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Autore: blackthornssnaps    08/02/2016    1 recensioni
Da troppo tempo andava avanti questa situazione. Era completamente in balia della gelosia, che lo logorava dentro, lenta e inesorabile.
Ora basta, però, non poteva più continuare così, iniziava a rendersene conto anche lui.
Doveva parlarle, doveva dirle tutto. Ma come puoi rivelare alla donna che ami i tuoi sentimenti, sapendo che lei è già di un altro?
E come puoi pensare di rendere qualcuno partecipe di quello che provi, quando il tuo amore è proibito dalla legge?
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ATTENZIONE: non tiene conto delle vicende narrate in Lady Midnight, è una mia versione scritta prima dell'uscita del libro, tuttavia ci saranno degli spunti presi dal romanzo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Carstairs, Julian Blackthorn
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
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NdA: cercherò di essere il più veloce e sintetica possibile.
Se per caso qualcuno si ricorda di aver già letto i primi capitoli di questa storia, non preoccupatevi, è normalissimo.  
Non l’ho rubata/copiata ecc. Semplicemente l’ho scritta, pubblicata, poi riletta, cancellata, messa a posto e ora la pubblico ancora.
Fine.
Non c’è nulla di losco dietro, però ci tengo a precisarlo.
Detto questo, buona lettura! :D
 

PREMESSA INIZIALE

Come si chiama quella sensazione sul fondo dello stomaco di qualcosa che ribolle e che fa passare l’appetito?
Quel senso di vuoto e rabbia che potrebbe quasi far commettere un omicidio se non si ha un grande autocontrollo?
Come si può definire tutto questo?
Perché era esattamente quello che sentiva Julian in quel momento, solo che non era in grado di trovargli un nome, perché ancora non capiva cosa l’avesse provocata.
Mentre gli altri, invece, lo avevano già capito da tempo.
Quella sensazione era palesemente gelosia.
Ed era chiara come l’acqua anche un’altra cosa: Julian Blackthorn era geloso in un modo ormai evidente di Emma Carstairs e, specialmente, del suo nuovo fidanzato.

*
*
*

L’ESPLOSIONE [della granata]

Quando la sua migliore amica gli corse incontro tutta agitata borbottando che doveva assolutamente dirgli una cosa, tutto si sarebbe aspettato, tranne che quello.
Emma era sempre stata così: impetuosa, che si agita per nulla.
Anche se avesse dovuto dirti la cosa più ovvia del mondo lei sarebbe stata in grado di preannunciarla come la nuova scoperta per la salvaguardia del pianeta.
Era sempre stata in questo modo e nulla l’avrebbe cambiata.
Motivo per cui Julian non si era minimamente preoccupato quando l’aveva vista andargli in contro con un sorriso da guancia a guancia e con i piedi che quasi non toccavano il suolo.
L’aveva presa come una cosa normale, come era sempre stato.
Furono quelle sue quattro parole a rovinargli la giornata, e poi anche i mesi successivi, distruggendo tutto.
Quella semplice frase che non aveva nulla di male all’apparenza, ma non poteva essere più sbagliata pronunciata da Emma.
“Cameron mi ha baciata”.
Silenzio.
La ragazza stava continuando a parlare e a raccontargli tutto quello che era successo nei minimi dettagli come era solita fare, ma Julian non la stava ascoltando già più.
Lui non sentiva nulla. Solo il vuoto incessante nel quale galleggiavano dolorosamente quelle quattro parole.
Cameron mi ha baciata.
Non si era mai sentito così, e in realtà ancora non capiva bene come davvero si sentiva.
Emma era la sua migliore amica da sempre, sarebbe dovuto essere contento per lei.
Sentiva la felicità della bionda, che sorrideva lì davanti a lui mentre continuava il racconto.
La poteva quasi toccare attraverso la runa parabatai che lei stessa gli aveva tracciato.
Ed era proprio quella runa che in quel momento bruciava la pelle del ragazzo all’altezza del cuore, i bordi neri del marchio erano incandescenti sotto la tenuta e lui non capiva perché gli facesse così male.
Nel frattempo la ragazza aveva terminato il suo monologo, durante il quale Julian si era limitato ad annuire ogni tanto, giusto per far finta di ascoltare, e sempre sorridente gli lasciò un leggero bacio sulla guancia per poi sparire nei corridoi dell’Istituto dove vivevano.
E lui era rimasto lì, fermo, imbambolato, con un dolore sconosciuto nelle ossa che lo stava divorando da dentro.
Aveva già avuto altri fidanzati e non era mai stato così, perché adesso sì? Cos’era cambiato?
Non aveva senso, ma tutto quello che riuscì a pensare in quei brevi istanti prima di sparire a sua volta in camera sua era una frase del tutto irrazionale.
L’ho persa.

*
*
*

L’INIZIO DELLA FINE

Julian Blackthorn capì di essere messo male il giorno in cui Emma Carstairs decise che era giusto che lui conoscesse il suo fidanzato.
 
Dal giorno della notizia del bacio, Emma non aveva più parlato di Cameron o, per lo meno, non a lui.
Julian aveva deciso di non pensare più a quella sera un po’ per evitare di pensare all’orribile sensazione che aveva provato, e un po’ perché a distanza di tempo ancora riusciva a sentire le urla di gioia di sua sorella quando lo era venuta a sapere.
Anche se forse “urla di gioia” non era proprio l’espressione più adatta a rendere l’idea.
Quella era un’espressione che andava bene per definire la reazione di Drusilla Blackthorn, ragazzina appena tredicenne, appena adolescente e più piccola della sue sorelle.
Anche i versetti strozzati di Cristina Rosales, migliore amica di Emma e altra Shadowhunter di origini messicane che viveva lì con loro, potevano allo stesso modo essere definiti tali.
Le urla spacca timpani da far invidia a una banshee di Livia Blackthorn invece.. erano tutto tranne che semplici manifestazioni di felicità.
Giusto per rendere bene il concetto: quelle urla spaventarono quasi tutta la componente maschile della famiglia, tanto che si precipitarono dalle ragazze, armati in piena regola, per paura che ci fosse un qualche demone che le avesse colte di sorpresa e fossero in pericolo.
Comunque il suo intento era più o meno riuscito, nelle settimane successive era tornato tutto alla normalità o quasi.
I due parabatai erano tornati a passare il tempo come avevano sempre fatto e nessuno aveva mai tirato fuori l’argomento bacio o fidanzato e, anche se Julian non voleva ammetterlo, a lui andava benissimo così.
Aveva anche iniziato a sperare che si fosse immaginato tutto, che fosse stato tutto un brutto sogno oppure un errore e che i due non si parlassero nemmeno più.
Per cui quando la sua migliore amica una sera, a tavola, se ne uscì con “Ho invitato qui Cameron domani, mi pare giusto che la mia famiglia conosca il mio ragazzo”, Julian per poco non si strozzò con quello che stava mangiando, che tutto un tratto aveva perso il suo sapore.
Nessuno parve accorgersene, comunque, troppo impegnati a festeggiare com’erano.
Nessuno a parte Emma, che non perse tempo a scrivergli con le dita un semplice “Tutto bene, Jules?” sul braccio, usando il loro metodo di comunicazione segreto, appena si fu ripreso.
Lui rispose alla domanda con un cenno del capo e un finto sorriso un po’ troppo evidente, prima di alzarsi da tavola dicendo di non aver più fame e defilarsi.
Sapeva che Emma non gli aveva creduto, nemmeno lui avrebbe creduto  se stesso, ma lei quella sera non lo cercò.
Probabilmente, pensò Jules, era riuscita a percepire anche il suo desiderio di restare solo per un po’.
Doveva schiarirsi le idee, era sempre più confuso.
Ma perché stava così?
 
Il giorno seguente fu un inferno sotto molti punti di vista.
Emma era agitatissima, molto più del solito, come d’altronde ogni adolescente che si rispetti al primo incontro ufficiale tra il fidanzato e la famiglia.
I fratelli Blackthorn erano stati assoldati per l’occasione e ingaggiati come schiavi per rimettere a posto l’intero edificio, per renderlo quantomeno presentabile.
Un intero Istituto che ospitava una decina di Shadowhunters con un’età compresa tra i 7 e i 25 anni… Certo non ci si poteva aspettare una reggia ottocentesca.
La domanda era: perché i fratelli Blackthorn?
Semplice, le donne di casa erano, naturalmente, troppo occupate a pensare all’aspetto estetico esteriore della ragazza.
Tutto questo comprendeva shopping, manicure, makeup, parrucchiere.. insomma, le solite cose da ragazze.
Tutto doveva essere perfetto e Emma doveva risultare splendida.
Julian si limitava a eseguire gli ordini sbuffando.
“Tempo sprecato” pensava.
 Non capiva questa ossessione per rendere bellissima Emma, non ce n’era bisogno, lei lo era già e al naturale, lui lo sapeva, era anche meglio.
Poi lei odiava queste cose, proprio non capiva perché si era lasciata coinvolgere.
All’improvviso si bloccò.
Perché accidenti aveva pensato una cosa del genere?
Preferì lasciar perdere, continuando a lavorare.
Non voleva far arrabbiare nessuno, c’era già troppa tensione nell’aria e se lo avessero visto perso nel suo mondo a far niente.. guai.
Non sarebbe mai sopravvissuto alla giornata.
Anche se forse non sarebbe stato poi così male..
No, ma che stava dicendo?
Alla fine, nonostante problemi organizzativi, drammi e inutili litigate tra fratelli, tutto fu pronto per quella che sarebbe stata l’inizio della fine, così Julian aveva deciso di chiamare la cosa.
Ognuno aveva svolto il suo compito, che era stato personalmente assegnato da Livvy in base alle capacità dei vari fratelli. Era maniacale, lo sapevano, ma se tenevi alla tua incolumità era meglio non farlo notare e non mettersi contro la sorella e il suo bel caratterino.
Il compito di Julian, però, era più che altro un favore che gli aveva chiesto la stessa Emma, alla quale lui non era, ovviamente, riuscito a dire di no.
Stando alle tradizioni di famiglia spettava al padre aprire la porta al pretendente e, eventualmente se questo non fosse stato possibile, come in questo caso, sarebbe toccato al più grande farne le veci.
Per cui, stando alle disposizioni di Livia, sarebbe toccato a Mark, da poco tornato in famiglia dopo la lunga permanenza tra le schiere della Caccia Selvaggia.
Emma non era molto d’accordo con questo, però.
Non che avesse qualcosa contro Mark, gli voleva bene come tutti, però aveva preso questa cosa seriamente e dare il benvenuto al suo fidanzato e il permesso di entrare in casa e in famiglia, per lei era una cosa importante.
Per questo voleva che il compito di aprire la porta spettasse a qualcuno di importante per lei, qualcuno che aveva un posto speciale nella sua vita, e chi meglio del suo parabatai? Condividevano la stessa anima in fondo.
Julian ricordava quando glielo aveva chiesto, e si pentì della sua debolezza per non essere stato in grado di dirle no.
Era intento a pulire uno dei preziosi pezzi dell’antica collezione dell’Istituto, tanto per tenersi occupato e fare qualcosa che non fosse pensare, quando Emma gli era comparsa alle spalle.
Sobbalzò per lo spavento e per poco non rischiò di metter fine prematuramente alla sua vita rompendo qualcosa.
Passò i successivi 10 minuti a insultare in tutti i modi possibili la migliore amica fin troppo divertita dalla scena, finchè non si lasciò contagiare anche lui dalla sua risata.
Cercò di imprimersi nella mente la scena e la figura della sua parabatai che rideva come se non avesse alcuna preoccupazione al mondo, almeno finchè il momento passò e lei tornò seria per dirgli quello che doveva.
<< Jules, devo chiederti un favore enorme. So che probabilmente non sarai d’accordo con me, anzi sicuramente non lo sarai, ma io vorrei che fossi tu ad accogliere Cameron. >>
Il ragazzo era abbastanza sconvolto, COSA?
Fece per protestare e dire qualcosa, ma Emma lo fermò prima.
<< No, aspetta. Ascoltami. C’è un motivo per la mia richiesta. Voglio che lo faccia tu. Ho bisogno che lo faccia tu, perché sei la persona a cui tengo di più. È un gesto importante e la prima impressione che lui fa quando si presenta è fondamentale, e devi essere tu, capisci? Tu mi conosci meglio di chiunque altro. Ho bisogno che sia tu a prendere il posto di mio padre, non tuo fratello, nonostante il bene che posso volergli. >>
Julian non riusciva a capire.
Aveva ascoltato tutto, ma Emma parlava senza quasi prendere fiato, sembrava una questione di vita o di morte.
<< Lo faresti per me, Jules? >> quest’ultima frase era quasi un sussurro e spezzò tutti i buoni propositi di Julian per non essere coinvolto.
Che stupido che era stato.
Avrebbe dovuto saperlo, come avrebbe mai potuto dirle di no?
Come? Lui che per lei avrebbe fatto tutto.
Lui che si sarebbe gettato in un mare di lava per lei.
Si trovò incastrato in questo casino senza sapere come uscirne e dovette anche reprimere un istinto omicida, che non era da lui provare, quando oltre la soglia della porta si trovò di fronte colui che gli avrebbe sottratto la sua ragione di vita.
Seppe fin da subito che sarebbero stati nemici. Rivali.
Fu costretto ad ammettere a se stesso che non era poi male come ragazzo, per lo meno di aspetto.
Capiva perché Emma ne fosse attratta.
Alto, ben piazzato, muscoloso, capelli rossicci corti alla californiana, abbronzato.
Aveva un viso particolarmente comune, ma faceva comunque la sua figura.
Sorrideva ed era vestito bene per l’occasione, altri punti a suo favore che non facevano che aumentare la nausea di Julian.
C’era un qualcosa che non gli piaceva in lui, però. Qualcosa nel suo sguardo non lo convinceva.
Era troppo perfetto all’apparenza, troppo sicuro di sé.
Sembrava già che avesse vinto, ma la partita era appena cominciata.
Questo atteggiamento irritava particolarmente Julian che cercò comunque di non darlo a vedere, non voleva litigate.
Ben presto fu costretto ad ammettere anche un’altra cosa: era ufficialmente spacciato.
Ebbe giusto il tempo di finire le presentazioni di tutti i membri della famiglia e ospiti che i suoi occhi si soffermarono su altro, deconcentrandolo completamente dal suo ruolo.
Emma aveva fatto la sua comparsa.
La ragazza scese le scale fiera nel suo vestito lilla nuovo che le arrivava fino al ginocchio, semplice e sobrio, elegante, ma non troppo di lusso. Sulle spalle portava un leggero spolverino bianco trasparente sul quale si adagiavano i lunghi capelli biondi, lasciati ricadere sciolti.
Sembrava una principessa, quasi come se fosse nata per quello, ma Julian era l’unico a sapere che era tutta una messa in scena.
La conosceva da così tanto da notare quei piccoli dettagli che mettevano in luce la vera Emma, l’indecisione ad ogni passo non sapendo camminare su quei, seppur bassi, tacchetti che portava e la vergogna che si leggeva dietro il coraggio nei suoi piccoli occhi color nocciola.
Era a disagio, lui lo sapeva, perche quella non era lei.
Julian le leggeva in faccia la sua sensazione di essere sbagliata, la paura che qualcuno lo notasse, e lui avrebbe voluto dirle che non era vero.
Perché Emma non sarebbe mai stata sbagliata e aveva il diritto di comportarsi come una ragazza ogni tanto, anche se ben sapeva che non avrebbe potuto dirlo.
Si limitò a sorriderle cercando di sostenerla come meglio poteva e lei parve farsi coraggio e brillare di una nuova luce.
Il suo cuore mancò un battito quando lei ricambiò il sorriso a sua volta, (era anche truccata, seppur lievemente, riuscì a notare) e poi si distrusse l’attimo dopo.
La ragazza voltò la testa verso Cameron e gli si avvicinò e quando poi lui la baciò come se niente fosse davanti a tutti, come se nessun altro esistesse, Julian sentì qualcosa andare in pezzi dentro di lui.
E in quel momento capì altre due cose: la prima era che si era sbagliato per tutto quel tempo, Emma era parte di lui e stava iniziando a sentire qualcosa che andava ben oltre la semplice amicizia.
La seconda cosa era che da quel momento in poi, tutto sarebbe solo peggiorato.
 
 
 
 
 
HELLO SWEETIES!
Come prima, cercherò di non dilungarmi troppo, anche se sono prolissa.
La storia è la stessa di prima, ho solo corretto alcune imperfezioni e la pubblicazione dei capitoli.
Per chi non lo sapesse, questa era nata (nella mia testa almeno) come una one-shot sui miei bimbi belli, i Jemma. Poi, per colpa della mia incapacità nell’essere sintetica, mi sono ritrovata a metà con scritte quasi 50 pagine e ho capito che avrei detto addio alla mia idea.
Ogni capitolo si chiamerà, come vedete, “parte prima”, “…seconda” ecc.
Un po’ in onore alla divisione dei libri di Cassandra Clare, un po’ per necessità. I primi capitoli saranno l’insieme di 2-3 parti della storia, per lo meno finche una sola parte non raggiungerà la lunghezza richiesta per essere considerata un capitolo vero e proprio.
Ultima cosa, poi me ne vado, è una raccolta di momenti nei quali vengono messi in luce tutti i sentimenti di Julian, principalmente, ma ai fini della storia verranno citati anche i suoi fratelli logicamente e saranno inseriti anche dei pov Emma. Perché naturalmente non esiste uno senza l’altro.
Ho scritto troppo, as always, ora vi lascio.
Alla prossima!
Love, Rebs <3

 
   
 
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