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Autore: Hoi    08/02/2016    1 recensioni
In questa storia troverete un Killian Jones che è appena diventato capitano, anche se non come avrebbe voluto. Vedrete un ragazzo ferito dalla perdita di suo fratello, insicuro della fedeltà dei suoi uomini, in bilico tra la giusta maniera e la vita del pirata, che comunque mantiene il suo carisma. Il tutto sarà condito dall'incontro con una fiaba classica in pieno stile OUAT.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Piratessa



La Nina era veloce, aveva uno scafo sottile e guardando l’altezza con cui affondava nell’acqua, Killian era certo che avessero la stiva vuota. Lo scafo della Jolly Roger fendeva l’acqua alzando le onde accanto a se e nel farlo affondava profondamene nel mare, erano pesanti. Se la stiva fosse stata vuota avrebbero raggiunto la Nina in una manciata di minuti, ma così ci sarebbe voluto tempo. Killian afferrò il cannocchiale, cercando di combattere l’impazienza. La caravella non era una nave da guerra, ma aveva dei cannoni, tre per lato, sul ponte avversario poteva vedere l’equipaggio agitarsi. Gli uomini imbarcati erano molti, ma non abbastanza perché fossero la scorta di un uomo di prestigio. Per quanto ci pensasse, Killian non riusciva a capire perché quella nave fosse a largo, ma in fondo non importava, ormai era solo questione di tempo, erano riusciti ad entrarle in scia. La Jolly Roger era perfettamente dietro alla Nina. Dal ponte Killian riusciva a vedere le vele gonfie della nave che li precedeva, ma sapeva che non sarebbero state così per molto, le vele della Jolly Roger erano più grandi e sarebbero riuscite a far un uso migliore del vento che le riempiva. Attorno a lui i suoi uomini si muovevano con efficienza, erano marinai esperti e lui era stato chiaro quando pochi minuti prima aveva impartito gli ordini e definito la strategia, nonostante questo da buon Primo Ufficiale, Sparky si aggirava tra la ciurma inveendo e ripetendo le direttive.
Quando aveva dato l’annuncio della battaglia, Killian aveva visto negli occhi di alcuni degli uomini incertezza, ma sapeva che non lo avrebbero deluso, non ora che sbagliare voleva dire morire o peggio, essere catturati e finire sulla forca.
La voce di Bobby tuonò, avvisandolo della velocità, con un rapido calcolo mentale Killian stimò quanto li divideva, prima ancora di aver terminato il calcolo rialzò il cannocchiale, la Nina stava perdendo velocità. La stavano lasciando senza fiato, o forse il capitano aveva capito che non avevano speranze ed era pronto a ingaggiare. Killian inspirò profondamente cercando di non farsi accecare dalla smania di battaglia e portò il cannocchiale sul timoniere.
Il Capitano della Nina ormai sapeva di non poter fuggire, l’unica cosa sensata che gli restava de fare era virare e mostrare il fianco, portando la Jolly Roger nella traiettoria dei cannoni. La nave pirata era un’imbarcazione da battaglia, era veloce e ben fornita e Killian l’amava, non avrebbe permesso che quei bastardi la scalfissero. Il Timoniere della Nina si mosse.
“Dickens viriamo! Mostriamole il fianco!” Il timoniere sapeva cosa fare, non era la prima volta che compivano quella manovra e il Capitano era stato molto più che chiaro nel ripetergli quale fosse il suo compito. Il primo ufficiale ripeté l’ordine più forte perché tutti nella ciurma lo sentissero e rincarò la dose per accertassi che ogni uomo fosse al suo posto e facesse il suo dovere. La Jolly Roger piegò compiendo una virata perfetta, stretta e pulita, molto più rapida di quella della Nina, che ora era nella traiettoria dei cannoni. Killian sorrise mentre dava finalmente l’ordine.
“Mirate ai cannoni! Fuoco alle polveri!”
I cannoni della Jolly Roger tuonarono. Non c’era troppa possibilità di mirare con armi simili, ma i pirati sapevano come massimizzarle, conoscevano bene quelle armi ormai e ancor meglio sapevano che bastava l’inclinazione di pochi gradi a far la differenza tra un colpo ben assestato e un buco nell’acqua. Il legno della Nina esplose in mille pezzi, le schegge volarono tra la ciurma ed un uomo cadde in mare, sotto agli occhi spietati di Killian. Una parte della paratia crollò, portando con se un cannone tra le grida esultanti dei pirati.
“Non è finita, preparate i cannoni!” Il Capitano li rimbeccò duramente avrebbe voluto festeggiare con loro, ma non era cieco, vedeva bene il movimento sulla Nina, avevano terminato la virata e si stavano preparando a fare fuoco.
“Timoniere, correggi la rotta!” Dickens ruotò il timone prontamente, non era necessario che gli venissero comunicati i gradi, la Nina era proprio accanto a loro ed era il momento d’affiancarla. Uno dei cannoni della Nina esplose un colpo, l’altro tacque. La palla di cannone colpì la prua, portando via la polena della Jolly Roger. Guardando l’ariete esplodere Killian si trattenne dallo scoppiare a ridere, sulla Nina la ciurma non sapeva cosa fare, erano palesemente scoordinati, sarebbe stata una vittoria semplice.
“Cosa aspettate incapaci? Rispondete al fuoco!” I pirati non esitarono, si rialzarono dai nascondigli improvvisati in cui si erano rintanati e ritornarono in posizione.
“Fuoco alle polveri!” Al suo ordine le micce vennero accese ed Killian provò un moto d’orgoglio sentendo i cannoni tuonare all’unisono. Le due navi erano ormai in rotta di collisione e si stavano avvicinando rapidamente, senza la prua intatta, l’impatto avrebbe aggravato la condizione della Jolly Roger, ma era un rischio che valeva la pena correre.
“Lasciate i cannoni! Prepararsi all’arrembaggio” Gli uomini si mossero e Killian con loro. Sarebbe stato il primo a saltare la paratie e a calpestare il ponte della Nina, sarebbe stato il primo a versare del sangue.
 
Shaka l’aveva tenuta accanto a sé per tutti il tempo, controllando ogni suo movimento e accertandosi che non se la svignasse o non parlasse col capitano. Era stato bravo, tanto che ora la ragazza si trovava inginocchiata accanto a lui, aspettando il segnale per issare la passerella che l’avrebbe condotta sull’altro scafo. A denti stretti si ripromise che gliel’avrebbe fatta pagare, ma non ora, adesso doveva evitare di farsi ammazzare da un marinaio o da un pirata. I moschetti esplosero dei colpi, le pallottole saettarono sopra le loro teste e si conficcarono nel legno. L’aria era densa dell’odore della polvere da sparo e impregnata delle esplosioni delle armi da fuoco, dello scoccare delle balestre e delle urla provenienti dalla Nina. Il legno sotto di loro venne percosso e tutti capirono che avevano speronato la Nina. Qualcuno gridò, ma nessuno si mosse. Passarono lunghi istanti, mentre le due imbarcazioni si allineavano.
“ORA”
La ragazza non riconobbe la voce, ma Shaka parve essere convinto e si tirò su rapidamente, fissando da solo la passerella sulla balaustra. Ancora nascosta dietro al suo riparo lei lo guardò salire sulla passerella, implorando dio che quell’ammasso di muscoli perso dall’eccitazione per la lotta si dimenticasse di lei. Al contrario lui si voltò e ghignando l’afferrò e la costrinse a seguirlo sull’asse. Provò a lottare, ma presa dal panico, non pensò alla spada che stringeva in pugno, al contrario provò a colpirlo con un cazzotto. Il pugno chiuso sull’elsa colpì il petto dell’uomo, con l’unico risultato di farle perdere l’equilibrio. La presa di Shaka fu l’unica cosa che le impedì di finire in mare. Traballando la ragazza riprese l’equilibrio sull’asse sospesa tra le due navi.
“Se hai fretta di gettarti in mare, sarò felice di aiutarti” Shaka la lasciò andare ridendo e per un attimo lei rispose a quel sorriso, se quel gigante pensava che avesse bisogno del suo aiuto per reggersi in piedi si sbagliava. Lady Cat fece un rapido salto indietro e lanciò un occhiata alla Jolly Roger, non c’era nessuno ad ostacolate il suo ritorno. Quell’occhiata distratta bastò a Shaka per afferrarla per i fianchi, la ragazza si agitò scalciando, ma per quanto forte lo colpì non riuscì ad impedire che lui l’alzasse e la lanciasse. Non ebbe il tempo nemmeno per maledire il pirata, l’unica cosa che riuscì a pensare fu una mezza preghiera rivolta al mare, se fosse stato clemente non sarebbe stato pieno di pescecani. L’impatto fu tremendo, le strappò un grido e perse la spada, ancora peggio però fu la consapevolezza di non essere affondata in acqua, ma d’aver colpito il legno. Era finita sulla Nina. Istintivamente si rannicchiò su se stessa afferrandosi il fianco ferito. I punti non sembravano essersi strappati, almeno di quello fu grata.
“In piedi! In piedi!”
La spronò il pirata, che l’aveva già raggiunta. Gemendo e facendo forza sulle braccia lei si costrinse ad ignorare il dolore ed alzarsi. Non era stata la prima ad arrivare sulla nave, la battaglia era ovunque attorno a lei. Gli spari erano terminati, ma il clangore delle spade era assordante. Ancora insicura sui suoi passi cercò di tornare sulla Jolly Roger, ma vide un pirata lanciarsi con una cima e venirle incontro. Fece appena in tempo a spostarsi. Josh atterrò in piedi accanto a lei e con uno strattone la spostò da parte e si gettò nella mischia. Non poteva essere realmente definito un combattimento quello. I marinai della Nina erano terrorizzati, a malapena si difendevano e come dargli torto? Guardandoli da quella parte, con i volti dipinti e le spada sguainate, mentre si lanciavano gridando da una nave all’altra, i pirati più che uomini sembravano demoni.
Sentì lo schiocco di una balestra giusto in tempo per voltarsi e vedere un freccia passarle accanto. Aveva decisamente cantato vittoria troppo presto. Il marinaio tremante, le lanciò l’arma scarica addosso, forse per distrarla, lei l’afferrò al volo, solo per vedere la spada dell’uomo brillare e calarle addosso. Istintivamente alzò la balestra per proteggersi e fu fortunata. La lama cozzò contro la balestra e rimbalzò indietro. Il ventre dell’uomo si squarciò e fece posto alla luccicante lama di un pirata. Shaka aveva trafitto il suo assalitore alle spalle e ora rideva, guardando la faccia esterrefatta della ragazza. Non durò che un istante quel momento, poi il pirta si voltò e si lanciò nuovamente nella mischia. Incazzata e spaventata la ragazza gli inveì contro con tutto il fiato che aveva in gola.
“Shaka! Bastardo! Torna qui”
Il marinaio che aveva tentato di ucciderla vomitava sangue ai suoi piedi, allungando le mani verso la ferita aperta, ma lei lo degnò a malapena di uno sguardo, al contrario si concentrò sulla piccola faretra che portava addosso. Senza gentilezza gliela tolse e afferrò una freccia. Tenendo l’arma ferma con un piede, tirò con tutta la forza che aveva la corda della balestra per posizionarla sul perno, come aveva visto fare ai cacciatori e armeggiò qualche secondo con la freccia finché non capì come si incastrava. L’avrebbe conficcata nella schiena di quel bastardo di Shaka, se solo fosse riuscita a trovarlo. Nella sua ricerca intravide un pastrano nero che scompariva sottocoperta, attraverso all’incavo lasciato da una porta divelta. Con tutta probabilità i marinai avevano provato a nascondersi sottocoperta ed ora si trovavano intrappolati lì sotto, mentre il Capitano della Jolly Roger avanzava. Un brivido le percorse la schiena a quell’idea, anche se l’aveva visto lanciarsi sottocoperta non riusciva ad immaginare che Killian potesse essere un assassino. Aguzzò la vista, tentando di scorgerlo, ma prima che lo vedesse, un’altra lama le venne incontro. Un marinaio provò a colpirla, ma prima che potesse arrivare a lei, le dita le caddero sul grilletto e la freccia si conficcò nel collo dell’uomo. Non aveva mirato lì, non aveva mirato affatto, ma comunque l’uomo cadde a terra con le mani alla gola e lei prese dalla faretra un’altra freccia. Sarebbe dovuta essere terrorizzata o sotto shock per colpa del sangue e della morte che aveva attorno, che lei stessa stava causando. Sarebbe dovuta essere sconvolta come lo era stata quel giorno al mulino, ma dentro di sé provava solo un’immensa rabbia. La corda era tirata e la freccia pronta, così si mise a correre tra la gente, cercando quel bastardo di Shaka. Erano in pochi i marinai ancora in piedi quando una voce imperiosa gridò “Ci arrendiamo!”
Con le mani alzate un uomo di mezza età che vestiva gli abiti del capitano si fece avanti, alle sue spalle l’ombra di Killian Jones lo seguiva da vicino pungolando la schiena dell’uomo con la spada. I marinai fecero cadere le armi a terra.
Era finita.
Con la balestra ancora in pugno la ragazza si guardò attorno spaesata. Il tutto non era durato che una manciata di minuti, interminabili, orribili minuti di follia e poi era terminato d’improvviso, come se bastassero due parole a mettere fine alla violenza. Non era possibile, non poteva bastare così poco, non poteva essere finita. Eppure attorno a lei nessuno stava più combattendo.
“Lady Cat! Ma sei viva!” la schernì Shaka andandole incontro.
Lei lo guardò con gli occhi sgranati. Un attimo prima lui l’aveva buttata sul ponte opposto, mentre attorno a loro degli uomini si lanciavano per diventare degli assassini, c’erano state grida e il cozzare delle spade, dov’erano finiti adesso? Con un profondo respiro la ragazza cercò di sentire ancora quei suoni. L’uomo che aveva colpito alla gola stava ancora agonizzando sul ponte e altre voci imploravano misericordia. No, non era finita. La ragazza puntò la balestra verso Shaka e l’uomo di risposta alzò le mai, sorridendo, come davanti ad uno scherzo. Lei si guardò rapidamente attorno, la ciurma di pirati li fissava divertita. Se l’avesse ucciso non sarebbe finita bene, lo sapevano entrambi. Digrignando i denti per la rabbia e la frustrazione, la ragazza abbassò la balestra e schiacciò il grilletto. Fu un istante, la corda scattò e la freccia squarciò la gamba dell’uomo all’altezza del polpaccio. L’istante dopo Shaka era inginocchiato sul ponte e si teneva la gamba. Due uomini erano accorsi per fermarla, Bobby l’aveva disarmata mentre Dickens le torceva il braccio dietro alla schiena. Imprecando per il dolore Shaka si alzò in piedi e le andò in contro. Lei non gli aveva fatto che poco più di un graffio, ma di sicuro il pirata non lo aveva gradito. La ragazza strinse i denti, preparandosi a incassare un pugno in faccia. Ghignando maligno lui le prese il viso in una mano e alzò l’altra minaccioso.
“Il Capitano Jones direbbe: quel che è giusto è giusto. Ora siamo pari gattina”
Ridendo gli uomini la lasciarono andare e nuovamente lei si trovò sgomenta. Shaka non sembrava nemmeno arrabbiato. C’era della logica in tutto questo, doveva ammetterlo, era come se con quella freccia lei fosse stata ripagata del volo che Shaka le aveva fatto fare ed in effetti, ora che l’aveva colpito non si sentiva più incazzata quanto prima. Con gli occhi ancora sgranati, si accorse che forse stava iniziando a capire che c’era un certo tipo di giustizia sulle navi pirata e che per quanto contorta e malsana fosse, a suo modo funzionava. Eppure non poteva smettere di pensare che quello era un mondo assurdo. Mentre si lasciava cadere a terra incrociò lo sguardo del capitano della Nina in piedi dall’altra parte del ponte, la stava fissando con gli occhi sgranati e il viso bianco. A quell’uomo doveva essere sembrata una pazza ad attaccare da sola un pirata, quando lui, con un equipaggio al fianco, si era arreso pur di non morire. L’idea la fece scoppiare a ridere. Forse era davvero folle, molto più che quegli uomini con le facce dipinte che sfidavano la morte in mare e si lanciavano in guerre che duravano pochi minuti, come se tutto questo fosse normale.



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Mi rendo conto che i capitoli si allungano di volta in volta, ma non vi abituate troppo ^^' questo è decisamente il più lungo, dal prossimo torneranno cortini... In realtà avrei potuto spezzarlo in due, ma mi piaceva l'idea di tenere tutta l'azione assieme. Grazie a chi legge e a chi avrà voglia di dirmi che ne pensa :D
  
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