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Autore: The DogAndWolf    07/02/2016    2 recensioni
Joan Piton non è una ragazza come tutte le altre. Lei non ha mai frequentato Hogwarts e la sua esistenza sembra essere nascosta a tutto il mondo magico.
Ma allora perché ha scelto proprio il sesto anno di scuola di Harry per uscire allo scoperto?
E cosa c'entra Joan con i piani di Silente e con quelli di Voldemort?
Riuscirà a sopravvivere alla Seconda Guerra Magica?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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Era passata quasi una settimana dal travagliato arrivo di Harry a Hogwarts e, nonostante la quantità di novità che aveva portato quel sesto anno, non riusciva a smettere di avvampare al ricordo del viaggio in treno e di come Malfoy lo avesse umiliato. Le cose che lo occupavano di più al momento erano la scoperta del Principe Mezzosangue e il primo appuntamento nello studio di Silente quella sera.
Harry guardò l’orologio e rimise in fretta il libro nella borsa.
«Sono le otto meno cinque, è meglio che vada, o arriverò in ritardo da Silente.»
«Ooooh!» rantolò Hermione, alzando subito lo sguardo.
«Me n’ero quasi dimenticata!» aggiunse poi sbattendosi una mano sulla fronte.
«Non vi preoccupate… mi sa che ci metterò un po’, quindi non aspettatemi svegli!» disse Harry ai suoi due più grandi amici.
Hermione fece una risatina nervosa affermando: «Non se ne parla proprio! Ti aspetteremo, siamo troppo curiosi di sapere cosa ti dirà Silente! Vero Ron… Ron?»
Diete una gomitata al ragazzo con i capelli rossi che si trovava seduto al suo fianco, intento a fissare il fuoco del camino con un’espressione addormentata. Sentendo il gomito di Hermione tra le costole si riscosse subito ed esclamò: «C-certo! Troppo curio-…» a questo punto, però, si lasciò scappare uno sbadiglio enorme procurandosi un’occhiataccia da parte della ragazza. Harry sghignazzò scuotendo la testa e se ne andò, lasciando i suoi amici ad un’accesa discussione sul panorama delle tonsille che il ragazzo aveva (secondo Hermione) disgustosamente mostrato.
Nel tragitto dalla Sala Comune di Grifondoro all’ufficio del Preside, Harry non incrociò nessuno. Quando fu davanti ai gargoyle sussurrò, sovrappensiero, la parola d’ordine che gli aveva dato Silente e raggiunse la porta dello studio.
Si fermò appena un attimo prima di bussare, con la mano a mezz’aria: aveva udito una voce di donna mai sentita prima dire qualcosa ad alta voce. Accostò quindi l’orecchio alla porta, incuriosito.
«Perché Albus? Dammi un solo buon motivo a sostegno di quello che hai fatto!»
La donna stava quasi urlando e sembrava anche parecchio arrabbiata.
«Sai bene che non devi uscire.»
«Dannazione, Albus! Gli hai persino fatto fare un-…»
«Quella non è stata una mia idea.»
Silente era calmo come sempre, ma la sua voce si era fatta grave e ferma. Harry riuscì ad immaginare perfettamente i suoi occhi azzurri trapassare quelli della sconosciuta sopra agli occhiali a mezzaluna.
«Certo, perché questa possibilità non ti è mai balenata in quel tuo cervello a detta di tutti impressionante, vero? Potrebbe morire per colpa tua! Morire, capisci?» nell’ultima frase la voce femminile si incrinò leggermente.
«Non ho detto di non aver mai considerato questa ipotesi e-…» Harry si domandava come Silente potesse rimanere così impassibile sentendo tutto il rancore che c’era nell’altra voce.
«Questo è un piano suicida! E inutile: spiegami, di grazia, come un ragazzino di sedici anni riuscirebbe a fare quello che secondo te dovrebbe fare.»
Harry sobbalzò, sentendosi preso in causa. Non aveva pronunciato il suo nome, ma qualcosa gli diceva che la donna si stesse riferendo proprio a lui e a quelle lezioni segrete che doveva seguire con il Preside.
Sentì Silente sospirare a fondo, un sospiro che lo invecchiò di cent’anni, e osservò mestamente: «Sei proprio come tua madre; intelligente e sensibile.»
Harry si allontanò bruscamente dalla porta, assordato dall’urlo irato della donna: «NON OSARE! NON OSARE NOMINARLA, ALBUS!»
Il silenzio che seguì ferì ancora di più i timpani del ragazzo di quanto non avesse fatto il grido di poco prima. Quindi si riavvicinò alla porta per cogliere un minimo rumore, uno qualsiasi. Sentì un respiro pesante, probabilmente della donna, che cercava di calmarsi. Poi un tonfo sordo, come se qualcuno fosse crollato su qualcosa di morbido: evidentemente si era abbandonata su una sedia.
«Io… non intendevo. Non volevo urlarti contro» era la voce femminile, sinceramente dispiaciuta e leggermente seccata. Forse dal suo poco autocontrollo, pensò istintivamente Harry.
«È solo che… Albus, so che ti hanno già tolto tutto una volta, come a me. Non riesco a capire perché hai intenzione di togliermi di nuovo tutto. Sarebbe come morire per me, lo sai.»
Questa volta la voce della sconosciuta non tremò nemmeno una volta, restò impassibile e triste.
Quella di Silente, al contrario, si addolcì un poco e iniziò: «Joan, sai benissimo che hai una famiglia che-…», ma si interruppe come per un segnale muto.
«Credo che tu abbia una visita, Albus!» esclamò la sconosciuta, mettendo fine alla discussione e alle possibilità di Harry di far finta di passare di lì per puro caso.
La porta si spalancò facendo sbilanciare il ragazzo in avanti, che recuperò l’equilibrio grazie ad una mano che lo trattenne con forza per la spalla. Il ragazzo era ancora così sorpreso dalla velocità con cui la proprietaria della voce avesse aperto la porta che restò totalmente muto alla vista della ragazza che lo stava ancora puntellando dalla clavicola.
Non aveva che due o tre anni in più di lui, ma la sua voce era già da adulta e Harry le arrivava più o meno al naso. Aveva i capelli molto lunghi, corvini, legati in una treccia elaborata che le arrivava quasi alla vita; la carnagione era scura, anche se sembrava avere qualcosa di malaticcio. Le labbra ben disegnate ed abbastanza carnose erano severamente strette in un’espressione seria, quasi arrabbiata. Il naso era leggermente adunco, la forma degli occhi nerissimi aveva qualcosa di orientale e brillavano di un fuoco che non riuscì bene a decifrare.
Harry arrossì quando si accorse che la sconosciuta lo stava fissando. Però c’era qualcosa fuori posto… qualcosa di incredibilmente spiazzante per il ragazzo nella persona che aveva davanti. Era certamente attraente, ma una voce nella mente di Harry, quella che gli ricordava Hermione, lo avvertì che non doveva pensarlo.
Indossava una semplice veste nera con un mantello verde dai colori cangianti della corazza di uno scarabeo.
La ragazza, Joan l’aveva chiamata Silente, inclinò la testa con fare curioso ed educatamente lo salutò: «Buonasera, Harry!», poi si girò verso Silente lanciandogli un’occhiata indecifrabile e commentò: «In effetti mi chiedevo chi aspettassi a quest’ora, Albus! Chi poteva essere se non il famoso Harry Potter
Harry sobbalzò colpito da un dejà vu imprevisto. Per uno strano scherzo della sua mente quelle esatte parole lo riportarono ad anni e anni prima, alla sua prima lezione di Pozioni, quando Severus Piton l’aveva umiliato davanti a tutta la classe per la prima volta.
La ragazza sembrò leggergli la mente, lo guardò dritto negli occhi e disse, con un sorriso amichevole: «Scusa, in questi giorni sono nervosa: non prendere nessuna mia battuta sul personale, è un consiglio che ti do di cuore.»
Harry le sorrise di rimando, senza incertezza, con un impacciato: «Figurati!»
«Oh, non mi sono presentata!» esclamò raggiante la ragazza, per poi allungare la mano verso il ragazzo e dire, con un’espressione imperscrutabile: «Mi chiamo Joan Piton.»
Lo studio fu pervaso da un silenzio denso di attesa e preoccupazione: nemmeno Silente sembrava allegro e spensierato come al solito.
Ma quel momento passò, ignorato, e Harry esclamò sbalordito: «Piton? Sei parente di P-…»
La ragazza ritirò la mano, chiudendola lentamente in un pugno e distendendo il braccio lungo al fianco, muovendosi con la circospezione di un animale pronto a scappare o ad attaccare.
«Sono la figlia di Severus Piton, il tuo professore di Difesa Contro le Arti Oscure» mentre lo diceva socchiuse gli occhi e sembrò prestare la massima attenzione alle reazioni di Harry.
«A-ah! Io… ehm… non sapevo che Pit-… cioè, il professor Piton avesse una…» iniziò il ragazzo, scioccato ed estremamente imbarazzato.
«Non ti preoccupare: nessuno lo sa. Severus preferisce tenermi nascosta: dice che sarebbe meschino mostrarmi a tutti come se fossi un trofeo… e, credimi, sarei proprio un ottimo trofeo da mostrare!»
La sua risata era cristallina e sincera e fu accompagnata da un occhiolino amichevole.
Harry notò due cose strane: quella ragazza chiamava il padre per nome. In secondo luogo era troppo simpatica con lui per essere la figlia di un uomo che lo odiava a morte.
Scosse la testa e si disse che ognuno può chiamare il proprio padre come vuole e che anche lui era molto diverso dal padre, che andava in giro a fare il bullo alla sua età.
Sorrise a Joan, tendendo la mano e dicendo brevemente: «Piacere di conoscerti, Harry Potter!»
Lei rispose al sorriso e gli strinse la mano, Harry notò che la ragazza aveva una presa molto forte e sicura. Sciolsero la stretta e Joan augurò loro, allegra: «Allora tolgo il disturbo e buona serata!»
Inaspettatamente, Silente parlò: «Ti consiglio di non provare più a cambiare quello che è fatto e a concentrarti sul futuro, Joan!»
Lo disse come se stesse parlando del tempo.
Harry guardò allibito la furia nei lineamenti della giovane donna che si girò lentamente verso il vecchio Preside e lo squadrò con espressione severa. Sembrò voler dire qualcosa, poi ci ripensò, la tensione nel suo volto sembrò sciogliersi, anche se una vena le pulsava sulla tempia in modo spiacevole, e si congedò con un breve cenno del capo, forse troppo preoccupata da quello che poteva uscirle dalla bocca se l’avesse aperta.
Silente le sorrise cordialmente e le rispose, gioviale: «Buona serata anche a te, Joan.»
Harry, mentre mormorava un saluto in risposta, notò che la ragazza aveva i pugni così serrati da farsi diventare bianche le nocche e i suoi occhi neri lampeggiarono pericolosamente di un’ira repressa controllata a stento, rendendola identica a Piton quando veniva sopraffatto dalla collera. Il ragazzo ebbe il tempo di rabbrividire per la somiglianza.
Alla fine quel momento di tensione passò, Joan si avvicinò alla porta e, appena prima di uscire, si girò per l’ultima volta e rivolse a Silente lo sguardo più enigmatico che Harry avesse mai visto: conteneva troppe emozioni per poterle decifrare tutte. Era sia una supplica che una minaccia, il tutto sottolineato da una tristezza sconfinata.
Joan annuì mestamente ad un segnale che solo lei aveva ricevuto, cercando di affogare la rabbia di poco prima nei due pozzi neri che aveva per occhi, poi guardò Harry ed esclamò sincera e sicuramente più serena: «È un piacere averti conosciuto, Harry. Fammi il favore di non raccontare a nessuno del nostro incontro, grazie! Almeno fino a quando non ci vedremo di nuovo… e ti assicuro che sarà prima di quanto tu creda» e se ne sparì silenziosamente nel buio di Hogwarts.
Harry stette zitto per un bel pezzo, poi si accorse di avere gli occhi azzurri di Silente puntati in faccia, concentrati in quella sua espressione imperscrutabile che aveva sempre quando sembrava che gli leggesse il pensiero attraverso i suoi soliti occhiali a mezzaluna.
Il ragazzo si guardò impacciato attorno e si schiarì la voce, ma Silente non accennò ad abbassare lo sguardo e, proprio quando Harry stava per chiedergli cosa avrebbero fatto, per rompere quel silenzio imbarazzato, il Preside parlò gentilmente ma con voce ferma, che non ammetteva repliche.
«Joan ha ragione. Non devi parlare con nessuno del vostro incontro né di queste lezioni che faremo d’ora in poi. A parte con la signorina Granger e con il signor Weasley, naturalmente! Voglio la tua parola, Harry…»
Il ragazzo diede la sua parola e quella fu la prima sera in cui s’immerse insieme a Silente in ricordi altrui per conoscere l’uomo e il ragazzo che c’erano prima di diventare un mostro nominato Lord Voldemort.
 
Dopo la lezione con Silente, Harry ritornò nel dormitorio di Grifondoro sentendosi come se stesse perdendo man mano il contatto con la realtà, tanto era immerso nei propri pensieri.
Appena varcò il ritratto della Signora Grassa, fu subito assalito dalle domande di Ron e Hermione sull’incontro con il Preside. Quindi iniziò a spiegare, tenendo per ultimo il meglio. Raccontò del ricordo che aveva visto per poi esclamare quasi distrattamente: «Ah, non indovinereste mai cosa ho scoperto su Piton!»
«Piton? Che c’entra con Tu-Sai-Chi?» chiese Ron scartando una Cioccorana e ficcandosela intera in bocca.
«Beh, a dir la verità nulla. Quando sono entrato nello studio di Silente, non era solo: c’era una ragazza con lui, avrà avuto al massimo tre anni in più di noi. Li ho sentiti discutere animatamente, poi sono entrato e la ragazza si è presentata. Si chiama Joan Piton e, beh… è la figlia di Piton!» sussurrò concitato Harry.
Mancò poco che Ron si strozzasse con il cioccolato che aveva in bocca mentre Hermione spalancava gli occhi in un’espressione esterrefatta.
Il primo non poté fare a meno di sbottare, dopo aver deglutito, con le lacrime agli occhi per la Cioccorana che gli era quasi andata di traverso: «Figlia di Piton? Chi potrebbe mai essere la povera sciagurata che ha dato alla luce la figlia di Piton?»
La seconda lo squadrò infastidita: per quanto lo odiassero, Piton era pur sempre un loro professore.
Harry, invece, scoppiò a ridere per la battuta di Ron e rispose: «Non lo so, ma almeno Joan ha avuto la fortuna di prendere certamente dalla madre per l’aspetto…»
Poi si bloccò, accorgendosi improvvisamente di una cosa: «In effetti non ha detto nulla sulla madre. Chi potrebbe essere?»
«Magari Piton l’ha voluta nascondere perché la madre di sua figlia è una Babbana, no?» disse Hermione aggrottando le sopracciglia.
Harry, osservando le facce scioccate dei suoi amici, si disse che era davvero strano parlare della figlia di Piton; poi osservò: «No, non credo! Penso che sua madre fosse una strega e che sia morta. Silente ad un certo punto le ha detto che gli ricordava sua madre! Doveva essere una strega perché la conoscesse, no? A quel punto, però, Joan si è arrabbiata e gli ha urlato contro.»
Gli mancarono le parole per descrivere il senso di pericolo che la rabbia della ragazza gli aveva provocato in quel momento, quindi ci rinunciò e stette a rimuginare sulle sue ipotesi.
Guardò Hermione e Ron nel silenzio, finché la ragazza non espresse a voce la domanda stampata sui loro volti: «Per cosa stavano litigando?»
Harry fissò il fuoco mentre rispondeva: «Non sembrava un litigio vero e proprio. Era come se Joan avesse scoperto qualcosa, forse un piano di Silente che coinvolge qualcuno. Sembrava molto preoccupata perché riteneva che avrebbe portato alla morte di una persona. Ha detto anche che era un piano inutile e suicida e che un sedicenne non avrebbe mai potuto affrontare questo piano. Lui è stato irremovibile, allora lei l’ha quasi pregato dicendogli che questa persona era tutto per lei.
«Silente le ha risposto di ricordarsi che aveva ancora una famiglia oltre a questo qualcuno. Immagino si riferisse a Piton. E poi… uhm… mi hanno scoperto fuori dalla porta…» concluse Harry, ancora leggermente imbarazzato per l’accaduto ed escludendo il sospetto di essere quel sedicenne senza speranze.
«Wow! Non augurerei mai a nessuno di avere come famiglia Piton. Pensate che orrore averlo vicino ventiquattr’ore su ventiquattro!» disse Ron sinceramente dispiaciuto per la ragazza.
«Beh, è pur sempre suo padre. Presumo che si vogliano bene, no?» disse Hermione in un tono suo malgrado scettico e poco convinto.
«Piton voler bene a qualcuno? Sì, certo! Infatti a Natale distribuisce tante caramelle a tutti i suoi amati studenti!» sbottò con una smorfia Ron.
Hermione gli rispose, infastidita: «Oh, andiamo! Noi lo conosciamo solo come professore. Non sappiamo come sia nell’ambito… ehm… privato
Harry e Ron si guardarono perplessi: nessuno dei due riusciva a immaginare come Piton potesse condurre una vita privata.
Ron sospirò e dichiarò: «Comunque sono molto dispiaciuto per quella povera ragazza! Com’è Harry? Scommetto allegra quanto Mirtilla Malcontenta e solare quanto un Thestral!»
«Stranamente no. È molto gentile, invece! E penso sia anche simpatica, anche se non sono riuscito ad inquadrarla molto bene… almeno non mi ha mai fissato la cicatrice come tutti gli idioti degli ultimi tempi.»
Ron e Hermione lo guardarono stupefatti, poi il ragazzo esplose in una risata sguaiata ed esclamò: «Beh, allora credo sia più probabile che Piton l’abbia rapita da un’altra famiglia di maghi!»
Il suo migliore amico si unì alla risata di Ron, mentre Hermione fece una smorfia ignorata dagli altri due. Poi Harry ricordò le espressioni di Joan, del tutto identiche a quelle di Piton.
«No, penso sia proprio suo padre. Ho notato alcune somiglianze a dir poco… raggelanti. Quando ha fissato Silente per un attimo era come se fosse fuori di sé per la rabbia e… beh… era uguale a Piton quando ha scoperto che Sirius era scappato tre anni fa, ve lo ricordate?» sussurrò Harry guardando Ron e Hermione annuire e rabbrividire allo stesso tempo e ignorando la fitta allo stomaco che aveva spiacevolmente accompagnato il nome del padrino. Avevano scritto sulle facce che uno spettacolo così spaventoso non l’avrebbero mai dimenticato.
«Comunque Joan mi ha detto di non rivelare la sua esistenza a nessuno finché non ci incontreremo di nuovo. Chissà cosa avrà voluto dire…» rifletté Harry perplesso.
«Magari prenderà il posto di Piton come insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure!» esclamò speranzoso Ron.
Hermione scosse la testa replicando: «E tu credi che dopo tutto questo tempo che chiede quella cattedra a Silente passi il testimone alla figlia? Ma per favore, Ron!»
Harry alzò le spalle e concluse il discorso con un: «Magari lo assisterà in qualche lezione o forse abita semplicemente a Hogwarts.»

 
*****
 
NdD&W: Salve a tutti, nuovi e vecchi lettori! Ripropongo questa fanfiction riaggiornandola completamente e modificando così sostanzialmente la trama che non aveva senso non ripubblicarla. Sarà a pubblicazione settimanale, quindi controllate ogni domenica per un nuovo capitolo.
Note sulla traduzione: ho preferito usare la prima traduzione italiana perché ho letto Harry Potter per la prima volta in quella traduzione. Riguardo il disastro tra Half-blood e Mudblood, invece, ho preferito il termine usato da quest'ultima edizione (cioè Sanguemarcio invece del mio solito Sanguesporco). Se preferite i nomi originali non esiterò a cambiarli, ditemi voi :D
Note sul rating: sicuramente più avanti il rating passerà da giallo a, come minimo, arancione. Non ho potuto metterlo subito arancione perché non ha senso a questo punto della storia.

Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando!
   
 
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