la bacchetta in mano, fissando la scala a chiocciola come se si aspettasse che da un momento all’altro qualcosa di terribile sarebbe sceso da lì.

«Aspetta Neville» tentò di bloccarlo Luna, rimettendosi anche lei in piedi, nonostante l’amico si ostinasse a fare da scudo tra lei e qualsiasi cosa stesse per uscire da quel libro, in uno sprazzo di audacia che ormai stava diventando tipico del suo carattere nelle situazioni di emergenza.
«Neville,» continuò Luna, serafica «il libro non ha brutte intenzioni. Non lo senti?» nelle orecchie del ragazzo vibrarono solo dei suoni sconnessi «Sta dicendo che attraverso la sua porta sono passati molti valorosi cavalieri.»

«La sua porta?» gracchiò Neville, chiedendosi tra sé e sé dove diamine fosse finita madame Pince con tutto quel chiasso «É un libro, Luna! E che lingua starebbe parlando ora? Il linguaggio delle foglie morte?»

La risposta di Luna fu spazzata via dal fracasso di vetri infranti; un vento fortissimo aveva sostituito la precedente brezza e qualcosa di simile a un liquido rosso stava colando giù per tutta la scala a chiocciola.

«Dimmi che il tuo libro non sta sanguinando!» urlò Neville al colmo del panico ora, esterrefatto dalla situazione sempre più assurda.

«Non essere sciocco, Neville.» gli disse lei calma, guardando con interesse la pozza rossa che si stava raccogliendo vicino ai loro piedi «I libri non sanguinano»; poi come se stesse parlando con qualcuno in direzione delle scale, esclamò: «Ma davvero?» e intinse la punta della sua bacchetta nel liquido.

Neville giurò di aver visto brillare una scintilla appena la bacchetta di Luna era entrata a contatto con quella “cosa”, e di istinto seppe cosa sarebbe successo nei successivi cinque secondi. Fece in tempo a pronunciare “Theca”, in modo che una grande bolla di sapone avvolgesse entrambi, quando un’immensa esplosione li sbalzò in fondo al corridoio.
“Ecco,” pensò il ragazzo mentre sbatteva per la seconda volta per terra “abbiamo fatto saltare in aria la biblioteca! Dopo nemmeno cinque ore dall’apertura della scuola! Madama Pince suggerirà di farci sbattere in Azkaban!”.
Controllato che Luna, di fianco a lui, si muovesse ancora, si fece infine coraggio a guardarsi indietro.

Per rimanere di stucco.

La biblioteca era immacolata come dopo un giorno di grandi pulizie: non c’era nessuna traccia dello strano liquido rosso, tutte le finestre erano intatte con i propri vetri e non c’era nemmeno un libro spostato dal vento dei pochi attimi precedenti.

Luna si tirò in piedi per prima, alzandosi gli occhiali rosa sulla fronte e, fissando il pavimento proprio sotto la scala a chiocciola, esclamò:
«Rouge!»

Neville seguì la direzione del suo sguardo e si rese conto di come effettivamente non tutto fosse al suo posto: lì, nell’angolo dove iniziava la scala, il piccolo Rouge era intento a leccare, entusiasta, una mano.
La mano di una ragazza per essere precisi: riversa per terra, i lunghi capelli biondi a coprire il viso, gisveva il corpo immobile di una sconosciuta.
Neville deglutì un paio di volte e, bacchetta sempre fissa davanti a sé, si avvicinò, cauto.
A occhio e croce quella ragazza sembrava a avere la loro stessa età; indossava normali abiti Babbani e al dito della mano destra (quella che Rouge stava completamente leccando da cima a fondo) aveva un anello con una grossa pietra azzurra.
«È…morta...» Neville deglutì ancora una volta, chinandosi verso il corpo «Non respira. Merlino, cosa è successo? Cosa abbiamo fat-»

Come se caricata da una molla, gli occhi della presupposta morta si aprirono di scatto e la ragazza si girò su un fianco, boccheggiando. Appena riuscì a riprendere fiato, la sentirono sbraitare:
«Liv! Non so cosa hai fatto, ma se hai cercato di fregarmi me la pagherai cara!» con una mano si scostò i capelli dal viso e guardò il piccolo rossino che ora stava annusando la sua giacca.
«Che diamine…» finalmente sembrò rendersi conto delle altre due presenze nella stanza. Si tirò su in piedi a una velocità che i due maghi fecero fatica a distinguere e, con loro sommo orrore, i suoi occhi si tinsero di rosso.
La situazione sembrò degenerare di male in peggio quando, con un sibilo minaccioso mostrò lunghi e affilati canini.

«Merlino!» disse Neville, facendo un passo indietro e alzando un braccio contemporaneamente a mo’ difesa davanti a Luna.

«Chi siete voi?» chiese la creatura, intimidatoria «E dov’è Liv?»

Neville e Luna si guardarono tra di loro, non sapendo cosa rispondere.

«Liv! Se questo è uno scherzo non mi piace affatto!! Dove sei?» iniziò a urlare la bionda, dato il silenzio degli altri e due.

«Non urlare!» intervenne automaticamente Neville, per un attimo dimentico dei canini in bella mostra «farai accorrere Madame Pince!»

«Chi?» fece aggressiva lei, fissando l’asticella di legno che il ragazzo teneva in mano.

«Uh,» parlò infine Luna, che al contrario di Neville aveva messo via la bacchetta, ovvero dietro il suo orecchio, avendo deciso che non correvano nessun pericolo «sei una Vedova dagli Occhi Strabici?»

«Prego?» esclamò l’altra ragazza, accigliandosi ancora di più, come se stesse prendendo come un’offesa personale le parole della maga «Non sono una vedova! E di certo i miei occhi non sono strabici!»

«Luna non è il momento di investigare sulle tue strane creature!» si lamentò Neville, sempre più esasperato dall’assurdità di tutta quella situazione; poi rivolgendosi verso l’estranea «Da dove sei arrivata? E come hai fatto a materializzarti ad Hogwarts?»

«Io non ho fatto proprio nulla!» ribatté la bionda che però, intuendo in qualche modo la non pericolosità dei due ragazzi, si rilassò nella postura e si piegò ad accarezzare Rouge, apparentemente non turbata dal fatto che si trovasse di fronte a una specie di volpe bicolore. «Ero con quella maledetta strega da strapazzo, Liv. Avevamo un accordo! Doveva far tornare in vita Bonnie! Lo sapevo che non dovevo fidarmi quando mi ha detto di entrare nel cerchio magico!»; continuò più parlando a se stessa che al resto dei presenti, «Avevamo individuato Bonnie e Demon! Eravamo vicini a farli ritornare! E nel mezzo del rito mi ha detto che le serviva incanalare più forza. Stupida Caroline! Perché non hai capito subito che era una trappola! Molto probabilmente era il suo piano fin dall’inizio! Farmi finire nel bel mezzo di….» si bloccò di colpo, tornando a guardare gli altri e due «Dove avete detto che sono?»

«Hogwarts» risposero i due maghi in coro. Neville sospirò, mettendo da parte la bacchetta. «Ehm… sono sicuro che c’è una spiegazione a tutto questo. Prima di tutto: cosa sei?»

La ragazza lo fissò, inarcando un sopracciglio:
«Pensavo fosse chiaro: un vampiro!»

Neville impallidì, mentre Luna fece un sorriso entusiasta, esordendo con un:
«Piacere vampiro. Io mi chiamo Luna!» e allungò la mano verso di lei.

Il vampiro spostò lo sguardo da lei alla mano tesa, indecisa. E poi, lasciandosi sfuggire anche lei un sorriso rispose:
«Piacere. Credo. E non mi chiamo “vampiro”. Il mio nome è Caroline»

«Merlino!» si lamentò il povero Neville, passandosi una mano sul viso. Una cosa era sicura: quella notte si poteva anche scordare di dormire!


Presente
Camera delle Necessità

Quando apre gli occhi di scatto, si rende conto di una fastidiosa sensazione di umido sulla faccia. È notte, se l’oscurità della stanza non mente, e man mano che riacquista coscienza del suo corpo, la fastidiosa sensazione di essere stata schiacciata da un rullo compressore si impossessa di lei; tenta di muovere un poco la testa, ma è subito spinta giù da un qualcosa che le sale sul petto.

«Nike!» esclama, ripulendosi la faccia dalla bava del piccolo lupo che la sta tranquillamente osservando, accucciato sul suo petto «Non avevamo già parlato del tuo modo molto incivile di salutare le persone?»

Alza un braccio con l’intento di scostare il cucciolo alato, ma si rende solo ora conto che la sua spalla destra è fasciata e bloccata con un asticella di legno fino alle dita.

«Non ti muovere troppo, Caroline. Non sai che fatica abbiamo fatto nel tentare di rimetterti apposto la spalla. Meno male che qui il vecchio Seamus sa qualcosa di rimedi babbani. O non so proprio come avremmo fatto, altrimenti!»

La vampira volta lo sguardo verso il ragazzo che ha appena parlato: le sta dando le spalle mentre traffica con la legna dentro il camino; anche se di spalle, Caroline può notare che la sua divisa è bruciacchiata e strappata in più punti.

«Neville, stai bene? Ti hanno colpito?» fa di nuovo per mettersi seduta e questa volta, Nike, con un colpo di coda oltraggiato, scende dalla sua postazione.

Il giovane mago finalmente si volta verso di lei, esibendo un largo sorriso:
«Si, io sto bene grazie a te. Purtroppo però quel maledetto Amycus ha fatto esplodere qualcosa e un paio di grosse schegge hanno colpito te.»

«Schegge?» ripete Caroline attonita, guardandosi la spalla fasciata; le è stato tolto mantello e pullover grigio, il suo cravattino è appoggiato su uno dei pomelli del letto e i primi due bottoni della camicia bianca le sono stati aperti.

Quando manda un’occhiata tagliente verso Neville, il ragazzo diventa rosso e inizia a balbettare:
«Ehi! Volevamo controllare che non avessi altre ferite, ma il tuo guardiano lì» fa un cenno verso il lupacchiotto dalla piccole ali piumate «si è messo a ringhiare e mostrare i suoi denti avvelenati neanche avessimo le intenzioni peggiori su questa terra.» fa una risata nervosa e per sdrammatizzare «Sei sicura che non sia sul serio parente dell’altro tuo ibrido?»

«Molto divertente!» sibila la vampira, incenerendolo con lo sguardo. Si guarda intorno disorientata, osservando i pannelli in legno della stanza e gli spicchi dell’alto soffitto a volta. C’era qualcosa che le stava sfuggendo… ne era sicura, ma non riusciva ad afferrare cosa.

«Dov’è Seamus?» chiede distrattamente.

«In bagno. Si sta ripulendo da un po’ di sangue. A quanto pare avevano fatto un bel lavoro quegli schifosi prima che Nike riuscisse a tirarlo fuori di lì», il citato lupacchiotto scodinzola tutto felice, leccando di nuovo la mano di Caroline.

«Tieni.» le fa Neville, porgendole incoraggiante un calice pieno di liquido rosso. All’occhiata interrogativa della vampira, spiega imbarazzato: «Sangue. Il mio. Ho pensato che ne avessi bisogno; soprattutto perché non penso che d’ora in poi ci sarà facile accedere alle riserve di sangue di Madame Chips.»

Caroline prende tra le mani il calice e sente già le vene sotto i suoi occhi premere per uscire. Appoggia lentamente le labbra sul bicchiere.

C’è qualcosa che le sta sfuggendo.

Neville le sorride di nuovo, tornando ad accatastare legna nel camino.

Ma cosa?




Fine primo

NB: Ok, per chi conosce quanto io eccella nell'arte del procastinare: ho tempo fino a questa domenica per finire gli altri due capitoli.... cielo, cielo che Apollo mi aiuti. :)

  
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