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Autore: Sunny June 46    20/03/2009    25 recensioni
“Fortunatamente per noi, non ci dobbiamo preoccupare, noi siamo splendidi per natura.”
“Credi che io sia splendida?” chiese la Granger con voce minuta.
“Sei la più bella, collerica secchiona con cui sia mai stato rinchiuso in uno sgabuzzino.”
Mi diede un pestone sul piede – e io che pensavo di essere fuori dalla sua portata! – ma avrei potuto giurarci che non era veramente arrabbiata.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Approfitto di questa occasione per ringraziare (a nome mio e di Sunny June) i moderatori e gli amministratori di EFP che hanno deciso di includere Customer Service e What Malfoys do Best tra le Storie Scelte del sito. Grazie! :)

Banana Pancakes, che potete leggere nella sua versione originale qui, è stata scritta da Sunny June per l'ultima edizione del dmhgficexchange.

Banana Pancakes è stata tradotta per un'occasione particolare, l'anniversario con la moglia, ed è quindi a lei dedicata ♥

Buona lettura,

Kit_05

A Emily Doe



Disclaimer: Harry Potter & Co sono di proprietà di JKRowling, scrivendo questo racconto, nessun diritto si ritiene leso.


Banana Pancakes



Prima, quella mattina…

“Malfoy! Smettila, dammelo!”

“E’ la mia scoperta, Granger, voglio darle un’occhiata!”

“Non è una tua scoperta, l’hai trovato per caso! Malfoy! Stai attento, quelle pagine hanno più di cinquecento anni!”

“Lo so! Smettila di squittire, è a posto… Guarda! Vedi? Te l’ho detto che era – Smettila di tirare, Granger, lo romperai!”

“Smettila tu di tirare! Non è tuo! Dallo. A. Me!”

“Granger! Granger, strapperai la – ATTENTA!”






Un indeterminato intervallo di tempo dopo…

Mi ridestai con un lancinante mal di testa e un dolore sordo allo stinco. Il primo sintomo poteva essere attribuito all’aver sbattuto con forza la mia testa sul pavimento di pietra su cui mi ero ritrovato disteso; il secondo poteva essere solo dovuto al fatto che qualcuno mi avesse ripetutamente preso a calci la gamba.

“Ow!”

“Oh, finalmente ti sei svegliato,” disse una voce senza alcuna emozione.

“Granger?”

“Chi altri ti aspettavi?”

“Dove siamo?” Lentamente mi misi a sedere, una mano sulla testa e l’altra che massaggiava la gamba, cercando di vedere qualcosa che non fosse il nulla. Dovunque fossimo, era buio pesto.

“A meno che tu non creda che io abbia misteriosamente sviluppato la capacità di vedere al buio, le tue ipotesi sono buone quanto le mie.”

Allegria, se era irritabile.

Da fulgido esempio di saggezza e logica quale sono, dissi, “Lancia un Lumos, allora.”

“Lo farei, ma non ho la mia bacchetta. Mi è caduta quando tu mi hai spinto.”

Alzai gli occhi al cielo, un’azione che andò persa a causa dell’oscurità, sfortunatamente.

“Va bene, lo farò io,” dissi, cercando di trovare la mia bacchetta. “E non ti ho spinto. Tu hai spintonato me.”

“Oh, chiudi il becco e fa’ quell’incantesimo.”

Tastai le tasche dei miei pantaloni, poi quelle del mantello. “Er…”

“Nemmeno tu hai la tua? Perfetto…” Sentii un sospiro e il rumore di una persona che si lasciava cadere contro una parete per sedersi a terra, e poi un piccolo, “Ow!”, seguita da un bisbiglio, “Credo che rimarrò in piedi…”

Bizzarro, ma non mi poteva interessare meno se la Granger si fosse pestata i piedi al buio. Quello che volevo sapere era solo dove fossimo e cosa potessimo fare a riguardo.

“Cosa credi che sia successo?”

“Non lo so con precisione, ma sono sicura che abbia qualcosa a che fare con quella provetta di Sabbia del Tempo che hai fatto cadere nelle fiale della Pozione di Traslocazione e con quella terribile esplosione che ne è conseguita!”

“Non puoi dare tutta la colpa a me. Se tu non avessi tentato di strapparmi il libro dalle mani, nulla di tutto questo sarebbe mai successo!”

La Granger grugnì. “Ovvio! Non sei nemmeno parte del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo; non saresti dovuto nemmeno essere lì, tu. Perché eri lì?” La domanda fu accompagnata da uno sbuffo.

“Uh, mi pulsa la testa. Tutto questo parlare mi sta facendo venire il mal di testa.”

“Non dirlo a me. Io ho un dolore atroce sul mio – err… Non hai ancora riposto alla mia domanda.”

Dannazione. Pensavo di averla distratta.

“Non credi che dovremmo cercare di capire dove siamo finiti? Per tutto quello che sappiamo ad ora, potremmo essere nella Germania medioevale, se hai ragione sulla Sabbia del Tempo.”

“Beh, se alzassi quel tuo fondoschiena indolente e mi dessi una mano, potremmo trovare una porta molto più in fretta.”

Oh. Questa sua affermazione poteva spiegare il perché di tutti quei rumori di striscii. Mi alzai e tesi un braccio finché non toccai il muro. Facendo scorrere le mie mani sulle pietre lisce, alla ricerca di un porta, di una finestra, di una ribalta per gatti, di qualsiasi cosa, chiesi: “In che direzione ti stai muovendo?”

“Destra.”

Destra, quindi io dovevo andare a sinistra e – “Oomf!”

“E con destra, volevo dire che anche tu dovevi andare a destra così da non scontrarci!”

La Granger era davvero lunatica se si considerava quanto fosse piccola, soffice, leggermente rotondetta, um… forse era meglio che rimuovessi le mie mani dalla sua abbracciabile persona, prima che mi dimenticassi della sua irritante personalità. Lei non accennò nulla sui dubbi posti in cui le mie mani erano “accidentalmente” cadute, e le fui grato per questo.

“Beh, la tua frase è stata un po’ ridondante, no? Trovato qualcosa?”

“No, ma visto che tu sei molto più alto di me, magari avresti potuto trovare tu una qualche finestra che fosse fuori dalla mia portata. Credevo che la logica fosse un prerequisito per entrare tra gli Auror.”

“Esattamente come l’essere collerici lo è per entrare nel gruppo di Ricerca e Sviluppo,” ritorsi.

“Non sono collerica.”

“Certo che no, come dimostrato chiaramente dal grazioso modo in cui hai accolto la mia assistenza questa mattina e come evidenziato dal tuo solito buonumore.”

“Cosa stavi facendo al laboratorio, questa mattina, Malfoy?”

Avevo deciso che il silenzio sarebbe stato il mio ordine del giorno, e la ignorai.

“Malfoy?”

“Come ti sei fatta male al fondoschiena, Granger?” ridacchiai. Cambiare le carte in tavola, la prima cosa che si impara alla scuola per sfuggevoli-bastardi.

“Oh, sta’ zitto, idiota!”

“La tua dolcezza è sempre disarmante.”

Lei si schiarì la gola: un’azione che faceva sempre con la stessa frequenza con cui la maggior parte delle persone respira. “Ho trovato il libro su cui stavamo discutendo. E tu non hai trovato nulla, nella tua ricerca?”

“A parte questo secchio,” dissi, dando un calcio all’oggetto, “nulla di nulla.” Non avevo voglia di palpeggiare nuovamente il muro, quando c’erano oggetti ben più interessanti da toccare nella stanza, ma dedussi che a) non sarei riuscito a trovare una via di fuga, né b) sarei riuscito a trarre le piume in salvo se avessi messo le zampe sulla Granger.

Così, mi preparai per una lunga, per quanto interessante, attesa nella nostra tenebrosa prigione.



Un paio di minuti dopo…

“Malfoy, stai usando il secchio?”

“Non al momento.”

“Potresti passarmelo che mi siedo?”

“Potrei, ma non lo farò perché non ne ho voglia.”

“Devi essere sempre così meschino?”

Sì, sì, devo.

“Troppo altezzosa per usare il pavimento, Granger?”

“No, non voglio solo schiacciare più del necessario il mio, err, coccige, e visto che non ho nessuna ciambella su cui sedermi, dovrò accontentarmi di un secchio.”

“Una ciambella?”

“E’ una cosa Babbana.”

“Potrei sempre farti un massaggio; per farti stare meglio,” guardai maliziosamente verso la direzione in cui doveva trovarsi. Probabilmente fui fortunato che lei non potesse vedermi e che fossi fuori dalla portata dei suoi calci.

“Lascerò perdere, se non ti scoccia.”

“Ci perdi tu, Granger. Mi hanno detto che ho… dita magiche.” Anche il mio ghigno andò perduto. Mi stava davvero irritando quella mancanza dei miei attributi non verbali; aggiungevano davvero una dimensione importante alla mia personalità.

“Oh, risparmiami. Ho sentito già tutti i pettegolezzi, grazie.”

“Tutti veri,” gongolai.

Stranamente, lei ridacchiò. “E così si spiega tutto.”

Intrigato e un poco preoccupato, chiesi: “Cosa vuoi dire?”

“Oh, nulla,” rispose lei ritrosamente. Normalmente una Granger ritrosa mi avrebbe fatto ribollire il sangue, ma questa volta mi fece un poco gelare.

“Che dice la gente di me?” La mia voce raggiunse toni un po’ più acuti del solito. Male, Malfoy. Male.

“Non è nulla, Malfoy. Solo che le tue dita sono così… talentuose… per riparare alle deficienze in altri dipartimenti.”

“Quali dipartimenti?” Sentivo il sudore impregnarmi le sopracciglia. Malissimo. Odiavo la traspirazione non necessaria sul mio corpo.

“Err, dipartimento della terza gamba,” disse in fretta, “ma non preoccuparti, Malfoy. Non c’entra la taglia del, err, bastone, ma piuttosto la forza del, uh, battitore… Oh, Merlino…”

Se non fossi stato così mortificato da quella deplorevole e vigliacca BUGIA, sarei stato divertito dal suo ovvio disagio a discutere della parte che preferivo del corpo.

“Per la cronaca, quei pettegolezzi sono categoricamente falsi, e sono pronto a dimostrare quanto sproporzionatamente falsi siano. Se non fosse per il buio, te lo mostrerei fin da subito -”

“No! Lascia cadere, Malfoy. L’argomento, voglio dire, non i tuoi pantaloni.”

“Voglio solo che tu sappia…”

“L’ho capito.”

Un silenzio sgradevole ci circondò. Dopo un momento, spinsi verso di lei il secchio.

“Grazie,” replicò a bassa voce, mentre sistemava il secchio per soddisfare i propri bisogni.

“Granger?”

“Sì?”

“Perché sapevi tanto sulle mie doti sessuali e sui miei leggendari, e completamente falsi, devo sottolinearti, difetti?”

Lei rimase in silenzio.

“Potrebbe indicare, specialmente data la tua predilezione per la conoscenza e la tua passione per lo studio, un particolare interesse per l’argomento? Hmm?”

Lei sbuffò. “Ti dai troppo credito, Malfoy. È solo dello stupido pettegolezzo, ecco tutto.”

“Mmhmm,” replicai. “Vedremo.”





Venti minuti dopo…

Probabilmente mi ero addormentato, perché mi svegliai al suono di una risatina tra sé della Granger. “Che c’è?”

“Hmm? Oh, stavo solo pensando.”

“Puoi condividere con il resto della classe?”

“Beh, stavo pensando a un puzzle.”

“Un puzzle?”

“Sì. Gli uomini, per essere precisi. Più invecchio, più scopro di capirli sempre meno. Hai qualche consiglio per me?”

Sapevo che non si stava aspettando una risposta seria, ma diedi alla sua domanda la considerazione che meritava.

“E’ semplice, davvero. Gli uomini sono dei e dovrebbero essere adorati appropriatamente… Ow! Non c’era bisogno che mi tirassi la tua scarpa addosso!”

L’unico suono che udii fu una risolino molto femminile.





Qualche tempo dopo…

“Sono annoiato.”

“Cosa ti aspetti che io possa farci?” rispose la Granger.

“Cantiamo una canzone.”

“Non voglio cantare. Quello che voglio è che tu stia zitto e che mi faccia pensare a come possiamo uscire da qui.”

“Andiamo, ti piacerà. È Babbana. L’ho sentita l’ultima volta che sono andato al parco…”

“Oh, caro…”

“This is a song that never ends; yes it goes on and on, my friends. Some people started singing it, not knowing what it was, and they’ll continue singing it forever just bec-UGH!”*

E fu così che feci la conoscenza anche dell’altra scarpa della Granger.





Dieci minuti dopo…

“Ho un’idea.”

“Eccoci arrivati.”

“No, ascoltami. Non ci conosciamo molto bene -”

“E’ da quindici anni che ci conosciamo.”

“Sì, ma cosa sappiamo l’un dell’altro? Sai quand’è il mio compleanno? Io so quand’è il tuo? Qual è il tuo colore favorito? Qual è il mio? Quando sono morti i tuoi nonni, qual è il nome del mio maglioncino preferito, quando hai perso la verginità -”

“Malfoy!”

“- Tutte cose che è pertinente che gli amici sappiano tra loro.”

“Credi che siamo amici?”

“Credi che non lo siamo?”

“Beh, certo, ci vediamo spesso qui attorno, vieni nel mio ufficio più di quanto faccia di solito un qualsiasi altro Auror, ma non socializziamo al di fuori del Ministero.”

“Non è vero. Ci vediamo alla festa di Natale dei Potter e siamo stati entrambi al matrimonio tra Ron e Lavanda.”

“Oh, beh, allora suppongo che si possa dire che siamo conoscenti…”

“D’accordo, se non vuoi essere mia amica, basta dirlo.”

“No! Va bene. Possiamo essere amici.”

“Non credo che tu lo voglia dire davvero.”

La sentii gemere e sorrisi soddisfatto di me stesso. Adoravo renderle le cose difficili.

“Malfoy,” ululò, “siamo amici. Chiaro?”

“Okay, capo. Quindi, la mia idea?”

“Non ti dirò quando ho perso la mia verginità, Malfoy.”

Non ce n’era bisogno. 25 maggio 1999. Weasley, la femmina dico, pur con tutti i suoi tratti spregevoli (e non la perdonerò mai per quell’Orcovolante), era una solida fonte di informazioni una volta che le avevi fatto trangugiare qualche Tom Collins. L’ho sfruttata per bene allo scorso party di Natale dei Potter e ho ottenuto delle primizie sulla Granger.

“Non preoccuparti, inizieremo con qualcosa di semplice. Qual è la tua posizione preferita?”

“Malfoy!”

“Cosa? La mia è ovvia – Cercatore -”

“Ohh, Quidditch. Giusto…”

“… ma mi piace anche Battitore – quelle piccole mazze sono fantastiche. A volte ho solo voglia di tirare un Bolide giusto sul naso di Potter… Aspetta, cosa credevi che volessi dire?”

“Scusa? Volessi dire cosa?”

“Prima, sulle posizioni?”

“Oh, err, niente.”





Un minuto dopo…

“Granger, maliziosa civettuola.”

“Sta’ zitto, Malfoy.”





Quindici minuti più tardi…

“Ho un’altra domanda.”

“Stiamo ancora giocando?”

“Ci siamo fermati?”

“Beh, pensavo che, visto che sei stato in silenzio nell’ultimo quarto d’ora, che ti fossi addormentato di nuovo.”

Ci era andata vicino. Mi ero perso in un sogno veramente scarlatto sulla Granger, un campo di Quidditch, tutto condito in salsa piccante, e avevo probabilmente perso conoscenza per un attimo.

“No, stavo solo rimuginando una cosa. In ogni caso, la mia domanda.”

“Aspetta! Tu me ne hai già chiesta una. È il mio turno, ora.”

“Giusto. Vai.”

“Hmmm… Se ti fossi perduto su un isola deserta e potessi avere con te un solo libro da leggere, che libro sceglieresti?”

“Che domanda insulsa, Granger.”

“No, non lo è. È perfettamente consona.”

“D’accordo. Sceglierei un libro di incantesimi che mi permetta di andarmene dall’isola.”

“Non è corretto!”

“Perché no? Potevo scegliere un libro qualsiasi; non hai specificato alcuna limitazione.”

“Rispondi alla mia domanda. Seriamente.”

“Okay. Sceglierei… La Tempesta.”

La Granger annaspò. “Sai che è anche la mia opera preferita di Shakespeare?”

Certo che lo sapevo. Che Ginny Potter, née Weasley, fosse benedetta.

“Sarebbe appropriato, no? Visto che inizia su un’isola deserta e così via… Ho sempre creduto che Prospero abbia fatto bene a rendere le cose difficili per Ferdinand e Miranda, per far provare a Ferdinand il suo amore. Le cose sono sempre più di valore se hai dovuto combattere per averle. ‘Troppo leggera la vittoria, rende leggero anche il premio**, no?”

“Sì,” rispose distrattamente lei.

Le diedi un momento per pensarci sopra.

“Il mio turno.”

“Vai, allora.”

“Un’altra domanda semplice. Qual è il tuo appuntamento ideale?”

“Oh, non vuoi saperlo.”

Oh, sì che lo volevo.

“Perché no? Puoi capire molto di una persona dal suo appuntamento ideale.”

“Okay. Beh… E’ davvero semplice, in realtà. Non ho bisogno di nessuna sorpresa sfarzosa o di cene costose, un qualcosa d’asporto può andare bene. Mi piacerebbe solo che fosse in un posto confortevole e con buona conversazione.”

“Oh, ti prego. Che noia! Ci deve essere qualcos’altro,” la spinsi ad andare oltre.

“Beh…”

Potevo giurare che volesse dire di più.

“Vai.”

“Il mio appuntamento da sogno in assoluto inizierebbe con un pasto leggero, un curry forse, e del vino, su cui potremmo parlare e imparare a conoscerci. Dopo, ci fermeremmo al Ghirigoro e discuteremmo dei nostri libri preferiti. E lo so che stai alzando gli occhi al cielo, ma adoro i libri e quindi l’uomo a cui sono interessata li amerà anche lui.”

Si sbagliava; non stavo alzando gli occhi al cielo, ma annuendo. Fino a lì, tutto bene.

“Non saltare alle conclusioni, Granger. Continua.”

“Dopo, passeggeremmo per Diagon Alley, parlando e godendoci il panorama. Potremmo persino avventurarci nella Londra Babbana per passeggiare sotto la luna a Hyde Park. Se le cose andassero bene, lo inviterei a casa mia…”

Ora le cose si stavano facendo interessanti. Mi spostai per avvicinarmi al suono della sua voce, desideroso di sentire di più.

“… e staremo vicini di fronte al camino, dove ci leggeremmo dei passi dei nostri libri preferiti.”

“Oh.”

“E,” aggiunse timidamente, “se le cose andassero veramente bene, farei dei pancakes alla banana.”

“Pancakes alla banana? Per cena?”

“No, Malfoy,” ridacchiò, “per colazione.”

Beeeeeeeeello.

“Interessante appuntamento ideale, Granger. Archivierò l’informazione per dopo.”

“Se insisti.”

Oh, certo che insistevo.





Qualche tempo dopo…

La Granger stava borbottando qualcosa tra sé. Non riuscivo a capire cosa stesse dicendo, ma di tanto in tanto la sentivo lasciarsi andare a un gemito e bofonchiare qualcosa sulla falsariga di “No, nemmeno questo funzionerà.” Da parte mia, mi ero nuovamente rintanato in quel bellissimo posto dove la Granger era coperta solamente da bollenti spiriti, ma invece che al campo da Quidditch, immaginavo ora confortevoli camini, cuscini e pancakes alla banana. Il suo incessante borbottio stava seriamente disturbando il mio sogno.

“Granger, in nome delle mutande grigie di Merlino, di che diavolo stai bofonchiando?”

“Vuoi davvero saperlo?”

“L’ho chiesto, no?”

Prese un profondo respiro, e immediatamente compresi di aver dato la risposta sbagliata. La Granger prendeva profondi respiri solo prima di imbarcarsi nel compito di ‘educare’ chiunque avesse nelle vicinanze. Questa volta, io ero l’unico povero diavolo a portata di udito.

“All’inizio, stavo pensando a tutti i possibili incantesimi, che non richiedono necessariamente una bacchetta per canalizzare la loro magia, che potessero tirarci fuori da qui. Ma non ho trovato nulla. Poi, ho ricostruito nella mia mente il nostro alterco di stamani, cercando di considerare tutti gli elementi magici che avessero potuto influenzare la nostra traslocazione, e sono arrivata alla conclusione che non ci siamo spostati attraverso il tempo, ma meramente attraverso lo spazio. Ne sono sicura perché, nonostante tu abbia fatto cadere -”

“Ahem!”

“- err, sebbene la bottiglia di Sabbia del Tempo sia caduta, e tu sai che quella è la componente primaria delle Giratempo, non c’era nemmeno un grammo di timo sul mio tavolo di lavoro, e quello è l’elemento catalizzante fondamentale. Per cui, sono certa che non abbiamo viaggiato attraverso il tempo, ma solo attraverso lo spazio, a causa della sfortunata perdita dalle fiale di Pozione di Traslocazione.

“Quindi,” strascicai, prendendomi il tempo necessario per assicurarmi di aver compreso correttamente. “Non siamo nella Germania medioevale?”

“No. In effetti, credo fermamente che non abbiamo nemmeno lasciato il Ministero.”

Cornuto e mazziato. Speravo davvero di poter assaggiare un autentico bratwurst non appena fossimo usciti da lì.

“Beh, suppongo che questa sia una buona notizia, allora. Ma se siamo ancora al Ministero, perché nessuno ci ha ancora trovati?”

“Hai idea di quanto grande sia il Ministero?”

“Um, dieci livelli, sette dipartimenti?”

“Vicino, ma non abbastanza. L’edificio dove si trova il Ministero è in realtà costituito da tredici livelli che coprono una superficie di quasi dieci miglia quadrate. Lo spazio non occupato è composto da un’infinita sequela di nascondigli. Potremmo essere persino incastrati tra i muri. Sinceramente, non sono sorpresa che non ci abbiano ancora trovato. Spero solo che lo facciano nel prossimo futuro, visto che ho una presentazione molto importante per lunedì e devo ancora finire di prepararla. L’avrei già finita se non fosse per qualcuno che si è trovato da qualche parte dove non doveva stare!”

“Ho già sentito questa nenia, è stancante.” A quel punto, non ero convinto che la Granger fosse pronta per scoprire il vero motivo che mi aveva fatto scendere al suo dipartimento.

La Granger sbuffò, sospirò, o si schiarì la gola, o fece una qualche combinazione delle tre cose.

Dopo un momento dissi, “Lavori troppo.”

“Non è vero. Il tempo che passo al lavoro è proporzionale all’importanza del lavoro stesso.”

“Da quello che ho capito, come direttore del dipartimento, hai la possibilità di delegare il lavoro a degli impiegati di cui ti fidi. Da quello che posso vedere, tu fai il lavoro di tre assistenti, oltre ai tuoi doveri come direttore.”

“Non è vero. È solo che io sono molto efficiente e posso sopportare carichi di lavoro molto più pesanti di chi non possiede le mie stesse capacità di multitasking. Questo non significa che lavoro troppo. Non posso farci nulla se ci sono centinaia di persone che si fanno vive per un aiuto per i più disparati dei problemi. Quasi nessuno passa solo per salutare. C’è sempre qualcuno che richiede il mio tempo, per cui sì, ho molto da fare quando sono al lavoro.”

Il tono della sua voce mi diceva che avrebbe preferito ricevere qualche visita in più di piacere invece che solamente per lavoro, ma quello era un altro punto su cui mi sarei concentrato più avanti. “Quand’è stata l’ultima volta che ti sei divertita?”

“Oltre che ora? Perché non so te, ma io non mi sono mai divertita così tanto.”

Gasp! E quello cos’era? Cos’era? “Granger, hai appena usato del sarcasmo?”

“Sì, Malfoy, l’ho fatto. Ho anch’io il senso dell’humor, sai?”

In effetti, lo sapevo. Chiunque fosse la migliore amica di Harry Potter e Ron Weasley doveva essere fuori come un balcone, avere la pazienza di un santo, o possedere un ottimo – veramente ottimo – senso dell’umorismo.

“E per rispondere alla tua domanda, l’ultima volta che mi sono divertita è stato lo scorso weekend, quando io, Harry e Ron siamo usciti per un drink.”

“C’era Ginny Potter?”

“Sì.”

“E c’era anche Lavanda Weasley?”

“Sì. A cosa vuoi arrivare, Malfoy?”

“Chi ti accompagnava?”

“Nessuno.”

“Aha! Vedo. Punto mio.”

“Non vedo nulla! Nessun punto. Non c’è senso in quello che dici.”

“Quello che dico ha perfettamente senso. Sei uscita un finesettimana con due uomini sposati e con le loro mogli, senza nessuno che accompagnasse te. È patetico! Passi tutto il tuo tempo con uomini occupati. Questo mi dice che hai paura di impegnarti, e quindi ti circondi di uomini ‘sicuri’, oppure che sei insicura e che ti circondi di uomini ‘sicuri’ perché così non devi temere di essere rifiutata. In entrambi i casi, la compagnia che scegli mi dice che sei infelice di essere single, ma che hai paura di cambiare il tuo status.”

Avevo ragione. Oh se avevo ragione. Non avrei potuto aver più ragione se fossi stato la cosa giusta, nella foresta giusta, a mangiare le giuste bacche.

“Ti sbagli completamente. Tutte le tue conclusioni sono completamente sconclusionate. Non ho paura di essere single. Adoro non avere legami, e di certo non ho paura di uscire con qualcuno. Al contrario, ho un appuntamento per stasera.”

“Oh, davvero? E con chi?”

“Marcus Belby,” disse, come se fosse ovvio.

“Marcys Belby? Marcus Belby! L’uomo senza collo? Sei seria?”

“E perché no? È un campione ben rispettato dei diritti dei lupi mannari. Ha combattuto fieramente per le iniziative a favore di chi protegge e –”

“E ha la faccia di un bulldog che sta leccando il piscio da una latrina!”

“Sei così volgare, Malfoy! E non è poco attraente.”

“Aha! Persino tu ammetti che è brutto.”

“Il mio interesse per qualcuno non dipende dal fatto che sia, o non sia, fisicamente attraente. Marcus ha una mente brillante e non tutti possono essere splendidi -”

“Fortunatamente per noi, non ci dobbiamo preoccupare, noi siamo splendidi per natura.”

“Credi che io sia splendida?” chiese la Granger con voce minuta.

“Sei la più bella, collerica secchiona con cui sia mai stato rinchiuso in uno sgabuzzino.”

Mi diede un pestone sul piede – e io che pensavo di essere fuori dalla sua portata! – ma avrei potuto giurarci che non era veramente arrabbiata.

Un secondo più tardi, mi colpì di nuovo: questa volta voleva far male sul serio. “Ow!”

“Andiamo, lo so che non ti faccio mai male quando ti colpisco.”

“No, ma è irritante come pochi.”

“Malfoy, odio doverlo dire, ma sei un genio.”

“Ovvio che lo sia. Err, per cosa questa volta?”

“Ho capito dove siamo! Nella credenza delle scorte!”

“Cosa? Siamo in uno sgabuzzino per gli approvvigionamenti?”

“No, la credenza delle scorte! Ti ricordi della Stanza delle Necessità?”

Come avrei potuto dimenticarla? Ma non essendo tipo da ritrarmi, dissi, “Sì?”

“Stesso concetto, ma con uso limitato. Non ha una porta quando viene attivata, da qui il nostro essere intrappolati in una stanza vuota, una tabula rasa per dire, ma ha dei buchi attraverso cui l’oggettistica dimenticata può apparire persino quando non è attivata.”

“Il che spiegherebbe quel secchiello.”

“Precisamente.”

“Okay, beh, tutto questo è bene e buono, ma come ne usciamo?”

“Beh, non sono mai rimasta intrappolata all’interno di una di queste cose, prima d’ora, ma credo che potremmo usare la magia intrinseca alla stanza per creare una via d’uscita. La teoria che vi è dietro -”

“Blah blah blah, qualcosa di incredibilmente astratto e complicato, blah blah, incantesimi magici, blah, voilà, una porta! Tagliamo i preliminari, Granger, okay?”

Lei arruffò le piume. “Dovresti rispettare di più la teoria della magia. Se fossi da solo, rimarresti intrappolato qui dentro fino a quando qualcuno non avesse bisogno di uno straccio. Dovresti ringraziare la tua buona stella che tu sia intrappolato qui con me.”

Per ogni dannato minuto.

“Okay, va’ avanti.”

Con gli occhi della mia mente, la immaginai raddrizzare le spalle, chiudere gli occhi, e concentrarsi furiosamente sull’incantesimo, la fronte aggrottata allo stesso modo in cui era solita aggrottarla a scuola. La sentii mormorare una sequela di oscure parole latine e una leggera brezza che colpì il mio braccio mi disse che stava girando su se stessa.

All’improvviso, una sottile linea di luce apparve, rivelando una porta alle nostre spalle.

“Granger, ce l’hai fatta!”

Lei squittì estasiata. Di impulso, la sollevai e la baciai dritta sulle labbra. La stavo baciando ancora quando la porta si aprì e io sentii, “Oy! Malfoy! Che diavolo credi di star facendo?”

Mi allontanai dalle labbra della Granger per dare a Weasley la più malefica delle mie occhiate. “Che diavolo ti sembra? Non dirmi che non sei mai stato in un ripostiglio con una strega, prima?”

Ma persino mentre parlavo, sapevo che l’incantesimo era stato rotto. La Granger si era districata dalle mie braccia, si era lisciata gonna e capelli, aveva alzato il mento e con decisione era fuoriuscita dallo sgabuzzino, sfidando Weasley a dire qualcosa.

Rimasi un po’ mogio per il fatto che non disse nulla su quel bacio fantastico, ma considerai che non volesse dire nulla davanti a Weasleby.

Iniziai ad allontanarmi, ma qualunque-sia-l’essere-superiore-lassù era testardo, e la voce della Granger, in cima ai gradini, mi fermò.

“Te lo chiederò un’ultima volta. Perché sei venuto al mio dipartimento, stamani?” L’insistenza nei suoi occhi mi disse che era ora di rivelarle la verità.

Prima di dare la mia risposta, però, ci pensai un attimo.

“Ero venuto per vederti.”

Lei parve sorpresa. “Perché? Avevi qualche domanda da farmi?”

“No.”

“Avevi bisogno di qualcosa da me?”

“Nemmeno.” Parve incredula che potessi essere andato al suo dipartimento solo per vederla.

“Credevo volessi guardare il tuo libro.”

“Era una scusa.”

“Oh.” Sembrava perplessa. Immaginai di averle dato dati a sufficienza su cui rimuginare e decisi di tornare al dipartimento Auror, in modo da non dare a Potter una scusa per rimproverarmi per essere stato assente tutto il giorno.

“Arrivederci, Granger. Riposati questo weekend. Tu lavori troppo.”

“Giusto, um, arrivederci,” disse a bassa voce, e poi si voltò per dirigersi lungo il corridoio. La guardai finché non scomparve dietro ad un angolo, non perché volessi essere sicuro che stesse bene o chissà che, ma solo perché aveva un fondoschiena da cui non sapevo e non potevo togliere gli occhi di dosso.

Dovevo davvero far qualcosa per essere meno pervertito.

Avrei iniziato il giorno dopo.





Più tardi, quella sera…

Rispose la terza volta che bussai alla porta. Era vestita in un delizioso pigiama scolorito, consunto in tutti i posti giusti. Avrei potuto giurare che non indossava un reggiseno, il che rendeva il tutto ancora più invitante. Sul serio, prendevo l’abilità di vedere come un qualcosa di troppo garantito, e mi feci un appunto di fare voto di prendere sempre vantaggio della luce solare – o di qualunque altro tipo – in modo da poter continuare a rimirare la Granger.

Lei dovette essersi resa conto che la stavo guardando lascivamente, perché mi colpì. Cosa che avevo iniziato a dedurre fosse il suo metodo standard per comunicare con me.

“Malfoy, che ci fai qui?”

“Tu, uh, hai lasciato il libro su cui stavi facendo le tue ricerche nello sgabuzzino. Ho pensato di riportartelo.”

Bugia. Ero ritornato nella credenza delle scorte, da ora conosciuta anche come cava dell’ombra perenne, per recuperare il libro e riportarlo al dipartimento di Ricerca e Sviluppo. Tuttavia, decisi di tenermi sul vago. L’avevo trovato io, dopotutto.

Okay, mi era semplicemente capitato in mezzo ai piedi durante un raid e mi ero reso conto che conteneva alcuni riferimenti magici e storici significativi che la Granger sarebbe stata estasiata di poter sfruttare. Quindi l’avevo preso senza chiedere a nessuno e gliel’avevo dato perché lo analizzasse.

“Sai, avresti potuto darlo a un impiegato qualsiasi del mio dipartimento. Non c’era bisogno che lo portassi fin qui.”

“Oh, beh, in realtà l’ho dimenticato a casa. Ma te lo darò lunedì.”

Vero.

Mi rivolse un’occhiata confusa. “Allora perché sei qui?”

“Volevo assicurarmi che fossi tornata a casa tutta intera e che non stessi soffrendo di danni prolungati per la caduta. Un coccige ammaccato non può essere ignorato; può essere molto fastidioso. Ho sentito che i Babbani si siedono sulle ciambelle – ed è oltre la mia comprensione capire il perché debbano farlo, visto che le ciambelle si dovrebbero mangiare, e il che conferma solo che ho ragione e tutti i Babbani sono pazzi – e volevo essere sicuro che non fossi a casa seduta su una scatola di biscotti.” In quel momento, non sapevo nemmeno di cosa stessi blaterando. Stavo facendo la figura dell’idiota completo, ma speravo che lei non se ne accorgesse.

Lei incrociò le braccia al petto, cosa che portò i suoi adorabili seni in primo piano, sotto la flanella del pigiama. Che tragedia che avessi passato l’intera mattina e l’intero pomeriggio in presenza della Granger senza il piacere piacevolissimo di essere in grado di mangiarmi con gli occhi il suo gradevolissimo corpo. Sono sicuro che lei colse il mio sguardo, perché mi rivolse una nuova occhiataccia. “Hai finito?”

Poteva riferirsi sia al blaterale che al mio squadrarla. La risposta era la stessa per entrambe le cose. “Sì.”

“Malfoy, davvero, perché sei qui?”

Il momento della verità.

“Mi stavo chiedendo se volessi fare uno spuntino con me. Ero a casa, sul punto di ordinare del curry, quando mi sono reso conto che nessuno di noi ha mangiato nulla per tutto il giorno. Devo avere davvero una cotta per te o qualcosa del genere, per aver pensato al tuo benessere prima che al mio. Non è una cosa che mi è consueta”

Lei aggrottò la fronte, preoccupata. “Credo che tu abbia colpito la testa troppo forte, quando sei atterrato, stamattina, Malfoy. Quello che dici non ha senso. Credo davvero che dovresti andare a vedere un guaritore per essere sicuro di non aver riportato una concussione. Potresti star male davvero.”

Era così dolce, a cercare di trovare una scusa per i miei evidenti sentimenti verso di lei. Ma quello che avevo detto era sensato quanto può esserlo una cosa sensata in mezzo ad una stanza sensata di cose sensate, o quello che volete, ma una cosa era ovvia. Mi piaceva la Granger.

“Se sono malato, allora temo che la mia afflizione sia perdurevole e permanente, perché mi piaci.”

“Oh.” Lei parve genuinamente sorpresa.

“E mi piaci da tempo. Da molto tempo.”

“Capisco.”

“Capisci?”

“Sì, capisco.”

Si stava dando dei colpetti con un dito sulle labbra, e mi stava squadrando con un’espressione indecifrabile. La mia famosa pazienza, o mancanza di essa, ebbe il meglio di me.

“Maledizione, Granger! Vuoi mangiare con me o no?”

Lei continuò a guardarmi con quello sguardo speculativo ma, quando ormai ero sul punto di perdere la speranza, lei mi sorprese rivolgendomi un furbesco sguardo seducente. Alzandosi sulle punte, mi mise delicatamente le mani sulle spalle, schiacciando il suo adorabile décolleté contro il mio petto, e mi sussurrò caldamente in un orecchio, “Che ne dici se ci accordiamo per la colazione?”

Il mio interesse, e non solo lui, che scattava all’erta, le proposi: “Pancakes alla banana?”

Facendomi scorrere la lingua sulla conchiglia dell'orecchio, lei disse senza quasi più fiato, “Potresti aiutarmi a confutare quei pettegolezzi su di te.”

La guardai maliziosamente, la presi in braccio in modo che potesse cingermi la vita con le sue gambe, e insieme ci dirigemmo dritti in camera sua, provando ancora una volta che ‘siamo fatti della stessa stoffa dei sogni.’***



*fine*






Note:
*) Filastrocca inglese, traduzione libera: "Questa è una canzone che non finisce mai; sì, continua e va, amici miei. Qualcuno iniziò a cantarla, senza sapere cosa fosse, e continuerà a cantarla ancora e ancora perché...."
**) La tempesta, Atto primo, Scena II
***) La tempesta, Atto quarto, Scena I




Grazie per aver letto questa shot, spero vi sia piaciuta (:
Ogni commento sarà, come sempre, gradito :p

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