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Autore: saffyj    09/02/2016    14 recensioni
Bella decide di fare una vacanza relax per liberare la mente e decidere se accettare la proposta di matrimonio. Passerà delle splendide giornate con il suo vicino Edward. Si divertiranno, parleranno di tutto ad un sola condizione:
Dimenticare il mondo oltre l'isola gustandosi quel paradiso come Edward e Bella, senza porsi domande personali...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward, Carlisle/Esme
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ciao a tutte! Lo so, lo so, dovrei aggiornare le altre storie invece che scriverne di nuove!
Ma mi sono divertita a scrivere l'altra one-shot e oggi ho voluto rendervi parteci di questa mia nuova follia che mi frullava nella testa da qualche giorno!! 
Spero vi piaccia e che mi facciate sapere cosa ne pensate!


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1

 
Ancora poche ore e finalmente potrò riabbracciare la mia famiglia ed ai miei amici più cari affrontando con maggiore forza la mia nuova vita!
Dopo ben cinque anni di lontananza torno a Seattle, la mia città natale, e lascerò per sempre alle spalle un bellissimo capitolo della mia vita. Un capitolo intenso, pieno di soddisfazioni professionali e costellato di momenti indimenticabili. Vi starete domandando perché ritorno a Seattle se San Francisco mi ha donato tanta gioia – beh – non c’è più nulla che mi trattenga e la lontananza dalla mia famiglia iniziava a pesarmi. Non riuscivo più a svegliarmi con la grinta giusta e il mio unico pensiero era poter abbracciare mio fratello e confidarmi con la mia miglior amica. In questi anni di lontananza siamo riusciti a mantenere i rapporti con week-end intensi e telefonate lunghissime, ma adesso non mi bastano più. Ho bisogno di essere stretta dalle loro braccia, vedere i loro occhi, sentire le loro voci non distorte dalla linea…
Fino ad alcuni mesi fa ero l’architetto di punta dello studio associato Volturi & C., convivevo con un ragazzo bellissimo e dolcissimo e la mia vita sociale era perfetta: feste, amici, party… ma un anello con diamante mi ha aperto gli occhi ed adesso sono qui sull’aereo diretto a Seattle pronta ad affrontare la mia nuova vita.
Sorrido pensando a cosa mi attende. Un lavoro da architetto nello studio di Jasper, il fidanzato di Alice la mia miglior amica, una stanza enorme e completa di cabina armadio nella villa di mio fratello Emmett e l’affetto di tutti i miei cari.
Non è stato facile lasciarsi alle spalle cinque anni di vita: chiudere la porta dell’appartamento che ha visto nascere e morire la mia storia con Mike; consegnare le dimissioni ad Aro, l’uomo che ha capito per primo le mie qualità e mi ha appoggiato e sostenuto in ogni momento lavorativo; salutare con un forte abbraccio Angela e Ben, amici sinceri che mi hanno fatto ridere, mi hanno asciugato le lacrime e mi hanno spronato nei momenti difficili… ammetto che ho pianto guardando la città che mi ha ospitata per anni mentre la sorvolavo con l’aereo, ma mi asciugo le guance e sorrido pensando all’abbraccio stritolatore del mio fratellone appena atterrerò a Seattle.
 
E come volevasi dimostrare: nemmeno il tempo di fare un passo, che sto volteggiando abbracciata al mio adorato fratello.
“Bellina! Bentornata” urla felice continuando a stritolarmi.
“Fammi scendere orso” gli chiedo tra le risate. Piango dalla felicità perché, anche che se quel piroettare mi fa salire la nausea, mi sento finalmente a casa.
“Dai Emmett, lasciala anche un po’ a noi” lo riprende Alice con il suo cipiglio da generale. Mi stacco a fatica da mio fratello e mi faccio stritolare dalla mia miglior amica, che si trattiene dal saltellare, anche se mi sta uccidendo il timpano urlandomi “benarrivata” a pochi centimetri dalle orecchie.
Appena usciamo dall’aeroporto respiro a pieni polmoni… aria di casa! Sono tornata e adesso, con la mia famiglia vicina, mi sento indistruttibile e pronta ad affrontare qualsiasi difficoltà!!!
 
Appena varco la soglia della casa di Emmett un boato mi investe. “Bentornata Bella!!!”
Ci sono tutti: i miei genitori, Jacob e la sua fidanzata Leah, Rosalie, Jasper, Seth… non manca nessuno…
Tutti mi abbracciano e le lacrime si sprecano, mi accarezzano, mi baciano, mi guardano negli occhi chiedendomi come sto… sono frastornata da tutte quelle attenzioni e credo che si noti dal mio viso perché dopo poco mi lasciano respirare e mi fanno accomodare sul divano.
“Dai, Bella racconta!!! Come procede?” mi chiede Rosalie accarezzandomi la pancia.
“Bene! Finalmente le nausee mattutine sono terminate” rispondo con un sospiro. Non potete comprendere quanto sia bello svegliarsi e non dover correre in bagno ancor prima di aprire gli occhi, o poter mangiare qualsiasi cosa senza aver timore che qualche odore inaspettato ti faccia girare lo stomaco.
Oh! Non ve l’ho detto? Sono incinta! Ebbene sì… tra sette mesi partorirò un bellissimo bambino e lo farò con vicino i miei cari!
Chi è il padre? Beh! Un uomo affascinante, con degli occhi verdi che ti ipnotizzano, dei capelli ramati così morbidi che passeresti ore a toccare ed un corpo da urlo. Si chiama Edward, ha circa la mia età… e non ho idea di dove sia adesso e cosa faccia!
No, no… non pensate male di lui. Lui non sa nulla! Non sa che la nostra storiella ha creato la creatura che porto in grembo… no, no… non pensate nemmeno che non lo sappia perché non ho voluto dirglielo… se solo sapessi come rintracciarlo glielo direi subito, ma purtroppo non ho so dove abita, non ho il suo numero di telefono e non so nemmeno che lavoro faccia….
 
 

2

 
Vi ho confusi? Beh! Meglio che vi spieghi cosa è successo!
Quest’estate ho deciso di prendermi una vacanza dalla vita… esatto: dalla vita!
Mike mi aveva chiesto di sposarlo ed io non ho avuto la reazione che credevo di dover avere. Non mi sono emozionata, non mi sono proiettata nel futuro vedendoci felici in spiaggia mentre guardiamo i nostri bambini correre sereni… non ho visto nulla. Ho solo pianto e gli ho chiesto tempo. Perché ho reagito così? Non lo so, e soprattutto non lo sapevo in quel momento.
Mike era il ragazzo perfetto. Alto, biondo, occhi azzurri, con il fisico scolpito ed un sorriso dolcissimo. Ci siamo conosciuti a lavoro, era un nostro cliente e ci siamo subito trovati. Mi ha corteggiata come un uomo di altri tempi e dopo soli due mesi siamo andati a convivere. Ero felice, stavo bene con lui, ed assaporavo ogni momento come fosse l’ultimo. Mi incantavo a guardarlo mentre parlava e sorrideva. Mi piaceva ascoltarlo mentre mi raccontava la giornata o aneddoti della sua vita, aveva una voce dolcissima che mi cullava… eppure, quando si è inginocchiato e mi ha sporto l’anello io mi sono paralizzata. Non riuscivo a vedere un futuro con lui anche se il presente era perfetto grazie a lui.
Gli ho chiesto tempo. Ho provato a parlare con Alice al telefono, ma le sue parole non sono riuscite a confortarmi. A lavoro ho iniziato ad essere distratta dalla domanda: Perché non sei felice di sposarti? Continuava a martellarmi il cervello ed ho sbagliato alcuni progetti. La sera tornavo a casa sempre più tardi. Lo sguardo triste di Mike era la ciliegina sulla torta delle giornate d’inferno che stavo vivendo… così ho deciso di ascoltare il consiglio di Alice: ho preso ferie e mi sono nascosta in un villaggio turistico su un isolotto al largo di Rio de Janeiro.
Era esattamente ciò che cercavo. Un villaggio con tutti i comfort e la dovuta privacy. Anche avessi voluto non avrei potuto fare altro che riposarmi. Se volevo fare la turista dovevo svegliarti presto e prendere la barca che portava sulla terra ferma, altrimenti potevo solo passeggiare sulla spiaggia, fare il bagno, prendere il sole o farmi coccolare dalla spa presente nel villaggio. La sera gli animatori organizzavano piccole festicciole, ed anche queste erano rilassanti… relax… svuotare la mente… fare il reset… capire cosa volevo nella vita!
 
Ed è proprio in questo villaggio, durante il mio stop al mondo, che ho conosciuto Edward!
 
Le camere del villaggio erano dei piccoli bungalow attrezzati ed io sono capitata nel bungalow vicino al suo. Mi ricordo ancora la prima sera che ci siamo conosciuti.
Passai davanti al suo bungalow mentre ero in compagnia di Tyler, l’animatore che mi aveva accompagnata a vedere la mia dimora delle prossime due settimane.  Sorrisi nel vederlo. Era a petto nudo, con le gambe allungate sulla sedia di fronte, una tazza in mano e gli occhi chiusi, il viso leggermente inclinato verso il sole per catturarne il calore e l’espressione serena e rilassata… vederlo mi ha dato conferma di aver scelto il luogo ideale!
Cercai di non disturbarlo abbassando la voce mentre parlavo con Tyler, ma appena posai il piede sul gradino, questo scricchiolò risvegliando il mio vicino di “stanza”.
 
“Scusa” dico imbarazzata togliendo il piede dal legno traditore.
Lui mi sorride e si alza con fare elegante. “Per cosa?” mi chiede alzando un sopracciglio.
“Per averti disturbato” lo so, non è il caso di scusarsi, ma sono realmente mortificata per aver disturbato il suo momento di pace.
“Nessun problema… stavo solo pensando, non stavo dormendo” e mentre parla si avvicina porgendomi la mano.
“Mi chiamo Edward e…” indicando la casetta di legno, continua “saremo vicini nei prossimi giorni!”
“Piacere, Bella e… ti assicuro che non disturberò i tuoi momenti di pace!” lo so, lo so, non giudicatemi. La risposta è stupida, ma vi sfido a trovare qualcosa da dire a un Dio greco come lui mentre ti sorride facendoti andare in pappa il cervello!
“Nessun disturbo… siamo in vacanza… e sono certo che sarai un’ottima vicina” e facendomi l’occhiolino ritorna nella sua casetta.
 
E questo è stato solo il nostro primo incontro! Ci siamo visti tutti i giorni. Al mattino quando uscivamo per andare a fare colazione, in spiaggia quando ci rilassavamo e la sera quando partecipavamo ai falò sulla spiaggia. I primi giorni ci siamo parlati come due buoni vicini. Ci chiedevamo come stavamo, se ci eravamo disturbati la sera prima quando facevamo scricchiolare i gradini dell’entrata ai bungalow… insomma, le classiche frasi di circostanza, fin quando, una sera, aiutati forse dall’allegria della serata o dai drink, ci siamo avvicinati di più. Abbiamo ballato e riso tantissimo. Mi sentivo leggera, spensierata, ed il suo profumo, le sue forti braccia ed il suo sorriso, mi hanno fatto dimenticare completamente San Francisco, Mike ed il lavoro. Il mio cervello ha fatto il reset che cercavo in quella vacanza…
 
“Quindi non ti piace ballare” mi chiede alzando un sopracciglio e trattenendo una risata.
“Beh! Solitamente no. Ho un equilibrio precario e non riesco a seguire bene il ritmo… Alice dice che sembro un’indemoniata quando ballo” ed arrossisco pensando che forse sono sembrata veramente una posseduta pochi minuti prima mentre mi dimenavo in pista.
“Non conosco Alice, ma secondo me si sbaglia di grosso… balli molto bene…” mi sorride passandosi la mano tra i capelli e spostando lo sguardo verso l’oceano di fronte. Una strana tensione si crea tra di noi, ed anche lui se ne accorge perché lo smorza scoppiando a ridere.
“Non mi hai nemmeno pestato i piedi” ed io mi accodo alla sua risata.
 
Quella sera è stata bellissima, abbiamo parlato di tutto. Di cosa ci piaceva, di cosa volevamo migliorare… lui adora suonare il pianoforte, mi disse che era il suo miglior confidente. Quando aveva questioni da risolvere si sedeva al piano, suonava e le note gli suggerivano la soluzione. Avrebbe voluto avere più tempo per leggere. Adora i classici, ma dopo la laurea gli impegni non gli permettevano di leggere quanto veramente avrebbe voluto.
Io invece gli confidai che mi sarebbe piaciuto imparare a ballare, riuscire a sentire il ritmo e conoscere i passi del tango… mentre non avrei mai rinunciato alle mie tele! Adoro disegnare ed anche io riesco sempre ad estrapolare buoni consigli da un mio quadro…
E’ stata anche la sera nel quale imposi la regola che mi pentii nei mesi successivi di aver posto!
 
“Quindi: hai un fratello che sembra un orso, una miglior amica che sembra un folletto… ed il tuo ragazzo?” mi chiede abbassando la voce. Il volto di Mike deluso dalla mia reazione mi si para davanti annullando in un secondo la spensieratezza della serata.
“Preferisco non parlarne…” gli rispondo rattristandomi ed il silenzio carico di tensione scende tra di noi. Dopo minuti interminabili ci alziamo dalla spiaggia e, continuando a rimanere chiusi nei nostri pensieri, ci dirigiamo verso i bungalow.
Mi mordo il labbro delusa. Sono riuscita anche qui a rovinare tutto… o almeno, la mia vita incasinata è riuscita a rovinare le mie vacanze-relax.
Arrivati di fronte ai suoi gradini prendo coraggio e decido di fare un patto con il mio vicino.
“Ho scelto questo villaggio e questa vacanza per chiarirmi le idee… voglio dimenticare per due settimane la mia vita e voglio resettare il cervello…” gli sorrido sperando che non mi prenda per pazza, ma mi sorride e con un cenno mi sprona a continuare.
“Facciamo un patto!” esclamo allungando la mano. “Dimentichiamo la vita che ci attende e gustiamoci questo paradiso come Bella e Edward. Io non ti chiederò nulla di personale e tu farai altrettanto!” mi studia per alcuni secondi scavandomi nell’anima con le due profonde pozze verdi che ha al posto degli occhi, scuote la testa e sorridendo mi stringe la mano.
“Ok! Solo Edward e Bella… nessuna vita oltre questa isola” e ridiamo felici di aver ritrovato la spensieratezza.
 
Da quella sera i nostri rapporti si fecero sempre più intimi. Vivevamo in simbiosi. Nei pomeriggi gli leggevo “Tristan – Di Thomas Mann” e lui la sera mi insegnava il tango… vivevamo intensamente ogni momento e il sabato sera ci lasciammo andare alla passione.
Eravamo sulla pista da ballo ormai deserta e stavamo ballando il tango come lui mi aveva insegnato. Ero rapita dalle note e dai suoi splendidi occhi… mi avvinghiai al suo corpo come richiesto dalla figura, ma nel momento in cui mi sarei dovuta staccare lui mi aveva trattenuta e si era avvicinato lentamente alle mie labbra. Il bacio iniziò lento, come una carezza e si trasformò in brevissimo tempo in un bacio carico di passione. Faticammo a tornare ai bungalow perché non volevamo staccarci. Mi sentivo mancare l’aria ogni volta che ci staccavamo. Entrammo nella sua casetta con lui che mi teneva in braccio. Non parlavamo, i nostri occhi parlavano per noi, e ci lasciammo trasportare in una notte piena di passione e amore…
Eravamo una coppia a tutti gli effetti. Non ci interessava dare spettacolo. Se volevamo unire le nostre labbra le univamo, se volevamo accarezzarci ci accarezzavamo… non importava che fossimo in spiaggia, sulla pista da ballo o in piscina… il nostro amore e la nostra passione aveva i giorni contati e non volevamo perdere nemmeno un secondo.
L’ultima settimana fu intensa. Edward mi fece sentire la sua principessa. Mi viziava, mi stupiva con colazioni a letto e serate a lume di candela… stavo vivendo un sogno ed il pensiero che a fine settimana mi sarei dovuta svegliare l’ho sempre tenuto chiuso a chiave in un punto remoto della mia mente.
Purtroppo però l’ultimo giorno non fu come me lo aspettavo.
La sera prima avevo avuto una discussione con Mike al telefono ed ero nervosa. Quando Edward mi raggiunse in camera dopo aver fatto anche lui le classiche telefonate della sera era freddo e distante.
Avevamo fatto sesso… non facemmo l’amore, perché non c’era il trasporto delle giornate precedenti, non c’era calore nei suoi occhi ed i suoi movimenti erano puntati solo ed esclusivamente a darci piacere in breve tempo. Non era stato attento alle mie sensazioni, non si era preso il tempo di venerarmi e farsi venerare, mi aveva presa, mi aveva baciata con rabbia e poi si era sfogato con del sano sesso.
Mi aveva chiesto scusa abbracciandomi e baciandomi dolcemente sulla testa ed io lo scusai pensando che la sua fosse solo la reazione alla consapevolezza che l’indomani sarebbe stato il nostro ultimo giorno.
Invece mi svegliai sola con un foglietto bianco appoggiato al cuscino sul quale si era addormentato. Vi era scritto “Buona vita” e quello fu tutto ciò che mi rimaneva di lui. Nessun recapito telefonico, nessun indirizzo, nessun cognome… nessun bacio d’addio… un semplice e misero foglietto.
Lo cercai per tutto il villaggio, chiesi a tutti gli animatori, fin quando alla cassa mi diedero conferma che Edward aveva lasciato il villaggio la mattina…
 

3

 
Quando sono tornata alla mia vita a San Francisco ho dovuto fare i conti con la realtà.
Dopo giorni di urla e litigi io e Mike ci lasciammo. Non riuscivo a reggere la situazione. Ogni suo sorriso, ogni suo gesto, mi ricordava Edward ed io non sono mai stata una brava bugiarda e non ho mai voluto fingere nella mia vita… quindi era sbagliato continuare un rapporto ormai giunto al capolinea.
Cercai di buttarmi sul lavoro, ma con le prime nausee anche il lavoro era diventato faticoso.
Sentivo sempre più spesso mio fratello ed ero con lui il giorno in cui scoprii di essere incinta.
Era a San Francisco perché era troppo preoccupato dal mio tono di voce triste e non mi credeva quando gli dicevo che stavo bene. Era partito la mattina da Seattle senza avvisare nessuno e mi aveva svegliata bussando alla porta così forte che ho avuto timore la scardinasse.
Appena avevo aperto mi aveva stritolato e dopo aver slacciato l’abbraccio mi ha osservato da capo e piede e ha esclamato “Sapevo che non stavi bene! Ma tranquilla, ci sono io e risolveremo tutto!”  
Ero felice che lui fosse con me, ma non volevo sapesse ciò che era successo durante le vacanze-relax. Non volevo condividere con nessuno il ricordo di Edward e di quei magnifici giorni, ma il destino non era d’accordo e quello stesso pomeriggio sono svenuta ed ho scoperto la verità.
 
“Signorina Swan, può stare tranquilla! Sia lei che il suo bambino state benissimo” esclama il medico continuando a leggere i fogli della mia cartella.
Emmett mi guarda con occhi sgranati, mentre io fatico a respirare. Bambino? Quale bambino?
“M-Mi… scusi?” chiedo stringendo la mano di mio fratello per non sprofondare nel vuoto che mi richiama dal pavimento.
“Lei ed il bambino state benissimo. Certo gradirei farle un’ecografia per avere conferma sul bambino, ma i parametri sono nella norma e se sarà regolare nell’alimentazione ed eviterà lo stress la sua gravidanza sarà una passeggiata” risponde professionale ed ignaro della bomba che ha appena lanciato.
“S-S-Sono… in-in-incinta?” chiedo iniziando a tremare.
Il medico finalmente alza lo sguardo dai fogli e rimane sorpreso dal constatare che ne fossi all’oscuro.
“oh! Mi scusi. Pensavo che volesse fare il controllo per il bambino. E’ già di due mesi e credevo che lo sapesse” si giustifica mortificato.
“Non lo sapevo” sussurro guardando mio fratello.
 
Mi fecero subito l’ecografia e scoprii di attendere un bel maschietto!
Emmett era silenzioso. Mi stringeva la mano e mi sorrideva incoraggiante anche se la sua mandibola serrata dimostrava la sua vera tensione.
 
“Mike lo deve sapere!” esclama appena entriamo in casa, dopo un tragitto in taxi passato nell’assoluto silenzio.
“Perché?” gli chiedo fermandomi in mezzo alla sala e con la giacca ancora in mano.
“E’ suo figlio…” sospira per prendere coraggio “Ed è giusto che lo sappia”
“Emmett…” mi avvicino e lo faccio accomodare sul divano prima di sganciare la seconda bomba della giornata. Gli accarezzo il viso e continuando ad accarezzargli la mano gli confesso la verità.
“Mike non è il padre… sono mesi che io e Mike…” e abbasso la testa in attesa degli insulti, ma il mio fratellone rimane immobile e boccheggia come un pesce fuor d’acqua.
“Credevo… credevo…” tenta di parlare.
Nego con il capo cercando di sembrare tranquilla, anche se mille pensieri mi vorticano in testa.
“Vuoi una birra?” gli chiedo sorridendo. Lui annuisce e, dopo aver stappato due birre gli racconto della vacanza-relax, dei dubbi sul matrimonio, del sogno che ho vissuto con Edward e di come non sia possibile rintracciarlo.
 
Ovviamente il mio fratellone ha preso subito in mano la situazione.
Ha telefonato a Seattle e ha organizzato tutto. Il colloquio con Jasper, l’arredatore per modificare la stanza nel quale dormirò, i miei genitori per incontrarli e dargli la lieta novella… tutto!
Ed io lo lasciai fare liberando lacrime che fino a quel momento avevo trattenuto.
Non ho pianto per la scoperta di essere madre, ma ho pianto per la consapevolezza che mio figlio non avrebbe mai conosciuto il proprio padre…
Ma la depressione durò pochissimo. Alice prese subito ferie e mi raggiunse con il primo volo e nell’arco di due settimane la mia vita era completamente rivoluzionata e dopo i primi giorni di défaillance l’ho presa con filosofia! Forse il destino aveva deciso che per me non esisteva l’anima gemella, ma che voleva comunque farmi un regalo, omaggiandomi della cosa più bella che una persona possa desiderare: un figlio!
… non sono sola, ho la mia famiglia ed i miei amici vicino, e un bambino mi ricorderà per sempre la mia meravigliosa estate!
 

4

 
L’ho trovato! Esatto ho ritrovato Edward, il padre di mio figlio… ed indovinate? Abita a Seattle…
Sembra quasi il segno del destino. Con tutta l’America a disposizione lui abita nella mia stessa città. A pochi isolati dal mio appartamento… e convive con la sua adorata Tanya!
Esatto, l’uomo che mi ha fatto toccare il paradiso quest’estate è lo stesso che mi ha fatto sfiorare la depressione a un mese dal parto.
La prima volta che l’ho visto era in una gioielleria con la sua amata Tanya e pochi giorni dopo l’ho visto uscire da un negozio di vestiti da sposo… coincidenze? No, io non credo! I problemi che lo avevano portato a rintanarsi in quell’isola dimenticata dal mondo era una donna, ed io sono stato un buon diversivo in attesa delle nozze.
Ma quanto sono idiota????
Ma non fa nulla… o almeno. Lo sapevo che una volta lasciata l’isola di lui sarebbe rimasto solo il ricordo. E’ vero, se non fosse partito prima gli avrei chiesto l’indirizzo o il numero di telefono, avrei cercato di far continuare l’amore che era sbocciato in quel paradiso… ma lui non me ne ha dato il tempo e forse l’amore era solo da parte mia… però non posso incolparlo di niente. La regola di non parlare della nostra vita oltre l’isola l’ho imposta io e lui è stato gentile ad accettarla regalandomi giorni indimenticabili… ed un bellissimo bambino!
L’ho visto felice con la ragazza ed io non sono nessuno per rovinare la loro felicità. Ovviamente, il mio cuore si è spezzato quando li ho visti baciarsi e abbracciarsi, avrei voluto correre da lui e dargli del bastardo, del lurido verme che mi ha usata come giocattolino prima del matrimonio, ma poi  ho respirato e sono tornata lucida…  Non mi sono mai palesata e continuo ad andare avanti per la mia vita. Ci sono molte madri single al mondo che svolgono il compito in modo magnifico ed io sarò sicuramente una di quelle!
 
Non credo che lui si sia mai accorto di me, ogni volta che lo vediamo ci nascondiamo. Sì, avete capito bene! Alice, Rosalie e Emmett sanno che lui è il padre. Il giorno che l’ho rivisto per la prima volta sono tornata a casa distrutta e loro mi hanno sottoposta al terzo grado obbligandomi a raccontare tutto.
Emmett voleva andare da Edward e obbligarlo a prendersi le sue responsabilità, ma Rose lo ha fatto ragionare e gli ha fatto capire che io non volevo rovinare nessuna coppia e che la colpa era in parte anche mia.
Alice, da buona impicciona quale è lo ha avvicinato. Esatto! La mia miglior amica non ha resistito alla tentazione di conoscere il padre del mio piccolo.
Pensate! Ha pure il suo numero di telefono! In soli due giorni è riuscita ad avere ciò che io in due settimane non sono riuscita!
Si sono incontrati “per caso” in una pasticceria. Alice gli ha chiesto consiglio per comprare il dolce e da lì hanno iniziato a chiacchierare. Mi immagino Alice che parla a macchinetta con un Edward che cammina lungo la strada e che le sorride solo per cortesia… comunque il piccolo folletto è riuscita a lasciargli il numero di telefono ed avere il suo con la scusa di essere una stilista e che gli abiti da sposa sono i capi che preferisce creare… hanno un appuntamento per fine settimana… ed io ho la certezza che il padre di mio figlio si è completamente dimenticato di me!!!
 
***
 
Dio mio se fa male!!!! Mi avevano avvisata, ho fatto tutti i corsi pre-parto esistenti ed ho parlato tantissimo con mia madre sperando di essere pronta al momento della nascita di mio figlio, ma ogni mia aspettativa è distrutta dalle contrazioni. Mi sento spezzare in due e la paura sta prendendo il controllo del mio corpo. Ho già mandato a stendere Emmett e ho già ringhiato a Rosalie di non permettersi di dirmi di stare calma.
Mi si sono rotte le acque e sono ancora in macchina. Fatico a stare seduta e vorrei potermi contorcere a terra, invece che stare composta sul sedile.
Emmett inchioda di fronte all’entrata del pronto soccorso lasciando le portiere aperte. Mi prende in braccio vedendo che non riesco a camminare a causa di una contrazione fortissima, ed entra nell’ospedale chiedendo del Dr. Cullen, il medico che mi segue da quando sono a Seattle.
Mi fanno stendere ed io stringo la mano di mio fratello cercando di fargli un sorriso. Non voglio che mi lasci. Non voglio partorire da sola… voglio che mi stia vicino.
“Tranquilla Bella, ci sono io e non vado da nessuna parte!”
Il Dr. Cullen, o come mi ha chiesto più volte di chiamarlo, Carlisle, mi si avvicina con il suo classico sorriso sereno.
“Finalmente il principino si è deciso di venire al mondo” scherza cercando di farmi tranquillizzare, ma il mio sguardo gli fa capire che non ho voglia di ridere.
“Voglio stendermi…” ringhio tra i denti tenendomi la pancia.
“Lei è il padre?” chiede rivolto a mio fratello mentre mi spinge sulla sedia a rotelle.
“No, è mio fratello ed entra con me in sala parto, oppure io partorisco qui…” minaccio il medico stringendo il braccio attorno alla vita di mio fratello ed appoggiando il viso sulla sua pancia.
“Stai tranquilla Bella. Tuo fratello potrà assistere… basta che non mordi nessuna infermiera” e scoppia a ridere seguito da mio fratello. Ma quanto si credono simpatici?
Mi fanno accomodare su un lettino e mi vestono con un camice che mi copre l’indispensabile. Il dottore fa i dovuti controlli e mi rassicura dicendo che il bambino sta bene e che tra breve potrò abbracciarlo.
Un’infermiera entra trafelata e dice cose strane al medico che, dopo aver scosso la testa, mi sorride stringendomi la mano.
“C’è un’urgenza e la dilatazione non è ancora terminata. Devo andare, ma stai tranquilla ti manderò il miglior medico dell’ospedale… mio figlio” e facendomi l’occhiolino esce dalla stanza.
Guardo con gli occhi sgranati Emmett, ci hanno lasciati soli, mentre io sto partorendo?????
Non ho nemmeno il tempo di finire il pensiero che Edward entra dalla porta con il camice bianco.
Sbianco appena lo riconosco e Emmett ringhia, vorrei riprenderlo ma una contrazione mi fa urlare e chiudo gli occhi stringendo la mano al mio povero fratellone.
“Stia tranquilla signora. Ancora un paio di contrazioni e la dilatazione sarà completa.” Mi informa con la testa sepolta nel lenzuolo che mi hanno posizionato sulle gambe. Finalmente alza il volto per farmi un sorriso. Ma appena i nostri occhi si incrociano il suo viso si irrigidisce e solo un mio urlo lo fa riprendere. Emmett mi abbraccia e mi bacia sulla testa sussurrandomi “Tranquilla, ci sono io. Andrà tutto bene” e mi accarezza i capelli con la mano libera dalla mia morsa.
“Vedo la testa…” esclama Edward con poco entusiasmo ed un tono che mi fa rabbrividire “Adesso segua quello che le dico… quando dico spinga, lei spinga…” si posiziona meglio ed inizia con regolarità ad ordinarmi di spingere ed io lo ascolto dimenticando per un attimo il mondo. Il dolore è altissimo e il pensiero che lui sia presente alla nascita di suo figlio e non lo sappia mi fa provare ancora più dolore.
Stringo gli occhi e do l’ultima poderosa spinta prima di sentire il vagito del mio bambino.
“Vuole tagliare il cordone?” chiede Edward a Emmett. Il mio fratellone sorride felice e con lo sguardo ipnotizzato taglia il cordone.
“Benvenuto in famiglia piccoletto” sussurra Emmett con le lacrime agli occhi mentre me lo porge.
Rimango imbambolata a guardare la mia creatura. E’ perfetto, bellissimo, piccolissimo e dolcissimo.
“Come vuoi chiamarlo?” mi chiede Emmett asciugandosi le lacrime e tirando un sorriso.
“Thomas… Thomas Swan” e bacio il nasino del mio miracolo!
Mi riprendo dopo non so quanto tempo e cerco Edward ma non lo vedo. C’è solo l’infermiera che attende con la culletta.
 “Dove è andato?” chiedo a un Emmett imbambolato a guardare il nipotino. Si riprende e si guarda intorno…
“Era qui, pochi secondi fa” risponde anche lui sorpreso che si sia volatilizzato “Meglio così…” dice stringendosi nelle spalle e ritorna ad accarezzare con le sue manone la testa del mio bambino.
 
Ci separano perché devono fare i controlli di routine ed io mi devo dare una sistemata. Ho patito le pene dell’inferno durante il parto, ma adesso mi sento bene, un po’ spossata, ma bene e chiedo ad Emmett di chiamare le mie amiche per farmi aiutare. Nemmeno il tempo di rilassarmi sul cuscino che i due tornado entrano nella stanza abbracciandomi e baciandomi.
Mi aiutano a lavarmi ed a rivestirmi, mentre le rendo partecipi del fatto che Edward è il medico che ha fatto nascere Thomas. Rimangono a bocca aperta scoppiando a ridere isteriche nel fare il mio stesso pensiero: padre e figlio nella stessa stanza senza sapere chi sono l’uno per l’altro…
“Dovresti dirglielo” mi ripete per l’ennesima volta Rosalie.
“Perché? Per rovinargli la vita? Per fargli mollare la ragazza che forse frequenta dal liceo? Per obbligarlo a stare con me anche se non mi ama?” le chiedo guardandola negli occhi, e lei non riesce a sostenere il mio sguardo.
“E’ sempre suo figlio” sussurra.
“NO Rose! È MIO figlio!” e le do le spalle per farle capire che per me il discorso è chiuso.
 
I tre giorni in ospedale passano lenti. Il Dr. Cullen Senior è ancora venuto a visitarmi ed è sempre stato gentile, anche se il suo sorriso non ha mai raggiunto gli occhi… mi ha visitata con professionalità, ma lo sento teso quando mi è vicino… che abbia capito che il piccolo Thomas è suo nipote? Nooo… perché dovrebbe? Il mio bimbo è ancora piccolo ed è difficile che lo abbiano riconosciuto!
 
Il penultimo giorno l’infermiera mi sprona a scendere dal letto e a camminare ed io, con poca gioia e tanta paura di incontrare Edward, seguo il consiglio. Alice mi sorride e prendendomi per mano mi trascina fuori dalla stanza.
Camminiamo per i corridoio ed a ogni camice bianco il mio cuore perde un battito. Quando arriviamo alla nursery il mio cuore si ferma completamente e devo appoggiarmi ad Alice per non cadere a terra. Edward è in piedi di fronte al vetro e guarda i bambini. Strattono la mia amica per nasconderla con me dietro ad una pila.
“Tutte le volte che passo di qui lui è lì” ammette Alice abbassando il viso.
La guardo con gli occhi sbarrati.
“Tranquilla, lui crede che Emmett sia il padre e noi non abbiamo né negato né affermato!” e mi fa l’occhiolino con aria furbetta.
Trattengo il respiro e mi appiattisco maggiormente alla parete quando Edward si volta per allontanarsi. Ha la faccia triste e la barba incolta… vorrei corrergli tra le braccia e dirgli che non l’ho tradito, che il bambino è suo e che se vuole sono felice che lui faccia parte della nostra vita, ma poi le immagini di lui e Tanya mi ricordano che lui è felice con la sua dolce metà.
 
Finalmente torno a casa! Io e Thomas stiamo bene e non c’è più motivo di rimanere. Preparo la valigia sorridendo al pensiero della festa “ a sorpresa” che mi aspetta a casa ed alla vita che mi aspetta oltre alle porte dell’ospedale.
Sono così assorta nei miei pensieri da non essermi accorta di non essere sola nella stanza. Mi giro appena sento tossicchiare, e il viso imbarazzato di Carlisle mi sorride.
“Pronta per tornare a casa?” mi chiede leggermente nervoso.
“Sì! E anche se devo ammettere che il cibo non è male ed avere un’infermiera a disposizione è fantastico, sono felice di tornare a casa e potermi spupazzare Thomas in ogni momento della giornata!” sorrido nervosa.
“Bella…” mi chiama con voce greve sedendosi sul lato del letto “… posso…” fa un profondo respiro “Posso chiederti una cosa? “ e alza il viso trafiggendomi con lo sguardo. Le gambe iniziano a tremarmi e mi siedo anche io sul letto nel lato opposto.
“Dimmi” lo incoraggio preoccupata.
“Chi è il padre del bambino?” diretto, senza mezzi termini ed io mi sento mancare l’aria. Ho di fronte a me il nonno di mio figlio… se gli confido il mio segreto rovinerò la vita di Edward, se non lo faccio mi sentirò in colpa per il resto dei miei giorni.
“Un ragazzo che mi ha rapito il cuore e mi ha donato un miracolo” rispondo sinceramente.
Sorride scuotendo la testa.
“Ha un nome?” mi chiede appoggiando la sua mano sulla mia. Annuisco.
“Sa di essere padre?” nego con la testa iniziando a mordermi il labbro inferiore.
“Perché non vuoi dirglielo?”
“Perché lui ha una vita bellissima e piena. Ha vicino la donna che ama e io e Thomas potremmo rovinare il suo idillio” ammetto asciugandomi una lacrima.
“Perché dici così?” mi chiede avvicinandosi maggiormente.
“Perché lo so… e va bene così” e scoppio a piangere senza riuscire a nascondere i singhiozzi che mi scuotono il petto. Non va bene così… io vorrei Edward nella mia vita, nella vita di Thomas. Vorrei essere io al posto di Tanya… ma non posso!
“Non so perché tu abbia queste convinzioni! Ma penso che sia giusto che lui lo sappia…” continua ad infierire gentile.
“NO!” urlo alzandomi di scatto. Faccio dei profondi respiri e avvicinandomi a lui gli prendo le mani tra le mie.
“Io credo che lui ne sarebbe felice” continua con voce carezzevole.
“E tu cosa ne sai?” gli chiedo gelida per nascondere la paura che mi attanaglia.
“Hai fatto credere all’intero ospedale che Emmett sia il padre e non lo zio.” Sciabola le sopracciglia sornione. “Hai chiamato tuo figlio Thomas… come Thomas Mann, l’autore del libro…” e mi asciuga con una carezza le lacrime che mi bagnano le guance… lui lo sa!
“E Lui… sta passando i giorni davanti al vetro della nursery chiedendosi se è possibile…” non dice il nome, non ce né bisogno, ha capito tutto!
“Ti prego. Non dirglielo. Non voglio che lui si senta obbligato… non voglio che … non voglio che la sua vita venga sconvolta dalla nostra…”
“Non succederà nulla di tutto ciò” mi risponde stupito. “Un figlio non rovina la vita… la completa”
“Non se il figlio è il frutto di un momento spensierato e magico di una vacanza… e non è partorito dalla donna che ami e che stai per sposare” rispondo in un ringhio e lui scuote la testa abbassando il capo.
“Preferisco che non lo sappia. Si sta per sposare… la ama… ed io sono solo stata un momento di svago prima del grande passo” il mio cuore si stringe nel dire quella cruda verità. Il silenzio di Carlisle me lo conferma.
“Saprò prendermi cura del bambino. Non gli farò mancare nulla… se vuoi puoi venire a trovarlo, ma ti prego lascia Edward libero di vivere la sua vita” non risponde mi abbraccia e mi lascia sfogare tutte le lacrime.
 

5

 
Sono ormai passati due mesi. Thomas cresce sano e viziato. Esatto! La mia migliore amica e la mia futura cognata lo viziano come fosse l’unico bambino sulla faccia della terra. Gli comprano tantissimi vestitini, giocattoli, corredi… Sono due pazze e i loro fidanzati non sono da meno.
Emmett è rimbecillito. Appena torna a casa non saluta nessuno e si fionda direttamente su Thomas per riempirlo di baci. Gli parla come se fosse un adulto e sorride fiero quando Thomas fa i suoi gorgheggi. E’ innamorato di mio figlio… non oso immaginare quanto sarà protettivo quando diventerà padre!
 Jasper invece continua a rinviare la data del mio ritorno in ufficio, vuole che passi più tempo possibile con mio figlio e tutte le sere mi aggiorna sulle novità del lavoro e mi chiede consiglio su alcuni progetti. Vederlo con Thomas tra le braccia è veramente uno spettacolo! Si parlano con gli occhi e il sorriso che gli attraversa il viso è dolce e premuroso… anche Jasper sarà un padre presente e coccolone!
 
Thomas assomiglia ogni giorno di più al padre. I suoi capelli iniziano a prendere il colore ramato di Edward e, da cosa dice Carlisle, anche le smorfiette che fa quando non vuole qualcosa sono uguali a quelle di Edward quando era piccolo.
Sì, avete capito bene! Carlisle frequenta il suo nipotino ed ha mantenuto la promessa tenendo all’oscuro Edward.
Viene a trovarci tutti i giorni prima di andare a lavoro o al ritorno. Si spupazza il nipote e non dimentica mai di farmi sentire in colpa per la situazione in cui l’ho messo.
 
“In trent’anni di matrimonio non ho mai mentito ad Esme” dice scuotendo la testa e facendo saltare Thomas sulle sue gambe. “E adesso gli nascondo il nipote che ha sempre desiderato” e nasconde il viso sul pancino del bimbo facendogli la pernacchia.
“Mi dispiace Carlisle, ma è meglio così… se vuoi tagliare i ponti con noi… non ti giudicherò!” gli rispondo dispiaciuta per essere la causa di quelle bugie.
Mi guarda cose se fossi un’aliena “Non voglio allontanarmi da mio nipote… già troppi Cullen non conosco la sua esistenza” mi risponde offeso.
“Non… non… awww… lascia perdere” e sbuffando mi nascondo in cucina, ma lui mi segue e mi fa sedere sullo sgabello prima di trapassarmi con lo sguardo.
“Amo mio nipote, e sono sicuro che anche Esme e Edward lo amerebbero se tu gli dessi la possibilità” nego con la testa e mi mordo il labbro. Le immagini di Edward con Thomas in braccio e Tanya che lo accarezza baciando la testolina del mio bambino, mi fanno male come lame infuocate.
“Edward avrà il suo bambino con Tanya, ed Esme avrà il suo nipotino”
“Edward non avrà nessun figlio con Tanya… non stanno più insieme” lo guardo ammonendolo. Alice è la sarta che cucirà il vestito di Tanya… si sposeranno, ne sono sicura! Perché Carlisle mi deve mentire?
“E’ tornato a casa nostra un mese fa, con la scusa di una pausa.” Continua Carlisle. Nego con la testa cercando di allontanare le speranze. Le speranze sono sogni che quando vengono infranti fanno male ed io voglio essere serena per mio figlio.
“Ci sono molte cose che non sai e che secondo me dovresti sapere… ma non è compito mio dirtele. Deve dirtele Edward…” infierisce addolcendo maggiormente la voce.
“E cosa dovrei fare? Suonargli il campanello, sorridergli e presentargli suo figlio? Se è già confuso con Tanya io sicuramente non lo aiuto!” sbotto stringendo i pugni.
“Lui è confuso dal giorno in cui è rientrato dalle vacanze” e appoggia Thomas nella culletta per farlo riposare. “E’ mio figlio e non ho mai visto nei suoi occhi la luce che aveva quando è tornato. Mi ha parlato di te, mi ha detto che voleva lasciare Tanya, che la ragazza dagli occhi color cioccolato gli aveva rubato il cuore… ma io non sono stato in grado di dargli il consiglio giusto” e scuote la testa mortificato “Gli ho detto che era solo una cotta e che doveva riprendersi e tornare dalla donna che da anni gli era accanto” si asciuga una lacrima e si schiarisce la voce. “Credevo di essere un buon padre, che avrei capito sempre i sentimenti ed i pensieri di mio figlio, ed invece ho sbagliato nel momento più delicato!” lo abbraccio e gli lascio sfogare tutte le lacrime come lui aveva fatto con me all’ospedale.
“E’ tornato da Tanya per non deludermi, ma più il tempo passava e più i suoi occhi si spegnevano ed il sorriso non faceva più capolino sul suo viso. Gli unici momenti in cui lo vedo sereno sono quando legge il libro che gli hai regalato, o quando ascolta un cd di Tango, o sfoglia su internet le foto del villaggio turistico.”
“Non capisco!” gli chiedo sempre più confusa. “E allora perché si sposa? Li ho visti fuori dalla gioielleria, dal negozio di abiti da sposo… sono felici! Si baciavano e si abbracciavano come due adolescenti alla prima cotta” gli faccio presente con un pizzico di acidità “Ti prego Carlisle, non dirmi queste cose solo per convincermi a dirgli del bambino… ti prego. Abbi rispetto per la mia intelligenza e la mia sensibilità”
“Tu lo ami?” mi chiede diretto
Annuisco “Lo so che può sembrare impossibile innamorarsi di un uomo del quale si conosce solo il nome e che si è frequentato per una sola settimana…”
“E allora perché non mi credi quando ti dico che gli sei entrata nel cuore?” scuoto la testa cercando di dimenticare le ultime parole.
“Nella cartella clinica è segnato il mio indirizzo, lui sa dove abito. Se veramente volesse, potrebbe suonare quel campanello e… e…”
Mi sorride e prendendomi per il polso mi fa avvicinare alla finestra, rimanendo però lontani pochi passi per non farci vedere da chi è in strada.
“Da quando tu hai partorito lui viene tutti i giorni qui sotto…” e mi indica una Volvo argentata.
“Non ha il coraggio di suonare perché crede che tu sia innamorata di Emmett… non vuole rovinare la tua vita per la propria felicità!” e mi sorride sornione “Siete più simili di quello che pensi. E la vostra testardaggine vi farà soffrire, e farà soffrire il povero Thomas” e mi abbraccia per non farmi replicare.
 
 
La sera Alice mi ha confermato che il matrimonio è stato annullato. Che Tanya si è sfogata con lei, come se fosse dallo psicologo ed Alice è stata felice di essere d’aiuto! Mi ha confermato tutto ciò che Carlisle mi aveva detto quel pomeriggio. Che Edward è cambiato dopo essere ritornato dalla vacanza al quale lei non aveva potuto partecipare a causa di una forte influenza e che da un mese non vivono più insieme. Ha detto che Tanya ci ha provato in tutti i modi, che è stata lei a fare la proposta di matrimonio. Dopo circa tre mesi dal ritorno della fatidica vacanza si è fatta coraggio e gli ha chiesto di sposarla, certa che il matrimonio avrebbe risolto tutto, mentre invece ha incasinato ancora più le cose…
E quindi adesso? Cosa dovrei fare?
Decido di dipingere mentre Thomas si riposa, ma continuo a disegnare gli occhi di Edward, il suo sorriso, la nostra spiaggia… con un ringhio lancio il pennello sulla tavolozza e metto Thomas nella carrozzina… meglio fare una passeggiata, l’aria fresca mi chiarirà le idee…
 
A pochi passi da una panchina Thomas inizia a piangere per la fame. Mi siedo e con un sorriso lo prendo in braccio, controllo la temperatura del biberon, che ringraziando è ancora caldo, e gli do da mangiare. Più lo osservo e più mi torna in mente Edward. Gli accarezzo i capelli sorridendo al riflesso ramato e mi ipnotizzo a osservare la meraviglia che ho tra le braccia. I discorsi di Carlisle, le rivelazioni di Alice, il ricordo dell’estate magnifica vengono spazzati via e la mia mente è completamente assorta a contemplare il mio miracolo.
 
“Ciao” la voce di Edward mi fa ridestare.
“Ciao” rispondo in un sussurro senza il coraggio di guardarlo in faccia.
“Come è cresciuto” esclama con voce piatta.
“Sì”
“Posso sedermi?” mi chiede imbarazzato. Annuisco solamente cercando di nascondere il tremore.
Finisco di allattarlo in religioso silenzio. Sento gli occhi di Edward su di me, ma cerco di non pensarci e mi concentro su mio figlio. Gli pulisco la bocca, lo coccolo e lo posiziono nella carrozzina dopo avergli fatto fare il ruttino.
“Ci vediamo” lo saluto alzandomi e poggiando le mani sulla carrozzina, ma lui mi ferma.
“Bella…” sussurra roco.
“Edward…” gli rispondo con voce spezzata dall’emozione che provo nel sentirlo chiamare il mio nome.
“Possiamo parlare?” la sua voce è una supplica sussurrata.
“Di cosa?”
“Di noi…” la sua risposta mi fa alzare il viso e riesco a guardarlo finalmente negli occhi. Mossa spagliata perché i suoi smeraldi mi ipnotizzano come quando eravamo al villaggio.
Ha gli occhi cerchiati e la barba incolta. I capelli sono più spettinati e la sua bocca non sorride.
“Se vuoi un’amica con il quale ricordare spensierato un momento della tua vita… non sono ancora pronta” rispondo con una smorfia.
“Ti ho cercata…” ammette facendo un passo verso di me.
“Anche io” rispondo abbassando il viso.
L’arrivo di Alice spezza la tensione che si è creata. Mi allaccia le braccia al collo e inizia a parlare a macchinetta di Jasper, di un anello, di proposta, di lacrime e di…
“Ferma Alice! Respira… non ho capito nulla” lei si blocca prende un profondo respiro e poi urla
“Mi ha chiesto di sposarlo” e mi abbraccia saltellando.
Guardo verso Edward, ma vedo solo le sue spalle e la sua camminata stanca.
 
Passo il resto del pomeriggio ad ascoltare milioni di volte la proposta di Jasper a Alice e la testa ormai mi scoppia. Alice è un vulcano di carattere, ma oggi è al massimo dell’eruzione!
Festeggiamo in casa la notizia e Alice tiene banco dividendo i compiti per l’organizzazione del matrimonio. Jasper sorride e scuote la testa… penso si sia pentito di averglielo chiesto… non perché non vuole sposarla, ma perché sa che l’euforia della sua futura moglie non darà cenno di diminuire fin quando non saranno sull’altare… e cioè per ancora dieci mesi!!!
 
La notte la passo agitata, i ricordi dell’isola continuano a tormentarmi intervallati dai discorsi di Emmett, di Carlisle, di Alice, di Rose…. Cerco di dormire, ma quando le prime luci dell’alba fanno capolino dalla finestra, mi alzo con un ringhio… devo risolvere la situazione o diventerò pazza! E non voglio che mio figlio abbia una madre folle!!!
 
Chiamo Carlisle e gli chiedo gli orari di Edward. Chiedo a Rose di tenermi Thomas e mi fiondo in ospedale. Ma appena arrivo di fronte alle porte d’ingresso mi blocco spaventata…
E se stessi facendo la cosa sbagliata? E se lui fosse innamorato di Tanya e la nostra storiella lo ha solo destabilizzato? Se la scoperta che gli ho nascosto un figlio lo fa arrabbiare e inizia ad odiarmi? Se volesse portarmi via il bambino per crescerlo insieme a Tanya?
Mentre mi fondo il cervello con tutte le paranoie, il destino decide di nuovo di mettere lo zampino, ed Edward esce dall’ospedale mentre io sto tirando un calcio al muretto facendomi male.
“Ma porc…” impreco prendendomi il piede tra le mani.
“Ti sei fatta male?” la voce preoccupata di Edward mi fa riprendere un po’ di contegno.
“No. Tutto a posto” e cerco di appoggiare il piede per terra. Ok, nulla di rotto!
Edward sorride facendomi sedere sul muretto che avevo appena maltrattato.
“Cosa ti ha fatto il muretto?” mi chiede sorridendo. Faccio una smorfia.
“Possiamo prendere un caffè?” gli chiedo prima di perdere l’ultima briciola di coraggio.
Lui annuisce e mi aiuta ad alzarmi.
 
Cerco il tavolino più nascosto, in modo da non fare brutte figure se lui va in escandescenza dopo la mia confessione.
Prendiamo il caffè ed io da buona codarda gli passo la patata bollente.
“L’altro giorno volevi parlarmi…” sorrido “Bene! Eccomi qui! Dimmi” e mi porto le mani in grembo mantenendo il sorriso.
Si passa le mani tra i capelli e prende un profondo respiro.
“Quando eri in vacanza… stavi già con…”
“Emmett?” finisco per lui e lui annuisce stringendo la tazzina.
“Sì.” Rispondo tranquilla, ma appena stringe la mandibola e mi perfora con lo sguardo capisco che la battuta che volevo fare è fuori luogo. “E’ mio fratello!” specifico.
“Non è il padre di Thomas?” chiede in un sussurro. Nego con la testa.
“Quindi è Mike” afferma ed io sgrano gli occhi.
“Come fai a sapere di Mike?” cavolo, volevo solo pensarlo, ma l’ho detto ad alta voce.
Si gratta il capo imbarazzato e chiede alla commessa uno scotch.
“Ho sentito la vostra telefonata” ammette allungando la mano sul tavolo come per fermarmi.
La mia mente torna veloce all’ultima sera, rivive le parole che ho detto, l’atteggiamento di Edward… e tutto diventa chiaro.
“Perché non me ne hai parlato? Perché non hai chiesto spiegazioni?” chiedo arrabbiata.
“Perché avevamo un patto” risponde duro.
“Touché” rispondo facendolo sorridere.
“Comunque no. Mike non è il padre e la telefonata che hai sentito era solo la punta dell’iceberg… l’ho mollato appena sono tornata dall’isola”
Il silenzio cala pesante e solo il rumore del bicchiere sul tavolo lo spezza.
“E il tuo matrimonio?” chiedo per spezzare il silenzio.
“Annullato… Tanya non è la donna che amo” e i suoi occhi dicono ancora di più delle parole.
“Credevo…”
“Anche io… credevo che Tanya fosse quella giusta, ma ciò che è successo sull’isola mi ha fatto capire che per lei provo solo un profondo affetto e grande rispetto” e mi prende la mano sul tavolo. “Vorrei poter tornare all’isola…” sussurra stringendo la presa.
“Anche io” rispondo imbarazzata.
“Vieni!” dice con un sorriso lasciando alcune banconote sul tavolo.
 
Passeggiamo per alcuni isolati senza dire nulla. Arriviamo in un parco giochi e lui mi invita a sedermi sulla panchina.
“Thomas è…” mi chiede senza guardarmi negli occhi.
“Sì” lo dico così piano che dubito abbia sentito. Lo guardo per capire cosa pensa e mille emozioni gli attraversano il viso. Rabbia, dolore, delusione, speranza, amore…
“Perché non me lo hai detto?” mi chiede continuando a non guardarmi.
“Non volevo che la storia di una vacanza ti rovinasse la vita” mi giustifico. Lui si alza di scatto ed inizia a cammina avanti ed indietro passandosi ripetutamente le mani nei capelli o stropicciandosi il viso.
“Me lo avresti mai detto?” mi chiede fermandosi e guardandomi arrabbiato. Nego mordendomi il labbro.
“Sono suo padre… avevo il diritto di sapere” ringhia accovacciandosi davanti a me e prendendomi i polsi.
“IO non avevo nessun diritto di mettermi tra te e Tanya… e non voglio che un uomo stia con me solo perché obbligato” e non trattengo le lacrime.
“Ma ciò non toglie che sono suo padre… e tu me lo hai nascosto!” urla alzandosi e dando un calcio al nulla.
“Cosa dovevo fare eh? Dimmelo” anche io adesso urlo “dovevo presentarmi alla tua porta, salutare Tanya e dirti che stavi diventando padre???” mi alzo infuriata e lo obbligo a guardarmi “Oppure dovevo portare Thomas all’Atelier di Alice e dirtelo mentre decidevate il vestito per il vostro grande giorno?”
“Ma io sono suo padre…” ringhia.
“Ed io sono sua madre! Sei sparito senza lasciarmi un recapito, non sapevo dove cercarti…”
“Era il patto” sussurra per difendersi.
“Era il patto un corno!” sbraito spintonandolo “Se veramente ci tenevi a me non mi avresti lasciata da sola in camera con un semplice biglietto di augurio…”
“Sapevo che Mike ti attendeva nella tua vita…” mi ammutolisce, ma scrollo la testa e continuo.
“Quando ti ho visto davanti alla gioielleria ero la donna più felice del pianeta, ti avevo ritrovato… tra tutti i posti che esistono in America eravamo comunque riusciti a ritrovarci… credevo che fosse un segno del destino… fin quando la bocca di Tanya non si è posata sulla tua e le tue braccia non hanno cinto la sua vita…” lo guardo con odio ricordando quel momento.
“Dopo essere stata con te ho mandato al diavolo la mia vita… e non mi sono abbattuta quando ho saputo che ero incinta, che avrei dovuto crescere un bambino da sola, che mio figlio non avrebbe mai conosciuto suo padre, perché l’idiota non mi aveva nemmeno lasciato un recapito…” prendo un profondo respiro “Tu invece ti stavi per sposare. Sei tornato alla tua vita dimenticandoti di me e il matrimonio ne era la conferma!”
Con uno scatto mi abbraccia ed io mi lascio andare ad un lungo pianto. Le sue braccia mi stringono, mentre il suo profumo mi fa tornare sull’isola ed i suoi baci sul capo mi fan dimenticare i problemi.
“Io non ti ho mai dimenticata… sono tornato sull’isola per sapere il tuo nome, il tuo indirizzo, ho proposto soldi al posto dell’informazione, ma non sono riuscito a corromperli… ho passato mesi sorridendo nel ricordo di quei momenti e più i mesi passavano e più mi sentivo vuoto, spento… Tanya mi ha chiesto di sposarla, mio padre ha cercato di farmi capire che tu eri un sogno e Tanya la realtà… mi sono autoconvinto che il matrimonio avrebbe risolto i miei problemi, che sarei tornato ad essere me stesso… e poi… e poi” prende fiato e si asciuga le lacrime.
“Arrivi tu e faccio nascere il tuo bambino…” sospira “E per quanto ne sapevo il bambino di Emmett Swan. I cognomi coincidevano!” e mi sorride per farmi capire l’inganno “come un bravo stalker sono venuto sotto casa tua tutti i giorni, nella speranza di trovare il coraggio di suonare il campanello, ma poi arrivava tuo fratello, per me il tuo compagno, e mi convincevo che non avevo diritti a intromettermi… non eravamo più sull’isola”
“Ma Tanya non è tua sorella” gli faccio notare con un sorriso.
“No. E’ la donna che stavo per sposare solo per dimenticarmi di te” fa una smorfia “Detta così suona brutto…” e sorride accarezzandomi il viso. Mi perdo nella profondità dei suoi occhi che riescono a dire ciò che le parole non possono spiegare.
“Vuoi conoscere tuo figlio?” gli chiedo cercando di tornare con i piedi per terra.
Annuisce allargando il sorriso, ma appena mi volto per andare, lui mi blocca per il polso e facendomi voltare mi bacia con passione. Un bacio bagnato dalle nostre lacrime e desideroso di recuperare il tempo che abbiamo passato lontano l’uno dall’altra.
 
 
Credo che i miei occhi non abbiano mai visto una scena più bella. Thomas sorride a suo padre mentre Edward fatica a trattenere le lacrime sussurrandogli parole dolci e accarezzandolo come fosse di cristallo.
“Grazie” mi dice con la voce rotta dall’emozione ed io mi avvicino abbracciando gli uomini della mia vita.
 
 
 
2 anni dopo POV EDWARD
“Dio mio! Non mi ricordavo che facesse così male!” ringhia mentre mi stritola la mano
“Tranquilla amore” le sussurro dolcemente mentre le accarezzondole la testa scendendo sulla guancia arrossata dallo sforzo.
“Tranquilla un corno” ringhia fulminandomi con lo sguardo.
“Se ti rilassi rendi tutto più semplice” le consiglio sussurrandole all’orecchio. La conosco bene e so che il mio alito sul suo collo ha un effetto rilassante.
“Come faccio a rilassarmi mentre mi sento dividere in due?” chiede stringendomi maggiormente la mano e inarcando la schiena. Sorrido e scuoto la testa. La mia Bella. Dolce e premurosa con tutti, ma assolutamente poco portata al dolore!
“Pensa a quando la terrai tra le braccia…” e le lascio lievi baci sulla guancia mentre con il pollice le accarezzo la mano stritolatrice.
“Bene! Bene! Mi hanno detto che è arrivato il momento” esclama mio padre entrando nella stanza “la mia nipotina ha deciso di venire al mondo in anticipo” e inizia a controllare i valori di mia moglie. Quando ha la conferma che tutto è nella norma e la dilatazione è quasi al massimo, si gira verso di me con un sorriso angelico… che negli anni ho imparato a temere più che le minacce.
“Vuoi mantenere viva la tradizione di famiglia?” mi chiede passandomi i guanti di lattice.
Far nascere anche Renesmee… come ho fatto nascere Thomas… a differenza che questa volta sono consapevole che il bambino che sto facendo venire al mondo è mia figlia… si mi piacerebbe provare la sensazione…
Guardo Bella per capire se lei è d’accordo, ed anche se fulmina con lo sguardo mio padre, mi sorride e annuisce prima di rilasciare un urlo.
Esco come una furia dalla stanza, cerco un’infermiera e mi faccio aiutare a preparare.
Quando sono a pochi passi dalla stanza la risata di Emmett mi fa voltare.
“Farai nascere anche Renesmee?” mi chiede dandomi una forte pacca sulla spalla.
“Si” rispondo felice ed emozionato.
“Ed allora io devo farmi stritolare le mani dalla mia sorellina.” Ed insieme varchiamo la porta.
Emmett si riposiziona a lato di Bella e le prende la mano, mentre io, dopo aver baciato mia moglie sulle labbra ed essermi allontanato in tempo per non farmi mordere, mi siedo in posizione e attendo di vedere la testa.
“Vedo la testa amore!” esclamo su di giri. “Spingi quando te lo dico e non ti risparmiare nello stritolare la mano al futuro zio bis” e dopo averle sorriso mi impegno al massimo per far nascere il mio secondo figlio. Vi posso assicurare che far nascere bambini è un’emozione enorme, ma quando fai nascere tuo figlio è qualcosa di indescrivibile… soprattutto se sei consapevole che il bambino che stai aiutando a vedere la luce è sangue del suo sangue!
Bella segue le mie indicazioni, spinge quando glielo chiedo e cerca di rimanere rilassata, permettendo a Renesmee di vedere il mondo dopo sole poche spinte!
“Questa volta il taglio del cordone spetta al padre” scherza Emmett facendomi riprendere dall’ipnosi di mia figlia. Gli sorrido ed orgoglioso taglio il cordone.
“Benvenuta Renesmee Cullen” la saluto mentre la porgo a mia moglie.
Sono bellissime, anche se accaldate e stravolte dal parto e dalla nascita.
Appoggio Renesmee sul petto di Bella e, continuando ad accarezzarla, mi siedo accanto a loro e mi riempio gli occhi di quella bellissima immagine!
Mi ricordo come se fosse ieri la nascita di Thomas. Ero accecato dalla rabbia, dato che credevo che fosse figlio di Emmett e che Bella mi avesse usato solo come svago durante la vacanza, ma qualcosa mi ha fatto capire che Thomas Swan era in realtà Thomas Cullen nel momento stesso in cui ho avuto tra le mani mio figlio.
Ho passato mesi a contare nella mente, e le date coincidevano. Ho passato i tre giorni dopo la sua nascita a osservarlo dal vetro della nursery continuando a chiedermi se era mio figlio. Lo scrutavo cercando un indizio che me ne desse conferma, ma ogni volta lo sguardo si posava sul cartellino “Thomas Swan” … Swan Emmett… l’unico indizio che c’era mi confermava che non fosse mio figlio! Ma una vocina dentro di me continuava a ripetermi che quel bambino era mio e che dovevo lottare per riavere la donna che mi aveva rubato il cuore e per il figlio nato dalla settimana più bella della mia vita!
Dopo non so quanto tempo mi riprendo dal trance e mi accorgo che ci hanno lasciati soli. Sorrido a mia moglie e mi dirigo verso la porta.
“Vado a prendere Thomas” rispondo alla sua domanda muta.
 
Arrivato nel corridoio vengo assalito dai parenti che si congratulano abbracciandomi emozionati. Io rispondo con un sorriso, ma i miei occhi cercano solo il mio ometto, e lo trovo tra le braccia di mia madre.
“Vieni…” gli dico sorridendogli e allungando le braccia “Ti presento la nuova principessa di casa” e lo isso sulle spalle per portarlo a conoscere la sorellina!
 
La vita è veramente strana!
Una vacanza fatta per ripicca ad una lite e terminata ancor peggio per la consapevolezza di aver trovato l’amore e di averlo perso ancor prima di poterlo assaporare a fondo si è trasformata nella vacanza che mi ha rivoluzionato la vita!
 
 
 Se vi è piaciuta vi invito a leggere le altre mie FF... nel caso in cui non vi sia piaciuta datemi una possibilità leggendo le altre FF!!!
 
 
   
 
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