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Autore: Astrid_Dragon_02    06/02/2016    2 recensioni
(Cap. 1)
"PERVERT! TOGLIMI LE MANI DI DOSSO! E LA GAMBA!”
“My God- perdonami, Giulietta, io-…” ma non fece in tempo a finire la sua frase di scuse che quello gli si scagliò contro, prendendolo per in colletto della camicia.
"Chiamami ancora Giulietta e Romeo non sarà l’unico a morire in questo teatro. Sono un maschio, razza di ragazzino insolente. MASCHIO. Sono Arthur Kirkland, idiot!”
L’americano sgranò gli occhi, confuso.
"Allora perché sei..?”
"Vestito da donna? Perché fare gli attori è un mestiere da uomini e c’è bisogno di qualcuno di meno… Hm. Imponente per certi ruoli, razza di enorme deficiente.’’
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(UsUk)
Raccolta di OneShot ambientate in epoche diverse in cui i personaggi ricopriranno i ruoli più disparati ed improbabili!
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Absolute, infinite and relative time



TITOLO DEL CAPITOLO: Alfred & Arthur

PARING: UsUk

RATING: Giallo

PERSONAGGI: Arthur Kirkland (Inghilterra)/ Alfred F. Jones (America)/ Matthew Williams (Canada)/ Antonio F. Carriedo (Spagna)

NOTE: Parti di testo tratte da ''Romeo e Giulietta''... Opera di cui sono profondamente innamorata. Enjoy it<3



Londra- 1595


Alfred scese dalla nave mercantile quasi correndo.
Aveva sulle spalle una sacca di Juta con i pochi effetti personali che si era portato dietro dalla piccola colonia americana da cui proveniva, quali qualche indumento, dei copioni teatrali e una lettera scritta dal fratello Matthew prima della partenza. I due non erano realmente fratelli, ma entrambi si erano presi cura l’uno dell’altro nell’orfanotrofio in cui erano cresciuti, cercando di far sentire l’altro meno solo e triste nei momenti più bui.
Matthew era partito per il Canada lo stesso giorno in cui la nave di Alfred era salpata dal porto della colonia della Virgina.




Alfred era arrivato in Virginia come garzone su una nave mercantile, i suoi genitori lo avevano venduto al capitano per pochi spiccioli dopo aver dato alla luce l’ennesimo figlio, ormai troppo poveri per prendersi cura di cinque bambini. 
Alfred non ci era rimasto male. Tutte le attenzioni che i suoi genitori non erano stati in grado di offrirgli gli erano date dai marinai. Questi nei momenti più calmi gli insegnarono come cavarsela su una nave, il prete a bordo lo istruì nella scrittura e nella lettura, il cuoco gli mostrò come ricavare da poche e misere provviste dei deliziosi manicaretti.

La gioia era parte integrante della sua vita in quei mesi, così come quando arrivarono in Virginia dai coloni già residenti e Alfred venne lasciato in un orfanotrofio dalla ciurma della nave.
Non che non lo volessero più, era chiaro, ma quelli volevano che Alfred si istruisse ulteriormente e venne affidato al parroco della colonia, che istruì lui e gli altri ragazzi e bambini senza famiglia fino alla maggiore età.

Mentre Matthew era affascinato dagli insegnamenti sulla geografia e sulla storia delle grandi spedizioni in quel nuovo mondo, Alfred era sempre stato innamorato dei racconti di coloro che venivano da Londra. Raccontavano storie magnifiche su gruppi di uomini e ragazzi che mettevano in scena grandi spettacoli sul palco, nei teatri di Londra davanti alla regina stessa.

Il ragazzino avrebbe voluto imparare l’arte del teatro, ma essendo in una colonia di puritani, quello svago era severamente proibito, così Alfred di tanto in tanto rubava dei copioni dalle cabine dei capitani delle navi che arrivavano al porto e li custodiva gelosamente in una catapecchia in fondo al bosco che aveva tirato su con le proprie mani. Certi pomeriggi, mentre i suoi coetanei giocavano con una palla di stoffa sui prati del paese, il biondino si rifugiava nel suo piccolo antro di felicità a recitare interi copioni per ore e ore. 

Una volta cresciuto, gli stessi mercanti che lo avevano portato nella colonia lo riportarono a Londra e lui, al posto di pagare pedaggio come gli altri passeggeri, doveva solo mettere in scena uno dei suoi spettacoli teatrali per la ciurma nelle sere più monotone e tranquille.

Era bravo Alfred, era bravo davvero.
Gli amici e i mercanti rimanevano in silenzio ad assaporare lo spettacolo per ore intere, immergendosi completamente nella trama.
Alfred era sempre cresciuto con il sogno di interpretare l’eroe della situazione, voleva salvare le donzelle in pericolo o combattere mostri come gli eroi dei racconti antichi.




Una volta arrivato a Londra, Alfred si precipitò nella locanda più vicina e affittò una camera per qualche giorno a pochi soldi. 
Per cena si trattenne alla taverna della locanda in cui fece la conoscenza di Richard Burbage, un uomo di circa vent’anni che aveva alzato un po’ il gomito. Egli gli raccontò del proprio lavoro: era stato il primo attore della compagnia di ''Lord Chamberlain’s Men” e il drammaturgo di successo William Shakespeare avrebbe aperto le audizioni per la sua nuova tragedia intitolata Romeo e Giulietta. Richard svelò qualche dettaglio sulla trama, come l’amore impossibile dei due giovani amanti e il destino tragicamente avverso.

Il giovane rimase incantato dalla figura di Romeo, ragazzo talmente innamorato da morire per amore.
Dopo aver salutato il nuovo amico e avergli offerto un calice di vino, si precipitò in camera propria per prepararsi al meglio; sapeva di avere un copione del suddetto drammaturgo tra i propri scritti e non appena lo trovò iniziò subito a declamare le parole del personaggio.

Il giorno seguente indossò i propri abiti più belli, si ripulì per bene e si recò al The Rose theatre per le audizioni. Una volta arrivato nell’edificio si mise in attesa di poter mettere in mostra le proprie doti di commediante e in meno di un’ora, il biondo salì sul palco; Richard lo riconobbe e gli sorrise calorosamente, mentre un uomo basso e tozzo e un uomo sui trent’anni lo guardavano seri.
Alfred non era mai stato spaventato dal palcoscenico e non appena i suoi piedi toccarono lo scricchiolante legno della piattaforma, ripeté con maestria e minuziosa precisione ogni parola del monologo dell’ebreo Shylock dell’opera ''Il mercante di Venezia’’.

L’uomo più giovane accanto a Richard batté estasiato le mani e sorrise al giovane.
''La parte è tua. Domani alle otto in punto, presentati qui e inizierai la tua carriera da attore. Farai strada, ragazzino.”

L’uomo aveva una leggera barba e dei capelli corti e castani, non era particolarmente alto, ma aveva un buon fisico. Alfred pensò che fosse uno degli attori, ma sbiancò non appena questi gli porse la mano. 

“William Shakespeare. Sarò il tuo condottiero in quest’avventura che non può essere altro se non un successo.”



L’americano gli strinse la mano e gli sorrise appena, tornando in città  poco dopo. 

Il giorno seguente si presentò all’appuntamento con la compagnia teatrale, pensando di essere il primo dati i quindici minuti di anticipo, ma con sua grande sorpresa tutti gli attori erano già intenti a prepararsi e a provare le scene della tragedia.

''Alfred, amico mio!” Richard si avvicinò raggiante al fianco di un ragazzo castano con la pelle abbronzata, gli occhi verdi e i capelli castani.

''Lui è Antonio, un amico spagnolo conosciuto in una dei nostri tanti viaggi di lavoro!’’

Lo spagnolo sorrise e strinse la mano del ragazzo davanti a sé.
Hola muchachito! Soy Antonio, mucho placer de conocerte!

Alfred ricambiò la stretta ma senza rispondere, infatti non aveva capito praticamente nulla.

“Ehi Antonio, parla una lingua comprensibile a questo povero disgraziato, per l’amor del cielo!” Lo rimproverò Richard.

Alfred sorrise e iniziò a interagire con l’intera compagnia nell’attesa che il suo costume fosse pronto, poi si vestì e salì sul palco. Il biondo aveva un enorme sorriso stampato in faccia, infatti non vedeva l’ora di conoscere la bellissima donzella che avrebbe interpretato la sua amata Giulietta.




Dalle quinte uscì una figura estremamente esile e morbida, dalla pelle chiara come la porcellana più pregiata e gli occhi verdi come gli smeraldi più belli. I capelli biondi, chiari e lisci, cadevano sul suo viso appena truccato. Alfred non riusciva a distogliere lo sguardo da quella figura così raffinata ed elegante.

Al via di Shakespeare i due iniziarono con la scena del ballo a casa Capuleti, danzando sul palcoscenico; la mano di Giulietta era piccola e morbida, le dita affusolate sfioravano quelle più rudi di Alfred, il quale non riusciva a staccare lo sguardo dai bellissimi occhi smeraldini della ragazza davanti a sé.

“Se con indegna mano profano questa tua santa reliquia (è il peccato di tutti i cuori pii), queste mie labbra, piene di rossore, al pari di contriti pellegrini, son pronte a render morbido quel tocco con un tenero bacio.’’

La ragazza, dal canto suo, aveva le guance velate d rosso e sembrava realmente innamorata del ragazzo che si trovava davanti. 

“Pellegrino, alla tua mano tu fai troppo torto, ché nel gesto gentile essa ha mostrato la buona devozione che si deve. Anche i santi hanno mani, e i pellegrini le possono toccare, e palma a palma è il modo di baciar dei pii palmieri.’’

Che voce! Era la più bella che Alfred avesse mai sentito, dolce e soave quanto decisa e chiara.
Al biondo balenò un pensiero nella mente, ma lo ignorò volutamente.

“Santi e palmieri non han dunque labbra?”

''Sì, pellegrino, ma quelle son labbra ch’essi debbono usar per la preghiera.’’

Alla parola ''labbra’’ Alfred arrossì appena. Quel pensiero era tornato a far capolino nei suoi pensieri, ma lo scacciò ancora.
''E allora, cara santa, che le labbra facciano anch’esse quel che fan le mani: esse sono in preghiera innanzi a te, ascoltale, se non vuoi che la fede volga in disperazione.’’

''I santi, pur se accolgono i voti di chi prega, non si muovono’’ Un sorriso compiaciuto spuntò sulla bocca rossa dell’attrice.

Ricordando il copione, Alfred sorrise a sua volta: ora poteva permettere a quel pensiero di sfociare in azione.
''E allora non ti muovere fin ch’io raccolga dalle labbra tue l’accoglimento della mia preghiera’’

E la baciò.
Non credeva che una persona potesse avere un sapore del genere,  ma quando si staccò si rese conto che quelle labbra sapevano di tea zuccherato. Continuò con il dialogo.
''Ecco, dalle tue labbra ora le mie purgate son così del lor peccato.’’

''Ma allora sulle mie resta il peccato di cui si son purgate quelle tue!’’

''O colpa dolcemente rinfacciata! Il mio peccato succhiato da te! E rendimelo, allora, il mio peccato.’’


E la baciò ancora.




Il drammaturgo, che aveva assistito alla scena, applaudì con il petto gonfio di orgoglio e mandò i due a godersi un po’ di riposo nella sala dei costumi.
La ragazza si avviò indifferente dietro le quinte e Alfred la seguì come nemmeno il più fedele dei cani della regina avrebbe mai fatto.
''Ehi, signorina! Si fermi, la prego!’’ esclamò Alfred, ma quella non si fermava e il giovane non ne comprendeva il motivo. 

Una volta arrivati nella sala, questa inciampò nel lungo abito e Alfred la prese al volo, ma cadde rovinosamente insieme a lei. Le cadde addosso e iniziò freneticamente a scusarsi, guardandola negli occhi.
Con la gamba tra le sue però notò un fatto curioso… La ragazza aveva qualcosa tra le gambe che solitamente il gentil sesso non possedeva.
Preso dalla curiosità, Alfred spinse l’arto contro la sua intimità e da quel momento non ebbe più dubbi.

''PERVERT! TOGLIMI LE MANI DI DOSSO! E LA GAMBA!”

My God- perdonami, Giulietta, io-…” ma non fece in tempo a finire la sua frase di scuse che quello gli si scagliò contro, prendendolo per in colletto della camicia.

''Chiamami ancora Giulietta e Romeo non sarà l’unico a morire in questo teatro. Sono un maschio, razza di ragazzino insolente. MASCHIO. Sono Arthur Kirkland, idiot!”

L’americano sgranò gli occhi, confuso.
''Allora perché sei..?”

''Vestito da donna? Perché fare gli attori è un mestiere da uomini e c’è bisogno di qualcuno di meno… Hm. Imponente per certi ruoli, razza di enorme deficiente.’’ Rantolò infastidito Arthur.

Alfred guardò il suo viso: la parrucca era caduta nell’aggressione e ora Alfred poteva notare le sopracciglia improbabili che troneggiavano sulla faccia del ragazzo, il rossetto si era sbiadito tra le parole e i baci della scena. Ripensò a quei baci e in men che non si dica, stava ripetendo quei dolci gesti tra le proteste dell’altro.

''C-Che stai facendo?! Lasciami subito!” Il ragazzo si dimenava tra le braccia del minore, che lo teneva stretto a sé e gli slacciava il corsetto.
Pian piano l’inglese si lasciò andare e dopo alcuni baci appassionati, Alfred sussurrò accaldato sulle labbra di Arthur: ''Sei veramente ridicolo con questo vestito da principessa, my dear Arthur…’’ la mano dell’americano sfilò lo scomodo corsetto al ragazzo sotto di lui. ''… Lascia che ti aiuti a disfartene.’’

 





TANA DEL'AUTRICE

Oh mamma, è la prima volta che pubblico su questa sezione e sono un tantino emozionata. ////v////
Spero di non aver scritto troppe cagate o che per lo meno che questa prima OS vi piaccia!
Recensite pure(non mordo tranquilli u.u) e spero di scrivere al più presto il prossimo capitolo! 

Kiss da Astrid<3 

  
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