Storie originali > Avventura
Segui la storia  |      
Autore: Vir_Scrive_    04/02/2016    0 recensioni
Il mondo che ci circonda può essere bellissimo e terribile al tempo stesso. Oliver, Evie, Chris, Alex. Sono i protagonisti di questa nuova storia, quattro adolescenti che vivono un'avventura ricca di sorprese. Un viaggio attraverso il quale incontreranno segreti proibiti, affronteranno demoni, conosceranno nuove virtù e, insieme, troveranno la propria strada.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Children of Love




"We are the children of love
Lost inside of this war
We wear the scars on our hearts
But we don't know what they're for"
Crown The Empire

Quei corridoi con il buco al centro sembrava che fossero fatti apposta per facilitare la sorveglianza. Bastava affacciarsi da uno qualsiasi dei balconi e si poteva controllare quello che accadeva al di sotto. "In Italia, gli architetti che costruiscono le carceri, sono gli stessi che fanno le scuole" diceva sempre la professoressa di storia. Un buffo paradosso, che il più potente strumento, quale è la cultura, a disposizione di ogni uomo per difendere la propria libertà, venga trasmesso all'interno di un così inquietante edificio, che assomiglia quasi ad una gabbia. La signora Ferri era una donna di mezz'età, con dei capelli ricci che spesso le finivano davanti agli occhi, e allora lei li spostava di continuo durante le lezioni. Era appassionata di film. Quasi ad ogni sua lezione, capitava che finisse col tirarne in ballo qualcuno in mezzo ai suoi discorsi che, per chi non prestava abbastanza attenzione, sembrava che non avessero né capo né coda. Oliver, il ragazzo del primo banco, stimava la sua cultura e competenza - come tutti gli altri professori - e la stimava ancora di più per la sua gentilezza, poiché, infatti, non si arrabbiava quasi mai. Ma la trovava terribilmente noiosa e, spesso, si addormentava sul banco. La signora Ferri parlava velocemente, inciampando nelle parole, e teneva sempre un tono piuttosto alto e squillante che dopo un'ora facevano male le orecchie ad ascoltarla.
Oliver si stropicciò gli occhi e guardò l'ora sul telefonino, sfilandolo di pochi centimetri dalla tasca dei pantaloni, per non farsi vedere. Mancavano pochi secondi alla fine. Preparò le cuffiette per la musica e ritirò le sue cose nello zaino cercando di non fare troppo rumore, anche se non serviva poi a molto, perché con la signora Ferri non c'era mai il silenzio assoluto tra i compagni.
Il suono della campanella rimbombò attraverso i corridoi con i buchi e un attimo dopo Oli uscì da scuola ascoltando ad alto volume i Cannibal Corpse. Mentre si dirigeva verso il parcheggio dei pullman, si mise le mani in tasca e giocherellò nervosamente con il coltello, rigirandolo tra le dita e stringendolo.
Alla fermata incontrò Manu, uno dei suoi pochi amici, e si fermò con lui.
<< Ciao Manu >> lo salutò togliendosi una cuffia.
<< Ciao Big! >> si girò verso di lui con il drum in bocca e gli strinse la mano.
Big... Quel soprannome gli era stato dato alle medie, perché era il più alto e il più grande dei suoi compagni. Ancora adesso era il più alto dei suoi amici. A Oli piaceva quel soprannome e accettava che lo si chiamasse così. Ma odiava essere alto. E quel soprannome glielo ricordava. L'altezza gli aveva sempre dato problemi di soggezione. Perché se sei alto, gli altri si accorgono subito se sei brutto. Se sei alto, impacciato, goffo, gli altri si accorgono subito delle tue figure di merda.
<< Oggi esci? >> gli chiese Manu.
<< Mh.. Non credo >>
<< Non hai voglia? >>
<< Vorrei dormire, non lo faccio da giorni >>
<< Capisco >> Manu gli chiese come fosse andata la giornata e parlarono un po' del più e del meno. In realtà Oli avrebbe voluto stare con i suoi amici, ma sentiva una strana depressione e non voleva che se ne accorgessero. Si sentiva strano. Sentiva la mancanza di qualcosa, ma non avrebbe saputo dire cosa, perché qualsiasi cosa fosse, non era sua.
Parlando con Manu stava respirando il suo fumo passivo, così, ora che lui stava parlando con altre persone, si allontanò di un paio di passi, facendo finta di guardarsi attorno... A volte gli dava fastidio, il fumo.
Davanti a lui c'era una ragazza. Oliver la notò perché indossava una maglietta dei Black Veil Brides e perché stava seduta sul marciapiede, da sola. La osservò di nascosto. Gli sarebbe piaciuto conoscerla, parlarle. Ma lei era piccola, probabilmente una primina, e temeva che se si fosse avvicinato, l'avrebbe spaventata. Non poteva immaginare che era proprio quello che lei avrebbe desiderato. Ancora una volta si odiò. Odiò il proprio corpo, il proprio volto così orribile, e mentre si odiava, strinse più forte il coltello in tasca.
Quando salì sul pullman, naturalmente non c'era posto per lui, così rimase in piedi nello spazio tra i sedili. Davanti a lui c'era la solita coppietta, che il pullman non era ancora partito e loro erano già seduti a pomiciare. Oli trattenne un conato di vomito e si voltò, dando loro le spalle. Aveva smesso di credere nell'amore quando si era accorto che non esisteva - non per lui almeno - e ogni gesto che glielo ricordasse gli dava la nausea. Gli altri possono amare, tu puoi solo illuderti, pensava. E allora tanto valeva non perdere tempo a crederci. Era meglio odiare tutto e tutti. Meglio non provare nessun sentimento. Meglio restare solo. Ma Oli, in fondo, riusciva ad odiare per davvero soltanto se stesso. Tutto il resto era soltanto una maschera, una corazza per proteggersi dalle debolezze. Sapeva che se non fosse stato così brutto, così timido, così incapace di parlare con gli altri, allora ci avrebbe creduto.
Mentre il pullman partì, guardò fuori dai finestrini e si sentì preda di un grande senso di solitudine, in mezzo a tutte quelle persone.

Intanto che Oli se ne andava verso casa, poco più indietro, la ragazza con la maglietta dei Black Veil Brides si alzò dal marciapiede e si incamminò verso il bosco che distava circa dieci minuti a piedi dalla scuola. Avrebbe potuto percorrere molta più distanza, in molto meno tempo, se avesse tenuto la sua vera forma. Ma era circondata ancora da numerosi umani ed era necessario non attirare l'attenzione su di sé. Le conseguenze sarebbero potute essere sgradevoli, dunque doveva sopportare ancora un po' il fastidio della pelle umana. Soltanto dopo che raggiunse un punto sicuro, abbastanza lontano da non essere vista da nessuno, si liberò dei vestiti e della pelle. Finalmente riprese la propria forma originale. Ringhiò tra le sue lunghe zanne affilate per accogliere la dolce sensazione che provava nei boschi, l'unico posto che gli ricordasse la sua vera casa. Tirò fuori la lingua viola per assaporare l'odore della terra e degli alberi. Affondò gli artigli nel terreno e corse per i boschi, godendo di quel momento, e in poco tempo arrivó dove era diretto. Il Portale. Lì avrebbe incontrato Roken e gli avrebbe riferito l'esito delle sue indagini. Dopodiché, avrebbe atteso i nuovi ordini.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Vir_Scrive_