"Okay Stiles. Fai un respiro. Ora vai di là, piede destro davanti, poi il sinistro e-"

"Stilinski? Com'è possibile che parli anche quando sei al bagno?"

"De-Derek?"

"Sì e ho il telefono in mano, pronto a chiamare il numero del manicomio."

"Tu hai il numero del manicomio?"

Chiese il più piccolo uscendo dal cubicolo del bagno. Derek era appoggiato ai lavandini, telefono in mano,con il solito sguardo pericoloso e i capelli perfetti.

"L'ho segnato appena ti ho conosciuto. Sapevo che prima o poi mi sarebbe tornato utile"

"Io lo userei per Lydia ogni tanto."

"Per lei ho quello dell'esorcista. Per Scott il gelataio e per te, ahimè,ho anche quello di un babysitter"

Concluse la frase infilandosi il telefono in tasca e osservando Stiles lavarsi le mani.

"Quando imparerai a vestirti normalmente?"

"Il giorno in cui.. Aspetta. Io mi vesto bene."

"Sì, saresti un perfetto modello per un Gay parade."

"Senti chi parla."

Derek storse il naso e si girò verso il rifesso di Stiles sullo specchio, sorridendogli.

"Che c'è Derek? Quel sorriso non mi piace."

"Stai dicendo che non ti piaccio?"

Facendo quella domanda assunse lo sguardo più cuccioloso che poteva esistere. Stiles spalancò gli occhi.

"N-no i-io n-non intendevo dire questo -io - tu - insomma.."

"Io cosa?" domandò portandosi alle sue spalle, poggiando su una di esse il mento e guardandolo arrossire allo specchio. Stiles prese un respiro e fece ordine alle parole.

"Tu sei bellissimo Derek. Lo sai."

"Anche tu."

"Io bellissimo?"

"No dicevo, anche tu lo sai"

"Ah."

"Dio Stiles quanto sei stupido? Anche tu sei bellissimo!"

Il più grande gesticolò ai limiti di un esaurimento mentre l'altro si voltava piano verso di lui, incrociandone lo sguardo. Derek non indietreggiò, anche se avevano oltrepassato il limite delle distanze personali, ritrovandosi appoggiati l'uno all'altro, i visi a pochi centimetri.

"Non ci credo."

"Stiles è vero."

"È uno dei tuoi soliti scherzi per predermi in giro."

"Non è vero. Io credo davvero che tu sia bellissimo. E ci tengo a te, Stilinski."

Stiles lo fissò determinato negli occhi qualche secondo, mentre i loro respiri si mescolavano e nessuno dei due aveva intenzione di staccare il proprio corpo da quello dell'altro.

"Dimostramelo."

Un secondo per guardargli le labbra. Un secondo di riflessione. Un secondo di indecisione. Un secondo per mordersi il labbro inferiore. Un secondo per accorciare le distanze fra loro. Un secondo per far combaciare e muovere piano le sue labbra su quelle dell'altro. E un secondo per staccarsene e scappare da quel bagno.

In totale a Derek Hale bastarono sette secondi per capire che tutto quello di cui aveva bisogno era racchiuso in un ragazzo moro e petulante, col vizio di parlare da solo nei bagni.