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Autore: Shasir    07/02/2016    0 recensioni
Un Ryo giovane e acerbo, da poco trasferito in Giappone e ai primi contatti con Hideyuki. E' la mia seconda fiction, ma il mio primo tentativo con storie di più capitoli. Non so come continuerà, forse deciderò l'andamento della trama sulla base dei vostri commenti.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideyuki Makimura, Kaori Makimura, Ryo Saeba, Ryo Saeba/Hunter
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Scappo dalla galleria e attraverso il ponte. Una volta dall’altra parte lancio un’occhiata lungo la sponda e, essendo tutto piuttosto tranquillo, con un sospiro mi appoggio alla balaustra del fiume, sopra l’acqua. 
Da qui non posso osservare i movimenti della polizia, ma so che ora la spia di Shiba è al sicuro nelle mani di Maki, che lo porterà in centrale e lo interrogherà insieme a Saeko. La mia parte l’ho fatta e le informazioni che ci servivano sono già nelle nostre mani. Ora non mi resta che aspettare un po’, giusto il tempo che le volanti si allontanino tutte, per riattraversare il ponte e tornare a casa. 
L’aria della notte è umida e fredda, intorno a me c’è solo il quieto scorrere del fiume ed il suono delle sirene in lontananza. Mi accendo una sigaretta accomodandomi a cavalcioni sulla sponda del fiume, seduto in contemplazione del silenzio.
Dopo qualche minuto, un movimento leggero cattura la mia attenzione. Vedo da lontano una piccola figura muoversi nel buio, guardinga ed indecisa. Sembra non sapere dove andare, deve essersi persa. Quando si accorge di me, seduto sulla riva, sembra immobilizzatasi un momento, per poi ricominciare ad avanzare più decisa.
Dopo qualche attimo la vedo uscire dal ponte ed avanzare nella mia direzione. Non sembra molto convinta, anzi, è piuttosto tremante, eppure non demorde. Ma è con me che ce l’ha?
Mentre si avvicina comincio a distinguerla alla timida luce dei lampioni. Sembra una ragazza, una di quei tipi un po’ mascolini, magra ed alta, ma con un faccino imbronciato inequivocabilmente femminile. Continua ad avvicinarsi, sempre più tremante, finchè alla fine non si ferma a pochi passi da me.
Ha i capelli tagliati corti, castani, una felpa con le maniche una su e una giù, dei jeans attillati e scarpe da ginnastica. Sta lì in piedi sul selciato senza spiccicare parola, fissandomi come fossi uno strano animale.
Chi è questa ragazza, e che diavolo vuole da me?
“Ehi...dico...che hai da guardare?”, le chiedo allibito.
“...Ecco io...”, balbetta spaventata.
“Senti, cioè, non so cosa vuoi ma...che hai? Che vuoi da me?” dico io, dato che lei non parla.
“Ehm...ecco, io volevo...io cercavo…”, niente, si zittisce di nuovo.
Ok, questa situazione non ha senso, non ho voglia di perdere tempo con questa marmocchia, quindi mi alzo e faccio per cambiare aria, ma lei subito mi blocca afferrandomi per la manica della giacca.
“No aspetta, aspetta!”, mi fa, “Tu...tu ti chiami Ryo, non è vero?”.
“Cosaaa? Ragazzina, tu come sai il mio nome?”
“No, io non lo sapevo, cioè...non sapevo che fossi davvero Ryo, ma...ne avevo il sospetto, ecco…”. Questo poi è davvero assurdo. Mi libero il braccio.
“Che hai detto??? Senti, dimmi come sai il mio nome! Dimmelo!”.
Lei si ritrae di qualche passo, improvvisamente a disagio per il mio tono brusco. Sembra perdere di nuovo quel briciolo di coraggio che aveva trovato e ricade di nuovo in silenzio.
Comincio a perdere davvero la pazienza, non ne ho mai avuta molta, del resto. La afferro per un braccio, piuttosto forte, e me la porto dietro fino a tornare sulla strada, in un angolo meno esposto. Lei viene trascinata impotente, è leggera come un uccellino.
“E adesso parla”. Guardandola, mi rendo conto che con le ultime mie mosse devo averla davvero spaventata a morte. Sono stato un po’ rude a trasportarla così fino a qui, ma sono i modi a cui sono abituato, niente di buono per delle ragazzine. Ad ogni modo, cerco di ingentilirmi un tantino: “Davvero, mi dici chi sei? Mi vuoi spiegare?” - e con uno sforzo di bontà aggiungo: ”per favore?”.
Lei mi guarda con occhi enormi e lucidi, ingoia a vuoto e infine risponde: “Io stavo seguendo mio fratello Hideyuki. Eri con lui sotto la galleria e così ti ho seguito. E’ che voglio scoprire cosa fa quando esce di notte, perchè anche se mi racconta che è per lavoro io non ci credo e sono preoccupata per lui”.
C...cosa? Questa sarebbe la sorella di Maki? Ora capisco...La mia mano si allenta sul suo braccio e lei, liberandosi, comincia a stropicciarselo con l’altra mano.
“Ah, quindi tu sei sua sorella?”.
“Sì, ascolta...mi dispiace di avervi seguiti. Ti prego,non raccontargli mai che l’ho fatto.”
La guardo per un po’ in silenzio, non me lo sarei mai aspettato. Che tipo di ragazza si mette ad indagare sul proprio fratello seguendolo mentre fa un appostamento notturno? Non è un comportamento molto femminile...comunque deve avere un certo coraggio.
“Non avresti dovuto farlo”, le dico alla fine, “Sai quanto poteva essere pericoloso per te? Potevi rimanere immischiata in qualche guaio e farti molto male. Ti piace rischiare la vita?”
“NO! No, certo. Ma...mi dispiace.” risponde abbassando lo sguardo. 
Ora è pentita, non ci posso credere...Non capirò mai le donne. Beh, ad ogni modo non dovrebbe stare qui, comincio a pensare ad un modo per togliermela di torno, farla tornare a casa sana e salva ed evitare che suo fratello lo scopra.
“Ascoltami, se Maki torna a casa e non ti trova, capisci che si spaventerà a morte, e se dovesse sapere che sei con me potrebbe spaventarsi ancora di più. Quindi, ora fai la brava e vattene a nanna, chiaro?”
“No, non ci vado a casa”, risponde decisa, “Ho fatto tutto questo ed ora non me ne vado senza avere qualche risposta. Per favore, resta un po’ e raccontami la verità su mio fratello, qual’è il suo vero lavoro e che tipo di vita vive, non posso continuare ad essere l’unica a non sapere la verità su di lui!”
Inizialmente il suo rifiuto mi irrita, ma a mano a mano che la ascolto comincio a capire cosa l’ha spinta fino a qui, a scapito del pericolo. Il fatto di essermela ritrovata fra i piedi comincia a non sembrami poi così sbagliato e poi, sì insomma, la ragazza dimostra di avere davvero del carattere.
C’è solo un problema però, io non posso accontentarla: “Capisco…” le dico, “però vedi, non sono io a dovertene parlare. Non ho il diritto di svelarti delle cose su di lui a sua insaputa. Se ci tieni a sapere di più su tuo fratello, dovresti chiederlo a lui, non credi?”.
Lei rimane a bocca aperta, interdetta, ma non ribatte; comprende forse che non ho tutti i torti. 
Mi dispiace però deluderla così...un po’ indeciso mi guardo intorno. Nulla è cambiato, il fiume continua a sospirare sotto di noi e la notte diventa ogni minuto più silenziosa. Ora mi è passata la voglia di tornare a casa e, dopotutto, Hideyuki non si preoccuperà ancora per l’assenza di sua sorella perchè è in centrale con Saeko.
La guardo di sfuggita: è una ragazza molto carina, ora che ho potuto osservarla meglio; fra le ciglia nere luccica ancora un’ombra del recente spavento. Anche lei mi guarda di sottecchi, arrossisce un po’ ed abbassa lo sguardo. Sulle sue labbra appare però un accenno di sorriso.
Mi sento assalito da una profonda sensazione, come non mi capitava non so da quanto. Se mi sento così è perchè è da tanto che non mi capita di stare in compagnia di una donna tanto graziosa e risoluta. O meglio, non credo di averne mai incontrata una così. 
“Ti chiami Kaori, giusto?” le chiedo alla fine.
“Già”.
Senza aggiungere altro le porgo il mio braccio, a cui lei si appoggia leggermente con la punta delle dita, e così, senza sapere bene come e perchè, ci ritroviamo a camminare insieme sul lungo fiume.
   
 
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