Capitolo
3 – Die another day
Lo
sguardo di Kate rimbalza più volte da Rick a suo
padre, mentre la solita ruga le si forma in mezzo alla fronte, segno
inequivocabile che il cervello ha messo in moto gli ingranaggi e sta
attivando
tutte le sinapsi.
“Suppongo
tu abbia finalmente rivisto Rita” deduce
Beckett, saltando a piè pari i convenevoli e senza che
nessuno dei presenti se
ne stupisca. Evidentemente il loro rapporto funziona così.
Intanto una fitta
colpisce ancora una volta il cuore di Castle, che perde un battito.
Kate ha
incontrato la moglie di suo padre e si è ben guardata
dall’informarlo. L’ennesima
omissione. Fa un respiro profondo per tentare di scacciare quel dolore
che gli trafigge
l’anima come un pugnale affilato e, invitando i suoi ospiti a
prendere posto al
tavolo della cucina, suggerisce: “Credo sia meglio se ci
sediamo”.
Poi
aggiunge: “E preparo anche un caffè”,
consapevole che
i due bicchieri di whisky che si è scolato quel pomeriggio
possano già limitare
la sua lucidità senza bisogno di aggiungerne un terzo.
“Per te un cappuccino,
Kate? Uno di quelli che solo io so preparare?” le chiede poi
sollevando le
sopracciglia, con quell’espressione da sbruffone che lei
adora e che al tempo
stesso le farebbe venire voglia di strozzarlo almeno dieci volte al
giorno.
Perché anche se si sono separati, anche se non risolvono
più intricati casi di
omicidio fianco a fianco, anche se non dormono più sotto lo
stesso tetto, lei pensa
a lui almeno dieci volte al giorno. Come minimo.
Beckett
si limita ad annuire. Per un microsecondo il
pensiero dei cheeseburger di Remy’s (e di tutto quello che si
era immaginata
sarebbe successo dopo) le attraversa il cervello e le provoca una punta
di
delusione, però la sua curiosità sul vero motivo
della presenza di Jackson Hunt
ha la meglio e così si siede di fronte a lui, mentre Rick
armeggia davanti alla
macchina del caffè. Lei e il suocero si fronteggiano come
due duellanti pronti
a estrarre la propria arma, stile mezzogiorno di fuoco, senza
profferire
parola. Una parte di Kate non riesce proprio a fidarsi di
quell’uomo
dall’espressione imperscrutabile, nonostante invece suo
marito riponga
un’inspiegabile fiducia in lui. Che poi come fa a essersi
affezionato a un
padre che non si è mai davvero curato di lui e di cui
è venuto a conoscenza
solo pochi anni fa e in una situazione profondamente dolorosa
è una cosa che
Kate non è in grado di comprendere.
Pochi
minuti dopo, Castle porge un mug di caffè scuro a
suo padre e una tazza con un inconfondibile cuore sulla schiuma del
cappuccino
a sua moglie, che solleva gli occhi da quell’ennesima
dimostrazione d’amore –
nonostante tutto – e gli rivolge uno dei suoi sorrisi, quelli
che lui adora e
che gli illuminano anche le notti più buie, quelli che gli
fanno
momentaneamente dimenticare quante bugie gli abbia raccontato o quante
informazioni abbia deciso di non condividere con lui.
“Allora,
perché sei qui Hunt?” gli chiede Kate dopo aver
sorseggiato la bevanda calda preparata sempre con tanto affetto da suo
marito.
“Quanto
ti fidi di Vikram Singh?” le domanda a sua volta
la spia, fissandola negli occhi. Questo interrogativo diretto spiazza
il
capitano Beckett e improvvisamente tutti i suoi dubbi diventano
realtà.
“Sinceramente,
a questo punto non molto” ammette. “Ti
confesso che stavo per rivolgermi a un investigatore privato per
raccogliere maggiori
informazioni su di lui” aggiunge, facendo
l’occhiolino a suo marito, per poi
tornare a guardare seria l’uomo seduto di fronte a lei.
“E
fai bene. Quella dell’analista è solo una
copertura”
dichiara Hunt senza troppi preamboli. “Il suo ruolo
è quello di tenerti buona,
fingendo di indagare per tuo conto, e non farti arrivare a
destinazione. Mi
pare ci stia riuscendo, peraltro.”
“Sì…
ogni volta che troviamo qualcosa finisce sempre che
si tratta di una falsa pista che ci conduce in un vicolo cieco. E
poi… fa di
tutto per tenermi lontana da Rick, per impedirmi di vederlo e parlare
con lui”
concorda il capitano, con una punta di amarezza.
“E’
bravo nel suo lavoro, questo gli va riconosciuto”
dichiara Hunt. “E ha anche un background di tutto rispetto.
Suppongo tu abbia
fatto qualche controllo prima di assumerlo al distretto e sono sicuro
che ne è
uscito un quadro impeccabile, giusto?”
Kate
annuisce. Poi l’uomo canuto riprende, senza mai
distogliere i propri occhi da quelli della giovane donna seduta davanti
a lui:
“Beh, è tutto finto. Gli hanno creato un profilo
perfetto. E’ un vero professionista
ed è una pedina all’interno di
un’organizzazione solida, gestita da persone molto
potenti e dotate di risorse finanziarie notevoli. Ora, so che Rita ti
ha detto
che se tu avessi coinvolto Rick in questa storia ti saresti macchiata
del suo
sangue…”
Le
dure parole della moglie di Hunt, pronunciate durante
il loro incontro “fortuito” in quella strada
affollata di New York,
riecheggiano nella mente di Kate come una terribile minaccia: Anybody who dies now – their blood is on
you.
E’ quello il motivo fondamentale per cui ha deciso di
separarsi da suo marito e
gettarsi da sola in questa crociata. Ma adesso ha anche capito che
senza il suo
aiuto non riuscirà mai ad arrivare al termine della sua
missione.
“Il
nostro lavoro non ci permette sentimentalismi e anche
esserci sposati è stata una mossa azzardata. Ma entrambi
siamo in questo mondo da
tutta la vita e siamo consapevoli di quello che facciamo. Rita ci
è andata giù
pesante perché voleva convincerti a non affrontare questa
storia. Per il tuo
bene, Kate. E’ una faccenda più grande di quanto
pensi. Loksat è una leggenda.
Aveva collaborato con quel Bracken, creando un cartello della droga che
triangolava New York, la Columbia e il Messico, e avevano dato vita a
un
business davvero redditizio. I soldi provenienti dal commercio delle
sostanze
stupefacenti erano stati ripuliti ed erano serviti a finanziare la
campagna
elettorale del senatore. Ma tu questo lo sai già, vero
Kate?” le chiede e pare
quasi che il suo sguardo sia attraversato da un guizzo di compassione
nei
confronti della sofferenza inflitta a quella donna, sia dai torturatori
al
soldo di Vulkan Simmons sia dalla vita in generale. Che Jackson Hunt
abbia un
cuore? Ma è un lampo che si spegne subito, e
l’espressione torna ad essere
glaciale e imperturbabile.
Kate,
a sua volta, chiude gli occhi e deglutisce. Quel
ricordo è ancora vivo nella sua memoria, tanto che un
brivido di freddo le
scuote le membra e le sembra di percepire in modo nitido il gelo
dell’acqua in
netto contrasto con il fuoco che sentiva nei polmoni, annaspando in
cerca di
ossigeno. Rick, che finora è stato in religioso silenzio ad
ascoltare le parole
di suo padre senza mai distogliere lo sguardo dal volto di sua moglie,
le
stringe una mano, sorridendole mestamente per infonderle forza e
sostegno.
Anche per lui quell’episodio è
tutt’altro che dimenticato. Dio, quante ne hanno
passate insieme: in ordine sparso, Kate è finita su una
bomba, entrambi sono
quasi annegati nell’Hudson, spinti nel fiume a bordo della
macchina di servizio
di Beckett, un cecchino le ha sparato in pieno petto al funerale di
Montgomery,
ha rischiato che la graziosa dottoressa Nieman le strappasse la faccia
per
cambiarle i connotati, per un pelo non sono diventati il pasto di una
tigre,
hanno rischiato il congelamento in un camion frigorifero… e
questo solo per
citare alcuni episodi.
“Sai
anche che Bracken era diventato un peso per l’organizzazione
ed è stato eliminato. Adesso Loksat ha agganci con vari
personaggi molto
potenti, dall’apparenza pura e immacolata ma che sono
corrotti fino al midollo.
Quindi, credimi, Kate, non puoi affrontare questa storia da sola e mio
figlio
non sarà James Bond, ma a modo suo è coraggioso e
ha un cervello sveglio” conclude
Hunt. In quel momento, Rick si sente stranamente orgoglioso per il
complimento
ricevuto da suo padre, anche se quell’a
modo suo lo lascia un po’ perplesso.
Però poi si consola con la
considerazione che da un genitore sui generis come Jackson Hunt non si
può
certo aspettare lodi sperticate. Senza dimenticare che ha citato James
Bond e
il suo pensiero è volato subito a “Casino
Royale” e a ciò che quel libro ha
significato per loro due.
“Oh,
so bene quanto sia sveglio tuo figlio, il suo modo
di pensare out of the box mi ha
aiutato in più di un’occasione” concorda
Beckett, stringendo la mano di suo
marito e sorridendogli riconoscente. “E ora cosa suggerisci
di fare?” chiede
poi a Hunt, rivolgendosi a lui.
“Dovremmo
cercare di capire come Vikram si tiene in
contatto con la sua rete. In questo modo, potremmo risalire ad altri
membri e
avere un quadro più completo” si intromette Rick,
pensando già di ricorrere
all’aiuto di Hayley e alle sue competenze di hacker per
mettere sotto controllo
il cellulare e il computer del loro nuovo nemico. Hayley si
è rivelata una
risorsa preziosa, oltre ad essere una persona squisita.
“Non
sarà semplice, devo ammettere che è un vero
esperto
informatico. Ha creato una linea sicura con cui possiamo comunicare
senza
essere intercettati e gestisce vari server in remoto”
dichiara Kate. “O almeno
questo è ciò che mi ha detto” aggiunge
con amarezza, consapevole di non sapere
più quanto di ciò che ha vissuto negli ultimi
mesi sia vero e quanto finzione.
“Sarà
un genio tecnologico ma io ho maggiore esperienza
sul campo. So che avete installato una postazione in uno stripper club
sotto
sequestro, pensi che possiamo farci un salto? Vorrei dare
un’occhiata a cosa
sta facendo e verificare in che modo potremmo tenerlo
sott’occhio” le chiede
Hunt e Kate ormai non si stupisce più che il padre di Rick
sia a conoscenza
anche di questo dettaglio, seppure sia una decisione di pochi giorni
fa.
Evidentemente sa come fare il suo mestiere.
“Sì.
Andrò io per prima, così se Vikram fosse
lì posso
sempre far finta di essere passata per vedere se sta facendo progressi
con
l’ultima pista” dichiara il capitano Beckett e Rick
riconosce in quella
proposta l’indole battagliera della donna che ha sposato.
Bandiera bianca,
arrenditi scrittore: ami così tanto quella donna che sei
disposto a perdonarle
tutto pur di averla di nuovo accanto a te.
“Noi
ti seguiamo con la macchina che ho noleggiato” dice
Hunt, poi rivolgendosi a Castle aggiunge: “Hai un ottimo
gusto per le auto,
figliolo, ma una Mercedes o una Ferrari darebbero troppo
nell’occhio.”
Rick
annuisce e l’operazione prende il via. Mentalmente,
Castle la rinomina “Die another day”, come uno dei
film di James Bond,
confidando che il titolo sia propiziatorio. Ha troppi progetti per il
futuro e
non gli andrebbe proprio di morire prima di portarli a compimento.
Senza
considerare che in questo momento sta collaborando con suo padre e la
cosa gli
riempie il cuore. Non è certo una delle classiche
attività che uniscono padri e
figli, ma con un agente segreto come genitore non ci si può
aspettare una vita
canonica fatta di passeggiate in bici al parco o di pomeriggi trascorsi
a
costruire castelli di sabbia sulla spiaggia bianca degli Hamptons.
“Hai
la tua pistola con te?” chiede l’agente segreto a
Beckett.
“No,
non pensavo che ne avrei avuto bisogno stasera”
ammette.
“E’
comunque meglio così: se succede qualcosa, non è
opportuno che si trovino proiettili riconducibili a un’arma
registrata a nome
del capitano Beckett” dichiara Hunt. L’uomo si
abbassa leggermente e sfila
dalla fondina al polpaccio una piccola semiautomatica che porge alla
nuora. Poi
estrae dalla giacca un’altra pistola per il figlio e si
avviano alle rispettive
vetture, mentre Rick giunge alla conclusione che a quel punto non si
sarebbe
stupito che suo padre avesse tirato fuori anche un Kalashnikov, come il
proverbiale asso nella manica.
Le
tenebre stanno calando sulla città che non dorme mai,
ma il traffico è ancora sostenuto. Mentre è
seduto dal lato del passeggero –
questo è evidentemente il suo ruolo, a prescindere da chi
stia al volante – lo
scrittore rompe il silenzio e chiede a suo padre: “Quanto
stiamo rischiando?”
“Non
poco. Ma non possiamo fare diversamente. Tua moglie
è un tipo tosto, ma adesso ha bisogno del nostro
aiuto” dichiara Hunt.
“Ho
già temuto di perderla più di una
volta” commenta
Rick con un sospiro.
“Questa
volta non sei da solo. Abbi fiducia. E ora
concentrati su quello che dobbiamo fare” ordina Jackson con
un tono che fa
chiaramente capire che il momento delle chiacchiere è
concluso.
Giunti
a destinazione, vedono Kate parcheggiare la Crown poco
lontano dall’ingresso del locale, mentre i due uomini si
tengono a debita distanza.
Beckett scende e poco dopo padre e figlio la raggiungono vicino alla
porta
laterale. Tutti e tre impugnano la propria arma e cercano di capire se
ci sia
qualcuno ma nessun rumore sembra provenire dall’interno
dell’edificio. Con un
cenno d’intesa scambiato con gli altri due, Kate abbassa la
maniglia ed entra. Si
muove lentamente perché la stanza è in penombra,
ma il capitano si rende subito
conto che c’è qualcosa di diverso. I suoi occhi
scansionano l’ambiente, per
quanto glielo permetta l’oscurità, e quando
finalmente riesce a mettere a fuoco,
ciò che vede la raggela.
Nota
dell’autrice
Qualora
non si fosse capito, Vikram non è il mio personaggio
preferito e ancora non ho
capito se, almeno per quanto vediamo in tv, c’è o
ci fa. Qui ho provato a darmi
delle spiegazioni… spero che siano di vostro gradimento.
La
missione è partita, ma cosa avrà visto Kate nel
locale? Si accettano scommesse!
Grazie
ancora una volta per avermi regalato il vostro tempo.
Un
abbraccio,
Deb