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Autore: PandorasBox    05/02/2016    2 recensioni
I giorni passano senza aver modo di contarli, senza che loro si ricordino di contarli, tra altri litigi e paci che durano ore, tra baci e momenti solo loro.
E tornano le domande scomode per uno, e arrivano le risposte destabilizzando per l’altro, ma tutte si spengono nel sole di quelle giornate passate ad oziare sul prato di fronte alla mensa.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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  • Note

Chi mi conosce sa benissimo cosa io pensi di questa coppia (NOTP!!1!) ma cosa non si fa per una collega, un'amica, una tantecose eh.. Si fa anche questo, ovvio.
Buon compleanno Schatz ♥
Spero questo mi faccia perdonare gli spoiler.
La citazione della canzone qui sotto viene da "Il tempo che merita" de "I ratti della Sabina" e se non li conoscete...conosceteli perché mi ispirano cose da scrivere dalla notte dei tempi ♥♪


 





Io non lo so quanto tempo ci vorrà 
se basterà una notte o una stagione ancora 
o forse sarà neve a far tornare primavera
.

 

 
 
 
 
 
È l’estate di un anno difficile quella che sta vivendo, e la odia dal profondo, la odia come odia quelle ferite che si stanno rimarginando («Resterà la cicatrice?» non fa che chiedergli sua sorella, come se fosse quello il problema), la odia come odia quelle occhiaie che non vogliono andarsene.
 
È l’estate di un anno difficile, quella che sta vivendo, ma suo padre sembra non capirlo (ed anzi, continua a ripetere che si divertirà, ma come può divertirsi?) e lo spedisce in quello stupido Campo in cui non riesce a muovere un passo senza aver voglia di scappare. Ha chiesto all’autista di fare dietrofront almeno venti volte ma lui non lo ha ascoltato ed ha, anzi, alzato ancora di più il volume della radio. «Avete bisogno di svagarvi, monsieur.» gli aveva detto anche lui, prima che nell’auto scendesse il silenzio.
 
È l’estate di un anno difficile, quella che sta vivendo, difficile da accettare soprattutto, e nel buio del bungalow in cui si è rinchiuso –e a diavolo, no che non parteciperà alla serata a tema!- spera seriamente che passi in fretta: sei settimane sono una vita quando non si hanno piani che vadano oltre il “so cosa farò tra quindici minuti”.
Ma questo suo padre non lo capisce, non lo capiscono gli animatori, non sembra capirlo proprio nessuno.
 
 
È l’estate di un anno difficile quando conosce Percy Jackson, e lo odia perché sembra volerlo far parlare per forza, vuole farlo divertire, chiacchiera tanto anche se lui non lo ascolta e sembra averlo preso a cuore come un caso disperato ─ e lui è stanco di essere un caso disperato.
Decide di stargli lontano prima ancora di sapere come si chiama, decide di stargli lontano prima ancora che l’altro possa provare davvero ad avvicinarsi, decide di stargli lontano nel momento esatto in cui scopre che stargli lontano sarà difficilissimo.
 
È l’estate di un anno difficile quella in cui deve venire a patti con sé stesso, con quel che prova e non dovrebbe provare, con quel che vuole e quel che dovrebbe volere.
È l’estate di un anno difficile quella che sta vivendo, mentre chiama sua sorella ─ e si sente così idiota a piangere perché in realtà ammetterlo è stato solo una liberazione, non dovrebbe piangere!- si chiede se ora comincerà a diventare un po’ più facile, se ora la strada smetterà di essere tanto in salita.
Sua sorella, dall’altra parte del telefono, piange più di lui e nessuno dei due capisce perché. Finiscono a ridere senza motivo ed è forse la prima risata di lì a qualche anno.
 
 
 
 
 
 
 
 
È l’estate di un anno difficile quella che Percy sta vivendo e lui vorrebbe che finisse al più presto.
 
È l’estate di un anno difficile, fatto di scoperte, di addii, di disastri e di vita ─ e lui non credeva che vivere davvero fosse così difficile, non credeva fosse tanto pesante, non credeva avrebbe avuto tanta difficoltà.
 
È l’estate di un anno difficile quella che Percy sta vivendo, è quella che segue un anno di college che non è andato assolutamente come sarebbe dovuto andare, è l’estate di decisioni difficili e pochi mezzi, è l’estate in cui si rende conto di dover crescere e non esserne assolutamente in grado.
 
È l’estate di un anno difficile quella che Percy sta vivendo ed è, soprattutto, la prima senza Annabeth: ed è difficile dimenticarla quando non riesce a liberarsi delle loro foto insieme (non hanno che foto insieme, dopo sei anni passati una accanto all’altro) ed i loro ricordi sono gli unici che tornano continuamente. Perché lui non ha amato Annabeth come si ama da ragazzini: aveva amato i suoi ricci biondi ed i suoi occhi grigi, certo, aveva amato il suo diventar donna sotto i suoi occhi e le sue mani, ma aveva amato soprattutto il suo cervello e le sue parole, i suoi progetti per il futuro. Aveva amato il modo in cui, nonostante tutto, gli era rimasta vicina prima di conoscerlo davvero. Ed ora non sapeva cosa fare.
 
È l’estate di un anno difficile quella in cui conosce Nico di Angelo, i suoi occhi tristi e la sua poca voglia di parlare e fare amicizia, e decide di volergli stare accanto in ogni caso, perché c’è qualcosa che deve capire, c’è qualcosa che sembra attrarlo senza sapere perché ─ o forse lo sa: l’altro è un caso disperato tanto quanto lui, sembra stanco di esserlo tanto quanto lui, sono più vicini di quanto vorrebbero ammettere.
 
 
È un giorno di quell’estate di un anno difficile quando risponde alla chiamata di suo fratello –e lui sa perfettamente che lo fa solo per sapere se sta prendendo tutto quel che deve prendere, se sta davvero cercando di risalire, proprio come sua madre gli ha chiesto- e gli dice che sì, ha trovato nuovi amici che sì, va tutto bene, e per la prima volta gli mente.
 
 
 
 
 
 
 
 
È l’estate di un anno difficile quella in cui si trovano e si avvicinano (un passo avanti e tre indietro, con difficoltà e diffidenza): le parole sono poche, i gesti sono molti, i pensieri sono troppi. Spesso sbagliano, molto più spesso litigano, ogni volta fanno pace. Sono nottate insonni, strade traverse per non vedersi, strade traverse per incontrarsi.
Ci sono domande scomode da una parte, risposte che non tranquillizzano dall’altra. Ci sono giornate in cui di nuovo il mondo sembra crollargli addosso e giornate in cui ridono e non capiscono come ci riescano.
 
Non ci sono appuntamenti, non ci sono parole strane, non ci sono attenzioni particolari, ci sono due ragazzi che si cercano e si trovano tra tanta gente, ci sono sorrisi che non hanno nulla di malizioso ma che molto hanno di sottinteso, ci sono piccoli gesti che hanno solo per loro un significato ad altri sconosciuto.
 
È una sera di un’estate difficile quando spengono il cervello, aiutati dall’adrenalina di una stupida partita di basket vissuta in prima persona, da quell’alcol arrivato da chissà dove. Poi sono solo mani che si muovono e bocche che si cercano, è pelle contro pelle e sudore ed imbarazzo ed urgenza. Sono parole che parole vere non sono, sospiri, condite da un po’ di incertezza.
Con le luci accese possono osservarsi, possono giudicare quanto vuoto ognuno di loro dovrà riempire, se basterà una notte o ci vorrà ancora tutta la vita, si aggrappano uno all’altro.
 
I giorni passano senza aver modo di contarli, senza che loro si ricordino di contarli, tra altri litigi e paci che durano ore, tra baci e momenti solo loro.
E tornano le domande scomode per uno, e arrivano le risposte destabilizzando per l’altro, ma tutte si spengono nel sole di quelle giornate passate ad oziare sul prato di fronte alla mensa, Percy tenta inutilmente di imparare a suonare la chitarra, Nico tenta inutilmente di insegnarglielo, scoprono di avere amici in comune («Conosci Grover Underwood? Non ci credo, è il mio migliore amico!») e storie difficili. Percy scopre che Nico sa essere una delle persone più logorroiche del pianeta e Nico scopre che Percy è molto altro oltre le sue battute .
 
Si spogliano non solo dei loro vestiti ma anche delle loro paure e si ritrovano a sperare che i giorni, le ore, i minuti comincino improvvisamente a passare più lentamente.
 
 
 
È l’estate di un anno difficile quella in cui si conoscono e iniziano a frequentarsi, e a questa segue un autunno di assestamenti e gare di nuoto ed un inverno di cambiamenti e sciarpe di lana.
 
Quella che arriva dopo è una primavera di serenità che nessuno dei due si aspettava, fatta di antistaminici e viaggi in macchina, di fine settimana rubati e ricordi, di coming out che vanno per il verso giusto ed imbarazzo e cene e ed amici e «Davvero conosci anche Jason?! Come abbiamo fatto a non incontrarci prima?», sorrisi.
 
 
È felicità che colpisce e ti spiazza, perché non te l’aspetti.
È la primavera di un anno diverso che sentono di poter stringere tra le mani.
   
 
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