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Autore: Amorcaecus    10/02/2016    1 recensioni
E' il 20 agosto 1955: In un quartiere di Bologna si festeggia: è nata Livia, la quarta figlia di un ricco imprenditore. La piccola cresce dunque in un ambiente sfrazoso con determinate regole e una certa educazione. Un giorno, all'età di sedici anni, si imbatte in un uomo, che al momento sta facendo molto parlare di sè. Livia capisce di aver sbagliato tutto. Contro la sua famiglia e contro ogni previsione, ingaggerà una battaglia che la portrà a legarsi indissolubilmente a quell'uomo. Non potrà più tornare indietro.
-
Sorrise, mentre scriveva il suo discorso. Mi guardò, sempre sorridendo. "Hai capito tutto, sei troppo intelligente. Te lo dico sempre." Lo guardai, un po' confusa. "Invece non ho capito un bel niente! Mi spieghi?" La mia domanda non trovò risposta, continuò a scrivere e scrivere, con un espressione concentratissima. "Non stai bene?" gli chiesi. "Sembri triste." Alzò il capo dal foglio, mi scrutò per un secondo, e sorrise ancora. "Noi non siamo tristi."
Genere: Malinconico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Il Novecento
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Noi non siamo tristi

"Noi siamo convinti che il mondo,
anche questo terribile e intricato mondo di oggi,
può essere conosciuto, interpretato, trasformato,
e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità.
La lotta per questo obiettivo è una prova
che può riempire degnamente una vita."

La porta di casa Vizzani oggi, presenta un'insolito addobbo. Un fiocco, rosa, vistoso, su cui sounta ricamato il nome "Livia". Difatti, ai due coniugi Vizzani era appena nata la prima fortunata femminuccia della casa. Dopo tre figli maschi, una vera benedizione. Tutta la casa è in festa, sono stati invitati parenti e anche personalità di Bologna. I Vizzani sono difatti una famiglia ricca e rispettata, grazie alle numerose fabbriche possedute e i vari appezzamenti.
La madre Elvira porta la piccola da tutti gli ospiti. "Assomiglia tantissimo alla nonna!" esclama qualcuno. "E' adorabile!" dice qualcun altro. "Gaetano, ci sono i tuoi amici..." sussurra Elvira al marito, cullando la figlioletta. "Ti cercano." lui annuisce e si dirige vero il gruppetto di uomini che sta beatamente fumando in giardino. "Vizzani, eccoti!" dice uno. "Ciao Bernardo. Mi cercavate?" l'uomo spegne il sigaro nel portacenere. "Sai chi sta facendo in questo preciso momento un corteo, non poco lontano da qui?"
"Un corteo? Chi? Per caso è quel sardo.." Bernardo annuisce serio. Gaetano sbatte un pugno sul tavolino, rosso in viso. "Proprio oggi! Quella sporca zecca, un corteo, vicino a me?! Io lo denuncio!"
"Per quanto lo vorremmo tutti, Vizzani," dice un altro. "E' nei suoi pieni diritti oggi sfilare a Bologna."
"Bologna è rossa? Non sia mai!" ride Bernardo. Gaetano si guarda intorno, spaesato. "Spero non si avvicini a casa mia, quell'idiota patentato. Lo fucilo, lo fucilo! Con le sue stupide idee sulla condivisione e la libertà...oggi che è nata mia figlia!"
"Una vergogna. E' il 1955, ancora non si rassegnano che la Democrazia Cristiana sta prendendo il sopravvento? Che il loro insulso movimento rivoltoso durerà poco? E non sarà questo nuovo "leader" che si sono trovati a fermarla. Da quando c'è Longo poi..."
"Longo? Ah, ma io mi ricordo quando c'era Togliatti, almeno ci provavano! Invece c'è questa nuova zecca sarda che ci darà noie...!" Gaetano si accende un sigaro, osservano la strada. "Starà tenendo un discorso sull'uguaglianza e altre scemate per abbindolare la gente. Non si campa di pane e libertà purtroppo. Si preoccupasse di trovare lavoro alla povera gente!"
"Tesoro, ti cercano ancora!" Elvira fa capolino dalla porta, rivolgendosi al marito.
"Arrivo cara, un attimo." risponde lui.
"Signori, io vi lascio. Aggiornatemi riguardo tutto come sempre, ci rivediamo alla riunione del partito domani. Buongiorno."
"A domani, Vizzani. E attenzione!" Bernardo scoppia a ridere. "Dovrò davvero starmi attento. Ora che c'è anche Livia.."
Con mille pensieri in testa, il giovane padre ritorna dalla moglie.


Nel frattempo, dall'altra parte di Bologna...


"Devo muovermi, altrimenti perderò papà!" un bambino di sei anni si sta facendo velocemente strada tra le tante persone riunite oggi in Piazza Maggiore. "Ei piccolo, dove vai?" gli chiede un vecchio, anch'egli tra i presenti. "Cercavo mio padre, scusate..." Il vecchio lo guarda attentamente. "Ma tu sei il figlio di Fabbri, ecco! Tuo padre è là davanti, in prima fila."
"Grazie mille!" esclama il piccolo. Il padre del bambino è effettivamente in prima fila, e come tutti aspetta trepidante il discorso di Longo. "Papà! Papà!" l'uomo si gira, non appena sente chiamarsi. "Alberto, che ci fai qui? Ti ho detto che dovevi restare a casa!" Prende il braccio il figlio. "Mi annoiavo, voglio fare anche io quello che fai tu!" Non riuscendo ad arrabiarsi con lui, annuisce. "Eh va bene, a papà. Prima o poi dovevi sapere queste cose." Accolti da un uno scrosco di applausi fanno la loro entrata degli uomini benvestiti, che il piccolo Alberto riconosce. Suo padre ha delle loro foto in casa. Uno di loro inizia a parlare. Fa dei riferimenti alla politica, di cui il bambino non capisce niente. Ma parla con una tale dolcezza, con una tale semplicità, che ne è rapito, e non può fare altro che ascoltarlo con interesse e con sospresa. Suo padre è quasi commosso, e Alberto lo guarda. Non dorme da giorni, ha le mani torturate dalle piaghe per il lavoro in miniera, le braccia stanche, eppure sorride. Altri uomini parlano, dicono più o meno le stesse cose, ma Alberto continua a pensare al primo di loro, che l'aveva così catturato.
"Allora, Alberto. Che ti è sembrato?" chiede il padre, alla fine, chiedendosi cosa può aver mai capito un bambino di sei anni.
"Mi è piaciuto il primo che ha parlato." dice solo. "Capisco. Ora che andiamo a casa ti spiegherò un paio di cose. Va bene?"
"Va bene." Mano nella mano, i due ritornano a casa.



 
Angolo autrice
Allora gente, salve a tutti :3 Rigrazio innanzitutto chi ha avuto la forza di leggere tutto il primo capitolo. Davvero se sei arrivato fin qui, complimenti. Modestia apparte, ci tenevo a scrivere questa specie di romanzo o boh, che avevo nel cassetto da taaaantissimo tempo! Insomma, questo è solo l'inizio eheheh, poi si farà più interessante. E niente, se vi è parso non proprio orrendo, lasciate una recensione di qualcunque genere, non può farmi che piacere! Ciriciao gente, buona vita!
§ Amorcaecus

 

 
   
 
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