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Autore: CandyJuls    04/02/2016    3 recensioni
One-shot sul mio cestista preferito dai capelli biondi, amante del karaoke, del basket e della spensieratezza.. ma questa fanfiction non è per niente spensierata. Ambientata dopo l'Inter-High il nostro Kise dovrà affrontare un grosso ostacolo che lo separerà dalla sua nuova passione.
Mia prima immedesimazione nel personaggio, spero che possa piacervi e sopratutto di essere stata IC col suo carattere.
Bene, non mi resta che dirvi: enjoy! E accetto ogni tipo di critica purché sia costruttiva e non offensiva ~
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ryouta Kise
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La WinterCup di Basket è terminata con l’amarezza del quarto posto per la mia squadra. Un risultato pressochè deludente tanto quanto lo è stata la mia frustrazione nel non aver avuto nemmeno la possibilità di confrontarmi con Midorima.
 
«Dovresti cominciare a fidarti dei tuoi compagni di squadra e sopratutto del tuo Capitano! Ti ricordo che questa non è la Teiko, qui si gica di squadra anche se si rimane in panchina!!» mi aveva urlato nelle orecchie Kasamatsu-senpai nello spogliatoio dopo aver notato il mio sguardo spento e i pugni tesi una volta ritornati negli spogliatoi. Restai in silenzio, occhi bassi ai miei piedi, più precisamente alla caviglia, a quella maledetta caviglia dolorante che ha compromesso le mie prestazioni durante tutto il torneo.
 
Da una settimana sono ricominciati gli allenamenti della Kaijo e invece di parteciparvi mi trovo in un’angosciante sala d’aspetto in attesa del mio turno. Ho solo diciassette anni e già devo avere a che fare con un medico sportivo, per di più sospetto che non sarà una passeggiata con le condizioni in cui mi ritrovo.
Appoggio la testa al muro alle mie spalle esalando un profondo sospiro di frustrazione, non sono mai stato così in ansia nemmeno quando dovetti affrontare Aominecchi, e questo non è un buon segno. Quando la fisioterapista della squadra mi consigliò di farmi vedere da uno specialista, poiché era soltanto una studentessa alle prime armi, il cuore prese a fermarsi nel petto e la paura cominciò a prendere possesso del mio corpo fino a quel momento.
«Il prossimo.» annuncia la dottoressa facendosi vedere sull’uscio mentre il paziente precedente lascia lo studio. Mi alzo dalla sedia e raggiungo la donna di mezza età prendendo poi posto nell’ufficio. Le spiego velocemente l’accaduto, mi fa sedere sul lettino e comincia a massaggiarmi il punto indicatole chiedendomi se mi faccia male a determinati movimenti, a volte annuisco altre scuoto lievemente la testa. Annota sul foglio senza dirmi nulla. È straziante, vorrei urlarle «Che cos’ho!? Non ho tempo da perdere, dimmi se posso giocare oppure no!» ma invece mi passo nervosamente una mano tra i capelli biondi, mi invita a ritornare seduto sulla sedia di fronte alla sua scrivania.
Ancora silenzio, solo che ora è passata a scrivere al computer.
Quel fascicolo stracolmo di cartellette e fogli è perfetto da tirarglielo in testa, almeno si sarebbe accorta di me. Spazientito all’inverosimile mi schiarisco la voce aggiungendo una piccola tosse per attirare la sua attenzione. In tutta risposta ricevo una sua occhiata dietro quella montatura retrò che con un indice se la sistema meglio sopra il naso «Dunque, Kise Ryouta, sono quasi certa anche senza ricorrere ad una lastra che il suo infortunio possa risolversi in parte con un tutore.» gli occhi si spalancano leggermente, mille domande vogliono uscire dalla bocca ma si bloccano nella testa. Prendo un respiro profondo senza farglielo notare «Come sarebbe a dire “in parte”? I-il tutore non è sufficiente?» di nuovo quella sensazione di sconforto «Temo di no, la sua situazione infortunistica è piuttosto seria.. ora mi risponda sinceramente: ha sforzato la caviglia ultimamente?»
«Beh, mi sono infortunato all’inizio di un torneo inter-scolastico, e ho continuato a giocare nonostante tutto, però non per tutta la partita solo qualche quarto..»
«Non è rilevante, a volte basta poco per cambiare completamente. E lei ha peggiorato di molto la situazione.» cosa avrei potuto fare? La squadra contava su di me, sono il loro Asso dopotutto, sono colui che può ribaltare la partita a favore della Kaijo, senza contare che ora posso anche copiare le mosse speciali di tutta la Generazione dei Miracoli. Sono appena sbocciato come giocatore, ho anche imparato ad essere più collaborativo con i miei compagni dimenticandomi a volte di agire egoisticamente «Ho solo fatto quello che so fare meglio..» commento a bassa voce, abbassando il viso da colpevole per poi rialzarlo verso la dottoressa imponendo con tutto me stesso di lasciare le lacrime in un altro momento di rigarmi il viso «Quanto devo restare a riposo e con il tutore?»
«Direi che quattro settimane siano sufficienti, poi rifaremo un controllo con anche la lastra.»
Annuisco soltanto, accettando con amarezza la sua decisione, mi passa la documentazione per avere il tutore, le stringo la mano facendo finta di ringraziarla di cuore ed esco dall’edificio a passo svelto.
Vado in farmacia per prendere quello strumento di tortura, accettando l’aiuto dell’infermiera a mettermelo correttamente al piede e inoltre per aiutarmi mi dà anche una coppia di stampelle.
Tutta la gente di passaggio mi guarda, le ragazze che prima mi fissavano perché incredule di vedermi sia sulla copertina di qualche rivista che per strada come un normale liceale ora lo fanno per i miei movimenti sgraziati su quei sostenimenti di ferro. Posso sentire i loro commenti con la vocina stridula e preoccupata in pena per me, come se fossi un loro caro parente, ma è solo per il mio bell’aspetto, niente di più e niente di meno. Ho sempre accettato quelle attenzioni con un sorriso, tranne oggi. Oggi ne ho fin sopra i capelli. Voglio solo tornare a casa e chiudermi nella mia camera.
Davanti ai miei occhi si para soltanto l’immagine di Haizaki e del suo sorrisetto strafottente mentre mi schiaccia il piede con tutta la forza. Stringo il labbro inferiore tra i denti fino a sentire il ferro del sangue invadermi la gola.
 
In poco più di mezz’ora riesco ad essere a casa, dei miei genitori né delle mie sorelle v’è traccia. Chiudo la porta d’ingresso con il tallone del piede sano. Rimango immobile in piedi sul tappeto dell’uscio.
Ora posso liberare le lacrime salate che per tutta la giornata ho trattenuto, e un urlo pieno di sofferenza rimbomba tra le pareti di casa. Anche se la dottoressa non me lo ha detto apertamente so cosa avrebbe voluto dirmi veramente, ha soltanto cercato il modo di farmi ingoiare la pillola con parole dolci..
 
«Kagamicchi. Quel giorno, quello in cui ho provato per la prima volta nella mia vita la frustrazione della sconfitta, non l'ho mai scordato. Ma... grazie a quello, c'è una cosa che ho iniziato a realizzare. A me il basket piace davvero tanto, a tal punto da dare tutto me stesso.»
 
..Il mio amore per lo sport che pratico da quando andavo alla Teiko era appena sbocciato, e già avrei dovuto dirgli addio finito il liceo per colpa di Haizaki.
   
 
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