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Autore: Sognatrice_2000    06/02/2016    3 recensioni
"Non è sbagliato?" Lo sussurrai piano, mille domande arrotolate sulla lingua, mille interrogativi schiacciati sul cuore. E il mio corpo trema, forse per la paura, forse per l'emozione. O forse entrambe.
Due occhi azzurri mi fissano con dolcezza. Il mio angelo, l'altra metà della mia anima.
Un luccichio li fa scintillare nella penombra della stanza.
E con poche, sincere parole, cancella tutti i miei timori e le mie incertezze.
"Perché, esiste un modo sbagliato di amare?"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 5: Le nostre anime divise "Shinichi!" Quando sento una vocetta infantile chiamare il mio nome, mi volto stupito, stringendo la mia ventiquattrore nera sotto il braccio. Sono appena tornato dal lavoro, e con mia sorpresa, vedo Masumi fuori dal portone, seduta sul marciapiede con aria assorta. "Cosa c'è?" "Senti... tu e quel ragazzo, Kaito... siete fidanzati, non è vero?" Mi stupisco della sua domanda e del suo tono serio, ma scelgo di essere sincero. Non mi vergogno dei miei sentimenti, anzi, vorrei gridarli al mondo intero. "Beh, sì... ma tu come fai a saperlo?"Mi informo curioso, alzando un sopracciglio. "Non lo so. Chiamalo intuito femminile, se vuoi."Dice tutta seria, e io mi trattengo a fatica dallo scoppiare in una risata. Quella bambina è un vero fenomeno. " Anch'io ho un fratello più grande, e non abbiamo il legame che avete voi due. E poi sorridi sempre quando sei insieme a lui."Aggiunge, una luce maliziosa a illuminarle gli occhi. "Hai indovinato."Sorrido, poi la mia espressione si fa esitante. "E adesso che lo sai... ti è simpatico lo stesso, no?" "E tu come fai a sapere che mi sta simpatico?" Stavolta è lei a stupirsi, e io ridacchio, facendole l'occhiolino. "Chiamalo intuito del detective."Le rispondo con lo stesso tono pomposo utilizzato da lei, prima di tornare serio. "Ma non hai risposto alla mia domanda." Masumi si volta verso di me guadarndomi con occhi quasi seccati e una certa aria di superiorità. "Perchè è una domanda stupida."Risponde senza esitazione, con naturalezza, lasciandomi interdetto. "Questi si chiamano pregiudizi. Voglio bene sia a te che a Kaito, mi pare ovvio, no?" Semplice e spontenea come solo i bambini sanno essere. Lo stupore lascia presto lo spazio ad un largo sorriso. Si ricorda delle parole che le ha detto Kaito al loro primo incontro. E' una bambina sveglia e intelligente, ma soprattutto, nonostante quell'aspetto da dura, ha un grande cuore. "Hai ragione."Le scompiglio i capelli con fare affettuoso, chinandomi leggermente, mentre lei mi guarda con un finto broncio. Appena rientro a casa, voglio parlare a Kaito di questa piccola conversazione. Non vedo l'ora di vederlo. Sono certo che, come al solito, lo troverò seduto in poltrona, con la mano fissa sul quadrante dell'orologio e un adorabile espressione indispettita. Ogni volta mi dice che sono in ritardo, ma forse, penso io con uno strano moto di gioia, quello è il suo modo per dirmi che era impaziente di vedermi. "Ehi, Shinichi!"Masumi mi tira la manica del cappotto, e io mi accorgo solo in questo momento di essere rimasto immobile come uno stupido, perso nei miei pensieri. "Ah, scusami, adesso devo andare."Sorrido un po' imbarazzato e faccio per allontanarmi, ma lei mi richiama. "Aspetta, devo dirti una cosa!" La guardo un po' sorpreso, invitandola a proseguire. "Questa mattina ho incrociato Kaito fuori dal portone e ci siamo messi a parlare per un po'. Mi ha detto che questa sera probabilmente sarebbe tornato un po' più tardi del solito, e mi ha chiesto di dare da mangiare a Waston al posto suo. E mi ha anche chiesto di dirtelo e di non preoccuparti." La mia espressione deve essere cambiata di colpo, il cuore ha accellerato i suoi battiti. "Ti ha detto cosa doveva fare?"Le chiedo, cercando di mantenere la calma, anche se un orribile sospetto sta iniziando a insinuarsi dentro di me. No, non è possibile, non voglio crederci. Masumi scuote la testa con decisione, facendo ballare i riccioli neri. "No, però..."Si prende il mento con una mano, pensierosa, e io mi sporgo verso di lei, agitato, incitandola a proseguire. "Però?" "Però mi è sembrato strano, come se fosse spaventato. Ha guardato verso un paio di tizi dall'aria losca, e ha cambiato espressione all'improvviso..." E se fossero...? No, non è possibile. "Masumi!"La afferro per le spalle, il tono improvvisamente alterato. "Cerca di ricordare, che aspetto avevano?" "Uno era molto alto e aveva i capelli lunghi, l'altro era tarchiato e indossava un paio di occhiali da sole. Erano entrambi vestiti di nero dalla testa ai piedi. Appena mi sono allontanata, ho notato che gli si sono avvicinati e hanno cominciato a parlare con lui..." "E per caso hai sentito cosa si sono detti?" Le domando speranzoso, ma lei scuote di nuovo la testa. "No, mi dispiace. Ero in ritardo per la scuola, le lezioni sarebbero cominciate entro pochi minuti e dovevo affrettarmi. Ma di sicuro Kaito non era felice di incontrarli. Tu sai chi sono? Li conosci?" Smetto di ascoltare Masumi, mentre i pensieri si affollano febbrilmente gli uni sugli altri. Non possono essere loro. Non può essere che ciò che penso sia vero. Ma se lo fosse, per quale motivo Kaito non ha cercato di scappare, perchè non ha provato a nascondersi e li ha affrontati così, a viso scoperto? E soprattutto, perchè mi ha detto che sarebbe tornato più tardi? Che abbia intenzione di tornare al suo vecchio lavoro? Un brivido di angoscia e paura mi scuote con violenza al solo pensiero. Stringo i pugni, sforzandomi di controllare l'ansia che sento crescermi nel petto. No, non c'è motivo di preoccuparsi. Quando stasera Kaito tornerà a casa, sarà di nuovo tutto come prima. Non è un incoscente, non si metterebbe mai nei guai volontariamente. Eppure, non riesco a evitare che un orribile presentimento continui a bloccarmi il respiro e ad attanagliarmi lo stomaco in una morsa velenosa. No, non può succedergli niente di male. Non finchè ci sono io a proteggerlo. Ma quel sospetto, quel presentimento non se ne va. Come se stessi iniziando ad intuire che questo sarà l'inizio della fine. ** Sono passate due settimane, ma da quel giorno Kaito non è più tornato. Cosa può essergli successo? Perchè non si fa vivo? Sospiro, angosciato, fermandomi davanti alla porta del mio appartamento per estrarre le chiavi dalla tasca della giaccia, e intanto non faccio altro che rimuginare, sempre più preoccupato. Ogni cosa ha perso significato, da quando lui è scomparso nel nulla. Non riesco a darmi pace, e ormai sono giunto all'inevitabile conclusione che gli sia successo qualcosa. Appena chiudo la porta alle mie spalle, però, mi paralizzo, incredulo. Sto sognando? Davanti a me, appoggiato alla parete, con lo sguardo fisso a terra e le mani nelle tasche del giubbotto nero e attillato. In meno di un secondo, sento la tranquillità impadronirsi di nuovo di me. Il cuore sembra quasi scoppiarmi dalla gioia e dal sollievo. "Kaito, sei un incoscente!"Lo aggredisco, dando sfogo a tutte le mie preoccupazioni represse, che mi hanno assillato in questi interminabili giorni senza di te. "Non ti rendi conto di quanto sia stato in pensiero?" Lui non mi risponde, e non alza nemmeno lo sguardo da terra, rimanendo immobile nella solita posizione. Forse l'ho ferito, non dovevo trattarlo in quel modo. Devo essere impazzito: non ho desiderato altro che rivederlo, e adesso che lui è qui, mi arrabbio e lo rimprovero? Scuoto la testa, dandomi dello stupido. Non ha importanza cosa sia successo, ne parleremo più tardi. La sola cosa che importa è che sia qui, di nuovo al mio fianco. "Scusami."Mormoro, la voce rotta. Non riesco più a restare fermo, e in un attimo sono vicino a lui. Lo attirò contro di me, avvertendo la voglia di piangere farsi sempre più forte. "Non mi interessa più nulla, adesso. La sola cosa che conta è che tu sia qui. Grazie al cielo sei tornato! Non so cosa avrei fatto se ti fosse capitato qualcosa..."Lo stringo con forza, premendolo contro il mio corpo. All'inizio lo sento rigido, ma poi si rilassa e si abbandona contro di me. Dio, quanto mi è mancato il suo abbraccio così dolce, quanto mi è mancato il suo profumo così rassicurante. "Anch'io ti amo, più di qualsiasi altra persona al mondo, però..."Sento le sue parole sussurrate con tono impercettibile, e mi stupisco leggermente. Però? Cosa sta cercando di dirmi? All'improvviso lo stacco di me, guardandolo preoccupato e inorridito. "Kaito... cosa è successo alla tua faccia?"Gli prendo le guance tra le mani, con delicatezza. Ha un taglio sanguinante sulla fronte, un livido nero sull'occhio sinistro, e diverse escoriazioni e graffi sulle guance. "Ti hanno picchiato?" Lui rimane in silenzio, e io comincio a preoccuparmi sempre di più. Ma emetto un grido strozzato, quando lo vedo tirare fuori dalla giacca una pistola e puntarla contro di me. Cosa sta succendendo? E' uno scherzo? "Kaito, ma che fai?"Indietreggio, incredulo e spaventato. Il suo sguardo è diverso. Quegli occhi, quei meravigliosi occhi ridenti di cui mi sono innamorato, adesso mi fissano con crudeltà, spenti, privi di qualsiasi emozione, di qualsiasi calore che si possa definire umano. Vuoti. Distanti. "Addio."La sua voce sempre allegra, ora è così distaccata, così gelida. "E' stato molto divertente giocare agli innamorati, ma adesso finiamola con questa messinscena. Mio fratello mi ha scritto una lettera, mi ha invitato a raggiungerlo in America."Solleva una busta bianca, che io fisso con occhi sgranati. "Ovviamente ho accettato, ma adesso che non mi servi più devo liberarmi di te..." Le sue parole mi investono come un secchio di acqua gelata, con violenza inaudita. E' vero quello che sta dicendo? Davvero per lui questo periodo trascorso insieme non ha avuto alcun significato? Si è preso gioco di me fin dall'inizio, ha sfruttato i miei sentimenti... no, non posso crederci, non è possibile... Le gambe mi tremano, sembrano non riuscire più a sostenere il peso del mio corpo. Mi porto una mano alla testa, sentendola rimbombare. Il sorriso limpido e sincero di Kaito, le sua parole colme di amore... Sarò solo tuo, Shinichi... Gli occhi mi si riempiono di lacrime senza che io possa evitarlo in alcun modo. Era solo una bugia, tutto il mio mondo è improvvisamente crollato... l'unica persona che abbia mai amato, mi ha preso in giro, si è presa gioco dei miei sentimenti. Perchè? I suoi occhi carichi di odio, perforanti, cattivi, neri... Prima che possa impedirlo, prima che la mente possa pensare qualcosa di sensato, afferro il coltello poggiato sul ripiano del mobile accanto a me. Lo conficco nella sua carne, in profondità. Lui non emette un solo lamento, anzi, mi sorride. La pistola gli cade dalle mani, mentre lentamente si accascia a terra. "La promessa che mi hai fatto all'inizio... l'hai mantenuta."Mi sussurra debolmente, sorridendo. La sua espressione è cambiata di colpo, i suoi occhi sono di nuovo dolci. Che significa? "Mi hai reso libero."Le sue labbra, da cui esce un rivolo di sangue, si distendono ancora di più. "Grazie, Shinichi..." Il suo corpo cade a terra con un tonfo sordo, immobile. Ci metto un po' a realizzare cosa sia successo, ma appena vedo il foglio che stringeva tra le mani, volare sul pavimento, il mio cuore ha un sussulto. La lettera del fratello... è completamente bianca. E il caricatore della pistola è vuoto, noto con un'occhiata più attenta. Ma allora cosa significa? Improvvisamente, sbarro gli occhi, portandoli sul mobile vicino a me, all'ingresso. Quel coltello che ho trovato lì sopra... doveva essere in cucina. Come mai allora...? No, non può essere, non è vero... Le sue parole, il suo sorriso felice. "Mi hai reso libero..." Si è fatto uccidere di proposito? Ha provocato la mia rabbia per spingermi ad ucciderlo? Sapeva di non poter riacquistare la sua libertà, e ha voluto che ponessi fine alle sue sofferenze? Ma allora... allora lui mi amava. Mi ha sempre amato. Cado in ginocchio, osservando il suo corpo disteso sul pavimento, in una pozza di sangue, il coltello conficcato nel petto, all'altezza del cuore, gli occhi fissi sul soffitto. Come mia madre... Che cosa ho fatto? Che cosa ho fatto? Perdonami, Kaito... Gli sfioro le labbra per l'ultima volta, macchiandomi con il suo sangue. Ogni cosa, improvvisamente, è di un bianco acceccante. ​​​
  
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