Serie TV > The Musketeers
Ricorda la storia  |      
Autore: Azin31415    04/02/2016    1 recensioni
Questa è una storia particolare, ho preso i Costagnan e li ho portati attraverso il tempo in un'epoca e un momento particolare. Non ho idea se possa piacere o no. Grazie a tutti coloro che vorranno farmelo sapere..
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Constance Bonacieux, D'Artagnan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
LO STAGE

Constanza era felice quella mattina. 
Accelerò il passo sotto il tiepido sole autunnale, si strinse un po' nella suo impermeabile Burberry, era cosí orgogliosa di essere riuscita a comprarlo. 
Quando, nella sua casa di Buenos Aires, arrivó la lettera che diceva che era stata ammessa allo stage di sei mesi alla Cantor Fitzgerald, non poteva credere ai suoi occhi. La lesse e la rilesse mille volte ed ancora la conservava in una tasca della giacca.
New York! 
Avrebbe passato sei mesi a New York. 
Non avrebbe ricevuto uno stipendio, ma una borsa di studio per vitto e alloggio,  più qualche gratifica. Il suo curriculum sarebbe asceso alle stelle in Argentina. Senza contare, che avrebbe potuto perfezionare il suo accento inglese.
Dopo la laurea in economia, ottenuta con lode, il padre l'aveva spinta a mandare richieste per stages e borse di studio alle piú prestigiose ditte degli Stati Uniti. 
Aveva avuto ragione.
Quella fresca aria settembrina ricordava a Constanza che ormai il suo stage volgeva al termine.
Aveva avuto la promessa da Mr. Mac Kinrey che l'avrebbero richiamata dopo un mese, massimo due e forse le avrebbero anche offerto un contratto a lungo termine.
Era orgogliosa. Aveva imparato tanto ed aveva fatto un buon lavoro, molto apprezzato dai suoi diretti superiori. 
E poi... aveva conosciuto lui: Charles. 
Nel grande open space della Cantor, lavorava due scrivanie distanti da lei.
. Ma, al contrario di Constanza, la sua carriera era già in ascesa: formava parte dello staff diretto di Mac Kinrey.
Alto, slanciato, con un fisico da urlo, i suoi capelli neri erano un po’ piú lunghi del dovuto nell'ambiente di lavoro. Costanza adorava il suo ciuffo ribelle ed il suo sorriso incantevole.
Aveva la pelle ambrata e gli occhi neri, i piú dolci che lei avesse mai visto in un uomo. Nei suoi gesti e nel parlare esprimeva l’allegria tipica degli italoamericani. Sul lavoro era serio e rispettoso, sempre pronto ad aiutare chi ne avesse bisogno.
A principio non si era nemmeno accorto di lei, ma un giorno Constanza decise andare al lavoro piú seducente. Si mise una gonna un po' piú corta del normale, si truccó leggermente e soprattutto sciolse i suoi lunghi capelli ondulati, color mogano. 
Ottenne il  risultato sperato. 
Quando entró nella sala, vari uomini si girarono e finalmente, lui alzò lo sguardo dal suo computer e le lanciò un sorriso.
Non aveva bisogno d'altro, quella giornata fu la migliore di tutte e da quel giorno gli sguardi, i saluti ed i sorrisi non si contarono piú. 
Era felice e si era presa una grande sbandata. 
Purtroppo lo stage volgeva al termine.
Il giorno dopo aveva l'aereo per tornare in Argentina, ma lei sperava nella riconvocazione, anzi ne era sicura. Oltre ad esercitare il lavoro dei suoi sogni, avrebbe avuto tutto il tempo per conquistare Charles.
Allungó il passo, non voleva arrivare tardi proprio l'ultimo giorno, erano quasi le 8. 
New York era sveglia da molto, le strade di Manhattan brulicavano di uomini e donne che si recavano ai luoghi di lavoro, immersi nei loro pensieri. 
Finalmente arrivó all'enorme portone dell'edificio dove lavorava. Alzó gli occhi alla fettina di cielo che si intravedeva tra i due grattacieli, era azzuro ad alcune nuvole bianche passavano curiose spinte dal vento leggero. 
Quanto amava quella cittá! 
Tutto era concepito e realizzato alla grande.
Con il cuore pieno di emozione entró in ascensore e schiacció il pulsante 104.
“Buongiorno, Constanza!” le disse la guardia alla porta della Cantor, il simpatico Mr. Gutierrez. Constanza gli aveva promesso che se fosse tornata gli avrebbe portato dulce de leche dall'Argentina.
Entrò in quel luogo amato: sorrisi, saluti. “Ciao Stephanie!” Disse ad una biondina che stava parlando al telefono e che rispose con un cenno della testa, sorridendo. 
Era la piú simpatica in assoluto. Appena Constanza arrivò dall'Argentina, non aveva fatto caso alla sua timidezza e l'aveva trascinata  a conoscere la città. Stephanie l'aveva anche invitata spesso ad uscire con il suo gruppo di amici della squadra di rugby ed aveva anche cercato di addossarle il fratello, che era appena uscito da una storia d'amore devastante. 
Quanto aveva riso insieme lei... Ogni sua frase poteva essere malinterpretata con ironie e secondi fini. Aveva un'acume speciale per distruggere in poche parole l'avversario più agguerrito. E questo le traeva inimicizie.
Anche se Stephanie toglieva importanza all'accaduto, Constanza era sicura che l'episodio della pratica persa, era stato orchestrato appositamente da Kate per farle perdere il posto di lavoro.
Un cliente molto importante aveva chiesto delle consulenze su alcune aziende da comprare come investimento. Un informatore aveva consegnato informazioni scottanti, registrate tutte su una pen drive. Pen drive che misteriosamente sparì dalla scrivania di Stephanie. 
La cosa era stata ritenuta gravissima da Mr. Mac Kinrey. Ma Constanza aveva fatto ricadere la colpa su se stessa. 
Lei in fondo era una borsista, al massimo non l'avrebbero richiamata. Stephanie, al contrario, sarebbe sicuramente stata licenziata in tronco. 
Mr. Mac Kinrey in effetti perdonò Costanza, attribuendo la leggerezza a inesperienza e la cosa restò senza consequenze.
Stephanie era anche l'unica persona alla quale aveva confessato la sua infatuazione per Charles.
Eccolo...
Il viso di Costanza si aprí in un sorriso, le gote arrossirono ed il cuore inizió a battere all'impazzata: “Buongiorno, Charles!” 
“Ciao, Constanza, che facciamo? Festeggiamo stasera la fine del tuo stage?” Disse il ragazzo facendole l'occhiolino.
Oddio, mi sta chiedendo di uscire? Il cuore le si fermó e le gote arrossirono ancor di piú.
Con tutta la naturalità che poteva trarre in suo aiuto, rispose: “Certo, perché no?" sorrise, sorpassó la scrivania di Charles e si accasció sulla sua sedia. Dio che stress flirtare..

Con il cuore gioioso si mise a lavorare. L'orologio a muro dell'ufficio segnava le 8,30 dell'11 settembre 2001.

Passarono dieci minuti, Costanza fece appena in tempo ad abbandonare un secondo la tastiera ed a girarsi verso Charles, per curiosare cosa stesse facendo, che tutto esplose.
Un rumore sordo, cosí forte che  sembró le avessero staccato di netto le orecchie dalla testa. Le finestre esplosero in mille pezzi, il pavimento tremó e tutti gli oggetti caddero al suolo.
Costanza si ritrovó per terra ad alcuni metri dalla sua scrivania.
Intorno a sé poteva udire solo grida, sirene ed un crepitio come di legno spezzato, che non riusciva ad identificare.
Si sentì svenire, cercò di alzarsi, ma  alcune persone che correvano terrorizzate, la spinsero di nuovo a terra.
Poi, due braccia la sostennero e sentì Charles sussurarle: “alzati, vieni, scappiamo!”
L'uomo la aiutò ad alzarsi, la guardò negli occhi togliendole i capelli dal viso. Lei vide che lui sanguinava dalla fronte, poi notó il sapore del proprio sangue in bocca: stava avendo una emorragia dal naso.
Charles  cercò di sorridere, prese un fazzoletto e lo appoggiò al viso di lei, la prese per mano e le disse: “andiamo!”
Il cuore voleva uscirle dal petto, le tempie le pulsavano; respirando affannosamente cercò di seguire Charles. I tacchi le impedivano di correre veloce verso l'atrio, ma non poteva togliere le scarpe: il pavimento era pieno di vetri e altri detriti. 
Aprirono la porta della holding e nel corridoio trovarono Mr. Rodriguez: una lastra di gesso gli era caduta sulla testa ed ora sembrava un pupazzo gettato per terra.
Charles la spinse verso le scale, aprirono la porta e cominciarono a scendere. Le urla e il rumore erano terrificanti, incontravano persone che correvano su o giù cercando disperatamente una via di uscita. Parevano fantasmi senza facce, pieni di polvere e con gli sguardi stravolti. Constanza vedeva passare sguardi, riusciva solo a vedere i loro occhi disperati.
Aveva il cuore stretto in una morsa, persino respirare le risultava difficile. Solo il calore della mano di Charles le infondeva quel minimo di sicurezza che le impedì ai di gettarsi a terra a piangere come una bambina.
Avevano sceso poche rampe di scale quando il fumo si fece irrespirabile, era caldo e bruciava la gola e gli occhi. Constanza strattonó Charles e lo tiró indietro. 
Tornarono sui loro passi. 
Costanza udiva ovattato, il rumore dell'esplosione le aveva lasciato un ronzio assordante nelle orecchie. Una mano le faceva male e non si ricordava come si potesse essere colpita.
Seguì Charles al suo cubicolo a prendere il cellulare, poi andarono a cercare quello di Constanza, ma non lo trovarono.
“Cosa facciamo ora?” chiese la ragazza con gli occhi pieni di lacrime.
“Non ti preoccupare, troveremo una via di uscita.” rispose lui, sorridendole ed infondendole un minimo di conforto. Si girò per ripartire, ma lei lo bloccò, "ma cos'è successo, credi sia stata una bomba?" 
"Non lo so" rispose lui, "tra un po' di giorni lo racconteremo ridendo... Dai andiamo alle altre scale."
Questa volta andarono verso l'alto. 
Incontrarono persone che scendevano gridando e piangendo, ma loro proseguirono ed arrivarono all'ultimo piano, stanchi, spaventati. Spinsero le porte per uscire sul tetto ma erano bloccate.
Constanza gridò, spinse con tutte le sue forze e poi crollò a terra piangendo.
Charles disse: "non ti disperare, proviamo l'altro corpo di scale, le porte lì saranno aperte, potremo uscire sul tetto e verranno a salvarci."
Costanza si alzò speranzosa, scesero a rotta di collo due piani in mezzo ad un  calore sempre più soffocante. Arrivarono al corridoio di servizio, girarono intorno e giunsero all'altro corpo di scale. Aprirono la porta, anche qui il fumo era denso ma si vedeva ancora qualcosa, salirono i due piani e si trovarono di fronte alle porte che portavano al tetto.
Bloccate.
Charles spinse con disperazione, prima una e poi l'altra porta. 
Poi le prese a calci, a pugni, urlando, maledicendo, imprecando. Disperato. 
Constanza, ferma in piedi in un angolo, lo guardava angosciata, si sentiva annullata, ma in un momento di lucidità comprese che, ora,  era il suo turno per aver coraggio. 
Si avvicinò a lui e gli prese una mano. L'uomo si riscosse, e si girò verso di lei, quasi come se la vedesse per la prima volta, poi accennò un sorriso. La ragazza gli accarezzò una guancia. “Torniamo giú!” disse lei con voce calma.
Arrivarono, nuovamente, al piano 104  ed entrarono di nuovo nei loro uffici. 
Camminarono lentamente verso l'ufficio di Mac Kinrey, il piano era vuoto, sembrava immerso in una calma irrale. Constanza con la coda dell’occhio vide, gettato in un angolo come uno straccetto, il corpo di una ragazza con una pesante libreria che le aveva schiacciato il cranio
e riconobbe il golfino rosa di Stephanie. 
Non ebbe la forza di reagire, non riusciva più nemmeno a trovar voce o lascime per disperarsi. Come un automa avanzò verso il corpo e si chinò a sfiorarle una mano.
"Addio amica."
Sfinita, cadde in ginocchio, piangendo sommessamente.
Charles, si inginocchiò con lei, abbracciandola. Le scostò i capelli dal viso e le asciugò le lacrime.
Poi l'uomo la fece alzare e la condusse nel grande ufficio di Mac Kinrey, che sembrava intatto.
Si avvicinarono alle grandi finestre, guardarono fuori, accorgendosi con orrore che il vetro scottava. 
Sotto di loro i rumori erano assordanti, le sirene si moltiplicavano nelle vie adiacenti alle torri, la polvere cresceva dalla strada e il fumo degli incendi si mischiava ad essa.
Videro che anche la torre a fianco bruciava, e mentre l'osservavano, una coppia si gettò nel vuoto fuggendo dall'inferno. 
Un "No" gridato a squarciagola da Charles riempì l'ufficio, mentre Costanza fece un salto all'indietro e sgomenta si portò le mani alla bocca. 
L'orrore sembrava non aver fine. 
La donna si avvicinò alla finestra e con le mani appoggiate la caldo vetro e  guardò giù, cercando con angoscia dove erano cadute quelle due povere anime. Appoggiò la fronte al vetro e lentamente scivolò a terra, in silenzio.
Charles si sedette al suo fianco. Erano sfiniti, dall'angoscia e dalla stanchezza. Fuori da quelle finestre la grande cittá stava impazzendo. 
Charles prese il suo cellulare, gli tremavano le mani mentre compose il numero di telefono di suo padre. Passo un minuto angoscioso in cui Il ragazzo, ascoltava la voce del padre. Si portò le mani al ciuffo ribelle e lentamente se lo accomodò all'indietro, in quel gesto rituale che Constanza gli aveva visto fare tante volte. 
Lei lo osservava: era irreale trovarsi, così, con lui. Tante volte aveva immaginato di trovarsi sola con Charles, ma non qui, non questo... Pensò la ragazza.
Poi tornò alla realtà e lo sentì con voce sicura, cercare di tranquilizzare il padre e dire alla fine: “ti voglio bene papà..”
Charles con le lacrime agli occhi, cercava di controllare la propria disperazione. Deglutì e guardó la ragazza con lo sguardo piú sereno che potesse fare.
Disse: “Sembra che un aereo abbia centrato il grattacielo e sotto stia bruciando tutto.
Non abbiamo via di scampo.”  
Lo sguardo di angoscia che traspariva dai suoi occhi, contagiò la ragazza che iniziò a tremare. Scostò lo sguardo dall'uomo cercando di respirare profondamente per calmarsi. 
Si alzò e di spalle al ragazzo, ancora accasciato al suolo, si avvicinò un'altra volta alla finestra, barriera trasparente ma insormontabile. 
Guardando fuori, verso la città che l'aveva accolta, sussurrò: "è tutto finito. Prima ancora di cominciare..."
Rimasero così, per un tempo infinito, in silenzio, nell'assordante rumore della tragedia. 
Poi Constanza, con voce calma, disse "dammi il cellulare, per piacere, Charles."
Lui passó il cellulare a Constanza che chiamó suo padre. L'uomo rispose immediatamente, era accanto al telefono con la televisione accesa sul telegiornale.
Ma la telefonata, non era quella che avrebbe desiderato. Scoppiò a piangere. 
Constanza. invece, riuscì persino a scherzare, mentre negli occhi le lacrime si affacciavano copiose. Si raccomandò Buddy, il suo cane, e salutò per l'ultima volta l'amato padre, dicendogli che era stato il padre migliore del mondo e che non voleva vederlo triste.
Chiuse il cellulare con un gesto lento, come se quell'ultimo gesto fosse il legame con suo padre che si stava spezzando e cercasse di farlo durare in eterno.  Rivolse lo sguardo a Charles, che si stava asciugando le lacrime. 
L'uomo fissava Constanza: il suo coraggio, la sua forza, lo riempivano di ammirazione. Aveva capito da tempo che era una persona speciale. Un impulso improvviso lo fece alzare e l'abbracciò.
Si abbracciarono stretti, quasi a farsi male.
“Sai...” Sussurrò Charles, con il viso nascosto tra i capelli di lei, senza scioglierla dall'abbraccio, “volevo invitarti ad uscire da parecchi giorni, ho trovato il coraggio solo oggi, perché era l'ultima possibilitá, visto che dovevi partire. Ma fin dal primo giorno che sei arrivata in ufficio mi sono sentito attratto da te!”
Lei si staccò un momento, per guardarlo negli occhi.
“Ma se non mi guardavi nemmeno!” rispose con un mezzo sorriso, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
“Ti guardavo quando tu non te ne accorgevi. Sei sempre cosí allegra, cosí gentile con tutti, leale. 
Quando hai difeso Stephanie, prendendoti la colpa di quel rapporto perso. Ho capito che lo facevi per salvarla dalle conseguenze. Hai rischiato molto. Ti sei messa in gioco per una persona che conoscevi da poco. Non è facile trovare una persona come te.
Sei la donna migliore che abbia mai incontrato. Non credo che esista un’anima piú generosa in tutta Manhattan."
I rumori intorno a loro si stavano attenuando o così sembrò loro. Erano concentrati l'uno nello sguardo dell'altro. 
In cuor loro sapevano che era la fine.
Ma in quell'ingiusto finale delle loro giovani esistenze, avevano trovato la cosa più bella che si possa ottenere dalla vita.
Si baciarono, prima dolcemente, poi con ardore...

Fino a che tutto divenne polvere nel cielo.





   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Musketeers / Vai alla pagina dell'autore: Azin31415