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Autore: DevinCarnes    04/02/2016    8 recensioni
Quando la compagnia per cui lavorava gli aveva detto di andare a Berlino per firmare le ultime pratiche di un contratto, gli avevano assicurato che sarebbe stata una vacanza di un paio di giorni e, indovina un po'?, era passata quasi una settimana e i soci dell'azienda facevano di tutto per firmare gli accordi il più tardi possibile.
Ossia: le figure di merda che si fanno all'estero.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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In Berlin with Merlin Sono felicissima di tornare in questo fandom, che adoro e adoro e adoro! La storia nasce da un prompt che ho trovato su internet, mi sono divertita da matti scrivendo questa storia e spero che possa divertire anche voi. Trovate il prompt alla fine della storia, per evitare spoiler ;)



In Berlin With Merlin


Arrivato al binario, Arthur si aggiustò la sciarpa dentro il cappotto, in attesa del prossimo treno. Si era alzato presto quella mattina per una riunione di lavoro dall'altro lato della città, era sceso alla fermata sbagliata e si era fatto un pezzo di strada a piedi, sotto la neve, perché aveva creduto che sarebbe stata una buona idea fare quattro passi, oh quanto si era sbagliato. Era entrato nella sala riunioni con cinque minuti di ritardo e ad aspettarlo c'erano solo due dei tre soci con il quale avrebbe dovuto incontrarsi. Avevano aspettato mezzora che il terzo si presentasse, ma finirono per iniziare senza di lui. Nel giro di tre quarti d'ora la riunione era terminata perché uno dei due doveva scappare a casa, rimandando la riunione a chissà quando.
Nell'attesa che arrivasse il treno, prese il cellulare e controllò se avesse ricevuto delle chiamate mentre era per strada; aveva tempestato il suo capo di telefonate e l'altro non si era degnato di una risposta.
Quando la compagnia per cui lavorava gli aveva detto di andare a Berlino per firmare le ultime pratiche di un contratto, gli avevano assicurato che sarebbe stata una vacanza di un paio di giorni e, indovina un po'?, era passata quasi una settimana e i soci dell'azienda facevano di tutto per firmare gli accordi il più tardi possibile. Rimise il cellulare in tasca, sbuffando. Quel viaggio di lavoro stava diventando lentamente uno strazio. Il treno gli si fermò davanti e neanche se ne accorse, Arthur passò le porte scorrevoli automatiche ed entrò, guardosi intorno, nessun posto libero. Anche quella mattina sarebbe rimasto in piedi ad aspettare.
"Ci tocca restare in piedi," disse qualcuno, a circa un metro di distanza da lui, e Arthur si ritrovò ad ascoltare perché, per la prima volta in sette giorni, sentiva qualcuno parlare la sua lingua. Si voltò, incuriosito, quasi d'istinto, e incrociò lo sguardo di una ragazza con i capelli ricci che parlava con un ragazzo moro... con delle orecchie enormi. "Non vedo l'ora di arrivare in albergo, sono stanco morto," continuò il ragazzo e Arthur distolse lo sguardo prima di sembrare scortese. Il treno ripartì e Arthur si resse saltamente all'asta al centro del vagone. I due erano sicuramente in vacanza e, a giudicare dai trolley che portavano in mano e dagli zainetti in spalla, erano sicuramente appena arrivati a Berlino. "E in più sto morendo di fame."
"Potremmo fermarci a mangiare qualcosa, ci sarà un posto lì vicino dove potremmo pranzare." Rispose la ragazza e Arthur non poteva fare a meno di ascoltare la loro conversazione, che alle sue orecchie spiccava in mezzo al brusio sommesso della gente del luogo, anche perché nonostante Arthur parlasse un po' il tedesco, non lo conosceva abbastanza da capire perfettamente e poter seguire qualche coversazione.
Il ragazzo non rispose alla proposta dell'amica, forse le aveva fatto un cenno con la testa, che Arthur non aveva notato perché cercava in tutti i modi di non fissarli. I due non parlarono per un momento e Arthur tirò di nuovo fuori il cellulare per controllare le email e per passare il tempo. Rivolse nuovamente l'attenzione ai due quando la ragazza riprese a parlare. "Merlin, lo hai visto quel ragazzo in fondo?"
"Chi, il tipo biondo in giacca e cravatta?" rispose il moro e le orecchie di Arthur si sarebbero rizzate se fosse stato un cane. "Come potrei non notarlo? Sembra un dio greco!"
"Ssssh abbassa la voce potrebbe sentirti!" Lo ammonì l'altra dandogli una pacca sul braccio.
"Gwen, se mi sentisse non mi capirebbe comunque," ad Arthur scappò un sorriso, incredulo di fronte a quella situazione surreale. "Sta sorridendo davanti al cellulare, sicuramente ha ricevuto un messaggio dalla sua fidanzata."
Arthur rise ancora, contento del fatto che il moro dalle orecchie enormi gli avesse costruito un alibi che giustificasse i suoi sorrisi e finì per alzare lo sguardo verso di lui, incuriosito. Alto, fisico slanciato, belle labbra... quel ragazzo, Merlin, non era niente male.
"Merlin, non ti girare," disse Gwen. "Ma ti sta squadrando dalla testa ai piedi," lo avvertì. Ma Merlin, ovviamente, si girò e incrociò lo sguardo di Arthur il quale si affidò ai due anni di arte drammatica che aveva frequentato al college, fingendo di non aver sentito (o capito) nulla, indossando una perfetta espressione innocente. Ma Merlin non riuscì a reggere il suo sguardo e lo distolse di scatto, fissando Gwen; le sue guance si imporporarono deliziosamente di rosso e Arthur rise ancora, sotto i baffi, divertito e lusingato allo stesso tempo.
"Dio mio ma perché i tedeschi sono così attraenti?" disse Merlin e Arthur dovette voltarsi e dargli le spalle per non ridergli in faccia. "Gwen dovresti guardargli il fondoschiena."
"Merlin!" Disse la ragazza, il tono stridulo e di rimprovero. "Lo sai che sono impegnata," gli rammentò e Arthur rimase immobile, paralizzato dall'assurdità della situazione. Ripresosi, si voltò di nuovo verso di loro e notò lo sguardo della ragazza su di lui. "Niente male," disse lei all'amico e guardò altrove.
"Sembra uscito da una pubblicità," disse dopo un poco il moro. "O da un film porno." Questa volta Gwen rise, forte, e si coprì la bocca con una mano. "Dio, mi sono sempre piaciuti i biondi..."
"Non sei mai stato con un ragazzo biondo."
"Ecco perché sono single adesso," rispose semplicemente, gli occhi fissi su Arthur come se gli stesse facendo una radiografia. E Arthur non poteva fare altro che guardare il cellulare, aprì l'app di un quotidiano pur di fare qualcosa, doveva distrarsi per sembrare casuale e origliare quella conversazione. Ma il divertimento era puro, e non poteva farsi scoprire, era troppo curioso di sapere cos'altro avesse da dire su di lui quel Merlin.
"Perché non vai a parlargli?" Propose Gwen e Arthur si irrigidì per un istante.
"Stai scherzando! Ma lo hai visto? Uno come me che ci prova con uno come lui?" Continuò: "Uno vestito così lavora sicuramente per qualche banca o qualche azienda famosa... e poi io non so una parola di tedesco."
"Be' dal modo in cui ti squadrava prima non credo che lui la pensi allo stesso modo," considerò Gwen, maliziosa. Arthur alzò di nuovo lo sguardo su di loro e Merlin lo stava ancora guardando. Distolse lo sguardo, un'altra volta, e sorrise imbarazzato, fissandosi i piedi. Era davvero, davvero adorabile. "Sì, effettivamente mi guarda."
Qualche istante e arrivò la sua fermata, Arthur scese dal treno a malincuore, avrebbe ascoltato volentieri cos'altro avesse da dire quel ragazzo sul suo conto.

* * *

Quello che Arthur non sapeva era che si sarebbero incontrati ancora. Arrivato in hotel, si fece una doccia bollente per togliersi quella sensazione di gelo dalla pelle, indossò qualcosa di più comodo e andò a pranzo. Passò il resto del pomeriggio in camera, troppo scocciato da quella brutta mattinata per uscire e godersi la città, e fu lì, quando scese intorno alle sei del pomeriggio al bar dell'hotel per prendere una birra, che vide Merlin. Stava uscendo dall'ascensore che si trovava dal lato opposto della sala, stavolta era da solo e portava intorno al collo una sciarpa blu che non stava indossando quando lo aveva incontrato sul treno. Arthur distolse subito lo sguardo, prima che l'altro lo notasse, decidendo di utilizzare la stessa tattica che aveva adottato prima: fare il finto tonto. Arthur raggiunse il bancone e ordinò da bere.
"Merda!" Sentì esclamare da qualche parte alle sue spalle e riconobbe la voce del moro. Il barista servì ad Arthur la sua birra e lui fu per qualche momento indeciso sul da farsi, se tornare in camera oppure rimanere lì dove c'era anche Merlin. Qualche secondo dopo sentì: "Gwen!" e Arthur si voltò appena, incuriosito, giusto per vedere cosa stesse combinando. Merlin aveva chiamato la sua amica al cellulare: Arthur soppresse una risata e piuttosto prese un sorso della sua birra, per camuffare il gesto. "Ti prego dimmi che non ho interrotto niente!" Esclamò e Arthur si accigliò, dubbioso. "Ah meno male. Ovvio, tu vieni a fargli visita a Berlino, a casa sua, e lui si addormenta sul divano come un- va be', senti... è qui!"
A quanto pare, i due erano venuti in Germania a fare visita al ragazzo di lei. Arthur non riusciva a sentire il commento della ragazza dall'altro lato del telefono, sentì solo il brusio sommesso della sua voce. "Il dio greco-tedesco! Il biondo super figo di stamattina!" Arthur prese un altro sorso di birra, quasi imbarazzato. Quel ragazzo non aveva né pudore né istinto di conservazione. Chiunque lì dentro avrebbe potuto capirlo, l'inglese è una lingua abbastanza diffusa e molti tedeschi lo parlano e capiscono bene. "No è da solo, forse alloggia anche lui qui." A questo punto Merlin si avvicinò al bancone, lontano da Arthur per non sembrare uno stalker, ma vicino abbastanza perché Arthur poteva ancora sentirlo. "Stai scherzando spero!" Disse Merlin e si voltò verso Arthur, poi distolse lo sguardo e si sorresse su un gomito. "Ma non so una parola di tedesco!" E poi sbuffò, accigliato. Si tolse il telefono dall'orecchio e guardò lo schermo, probabilmente era caduta la linea... o la sua amica gli aveva riattaccato in faccia. Arthur rise ancora sotto i baffi e si leccò le labbra. In fondo, sperava anche lui che Merlin gli avrebbe rivolto la parola. Si sarebbe avvicinato lui stesso, ma dov'era il divertimento se no?
Merlin si sedette su uno sgabello e ordinò, in inglese, una bottiglia d'acqua, senza pensare che se il barista capiva l'inglese allora anche Arthur avrebbe potuto capirlo. Si voltò verso di lui e i loro sguardi stavolta si incrociarono, Arthur gli sorrise, spontaneamente, e Merlin fece una smorfia imbarazzata. Si tolse di scatto la sciarpa, lo sguardo di Arthur cadde sul suo collo, rosso per il caldo e l'imbarazzo probabilmente. Si guardò intorno, indeciso sul da farsi, imbarazzato e Arthur sperò che si sarebbe preso di coraggio e gli avrebbe parlato. Qualche istante dopo, eccolo!, Merlin scese dal suo sgabello, la bottiglietta d'acqua in mano ancora sigillata, e si avvicinò a lui, quasi per caso. Arthur lo sentì deglutire, e poi Merlin prese posto nello sgabello accanto al suo. Arthur si voltò completamente verso di lui, incuriosito, e sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi.
"Mh," iniziò Merlin, si stava creando quasi della suspance! Appoggiò la bottiglia sul bancone. "Hallo," stava cercando di conversare in tedesco! Arthur rimase composto. " Ich... heiße Merlin," e Arthur avrebbe voluto dirgli lo so che ti chiami Merlin! Invece rispose "Arthur," semplicemente. Prese un sorso della sua birra, Merlin si strofinò le mani sudate contro i jeans, il viso ora completamente imporporato. Stava chiaramente pensando a cos'altro dire. "Scusa ma... Ich spreche nicht gut Deutsch!" Ammise e Arthur sbuffò una risata e gli rispose: "Figurati, neanche io parlo bene il tedesco." Merlin sbiancò. "Conosco solo qualche frase, ma per motivi di lavoro. So parlare bene il francese però!"
"Se mi capisci allora tu hai sentito- oh, Dio," Merlin si nascose il viso tra le mani, ma solo per un secondo perché poi si alzò di scatto dalla sedia e fece per andarsene. "Ehi!" Disse Arthur e lo afferrò per un polso, impedendogli di andarsene. "Ti ho sentito, è vero," Merlin si fermò ma non incontrò il suo sguardo, l'imbarazzo chiaro nel suo viso. "Ma non significa che non sia d'accordo con te," a questa frase Merlin lo fissò incredulo, un sopracciglio alzato. "Hai ragione, sono bello come un dio greco," ammise con un sorriso. Si rese conto solo adesso di star tenendo ancora il polso di Merlin, perciò lo lasciò, ma non gli permise di allontanarsi: lo afferrò dalla felpa, avvicinandolo a sé.
"Mister Modestia."
"Ma sono d'accordo anche con la tua amica," continuò e portò l'altro ancora più vicino, così vicino da riuscire a sentire il suo respiro sul viso. Sentì la mano dell'altro su un fianco, incuriosito da ciò che stava per dire, "Anche io ti ho visto," Arthur portò la mano su, dietro la nuca di Merlin. "E ti ho fissato per tutto il tempo," Merlin eliminò lo spazio tra di loro, baciandolo piano. "E si da il caso," continuò Arthur tra un bacio e l'altro. Le braccia di Merlin andarono dietro il suo collo, "Che non ho una fidanzata," approfondì il bacio, passando la lingua su quelle labbra che, rosse e bollenti, lo invitavano a continuare, "E che io non divida la camera con nessuno."
Merlin tremò.
Non restava loro altro che raggiungere l'ascensore il più velocemente possibile.




Fin.





Prompt:
Non riesco a smettere di ridere perché, siamo due turisti in un paese straniero e, ascoltando la tua conversazione con un'amica, ti ho sentito dire nella mia lingua che sono attraente, ma non sai che ti capisco.

E' una di quelle storie che ricade nella serie 'figure di merda quotidiane' (spesso autobiografiche), anche se non a tutti finisce bene, il nostro Merlin è stato fortunato.
  
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