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Autore: crownforaking    10/02/2016    0 recensioni
[Percy Jackson!AU] [Impero Romano/Impero Bizantino; Ancient Germany/Gallia; Celt/Britannia; Impero Macedone/Antico Egitto; Persia, Cartagine, Varie Città Greche e chi più ne ha più ne metta].
Augusto è probabilmente l’unico adolescente che appena arrivato al Campo Mezzosangue non rimane vittima della solita crisi esistenziale perché tutto il mondo che conosceva è appena stato spazzato via dalla consapevolezza che, ehi, quelle robe noiose che studiava a scuola sulle divinità greche e ninfe e satiri e centauri sono tutte storie vere.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Antica Roma, Britannia, Germania Magna, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non ho neanche avuto il tempo di rileggerla, quindi-- idk XD








Arriva ad un certo punto il momento in cui Augusto decide di essere stanco di venire continuamente ignorato da Costantino — perché nessuno in quattordici anni di esistenza l’ha mai ignorato con così tanta tenacia e questa cosa proprio non gli va giù.

Costantino non lo guarda mai, nemmeno quando Augusto fa del suo meglio nell’arena e riesce ad atterrare perfino quella furia di Epona; non lo considera mai, nemmeno quando Augusto tenta in ogni modo possibile di attirare la sua attenzione con la sua estrema bravura in ogni singola cosa.

Costantino sembra perfino compiere uno sforzo sovrumano per rivolgergli un minimo di attenzione  quando Augusto prova a parlargli di qualsiasi cosa — e letteralmente, ad un certo punto Augusto scende ad un livello di disperazione tale da provare a parlare del libro che Costantino sta leggendo, finendo per fare una gigantesca figura di merda quando l’altro ragazzo gli chiede un parere a riguardo e Augusto non ha nemmeno idea di quale sia il titolo.

Ci riprova più e più volte, finendo sempre e costantemente per essere ignorato o per sembrare un perfetto idiota — cosa che è sicuro non lo faccia avanzare un granché nella classifica delle persone preferite da Costantino.

Non ha bene idea del perché ci tenga così tanto ad essere considerato da lui — sa solo che ogni volta che lo guarda il suo stomaco si attorciglia in modi che non ha mai provato prima.

La verità è che tutto quello che vuole è che anche solo per una volta, per una singola volta, Costantino lo guardi in un modo che non sia neutro e apatico. Che solo per una volta Costantino gli rivolga un sorriso o uno sguardo che significa qualcosa.

«A che pensi?» Kenna gli sfiora un braccio per riscuoterlo dai suoi pensieri, cercando allo stesso tempo di ignorare Killian che da lontano tenta in ogni modo di attirare l’attenzione della figlia di Demetra; «che ti succede?»

«Niente» sbuffa come una risposta Augusto, tentando di concentrarsi sulla colazione e non sul tavolo dei figli di Atena dove, come suo solito, Costantino è totalmente immerso nella lettura di un tomo dall’aria particolarmente minacciosa.

«Parlami, altrimenti sarò costretta ad andare a strozzare Killian con dei tralci d’edera» tenta di farlo ridere la ragazza, riuscendo però soltanto a strappargli un mezzo sorriso.

«Perché sto così tanto antipatico a Costantino?» chiede dopo qualche minuto di silenzio, lo sguardo di nuovo fisso sulla tavolata dei figli di Atena. Kenna ride per qualche motivo che decisamente Augusto non sa spiegarsi: «ma di che parli, testa di rapa?»

«Be’, voglio dire— sembra sempre così indifferente rispetto a tutto quello che faccio! E non mi guarda mai! Tutti quanti mi guardano e invece lui non lo fa mai!» si rende conto di suonare decisamente molto infantile ma la verità è che non può farne a meno.

«Sei impazzito? No, dico sul serio, sei completamente andato fuori di testa?» Kenna ride di nuovo e Augusto non può fare altro che rimanere a fissarla con l’espressione più ebete sulla faccia della terra — o almeno sicuramente dell’intero Campo Mezzosangue; «ma se Costantino passa tutto il tempo a guardarti!»

La bocca di Augusto si spalanca e non si richiude più fino a quando Epona — non sa bene da dove sia arrivata e perché non sia seduta al suo tavolo — non gli molla un pugno sotto al mento e lo costringe a chiuderla; «che vuol dire passa tutto il tempo a guardarmi? Non è vero! Ogni volta che lo guardo lui sta sempre facendo altro!»

«Forse è perché non vuole farsi vedere mentre ti guarda» commenta Kenna con un’alzata di spalle, quasi più concentrata sull’arduo compito di evitare di dare peso a Killian che, per attirare la sua attenzione, ha preso a lanciarle dei pezzi di pane addosso.

«Forse è perché si vergogna di avere una cotta per un cretino come te» è l’ultimo commento di Epona, prima che si decida a tornare al tavolo dei figli di Ares, lasciando soltanto Kenna ad avere a che fare con un Augusto completamente sconvolto.

«Una cotta per me? Come sarebbe a dire una cotta per me?» ripete per l’ennesima volta Augusto, incredulo e stupefatto, senza riuscire a distogliere lo sguardo da Costantino — che, ignaro di tutto, continua a parlare con gli altri figli di Atena.

Kenna sbuffa sonoramente alle parole del ragazzo, scuotendo la testa come se si trovasse davanti ad un bambino troppo piccolo per capire un certo tipo di cose: «non è tanto difficile da capire, testa di rapa. Non vedi che ti guarda perché ogni volta che tu guardi lui, Costantino fa finta di niente».

Augusto apre e richiude la bocca senza dire nulla, cercando un commento sensato o una replica intelligente a quella frase che improvvisamente ha ribaltato tutte le convinzioni che aveva sviluppato in mesi e mesi e mesi.

«Tu pensi davvero che sia così?» è tutto quello che riesce a domandare, mentre per l’ennesima volta il suo sguardo finisce su Costantino — che ha abbandonato del tutto il cibo ed è totalmente concentrato sul libro che uno dei suoi fratelli gli ha appena porto.

«Tutti quanti lo pensiamo, Augusto, non c’è una singola persona in tutto il campo che non se ne sia accorta» Kenna alza gli occhi al cielo davanti all’incredulità di Augusto; «non ti sei chiesto perché tutti quanti i figli di Atena hanno cominciato a guardarti malissimo?»

«Credevo fossero soltanto molto protettivi!»

«Appunto! Sono protettivi perché qualsiasi cretino si renderebbe conto che hai una cotta per Costantino e che Costantino ha una cotta per te!» Kenna alza le mani in segno di palese sconfitta, scuotendo la testa; «basta, basta, io mi arrendo, non so più come dirtelo».

«Kenna—!» cerca di fermarla Augusto, con scarsissimi risultati. «No, ti giuro, preferisco sopportare Killian piuttosto che sentirti fare la stessa domanda per la millesima volta!»

Augusto non può fare altro che lasciarla andare e tornare a domandarsi se tutto quello che Epona e Kenna gli hanno appena detto sia la verità.

 

«Ho deciso che gli farò capire che mi piace» esordisce Augusto all’improvviso, interrompendo Killian e il suo sproloquio su quanto Kenna fosse bella e intelligente e forte e bella e bella e forte.

«Eh? A chi? Che cosa?» il figlio di Poseidone lo guarda senza capire, cercando di distrarsi dal pensiero di Kenna — e, soprattutto, cercando di smettere di sbirciare tra i cespugli per poterla vedere allenarsi nell’arena insieme agli altri semidei.

«Sto parlando di Costantino» replica Augusto come se fosse la cosa più ovvia del mondo; e un po’ lo è, anche per Killian che di solito non ha occhi per nessuno che non sia una certa figlia di Demetra; «ho deciso che gli farò capire che mi piace».

«Mi sembra un’ottima idea, almeno magari la smetti di fare quella faccia triste ogni volta che Costantino non ti guarda».

«Io non— oh, questo non è il punto, okay?» Augusto riesce in qualche modo ad impedirsi di arrossire davanti alle sopracciglia inarcate dell’altro. Non gli piace questa strana sensazione di essere costantemente alle strette, non gli piace affatto.

«Okay, okay, lasciamo perdere. Quindi che hai intenzione di fare?» chiede semplicemente Killian, lasciando perdere l’argomento precedente e ricordando ad Augusto per l’ennesima volta perché quel ragazzo gli piace così tanto; «gli fai spuntare qualche fiore vicino?»

«I fiori sono troppo poco».

«Troppo poco? E che hai intenzione di fare? Vuoi fargli crescere un albero intero addosso?»

Il luccichio negli occhi di Augusto è a dir poco spaventoso: «una quercia. Mi sento che gli piacciono le querce. E poi le querce sono grosse, molto meglio di qualche fiore».

«Oh.. okay, buon per te. Spero che ti vada meglio di come sta andando a me» replica Killian, tornando ad infilare la testa nel cespuglio nella speranza che Kenna non lo noti e non ordini al cespuglio di infilarsi completamente nella sua gola. Il che è un possibilità molto concreta.

Augusto sbuffa a metà tra il divertito e l’infastidito: Kenna e Epona sono troppo intelligenti per volerlo ascoltare per più di due ore di fila e il suo unico amico disponibile è troppo stupido per riuscire ad ascoltarlo per più di dieci minuti di fila. La sua vita è davvero difficile.

 

«Costantino! Costantino aspetta!» lo chiama Augusto da lontano, correndogli dietro per poterlo fermare prima che il figlio di Atena arrivi troppo vicino alla sua capanna.

Costantino si volta con un’espressione stupita dipinta sul viso — stupito perché Augusto non è solito comportarsi in quel modo con lui, perché Augusto non è mai stato il tipo da rincorrerlo e urlare il suo nome per farsi notare, perché non ha la più pallida idea di cosa voglia — e rallenta il passo quel tanto che basta perché il figlio di Demetra lo raggiunga.

«Non andare di là» si limita a buttare fuori Augusto, tutto d’un fiato, evitando con un’espressione fin troppo colpevole lo sguardo di Costantino.

«.. Ma devo andare a prendere un libro che ho lasciato sul letto» replica Costantino senza capire, cercando di superare Augusto e riprendendo il percorso verso la capanna.

«No! Non puoi!» lo blocca Augusto — ringraziando di essere grande e grosso —, prendendo per le spalle e costringendolo a voltarsi di nuovo verso di lui. Costantino gli rivolge uno sguardo a metà tra il sorpreso e l’infuriato, tentando di liberarsi dalla presa dell’altro.

«Lasciami andare».

«Non puoi andare».

«Lasciami andare subito» il tono di voce di Costantino cambia pericolosamente fino a diventare qualcosa che Augusto di certo non voleva sentire.

«Non posso lasciarti andare» replica per l’ennesima volta, rischiando l’ira funesta di un figlio di Atena — e probabilmente quella della stessa Dea? Non è sicuro di volerlo sapere, sinceramente.

Costantino assottiglia terribilmente lo sguardo, liberando la mano dalla presa di Augusto e rimanendo immobile — sapendo perfettamente che qualsiasi tentativo di muoversi è sostanzialmente inutile: «dimmi perché non posso andare».

«Non—» deglutisce sonoramente Augusto nell’esatto momento in cui l’ennesima negazione si forma nella sua mente e lo sguardo di Costantino si assottiglia ancora di più; «non te lo posso dire. Non te lo posso dire, mi dispiace».

«Fammi vedere se ho capito bene: mi stai trattenendo qui contro la mia volontà e non posso nemmeno sapere perché?»

«.. Più o meno» è la prima cosa che passa per la mente di Augusto — che, troppo concentrato sullo sguardo incredulo di Costantino, non si rende conto della folla di persone infuriate che corre verso di loro strillando insulti di vario genere.

«Chi è stato, adesso voglio sapere chi è stato il perfetto idiota che ha pensato bene di distruggere la nostra capanna facendoci spuntare una maledettissima quercia in mezzo!» urla uno dei figli di Atena, fissando con sospetto Augusto.

Costantino spalanca la bocca incredulo, voltandosi a cercare lo sguardo — colpevole, decisamente colpevole — del figlio di Demetra e subito dopo quello dei suoi fratelli.

«Non so perché ma qualcosa mi dice che è tutta colpa tua» continua lo stesso ragazzo dallo sguardo minaccioso, rivolgendosi ad un Augusto convinto di stare per fare una fine terribile.

Non ha la più pallida idea di quanto i figli di Atena possano essere vendicativi — qualcuno deve averglielo accennato ma con tutta probabilità lui era troppo distratto per prestare attenzione — ma ha la netta sensazione che in questo specifico caso non si limiteranno a dargli un buffetto sulla guancia e a chiedergli di non farlo mai più.

«Non è stato lui» interviene all’improvviso Costantino, causando una reazione a dir poco incredula in tutti i suoi fratelli e nello stesso Augusto; «è stato insieme a me tutta mattina, non può essere stato lui. Deve essere colpa di qualcun altro».

Augusto lo fissa con la bocca spalancata mentre un milione di ipotesi diverse gli ronzano nella testa, confondendolo più del solito. Perché mai Costantino dovrebbe mentire per lui? Perché mai dovrebbe mentire a tutti i suoi fratelli per coprirgli le spalle?

Le sue riflessioni vengono interrotte degli sguardi sospettosi dei figli di Atena che se ne vanno portandosi via Costantino e la sua unica possibilità di chiedergli spiegazioni: nei giorni successivi Costantino si rifiuta di rispondere a una qualsiasi delle sue domande e Augusto non può fare altro che chiedersi che cosa passi per la testa dell’altro ragazzo.

Un giorno forse riuscirà a capirlo. Forse.

   
 
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