Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Roses99    05/02/2016    3 recensioni
"E-ecco... Quando prima ti ho detto che sono le persone che si amano che si fanno queste cose non sbagliavo. Cioè... Quello che intendo dire é che vorrei fare quelle cose anche con te."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eren Jaeger, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mikasa Ackerman si portò una mano sul retro della nuca e sospirò pesantemente. Niente, non riusciva proprio a trovarlo... Del resto una delle più grandi doti di Eren Jaeger era proprio quella di volatilizzarsi nel nulla quando fossero in ballo le faccende domestiche. E pensare che quando si trattava di picchiare qualche bulletto di passaggio non si tirava mai indietro. E adesso la moretta si trovava con alle spalle un carico di legna appena tagliata e la mente completamente sgombra da qualsiasi pensiero fuorché uno. Trovare Eren e tornare subito a casa. Cominciò per l'ennesima volta a fare il giro del enorme spazio erboso adibito alla raccolta della legna per gli abitanti del distretto di Shigansina. Niente, ancora nessuna traccia del ragazzino. L'asiatica adesso iniziava davvero a preoccuparsi, certo... Era ancora una bambina di appena nove anni eppure aveva già sviluppato precocemente un incredibile senso di protezione per Eren e ogni volta che il coetaneo scompariva per un tempo che comprendeva i due-tre minuti, Mikasa si agitava quasi immediatamente e cominciava la ricerca. Di solito con la sua intuizione e il suo sangue freddo riusciva a trovarlo nel giro di qualche minuto eppure questa volta pareva proprio svanito. Mentre nella mente della giovane ragazza prendevano vita i peggiori scenari di morti e torture che potevano essere accadute ad Eren, addocchiò una folta chioma scura volteggiare e che sembrava lambire i fianchi di un enorme albero. Si avvicinò con passo veloce e spedito e finalmente eccolo li... Dormiente, immobile con gli occhi chiusi e la bocca serrata e il tutto rendeva il suo sonno come eterno. "Eren..." Sussurrò con un tono che doveva essere serio e intimidatorio ma che era incrinato da una nota di sollievo per averlo ritrovato tutto intero. Si piegò sulle ginocchia per poter fissare meglio il volto del amichetto. Non era un esperta nel campo "ragazzi" ma nessuno poteva negare quanto Eren fosse carino. Con tutte le probabilità sarebbe diventato un bel giovanotto in futuro, o almeno... Questo era quello che dicevano le donne del distretto che consideravano "il figlio del dottore" il pettegolezzo più succoso di tutti dato che ogni giorno ne combinava qualcuna. Si avvicinò lentamente sempre di piu al viso del brunetto, quel ragazzino le aveva salvato la vita, era diventata automaticamente la persona più importante della sua intera esistenza. Gli voleva talmente bene, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui e il diretto interessato lo sapeva bene anche se non lo avrebbe mai ammesso. Si morse il labbro succhiandolo nervosamente, già... Eren non le permetteva di fare quasi nulla per lui, eppure sapeva che era l'unica cosa che ella desiderasse. Ad esempio, l'asiatica non aveva mai osato provare ad abbracciarlo, neppure ai loro compleanni ma sapeva con estrema sicurezza che non glielo avrebbe mai permesso dato che bastava che le loro mani si sfiorassero per provocare incredibili rossori sulle guance del castano e al contempo reazioni esagerate come veloci movimenti delle mani e un espressione di disgusto. Mikasa sospirò al ricordo di quei pensieri e assunse un espressione corrucciata, e che diavolo... Era davvero cosi brutto toccarla? Doveva assolutamente togliersi uno sfizio. Con un enorme testardaggine che non l'aveva mai caratterizzata in modo particolare si decise ad allungare una mano lungo la guancia del amichetto. Non aveva alcun timore in quello che stava per fare, sarebbe stato rapido e indolore... Come togliersi un cerotto. Con le dita pallide e affusolate sfiorò timidamente il volto ancora paffuto da bambino di Eren. Eppure, anche se doveva essere una cosa rapida, ella si soffermò più tempo del dovuto a toccare quella gote, era guidata da una specie di trance e pareva ipnotizzata. Avrebbe voluto accarezzare quel viso per tutta l'eternità (anche se non ne capiva il motivo) ma in una frazione di secondo, delle dita circondarono il magro polso della ragazzina. Il suo cuore perse un battito quando gli enormi ed espressivi occhi verde acqua di Eren cercarono i suoi con grande curiosità. "Mikasa?" La ragazzina trattenne il respiro da tanto si era spaventata ma tornò -più o meno- seria quando il castano le mollò il braccio. "Eren, ti ho cercato ovunque! Potevi almeno avvertirmi che rimanevi sotto quest'albero." Era arrabbiata, questo lo si poteva notare dagli occhi che sparavano fiamme dalle pupille ma il tono era calmo e posato, non era una bambina che se la prendeva facilmente. Aveva un autocontrollo di ferro. Appoggiò la legna (che aveva raccolto in quantità maggiore del solito) sul terreno erboso e si sedette vicina al amico... Sicura che non si fosse accorto del suo precedente gesto e si appoggiò al tronco del albero chiudendo gli occhi. "Tra poco dovremmo tornare a casa, tua madre ci aspett..." "Perché prima mi accarezzavi?" La giovane dai tratti orientali spalancò di scatto gli occhi e li rivolse ad Eren. Allora aveva sentito e capito tutto? E lei che sperava di averla passata liscia. Era già pronta a negare il tutto, dicendo al coetaneo che in realtà lo stava aiutando a liberarsi di un insetto fastidioso che gli si era posato sulla guancia ma era inutile tentare di scappare. Voltò il viso dalla parte opposta a quello di Eren e rispose seccamente. "Si, non capisco cosa ci sia di sbagliato. Volevo togliermi di un piccolo capriccio." Il figlio del dottore aveva assunto un espressione indecifrabile. Divertita? Spaventata? O forse arrabbiata? Fattostà che rimase zitto e incupito per diverso tempo, stessa cosa di Mikasa che aveva portato le braccia incrociate al petto e rivolgeva tutta la sua attenzione ai contadini del estrema destra. "Di solito si accarezzano la mamma e papà..." La voce del bruno giunse al orecchio della pallida giovane come un flebile fruscio di foglie. "Oppure i genitori di Armin, i soldati del Armata Ricognitiva che partono per una missione fuori dalle mura e salutano le proprie compagne..." "Tutto questo per dire che cosa?" Lo incalzò, leggermente inacidita, la mora. Che cosa voleva insinuare il ragazzino? Proprio mentre egli apriva la bocca per rispondere, una donna dai capelli rosso fiamma che camminava davanti a loro inciampò su un sasso ma venne fortunatamente sorretta dal giovane uomo che le stava al fianco. La contadina sorrise leggiadra al accompagnatore, rivelando una sfilza di denti bianchissimi e non si accorse che dal suo cesto di vimini che aveva usato per contenere alcuni frutti era caduto un grosso e succoso melograno. Eren si alzò con uno scatto improvviso da sotto l'albero e raccolse il frutto che subito porse alla signora che lo graziò di un altro dei suoi sorrisi e rifiutò l'alimento con una mano per poi tornare a guardare l'uomo che l'aveva salvata dalla caduta con occhioni languidi. Il castano tenne il melograno ben saldo tra le mani e tornò seduto vicino a Mikasa. Diede un morso alla succosa polpa del frutto senza staccare gli occhi dalla coppia dinnanzi a loro che ora si stavano scambiando un lieve bacio sulle labbra. Il giovane fece una smorfia disgustata e guardò l'amica dritto nelle pupille. "Vedi? Loro fanno anche questo..." "Ma loro chi?" "Gli amanti, i fidanzati insomma... Quelle cose li." Disse Eren dando un altro morso al frutto e contemplando con cipiglio sconcertato la coppietta felice. Mikasa abbassò la testa e ringraziò il cielo di avere i capelli lunghi che le coprivano il volto e non rendevano visibili le sue guance paonazze al castano. Quindi lui credeva, pensava che lei fosse inna... Innamora... Non riusciva neanche a pensare una parola del genere cosi scosse il capo in senso di negazione e rivolse la sua attenzione sul viso del amico e soprattutto sulla sua bocca che stava ancora masticando il melograno. Ne rimase come incantata... Al pensiero di quelle labbra sulle sue... Ancora con lo sguardo fisso su esse, Eren smise di masticare e guardò prima l'amica che sembrava seguire il percorso che una goccia di succo stava Tacque per un breve lasso di tempo poi strappò con le dita il frutto a metà e ne porse un pezzo alla mora che si affrettò ad accettare una volta sbloccata dalla sua piccola trance. Diede un morso al melograno che si rivelò proprio come se lo ricordava, asprigno ma con una nota dolciastra. Delizioso. Si leccò le labbra dalla polpa rossa che iniziava a gocciolarle dal mento. Rimasero a mangiare in completo silenzio fin quando Eren non finì la sua parte di frutto e iniziò ad arrossire sempre di più mentre posava i suoi occhi sulla ragazzina che non si curava minimamente della cosa, tanto era impegnata a strafogarsi con la primizia. "I-insomma comunque non mi é dispiaciuto..." Mikasa voltò il capo verso di lui, un espressione curiosa e gli occhi blu scuro bramosi di sapere a cosa il suo amichetto si riferisse. Eren prese un altro grosso respiro, distolse gli occhi dalla moretta e strillò tutto in un fiato. "Non mi é dispiaciuto che tu mi accarezzassi perché se dovessi scegliere da chi ricevere delle carezze sceglierei te!" L'asiatica smise di masticare per qualche minuto e rimase a fissare il profilo scontroso e arrossato del brunetto. Si dovette anche trattenere nello spalancare la mascella a tale dichiarazione perciò si limitò al più religioso dei silenzi. Intanto il giovane dagli occhi acquamarina voltò timidamente il capo nella direzione di Mikasa e dopo qualche minuto di esitazione parlò con tono più calmo ma ugualmente agitato. "E-ecco... Quando prima ti ho detto che sono gli amanti che si fanno queste cose non sbagliavo. Cioè... Quello che intendo dire é che vorrei fare quelle cose anche con te.* Poi spalancò gli occhi e si affrettò ad aggiungere, le mani protese in avanti come a volersi difendere da qualcosa. "Intendo di-dire che per una volta, per la prima insomma vorrei provarci con te, s-solamente per non arrivare da adulto a non saperlo fare con la persona giusta!" Mikasa rimase muta come una tomba, non sapendo cosa dire ed Eren pareva nella stessa situazione, l'imbarazzo tra i due si poteva tagliare con il coltello e la temperatura sembrava essersi alzata di venti gradi tanto erano accaldati entrambi i ragazzini. Ad un certo punto, l'asiatica posò il frutto a terra e si avvicinò leggermente al amico. Chiuse gli occhi con foga e sporse leggermente le labbra nella sua direzione. Non sapeva neanche lei cosa stesse facendo, eppure per qualche motivo sentiva l'esigenza di farlo. Il brunetto la guardò per qualche secondo, completamente immobile e nel incapacità di fare alcunché. Sentiva il cuore rimbalzargli in petto cosa che non si aspettava dato che glielo aveva proposto lui praticamente due minuti prima. Strinse con forza le labbra, poi si decise e anche lui chiuse gli occhi per poi posare la sua tremante bocca su quella della coetanea. Fú un bacio casto, a labbra asciutte ma qualcosa scattò dentro i giovani che nessuno dei due sapeva spiegarsi, il calore si propagò lungo tutto il corpo di Eren fino sciamare una volta staccatosi da quel breve primo bacio. Mikasa invece sentiva la testa girarle come se stesse per perdere i sensi da un momento al altro e quando si divisero si portò subito due dita sulle labbra per rievocare quel gesto e tentando di capire se fosse stato piacevole o meno. I suoi occhi scuri intanto erano concentrati sul frutto rosso a pochi centimetri da lei. "Umpf, niente di speciale." Fú l'acido commento del castano che aveva tuttavia acquisito il tipico colore rosso sulle orecchie, segnò inequivocabile di una sua bugia. La ragazzina non rispose e si limitò ad alzare il capo sul figlio del dottore che si era appena alzato da terra e le porgeva la mano, senza però incrociare il suo sguardo. La ragazza dai tratti orientali si rizzò in piedi dopo essersi spazzolata la gonna dalla terra e si mise al fianco di Eren. Il tedesco guardò per qualche frangente di secondo l'amica e tutto rosso in volto gli mise le mani al collo e le allacciò la sua immancabile sciarpa che si era ormai sciolta e sbuffò, il capo chino verso il terreno. "E legaletala meglio questa sciarpa se ci tieni cosi tanto!" dalle sabbra e a seguire guardò il frutto che teneva tra le mani.
   
 
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