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Autore: FreddyOllow    05/02/2016    2 recensioni
Dopo che l'infezione ha divorato mezza città, Erik e il suo fratellino Brad trovano rifugio in un campo profughi della BlackWatch. Ben presto si accorgeranno che la Blackwatch non è lì per salvarli, ma per usarli come cavie. Cominciano così a prendere i bambini e trascinarli nei laboratori con la forza. Quando i sopravvissuti ribellano, i soldati li fucilano tutti.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11:01 - Zona rossa, sul tetto di un edificio

Nelle ultime due settimane, Alex istruì Erik sui nuovi poteri che faticava ad apprendere. I due non parlavano molto, in quanto Alex fermava su nascere ogni tipo di argomento. Erik non pensava ad altro che a Brad e si domandava se fosse veramente morto. Era tentato di uccidersi, ma la vendetta glielo impediva. Voleva farla pagare alla Blackwatch. Voleva distruggerla. Per questo non riusciva a controllare i suoi poteri. La sua rabbia prendeva il sopravvento e lui perdeva il controllo. E Mercer era costretto a fermarlo. Aveva oramai capito che in Erik c'era qualcosa di oscuro che si nutriva della sua rabbia e ne assumeva il controllo.
Più passavano i giorni, più Erik cominciava a padroneggiarla. Ma c'erano volte che quella cosa strisciava lentamente fuori e cercava di prendere il controllo. A volte ci riusciva, altre volte resisteva. Quando quella cosa si impossessava di lui, andava in strada a massacrava gli zombie. Li scambiava per la Blackwatch. L'unica cosa che ricordava di quella carneficina. Negli ultimi giorni di allenamento aveva distrutto due edifici in preda alla furia cieca. Questo aveva attirato l'attenzione della Blackwatch che l'aveva quasi catturato. Pensavano che fosse opera di Mercer, invece si trovarono davanti Erik. L'avevano quasi catturato, quando Alex comparve e ammazzò le sei squadre della Blackwatch.

- Devi controllarti! - disse Mercer, scaraventando Erik sull'asfalto crepato e puntellato da grossi crateri. - C'è qualcosa in te che ti sta consumando! Se non riuscirai a combatterlo, quella cosa ti ucciderà!
Erik gli diede un violento spintone, che lo fece volare a due metri da lui. Poi trasformò il pugno in un enorme martello, ma Alex lo colpì per prima con la frusta. Continuò finché l'altro perse i sensi.
Gli zombie infestarono velocemente la strada attirati dai rumori. Le piccole squadre delle Blackwatch che ogni quattro ore pattugliavano la zona rossa, furono assaliti e massacrati. Avevano percorso quelle strade da mesi e pensavano fossero ormai sicure, poiché liberate da una squadra speciale. Invece era stati fatti a pezzi appena svoltato l'angolo. I due evoluti avevano scosso la tetra quiete degli zombie.

Otto ore dopo Erik si svegliò senza alcun dolore, ma con una voglia matta di distruggere la Blackwatch.
Alex era ai piedi del divano e lo fissava con le braccia conserte. - Ci risiamo. Cos'è che ti fa bollire il sangue? Perché non riesci a controllarti
Erik lo fissò con una mano tremante dal nervoso. - Voglio distruggerli! - Scattò in piedi, ma crollò sul pavimento. - La mia testa! - Si portò le mani attorno al cranio, dolorante. - Cos'è questa voce?
- Quale voce? - domandò Alex, perplesso.
- Lei... lei mi dice di ucciderli! Di vendicare mio fratello. Vuole aiutarmi...
Alex si chinò a guardare le vene nere di Erik diventare più spesse. - Qualunque cosa sia, devi controllarla. La tua rabbia non è reale, lei non è reale. Concentrati su Brad, sul perché vuoi vendicarlo!
Al suono di quel nome le vene di Erik tornarono normali. - Brad... È colpa mia se lui...
- No! - Lo interruppe Alex. - Non è colpa tua!
- Sì, invece. Ho lasciato che quei vermi prendessero le nostre vite. Ho creduto alle loro bugie per una vita migliore. Quel giorno non dovevo salire su quel furgone. Sapevo che non dovevo fidarmi. Lo sapevo... - Abbassò lo sguardo in lacrime.
Alex gli posò una mano su una spalla. - Ascoltami. Le tue lacrime non porteranno indietro tuo fratello. Vuoi vendicarlo? Allora ti aiuterò a farlo.
Erik gli strinse la mano gelida con affetto. - Farò quello che mi dirai. - disse, deciso.
Alex era sorpreso che non si fosse arrabbiato. Forse era riuscito a domare un po' la sua rabbia? E per quanto tempo?

Il mattino seguente i due partirono verso il confine della zona rossa, dove un lungo muro di cemento alto sei metri e lungo un chilometro divideva la zona gialla da quella rossa. Era sorvegliato dai soldati della Blackwatch con quattro torri di osservazione ogni cento metri. Un piccolo laboratorio di ricerca, diretto dal dottore John Wellington, si trovava poco lontano. In quel luogo gli scienziati modificavano e mischiavano il DNA delle cavie in fase di evoluzione con quello degli infetti e Bruti, mostruose creature con enormi artigli.
Il sole era ormai calato da un po', quando i due giunsero ai piedi della muraglia di cemento. Una decina di soldati armati si muovevano sui camminamenti.
Alex si girò verso Erik. - Non te l'ho detto prima, ma puoi assumere le sembianze di chi vuoi. Basta che tu lo uccida e poi lo divori. Acquisirai anche i suoi pensieri.
- Stai scherzando? - rispose Erik, incredulo.
Mercer incrociò le braccia, serio. - Per niente. Fai una prova!
Erik saltò sulle mura, si avvicinò velocemente alle spalle di una guardia e lo trafisse con un pungiglione spuntato dal palmo della mano. Il suo corpo risucchiò quello della guardia e assunse il suo l'aspetto. Si guardò le mani, incredulo. Era successo tutto così in fretta che ancora non ci credeva.
- Ehi, Victor! - disse una guardia che si stava avvicinando. - Che diamine stai facendo?
- Niente. - rispose Erik, turbato.
Un'ombra sgattaiolò alle spalle della guardia, la trafisse alla schiena, lo divorò e assunse il suo aspetto. - Visto? - disse Alex con un sorriso. - Facile come respirare. Ora entriamo nel laboratorio.
- Perché? - rispose Erik, incerto. - Cosa dobbiamo fare?
Merce lo guardò. - Vuoi ancora vendicare tuo fratello? Allora fai quello che ti dico!
I due si mossero lungo il camminamento, tra le guardie che li salutarono con un cenno della testa. Poco dopo arrivarono a pochi passi da un rivelatore, un macchinario in grado di rivelare il DNA infetto.
Alex si fermò e bloccò Erik con un braccio. - Dobbiamo fare il giro.
- Perché? - rispose Erik, confuso. - Siamo quasi arrivati. L'entrata è proprio lì davanti.
Mercer puntò il dito verso il rivelatore. - Lo vedi quel macchinario? È in grado di rilevare il nostro DNA anomalo. Se iniziasse a lampeggiare, darà l'allarme all'intero avamposto e ci ritroveremo con un esercito alle calcagna. Per quanto sia tentato di fare una strage, per ora atteniamoci al piano.
Erik non rispose. Quale piano? Alex non gli aveva spiegato niente.
Scesero dal camminamento e imboccarono una stradina dissestata, puntellata di auto distrutte e incendiate. Centinaia di infetti giacevano ammassati in fosse comuni. Un camion con abbordo una decina di soldati della Blackwatch usciva dal cancello per andare a perlustrare la zona rossa.
Erik fissava i cadaveri degli infetti. Alcuni non erano nemmeno mutati. - Quindi le storie erano vere.
- Benvenuto nella realtà - rispose Alex con un mezzo sorriso.
- Perché uccidono chi non è infetto? - domandò Erik. - Non ha senso. Sono persone sane.
- Per due motivi. Primo, non sono adatti a fare da cavie, quindi vengono eliminati. Secondo, i farmici iniettati hanno esiti negativi o distruttivi. Per farla breve, mutano in esseri mostruosi. Solitamente gli scienziati riescono a sopprimerli durante la trasformazione Ma ci sono volte in cui il mutante fa una strage prima di essere abbattuto..
- Come fai a sapere tutto queste cose? - domandò Erik.
- Ho divorato molti scienziati e assunto i loro ricordi. Si può dire che conosco i loro esperimenti abbastanza bene.
I due sbucarono da un angolo e arrivarono a pochi passi dalla porta secondaria del laboratorio. Era sorvegliata da due guardie armate. L'accesso era limitato a scienziati e capitani delle guardie.
- Ora arriva il bello - disse Alex con un ghigno. - Divorare gli scienziati è la mia parte preferita.
Erik corrugò la fronte, confuso. Non capiva se stesse scherzando o meno.
Alex si guardò in giro. - Di solito gli scienziati escono per fumare una sigaretta. Aspettiamo che escono e poi li divoriamo.
- Possiamo entrare con la forza e distruggere tutto! - disse Erik. - Possiamo farlo anche da qui, uccidendo le guardie per poi entrare a uccidere gli scienziati.
- Non è nel mio stile - disse Alex, compiaciuto. - Io amo giocare con i miei giocattoli. Amo prenderli in giro. Mi diverto di più a entrare di soppiatto e far partire il massacro dal cuore del laboratorio. È molto più divertente.
Erik lo guardò, confuso. - Non vuoi aiutarmi? Facciamo come dico.
Alex gli lanciò un'occhiata malevola. - Faremo come dico. E poi devo cercare qualcuno. Non voglio che scappi durante il caos.
Erik si accigliò. - Quindi mi stai usando?
Alex non rispose.
Un gruppetto di scienziati uscì dal laboratorio e si fermò davanti a due camion. Il momento era arrivato, ma Erik era indeciso.




   
 
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