Dedicata a LouieZamp7

La madre gli ripeteva che con quegli occhi avrebbe potuto unicamente scegliere il cielo o il mare.
Lou aveva scelto il cielo.
Ma ora stava per morire in mare.
Di sete, per giunta, quasi per dispetto, come per uno scherzo di pessimo gusto del destino.
Voleva piangere, più che altro per sapere di essere ancora vivo, ma era talmente disidratato da non avere nemmeno più lacrime.
Il fetore che lui stesso emanava ad ondate disgustose gli dava la nausea, contraendo in dolorosi spasmi uno stomaco completamente vuoto.
Avrebbe voluto gettarsi in mare per lavarsi, per sentire lo sporco e la morte scivolare via dal suo corpo, per percepire la freschezza libidinosa dell’acqua a contatto con la pelle disseccata.
Ma quella superficie liscia e voluttuosa  nascondeva in realtà pericoli con cui Lou si era già dovuto confrontare ma che era convinto di non riuscire a vincere, ora.
E non erano tanto gli squali, che adesso non si avvistavano nemmeno in lontananza, quelli che temeva maggiormente.
Quello di cui si preoccupava di più era se stesso.
Sapeva che si fosse lasciato andare all’abbraccio invitante dell’acqua che si agitava placida sotto il suo canotto sgonfio, non sarebbe più riemerso.
Forse era più facile così, in fondo.
Smettere di lottare, smettere di soffrire, smettere in sperare in qualcosa che non esisteva.
Semplicemente annegare.
No.
Non poteva.
Doveva resistere.
Sua madre gli ripeteva che con quegli occhi avrebbe potuto scegliere unicamente il cielo o il mare.
E lui aveva scelto il cielo.
E ci sarebbe ritornato, prima o poi.
In un modo o nell’altro.