Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Uta_Morgenstern    06/02/2016    0 recensioni
Siamo nel cuore di una notte qualunque in un giorno qualunque ma anche un semplice scambio di parole può cambiare tutto....
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La luna splendeva nel cielo notturno carico di stelle. Quel paesaggio così calmo ma allo stesso tempo così pieno di vita e scintillante gli donava un effetto rilassante. Non seppe mai per quale motivo avesse sempre amato il cielo notturno, soprattutto quando mille pensieri e dubbi lo tormentavano, riusciva ogni volta a liberarsene semplicemente portando gli occhi in alto, volti ad osservare il manto celeste. Ovviamente, dato quello che stava passando in quei giorni, quella notte nel castello, steso nel letto senza traccia alcuna di sonno, provò l'impulso irrefrenabile di salire su di una terrazza,che aveva notato durante i giri di perlustrazione , e cercare di dimenticare tutto ciò. Appena seduto sul solido muro di mattoncini, gli sembrò che il tempo non fosse mai passato da quando era piccolo e usciva di notte per calmarsi dopo qualche incubo. Lo stesso cielo,la stessa luna e la stessa brezza che trasportava, insieme al frizzante freddo notturno,l'odore delle foglie degli alberi circostanti. Percepì più che avvertì la presenza di qualcuno accanto a lui e , voltandosi, vide il caporalmaggiore seduto anch'egli, intento a fissare il cielo. Della situazione tuttavia non trovava minimamente strano che l'uomo si fosse arrampicato su di una scala arrugginita e seduto accanto a lui senza produrre il minimo rumore, quanto il fatto che sembrasse davvero che il suo superiore fosse lì per il suo stesso motivo. Preso da un improvviso nervosismo causato da molti fattori ovvi tra cui spiccava il fatto di essere seduto a pochi centimetri, sotto un cielo stellato, ad un suo comandante che lo aveva pestato come l'uva neanche una settimana prima, egli tossì abbastanza rumorosamente. Il caporalmaggiore si girò verso di lui e con un'espressione inquietante – ossia la solita- pensò Eren , lo fissò a lungo ed infine disse : -Jaeger, devo per caso strapparti la tua cazzo di lingua così che tu non te la morda e ti trasformi in un dannatissimo gigante nel cuore della notte? Eren lo guardò perplesso a lungo, prima di dover ricordarsi di rispondere essendo il suo interlocutore non solo un suo superiore ma un suo superiore terrificante; facendosi forza alzò lo sguardo e fissò Rivaille negli occhi rispondendo con un chiaro e convinto : - Nossignore! Tuttavia d'impulso, senza nemmeno rifletterci aggiunse : - Mi chiedevo soltanto perché avevano mandato lei a sorvegliarmi. Levi,che tutto si aspettava fuorché una risposta del genere, se possibile, assunse un tono ancor più seccato ed infastidito, da cui tuttavia il ragazzo percepiva anche un tocco di ironia, e replicò : - Va bene che tu, razza di crauto ti trasformi in gigante un momento sì e l'altro pure, ma davvero credi che questo sia il nostro unico fottuto problema? Il tedesco però non cedette e decise di spingersi oltre e domandò, cercando di scandire molto risolutamente le sue parole : - Allora potrei sapere perché è venuto qui anche lei? Ecco. Lo aveva fatto. La sua vita ora dipendeva letteralmente dalla reazione di un uomo rinomato per la sua mancanza di pietà. Tuttavia, aspettandosi il peggio, si trovò piacevolmente deluso quando si rese conto di essere non solo vivo, ma di non provare alcun dolore fisico particolare. Infatti Rivaille non aveva nemmeno aperto bocca ed Eren intuì dai suoi occhi, che stava valutando due opzioni : digli la verità o mandarlo definitivamente a Ramengo. Dalla quantità di tempo che stava passando, il ragazzo capì che il suo superiore stava davvero valutando l'idea di essere sincero con lui. Interrompendo l'interminabile silenzio, Levi, usando un tono di voce che raramente da egli veniva usato, disse : - Io vengo qui ogni notte da anni, piccolo crauto. E prima che dalla tua fottuta bocca fuoriesca un'altra domanda del caspio, ti anticipo. Vengo qui a pensare. Le stelle con il loro bagliore splendente nell'infinito cielo scuro,mi ricordano ogni giorno come si possa brillare anche sottoterra, nel buio più profondo. Detto ciò si alzo, e con passo leggiadro rientrò nella torre. Quelle parole rimbombarono nella mente di Eren per giorni, poiché era come se Levi avesse parlato di sé stesso e di come dalle ceneri e dalla sporcizia sia nata una lucente fenice, che con le sue ali vola sempre di più verso la libertà.
   
 
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