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Autore: httpjohnlock    08/02/2016    2 recensioni
“Penniman e Mengs, ma che piacere rivedervi per la quarta volta in...” controllò l'orologio da polso, “diciassette minuti.” Preciso e tagliente come solo Severus Piton poteva essere.
I due ragazzini scattarono in piedi terrorizzati.
'Sta volta non l'avrebbero passata liscia.
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one-shot partecipante al writing contest Nothing's only words.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Marco Mengoni
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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  • Personaggi: Mika + Mark (Marco Mengoni);
  • Coppia: Mirco;
  • Prompt: crossover: Mika + Harry Potter;
  • Genere: fluff, introspettivo, romantico;
  • Rating: verde.



 
1° anno

 
“Ridammi la mia cioccorana, brutto elfo!”
Improvvisamente, nel silenzio tombale che regnava nella biblioteca di Hogwarts, si udirono passi veloci, risate e schiamazzi.
“Vieni a prendertela!” urlò e rise.
“Cos'è tutto questo trambusto?” sbraitò Madama Pince.
I due ragazzini, con il cuore in gola per la paura di essere visti, riuscirono a non farsi scoprire e quindi punire.
Il contrasto tra il silenzio e le risate era un po' come loro due.
Grifondoro e Serpeverde.
Corsero giù per le scale, finché Michael non inciampò su una strana macchia giallognola dalla consistenza gelatinosa.
La scatolina si aprì e la rana saltò fuori finendo chissà dove.
Un istante dopo, Mark, si lanciò sulla schiena dell'amico, dandogli dei colpetti.
“Sei uno stupido! Hai visto cos'hai fatto? Era l'ultima cioccorana che avevo” piagnucolò lamentoso.
“Non l'ho fatto di proposito!” si difese il bimbo dalla folta chioma riccia. E rotolarono giù come involtini.
“Penniman e Mengs, ma che piacere rivedervi per la quarta volta in...” controllò l'orologio da polso, “diciassette minuti.” Preciso e tagliente come solo Severus Piton poteva essere.
I due ragazzini scattarono in piedi terrorizzati.
'Sta volta non l'avrebbero passata liscia.


 
4° anno
 
Mark passeggiava per il cortile accompagnato da una scatola di gelatine tutti i gusti +1 e dal suo migliore amico dai capelli rossi.
“Capisci? Non ho la minima idea di chi invitare” disse Ronald Weasley, anche lui Grifondoro.
“Tieni, ti sentirai meglio” e gli porse una gelatina che pel di carota immediatamente infilò in bocca.
“Che gusto è?”
“Cerume.”
“Oh.”
“Che merda la mia vita.”
Mark scoppiò a ridere e seguì con lo sguardo Ron corre verso ― o almeno credeva che fosse ― il bagno, finché non incontrò due oceani di cioccolato.
“C-ciao Michael” balbettò, ma l'altro sembrò non vederlo.
Il cuore di Mark fece crack.
Ma non si spezzò.


 
2° anno
 
Si ritrovò il boccino d'oro ad un palmo dal naso.
Un qualsiasi ragazzo avrebbe accellerato con la scopa e lo avrebbe afferrato, portando alla vittoria della partita di Quidditch la propria squadra.
Ma Michael non era un ragazzo qualunque.
Lui era follemente innamorato.
Bastava solo ammetterlo.
Notando l'impossibilità del ragazzo di fronte a quella pallina volante, un suo compagno si scontrò contro la sua scopa ringhiando: “Non permetterò che un frocio ci faccia perdere.”
Il suo cuore fece crack.
Ma non si spezzò.
Bastava solo ammetterlo.

Michael era un fallito, da quando era al primo anno della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, ma ora era al quarto e non poteva continuare ad avere un comportamento così infantile e immaturo. Non poteva continuare a mentire e a scappare da se stesso.
Mark era lo scotch per riparare le crepe che venavano il suo cuore, il bacio che ti riporta in vita.
Bastava solo ammetterlo, come quella volta dopo l'ora di pozioni.


 
3° anno

 
Michael si stava dirigendo al secondo piano insieme a Finn quando incontrò l'ultima persona che voleva vedere.
Era quasi irriconoscibile: il volto dipinto di nero e i capelli rizzati in alto come se gli avessero lanciato un incantesimo proprio lì.
“Oddio, che diamine è successo?” gli chiese.
“Michael, santo cielo, cosa te ne frega di questo coglione? Non è che ti sei innamorato?”  disse Finn e scoppiò in una risata.
“Hai ragione, amico, andiamo.”  E finse di ridere per poi sorpassare Mark.
Quest'ultimo ringraziò quell'odiosa pozione che gli era esplosa in faccia: non poteva e non voleva far vedere al ragazzo le lacrime che fredde e salate gli rigavano le guance, e bruciavano, Dio, bruciavano come lame infilzate nella pelle.


 
4° anno

 
Se lo avesse ammesso a se stesso, quel giorno, il cuore non si sarebbe frantumato.
Tra tutti quegli studenti ben vestiti intravide Mark e Dio, quant'era bello.
Stretto in un completo composto da scarpe lucide, pantaloni, cappotto lungo e papillon nero, mentre la camicia era bianca.
Stava per raggiungerlo quando notò che non era solo: accanto a lui c'era una ragazza.
Il sangue gli irradiò le guance dalla rabbia e dalla delusione.
“Come ho potuto lasciarlo andare? Come ho potuto essermi comportato così di merda? Forse non prova ciò che provo io, forse l'ho perso.” Si stava torturando con i suoi stessi pensieri. Come aveva sempre fatto, d'altronde.
Stava per indietreggiare quando ordinò alle sue gambe di prendere la direzione opposta; era stufo di andare indietro e di mettersi continuamente da parte.
Corse nonostante gli arti inferiori tremolanti, gli occhi appannati dalle lacrime e la Sala Grande gremita di gente desiderosa di dare inizio al ballo del Ceppo.
Afferrò la sua mano rosea e lo portò via da tutta quella confusione.
“C-che fai?” balbettò Mark, sconvolto da quel gesto inaspettato e improvviso.
Il riccioluto si fermò nel proprio dormitorio, spinse il ragazzo con la schiena contro il muro e lo fissò dritto negli occhi.
“Sai qual è il problema? È che sono sempre stato, e continuo ad essere un coglione, orgoglioso e senza coraggio. Sono sempre scappato, ho sempre ignorato. Ho sempre avuto paura di ciò che pensavano gli altri fregandomene di ciò che pensavo di me stesso.” sputò tutto d'un fiato.
“M-Michael”
“Zitto, fammi continuare.” Il fiato corto, il volto arrossato, le vene sporgenti sul collo.
“Ho smesso di essere questo, Mark, perché così non posso. Ho un'incontrollabile fame d'amore, fame di te, perché tu sei il mio amore da quando avevo dieci anni.
Non voglio nascondermi perché l'amore non va nascosto, non va ignorato e non va condannato.
Che faccio? Ti bacio.” Così pensò, così disse e così fece.
Per la prima volta nella sua vita.
Furbizia e nobiltà d'animo.
Serpente d'argento in un campo verde e leone d'oro in un campo scarlatto.
Acqua e fuoco.
Le loro Case erano gli opposti, ma le loro anime si incastravano alla perfezione.
Come le loro labbra, le loro mani e i loro corpi.
Il riassunto di un amore.
“Mi hai fatto sentire una merda” esordì Mark, fermandosi improvvisamente con le labbra ad un soffio dal petto nudo e candido da Michael, che sbiancò.
“Mi hai umiliato, illuso, fatto sentire sbagliato. Ma mi hai fatto innamorare ed è la cosa più bella che mi potesse capitare.” Sorrise. Un sorriso sincero, felice, senza filtri. Un sorriso che ti leva il fiato, ti strappa le parole dalla gola.
Un sorriso che solo guardarlo ti rende felice.
Michael fece lo stesso, accolse il volto angelico e fanciullesco del ragazzo tra le dita affusolate e premette le labbra sulle sue.
A Mark piaceva vederlo sorridere.
“Sai di libertà” pensarono nello stesso istante.
Ma non lo dissero.
I loro cuori nelle loro stesse mani.
Il loro respiro affannato era la più grande dichiarazione d'amore saldata poi con un bacio.
“Devi ancora ridarmi quella cioccorana.”
“Oh, zitto e baciami.”
  
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