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Autore: Clovedtreid    09/02/2016    3 recensioni
Draco incontra Harry anni dopo la scuola al funerale di sua madre.
Pian piano se ne innamora, ma sente che manca qualcosa
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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*Da sapere*
Questa storia non è stata betata, e sono pienamente cosciente
che la scelta dei tempi verbali può risultare strana,
ma a me servivano proprio così. Poi capirete.
Buona lettura.
C







Capita a tutti.

La Morte ci reclama.

Mio padre è morto per una malattia che portava dentro da troppo.

Mia madre morì con lui, ma lo raggiunse solo l’anno seguente, ora riposano entrambi nel mausoleo di famiglia.

Ti ho rivisto dopo anni solo oggi, al suo funerale, non eri tenuto a venire, per quello di mio padre non ti sei fatto vedere, hai aspettato che tutti i presenti lentamente se ne andassero prima di avvicinarmi.

“Mi dispiace tanto Malfoy. Vedrai pian piano il dolore si attenuerà.”

Mi hai posato una mano sulla spalla e ho letto il tuo essere sinceramente dispiaciuto dietro le lenti poggiate sul naso.

Ti ho liquidato con un cenno del capo senza dire una parola, mi hai girato le spalle e ti sei incamminato sul lungo viale alberato.
Sparisti dalla mia vista per altri sei mesi.

Quasi per caso ti rincontrai in quel pub, mi offristi da bere e mi chiedesti come stavo.
Non volevo parlare con te e te lo dissi, ma non avevi la minima intenzione di andartene, rimanesti seduto davanti a me a bere, ogni tanto silenziosamente mi chiedevi se ne volevo un altro e allora con un gesto chiamavi il cameriere che dopo aver riempito i bicchieri se ne andava.

Dopo il quinto rabbocco presi coraggio e cominciai a parlare, a chiedere e tu a rispondere.

Quella notte scoprii che con la Weasley era finita da tempo, che ti eri sposato con una mezzosangue, ma che non aveva funzionato, scoprii anche dell’esistenza dei tuoi due figli, ti ci vedevo bene come padre, tu eri molto più scettico.
Io ho scandagliato la tua vita quella sera, tu della mia non hai voluto sapere niente, se non una semplice cosa, desideravi sapere come stavo.

Dicendoti che stavo meglio ho mentito.
E tu devi averlo capito.

Ci incontrammo spesso in quel periodo e poi accadde.

Una sera, poco dopo essere usciti dal locale per prendere un po’ di aria fresca, mi baciasti.  

Fu appassionato e veloce, subito ti staccasti da me e dopo avermi chiesto scusa corresti via.

Io ero rimasto interdetto.

Non avevo mosso un muscolo ne durante ne dopo.
Erano passati dieci minuti, ma ero ancora bloccato nella stessa posizione in cui mi avevi lasciato.
Poi mi smaterializzai fino a casa.

Il giorno dopo mi arrivò il tuo gufo che mi chiedeva se mi andava di vederci quella sera ai Tre Manici di Scopa, non so dire perché accettai.

Appena arrivasti non sapevo come guardarti, ma tu non hai fatto neanche lontanamente riferimento all’incidente.
E non lo facesti mai.

Ci sono voluti altri sei incontri prima che io riuscissi a capire che volevo che riaccadesse, e dovetti aspettarne altri tre per riuscire a trovare il coraggio di baciarti io stesso.
Per contro non aspettai troppo per finire a letto con te.

Capitò quella volta che ci addormentammo la sera insieme e ci ritrovammo al risveglio, quella sarebbe stata la prima di molte colazioni insieme.

Passò del tempo prima di realizzare di essermi innamorato di te.
Passò molto più tempo per riuscire a essere ancora abbastanza felice.

E ora lo sono, davvero, ma manca qualcosa.

Un qualcosa che tu non cerchi mai di tirarmi fuori a forza.

Siamo andati a vivere insieme, in una casa nuova, solo nostra, che non ricordasse qualcuno che avevamo perso.
Una casa solo per noi.

Nel fine settimana ci vengono a trovare i tuoi figli.
Loro mi hanno accettato di buon grado, non si può dire la stessa cosa della tua ex moglie, e io mi sono trovato ad affezionarmi a loro.
Gli voglio bene, davvero, non come se fossero miei, ma esattamente come se fossero un estensione di te.

E io ti amo anche se non te l’ho mai detto, e non credo che riuscirò a farlo, ma ti amo e tu lo sai e tanto ti basta, me lo dici tutte le volte.

Ma ancora manca qualcosa.

Era l’ennesimo e anonimo week-end, facevamo colazione tutti insieme, come una vera famiglia quando il tuo primogenito, ormai è grande, ci chiese cosa ne pensavano i nostri genitori della nostra relazione.

Non poteva saperlo che io e suo padre ci siamo rivisti anni dopo la scuola solo il giorno del funerale di mia madre.
L’ultimo genitore sopravvissuto era appena morto quando un concatenarsi di eventi ci aveva portato fino a qua.
Lui non poteva saperlo.

Allora tu gli hai spiegato che erano morti tutti prima che noi ci mettessimo insieme e che non potevamo sapere quello che pensavano di noi.
Quando ci chiese cosa secondo noi avrebbero potuto pensare ne io ne il mio compagno riuscimmo a dare una risposta.

E forse era proprio questa la cosa che mi mancava davvero, l’approvazione dei miei genitori.

“Sai mi sarebbe piaciuto dire a loro di noi”
Eravamo abbracciati nel nostro letto.
Finalmente quella notte te lo dissi.

Non hai risposto, hai pensato a lungo, ti sei alzato, mi hai detto di andare a svegliare i bambini e vestirli pesantemente mentre tu cercavi qualcosa nello studio.

Ti ho dato retta perché con gli anni ho imparato a fidarmi di te.
Eravamo in tre, avvolti dalle sciarpe, con indosso i cappotti ad aspettarti in salotto.

Ci hai condotti in giardino, faceva freddo, il vento ci scompigliava i capelli.

La notte era limpida, una porzione di luna dava sfoggio di sé in mezzo a tutte quelle stelle.

Prendesti per mano il bambino più piccolo e le dita della sinistra le intrecciasti intorno alle mie.
Mi incoraggiasti a fare lo stesso con il più grande.

Ci chiese di chiudere gli occhi.
Ci fidammo.

Tra il mio palmo e il tuo sentivo qualcosa di appuntito, e lui lo stava muovendo piano.
Una volta. Due volte. Tre volte.

Lievi movimenti, un fruscio appena udibile, mi portò a riaprire gli occhi, e il cuore mi si fermò.
 

 
 
Davanti a noi stava la nostra famiglia perduta.
Severus era proprio di fronte alle nostre mani unite.
Il ragazzo al mio fianco guardava l’uomo troppo simile a suo padre che stava di fronte a lui, senza sapere che anche lui gli assomigliava molto. Accanto a James Potter, Lily ci guardava con sguardo amorevole, c’erano anche Sirius e il professor Lupin.
Ma davanti a Harry e al piccolo c’erano i miei genitori e Dobby.
Curioso, l’Elfo non me lo aspettavo.
Sembravano così veri che mi misi a piangere e la stretta di mano di Harry si fece più salda e confortante.

Mia madre portandosi le mani al petto mi guardò e sorrise.
Narcissa era bella anche così, opaca ed evanescente.
“Figlio, sii felice, con lui puoi esserlo veramente, mostra la parte migliore di te.
Sono molto fiera dell’uomo che sei diventato, senza di lui saresti un’altra persona.”

“Saresti dovuto essere un perfetto Malfoy, e invece hai deciso di lasciare la strada che avevo tracciato per te.”disse astiosamente mio padre, ricevendo gli sguardi truci di quasi tutti i presenti.

“Oh ma per favore, Lucius, stai zitto e lascia che tuo figlio sia finalmente felice.
O potrei trovare un modo molto divertente di farti passare i prossimi cento anni”disse ghignando Sirius e mio padre sbuffò, facendo cadere tutta la dura facciata che si era costruito durante la sua esistenza.

Tuo figlio, che è troppo uguale a te, esclama
“Lui mi piace!”
guadagnandosi una strizzata d’occhi da Black e le risa di tuo padre.

Finalmente Severus prese parola.
“Draco, hai l’opportunità di vivere una vita lunga e felice accanto a chi ami, non sprecarla.”

Poi si rivolse a Harry.
“Quanto a te Potter, te lo affido, abbine cura.”
Le sue parole suonarono tanto come una minaccia.

Mia madre si staccò dal gruppo per posarmi una carezza impalpabile sulla guancia.
“Avete la nostra benedizione”
E sparirono.



Ti guardai negli occhi, erano rossi e gonfi, ma a differenza mia tu non stavi piangendo.
“Come mai non hai detto nulla? Era anche la tua famiglia.”chiesi mesto.
“Io avevo già detto addio a tutti loro molti anni fa dopo essermi salvato. Tu non hai mai avuto l’opportunità di farlo.”mi spiegò lui dopo avermi abbracciato.
“Grazie”sospirai contro il suo collo.
 
I toui figli chiesero delle spiegazioni e noi rispondemmo, ma capirono l’importanza di quei fatti solo quando furono cresciuti.
 
Quella notte fu la prima volta che gli dissi di amarlo. Fu una delle poche.
Ma da quel giorno amai tutti loro completamente e con tutto me stesso.







*Angolo delle Spiegazioni*

Eccoci qua.
Se siete arrivati fin qua, beh, complimenti per la forza d'animo.
Volevo solo spiegare il fatto dei verbi.
Mi servivano quei tempi che è difficile usare durante una normale conversazione,
perchè oddio non lo so spiegare il perchè, ma nella mia testa suonava assurdamente giusto come ragionamento.
Ma da metà racconto in poi si fa tutto un po' più sciolto perchè anche Draco di sta sciogliendo.
Detto ciò come al solito mi piacerebbe se qualcuno sprecasse un po' di tempo
per lasciare una recensione, che come sapete è il pane quotidiano di parecchi di noi, e io sono tanto affamata.
Besos.
Clove.

P.S. chi ha trovato quello che ho lasciato in giro?
  
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