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Autore: Astrid_Dragon_02    09/02/2016    1 recensioni
(Cap. 1)
"PERVERT! TOGLIMI LE MANI DI DOSSO! E LA GAMBA!”
“My God- perdonami, Giulietta, io-…” ma non fece in tempo a finire la sua frase di scuse che quello gli si scagliò contro, prendendolo per in colletto della camicia.
"Chiamami ancora Giulietta e Romeo non sarà l’unico a morire in questo teatro. Sono un maschio, razza di ragazzino insolente. MASCHIO. Sono Arthur Kirkland, idiot!”
L’americano sgranò gli occhi, confuso.
"Allora perché sei..?”
"Vestito da donna? Perché fare gli attori è un mestiere da uomini e c’è bisogno di qualcuno di meno… Hm. Imponente per certi ruoli, razza di enorme deficiente.’’
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(UsUk)
Raccolta di OneShot ambientate in epoche diverse in cui i personaggi ricopriranno i ruoli più disparati ed improbabili!
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Absolute, infinite and relative time



TITOLO DEL CAPITOLO: Explorer

PARING: UsUk

RATING: Arancione

PERSONAGGI: Arthur Kirkland (Inghilterra)/ Alfred F. Jones (America)ùù

EPOCA STORICA: Regno elisabettiano 

 


Londra- 1563



La luce debole e grigia di una fredda mattina di Novembre filtrava dalla finestra della stanza di Arthur, accarezzandogli delicatamente il viso e inducendolo a rannicchiarsi ulteriormente sotto le coperte.
Non voleva alzarsi e passare un’altra giornata a servir la regina, non che fosse una cattiva sovrana o che lo trattasse male, però era il 17 Novembre e per la corte era un giorno estremamente importante. Sarebbe presto tornato un esploratore dal nuovo mondo e la regina aveva organizzato una grande sfilata nella sala grande del castello in cui l’uomo avrebbe potuto mostrare ciò che il nuovo mondo aveva da offrire.


Arthur non aveva scelta, doveva necessariamente alzarsi dalla propria branda e vestirsi di tutto punto, infondo era il favorito della sua sovrana e doveva presentarsi al meglio dinnanzi ai nobili e ai vescovi più importanti. La monarca aveva affermato di voler trovare una sposa per il suo favorito ed era certa che una bella e giovane nobile sarebbe stata perfetta per Arthur; gli aveva dunque raccomandato di indossare l’abito migliore del guardaroba e il biondo non poté fare diversamente.

Indossò degli stretti pantaloni neri e una lunga casacca bianca e nera, con un lungo mantello bianco che copriva la sua spalla destra, mentre gli stivali neri e lucidi.
L’inglese si guardò allo specchio e si sistemò, abbastanza agitato per la lunga giornata che gli si prospettava.

Il ragazzo scese le scale e dell’ala del palazzo per la servitù e si intrufolò in cucina, rubando una brioches con la crema dalla cesta destinata alla tavola reale e dopo averla mangiata, si diresse nella sala grande con le damigelle di compagnia della regina. Dopo sole tre ore, alle 9 del mattino del 17 Novembre 1563, la sala era gremita di nobili, clerici e borghesi che attendevano impazienti l’uomo che li avrebbe divertiti per l’intera giornata, la regina Elisabetta I era seduta sul proprio trono vestita di tutto punto con Arthur accanto, il quale squadrava disinteressato la stanza.

 

 

 

Il biondo odiava le feste a causa del troppo caos e delle persone che tentavano sempre di attaccare bottone. Improvvisamente i tamburi rullarono, le trombe suonarono e il portone si spalancò, rivelando due enormi cavalli bianchi che, a passo spagnolo, avanzavano impettiti verso il trono, guidati da due garzoni. Immediatamente dopo, due grossi lupi grigi vennero introdotti nella grande sala, portati al guinzaglio da due robusti uomini coperti da una pelliccia d’orso, poi entrarono due bellissime dame dagli abiti abbastanza succinti che trasportavano cesti di nuovi ortaggi e spezie mai viste.

 Ad ogni creatura che metteva piede nel salone, dal pubblico si alzavano sospiri e grida di stupore; Arthur era sorpreso, ma non estasiato. I suoi occhi si spalancarono dalla meraviglia, però, quando entrò un ragazzo biondo dagli occhi blu come il cielo, la pelle sporca di terra per i mesi passati in un mondo selvaggio, gli abiti sgualciti e un po’ malridotti. Il giovane si inchinò davanti alla regnante e sorrise alla platea.

 “Cari nobili, vescovi, donne, bambini, mercanti, gentiluomini e non… Il mio nome è Alfred F. Jones e sono appena sbarcato dal mio veliero per portare a voi ciò che in questi mesi ho scoperto sulle nostre nuove terre!”


Il giovane parlò per ore, raccontando aneddoti che parevano magici: bestie che non si erano mai viste in Inghilterra, foreste rigogliose costellate di laghi e corsi d’acqua, di popoli che parlavano lingue sconosciute e che veneravano la natura tramite riti e balli intorno al fuoco.
Non appena i racconti del giovane terminarono, la sovrana diede il via al rinfresco e ai balli, così l’esploratore scomparve dalla vista di Arthur, il quale si sentì.. Solo, sconsolato.
Ma cosa andava a pensare?! Sentirsi abbattuto solo perché un ragazzino un po’ sporco e borioso che non conosceva le buone maniere non era andato a salutarlo personalmente. Che assurdità.

 

 

 

Nel mezzo della festa, il giovane inglese vide l’esploratore americano avvicinarsi e sorridere calorosamente. Il biondo sentì il cuore battere all’impazzata e i palmi delle mani sudare, le guance avvampare e diventare incandescenti. I loro sguardi si incrociarono, il verde e il blu divennero un unico colore che sembrava formare il cielo e la terra di un nuovo pianeta.

 Ormai i due erano a un passo dal potersi toccare, quando Elisabetta sbucò da dietro Arthur e salutò calorosamente Alfred, impedendo ai due di potersi finalmente conoscere.

Alfred non si scoraggiò e ne mezzo della conversazione fece accidentalmente cadere addosso ad Arthur il proprio bicchiere di vino rosso.

 “B-Bloody hell! Il mio unico vestito buono!” Imprecò infuriato l’inglese mentre Alfred ridacchiava divertito, guardandolo. Aveva giudicato male l’esploratore, era solo uno di quei maleducati e altezzosi ragazzetti che avrebbero fatto di tutto pur di attirare l’attenzione della regina e di finire tra le sue grazie.

 “Buon Dio, perdonatemi signore! Vi accompagnerò a cambiarvi d’abito e laverò personalmente gli abiti!” 

Detto questo congedò la sovrana e trascinò Arthur in una delle stanze degli ospiti che ben conosceva.

“Lasciami, razza di idiota!” Arthur si dimenava e cercava di liberarsi dalla presa dell’americano, ma venne spinto in una camera sontuosa e illuminata solo dai raggi della luna.

“Che stai facendo?! Fammi uscire di qui!” L’americano bloccò la porta con la chiave e si buttò immediatamente sulle labbra dell’inglese, baciandolo con foga e trasporto.

 

 

 

Arthur subito si tirò indietro, ma le braccia forti e muscolose di Alfred lo tennero stretto al suo petto. 

L’inglese non riusciva a credere che quel maledetto lo stesse baciando… E toccando! Il ragazzo gli stava toccando le natiche, le stringeva tra le mani grandi e ruvide, infilando queste ultime negli stretti pantaloni dell’altro, assaporando col tatto la sua pelle liscia e tiepida. Arthur pensava di poter morire di imbarazzo, quello sporco biondo lo stava toccando come mai nessuno aveva fatto prima, lambiva la sua pelle con quelle mani callose e calde, con le braccia muscolose e sudate… I loro corpi aderivano alla perfezione e Arthur poté notare il torace tonico dell’altro, sentire il suo odore di selvatico e il suo sapore salato…

Il biondo si lasciò andare ed affondò le mani nei suoi capelli e li tirò appena, ricambiando ogni bacio con bisogno ed eccitazione.
I due si dettero piacere tutta la notte, unendo i loro corpi e i loro spiriti in un vortice di lussuria dolce e delicata, pregna di amore, desiderio e bisogno costante di contatto.
Era come se i due fossero nati per essere uniti a quel modo, aggrovigliati in un cumulo di lenzuola e morbide coperte pregiate, profumate di lavanda.


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I fuochi d’artificio scoppiavano nel cielo, illuminando i corpi dei due amanti di colori vivaci e splendenti, Arthur accarezzava il petto dell’esploratore e ne guardava la pelle appena abbronzata e liscia mentre Alfred carezzava i suoi capelli dorati.

“Non sapevo che i favoriti della regina fossero così dannatamente bravi…”

 “E io non sapevo che gli esploratori fossero così rudi!” Ringhiò Arthur dolorante.

 Alfred ridacchiò e tirò un leggero schiaffo sulla natica di Arthur.  “You’re talking like a virgin!” 

“Shut up, idiot! I was virgin!”

 “.. Ecco perché eri così dolorosamente stretto! Una volta mi è capitato con una principessa indigena ma lei non era così-…” Alfred non riuscì a finire la frase che Arthur gli aveva già dato un pugno sulla spala e si era voltato, accoccolandosi offeso tra le coperte pregiate.

 

 

 

Alfred rise e lo abbracciò da dietro, baciandolo sulla nuca.  “E’ stata una bella prima volta?”  Sussurrò.

 

Arthur arrossì, si mordicchiò il labbro e annuì timidamente.
Alfred sin dall’infanzia aveva sempre amato viaggiare, adorava scoprire nuovi luoghi, nuove lingue e culture; non era mai stato legato a qualcuno, non aveva mai sentito il bisogno di restare in un luogo per qualcuno… Ma in quel momento Alfred sentì che sarebbe potuto rimanere in quel letto abbracciato a quello scorbutico inglesino per tutta la vita. 

 

 

 

 

 

TANA DELL'AUTRICE

 

Ed ecco il secondo capitolo di questa ff <3
Piccola OS su un Alfred esploratore e un Arthur che soggiorna alla corte di Elisabetta I.
Spero vi piaccia e se qualcosa non va, fatemelo sapere!
E... Non credo di avere altro da dire se non USUK USUK USUK USUK.

... LOL.

Kiss da Astrid<3 

 

  
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