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Autore: Stella cadente    08/02/2016    5 recensioni
– Eliza – la chiamò, quasi in un sussurro. – Tu lo diresti se ci fosse qualcosa che non va, vero?
La piccola sollevò lo sguardo. Una lacrima le rotolò sulla guancia morbida.
– Cosa vuole sapere?
– Vorrei sapere... – non trovava le parole. Come si faceva a chiedere ad una bambina di sei anni se avesse assistito ad un omicidio?
– Vorrei sapere che cosa sai di quello che è successo – disse infine, mantenendosi sul vago.
[…]
– È stata lei. Lo so.
L’ispettore provò un brivido di inquietudine.
– Lei chi?
Ci fu un attimo di esitazione, poi la piccola rispose:
– Samara.
Pausa.
– Vuole ucciderci tutti. Me lo ha fatto vedere.
– Chi è Samara?
[…]
– Allora posso andare a parlarci – tentò.
La bambina si fece seria, poi disse:
– No. Le diranno che sta dormendo. Ma non è vero, signor McDoyle. Lei non dorme mai.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Samara Morgan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Ring - Samara Morgan'
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"Non lo capisci Rachel?
Lei non dorme mai."










Prologo
10 febbraio 1970


 
 
Quella notte pioveva. L’acqua cadeva furiosamente, in gocce simili a sassi.
Sotto quel diluvio furioso, una donna correva con una bambina tra le braccia, che piangeva.
Arrancava. Si sentiva stanca, appesantita, inquieta.
Non appena aveva preso in braccio la bambina, si era sentita come se qualcosa la stesse portando giù a fondo, sempre più giù.           
Non sopportava quella sensazione.
Doveva liberarsene, al più presto.
La piccola, intanto, strillava e sgambettava, come se si stesse per abbattere su di lei una condanna inconcepibile. Mary cercò di andare avanti, ignorandola.
Quando vide il cancello in stile vittoriano in lontananza, capì di essere arrivata a destinazione.
Fece un ultimo sforzo e, una volta arrivata, iniziò a suonare il campanello con tutte le forze che aveva in corpo.
                                   `          
 
 
– Salve – la accolse una donna di bassa statura, dalla faccia amichevole. – Posso fare qualcosa per lei?
Era stanca, si vedeva benissimo; Mary si rimproverò per essere arrivata a quell’ora, ma si ripeté che non aveva altra scelta.
Doveva lasciare lì quella bambina – si era zittita improvvisamente adesso, come se ciò che l’aveva disturbata non fosse stato il buio, il freddo o la stanchezza, ma solamente la pioggia.
Ricordava ancora le grida di sua madre, quando gliel’avevano strappata dalle braccia.
 
C’è un demone dentro di lei! Uccidetela! Uccidetela, per il suo bene!
 
La scena era stata raccapricciante: mentre le infermiere la portavano via, Mary aveva fatto caso ai suoi capelli scompigliati, allo sguardo vuoto, quello sguardo vacuo e disperato che hanno soltanto i malati di mente, mentre le mani si tendevano in maniera grottesca verso il fagottino che ora lei teneva delicatamente tra le braccia.
Guardò la bambina, poi si rivolse alla donna.
– Devo lasciare qui questa bambina. Sua madre ha tentato di assassinarla. Potrebbe prendersene cura?
La donna assottigliò lo sguardo; si vedeva che non si fidava.
– Senta, lei da dove viene? – chiese, per tutta risposta.
– Da una casa d'accoglienza poco distante da qui, la St. Mary Magdalen Women’s. La prego, mi può dire se c’è qualche posto per un affidamento?
Nella sua voce c’era una nota quasi disperata; sentiva che, in qualche modo, liberandosi della bambina si sarebbe liberata anche delle immagini di Evelyn che urlava e piangeva, tendendo le sue mani, quelle mani nodose e smagrite, verso la piccola figlia di appena qualche giorno.
La donna aprì un fascicolo e dette una lunga occhiata, setacciando ogni annotazione.
– C’è un posto libero – disse poi. – Come si chiama la bambina?
Mary sentì improvvisamente una fastidiosa perdita di sensibilità agli arti. Il corpicino minuscolo che teneva tra le braccia sembrò agitarsi in maniera strana, come se volesse dare dimostrazione del fatto che la madre avesse ragione.
– Samara – disse poi Mary, dopo aver deglutito. – Il nome della madre è Evelyn Osorio.
La donna la guardò un attimo con occhi indagatori – ma perché sembrava non volersi fidare di lei, dannazione? – poi chiamò qualcuno al telefono. I movimenti circolari ripetitivi che fece per effettuare la chiamata ipnotizzarono Mary in modo inquietante. Sentiva solo la bambina che la richiamava a sé, che non voleva essere lasciata lì, l’essere dentro di lei che si muoveva e che protestava.
Devo liberarmene. Devo liberarmene.         
Samara aveva aperto i suoi occhi. Neri, neri come le profondità più scure della terra.        Intelligenti, forse troppo per una neonata. Sentiva l’oscurità incombere su di sé.
Aiutatemi.
Uno strano cerchio le apparve in un flash, un sottile anello di luce in mezzo ad un’immensità buia; Mary si spaventò talmente che sentì che Samara stava per caderle.
Non può essere lei. Non una bambina così piccola.
– Bene. La dia a me – la riscosse la voce della donna, che aveva proteso le braccia verso Samara. – Sono certa che troverà dei genitori al più presto, è talmente dolce – disse, guardandola con affetto.
Silenzio. Mary riusciva solo a sentire un immenso sollievo per essersi liberata finalmente di lei.
Si sentiva leggera, come se non avesse più potuto accaderle nulla di male.
Non finché lei è lontana.
– La ringrazio per averla portata qui. Non molte persone penserebbero di fare una cosa simile, oggigiorno – aggiunse la balia, con tono bonario.
– Sì, è vero – replicò Mary, come un automa.
– Bene, allora credo che dovrei andare – disse poi, recandosi verso l’uscita.         
Ma gli occhi di Samara erano su di lei, e Mary lo sentiva.
Li sentiva fissarla mentre se ne andava – mentre l’abbandonava – ostinati, accusatori.
Il cerchio le passò di nuovo nella mente. Si sentì raggelare.
– Signora, che cosa c’è?
La balia non poteva vedere.
Non poteva vedere che lei la guardava.
La spiava.
La osservava.
Quella fu l’ultima immagine che vide, perché dopo sentì che il suo corpo cadeva a terra e non fu più in grado di rialzarsi.
Il cerchio l’accompagnava.

 
 




Buongiorno a tutti!
Dopo diversi mesi, eccomi qui, a pubblicare il famoso prequel di "Lei voleva solo essere ascoltata" :D
ve lo avevo detto che avevo in mente una serie e che per nulla al mondo l'avrei abbandonata, hehe ;)
Sono un po' emozionata, dopo tanto tempo ritrovo la mia piccola Samara e... niente, sono contenta :)
Bando alle ciance: questa, come avrete ben capito, sarà una storia incentrata sul periodo trascorso dalla bambina all'orfanotrofio, e sarà un po' diversa dalla precedente. In "Lei voleva solo essere ascoltata" abbiamo visto i vari eventi quasi esclusivamente con gli occhi di Samara - e quindi c'è anche un che di tragico e drammatico in tutto ciò - qui invece vedremo Samara con occhi esterni, quindi...
Entreremo nell'horror puro, ecco. Per questo il rating è arancione: perché il tasso ansiogeno è un po' più alto - o almeno, lo scopo è quello.
Detto ciò, immergiamoci in questa nuova avventura! Non vedo l'ora di vedere che ne pensate.
Spero di ritrovarvi tutti, un abbraccio,
Stella cadente
  
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