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Autore: hotaru    21/03/2009    8 recensioni
Guardandosi attorno, il ragazzo raggiunse la panchina solitaria che stava sotto uno di quegli alberi spogli, in fila come soldati con le loro baionette nere puntate al cielo.
- Curioso, sembra latte – esordì, riferendosi alla nebbia.
- Poche battute, Al – rispose con una smorfia un altro ragazzo, all’incirca della sua stessa età, seduto scompostamente, con i piedi ben piantati a terra – Non piace neanche a me.
L’Al in questione sorrise senza farsene accorgere, per poi chiedere:
- E allora perché sei qui?
L’altro sbuffò.
- Per la poesia.
Prima classificata al contest "Alternative Universe 3° edizione" di DarkRose86
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Trishia Elric
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Im Nebel- Nella nebbia

Dedico questa storia a DarkRose86, che forse ama questa storia più di me. Non lo avrei mai pensato!

 
Credit iniziale: il testo della poesia riportata nella storia è di Rina Breda Paltrinieri, poetessa italiana del ‘900.

Im Nebel Nella nebbia

Immaginate la storia ambientata qui.

Im Nebel

In quella quiete ovattata i passi risuonavano come colpi di bacchetta sulla pelle tesa di un tamburo.
Soprattutto il ciabattare di un ragazzo in pigiama, le cui pantofole rimbombavano nel silenzio perlaceo.  
Malgrado il tempo poco invitante, sembrava esserci qualcuno: ad esempio in fondo alla strada, un centinaio di metri più avanti, una figura scura stava attraversando rapida il viale. Svelta come un gatto, in pochi passi scomparve nuovamente nella nebbia che avvolgeva l’intero luogo.
Guardandosi attorno, il ragazzo raggiunse la panchina solitaria che stava sotto uno di quegli alberi spogli, in fila come soldati con le loro baionette nere puntate al cielo.
-         
Curioso, sembra latte – esordì, riferendosi alla nebbia.
-         
Poche battute, Al – rispose con una smorfia un altro ragazzo, all’incirca della sua stessa età, seduto scompostamente, con i piedi ben piantati a terra – Non piace neanche a me.
L’Al in questione sorrise senza farsene accorgere, per poi chiedere:
-         
E allora perché sei qui?
L’altro sbuffò.
-         
Per la poesia.
-         
Quale poesia? – chiese il ragazzo in piedi con un’espressione sorpresa.
-         
Ma dai, Al, quella poesiola scema sulla nebbia. Quando mai l’ho sentita giusto il giorno prima… - rispose quello seduto con aria seccata.
Vedendo che l’altro non sembrava illuminarsi affatto a questa sua dettagliata spiegazione, incominciò:
-         
Che nebbione, stamattina! È  sparito il campanile che saliva verso il cielo. Stan sugli orli delle strade case grigie, senza forma…
-         … la città sembra che dorma – completò Al.
Sul viso del ragazzo seduto comparve una smorfia divertita:
-         Non dirmi che te la ricordi a memoria! Cioè, nel mio caso è comprensibile, ma tu…
-         Ombre frettolose e rade se ne vanno imbacuccate lungo i muri rattristati – ricominciò l’altro, ricordando la figura scura di poco prima - perché il sole non li scalda – concluse il verso con un’occhiata alla zazzera del suo interlocutore. Una volta i suoi capelli erano biondo grano, mentre adesso, in quella luce indistinta, sembravano quasi sbiaditi – Fratellone…
Ma l’altro riprese:
-         Poche macchine per via romban piano, i fari accesi. Io non ne ho ancora viste, ma tanto di tempo ne ho... Vanno i tram, scampanellando tra quei veli cinerini che nell’aria stan sospesi. Sì, quelli ci sono, ogni tanto si sente il suono di un campanello accompagnato da uno strano sferragliare – si interruppe, un’occhiata a quello che evidentemente era suo fratello – Continui tu?
Dopo un attimo di esitazione, Al recitò:
-         E le piante mute e spoglie sono ancora in doppia fila lungo i viali? – mentre l’altro gli indicava con espressione eloquente gli alberi sopra e attorno a loro - O son fuggite a riprendersi le foglie in gran mucchi rastrellate?
Qui il fratello lo interruppe, i piedi che non arrivavano nemmeno a toccare il selciato:
-         Questa non l’ho mai capita. Perché avrebbero dovuto andarsi a riprendere le foglie? Voglio dire, ormai sono morte. È uno scambio equivalente che lascino le foglie vecchie in autunno per averne di nuove in primavera.
Al annuì, riprendendo:
-         E l’antenne sopra i tetti si son forse distaccate dai legami con la terra per poter dormire un poco?
Il commento del ragazzino dalla voce squillante e gli occhi dorati fu che c’era troppa nebbia per riuscire a distinguere perfino le antenne sui tetti. Al massimo, disse, si vedeva la sagoma di quella strana cattedrale, le cui guglie si stagliavano nella foschia che non si diradava mai del tutto.
-         Però l’ultimo verso mi piaceva – concluse convinto.
-         E come faceva, Ed? – chiese Al, ancora in piedi nel suo pigiama e con le ciabatte ai piedi. All’improvviso si accorse di non riuscire più a chiamarlo “fratellone”.
-         Nel nebbione, stamattina, tutto può sembrare un gioco misterioso – recitò un bambino dagli occhi dorati e i capelli biondo grano, le gambette penzoloni, esibendo un sorriso sdentato.
D’un tratto la nebbia si fece più fitta, il silenzio più sordo e i contorni più sfocati.
-         Ed… - mormorò Al, cercando di sedersi a sua volta sulla panchina, ma accorgendosi che i propri movimenti risultavano rallentati, come trattenuti dalla sostanza lattiginosa che li circondava.
Fece solo in tempo a vedere il sorriso del fratello farsi leggermente più triste.
-         Te l’avevo detto che per colpa di questa stupida poesia mi tocca stare qui. Chissà perché, poi, la maestra Hawkeye voleva farcela imparare…
… prima che anche il suo volto scomparisse nella nebbia.


*  *  *


-         Mamma, dov’è il libro di lettura di Ed? – chiese Al facendo capolino dalla porta della cucina.
-         Il libro di lettura? Ma Al, che dici? Siediti, vieni a fare colazione… - rispose sorpresa sua madre.
-         No. È importante, mamma. Dov’è?
Non era da Al insistere così, rispondendo apertamente di no a qualcosa, così la donna superò il figlio quattordicenne e iniziò a salire le scale, diretta in solaio, seguita come un’ombra dal ragazzo.
Arrivata al sottotetto tirò fuori un grosso scatolone da un angolo buio, vi passò sopra la mano per togliere un po’ di polvere ed estrasse un libro sottile.
-         Eccolo qui – disse porgendolo al figlio, per poi commentare tristemente: – Non che tuo fratello abbia potuto usarlo molto, eh?
Al non rispose, contraccambiando il suo sguardo, e mettendosi a sfogliare velocemente le pagine del libro.
-         Ti ricordi dov’era la poesia sulla nebbia? – le chiese, mentre le dita continuavano la loro rapida ricerca.
-         Quella che a tuo fratello assolutamente non piaceva? – fece la madre sorridendo, malgrado due lacrime iniziassero ad affacciarsi prepotenti sui suoi occhi – Mi ricordo che Ed tornò a casa da scuola furibondo, gettando la cartella in un angolo e sbottando: “Che poesia stupida! Come si fa a scriverla? E soprattutto a farla imparare a memoria a dei poveri bambini?”. Non l’avevo mai visto tanto arrabbiato per un motivo così sciocco… di solito tuo fratello prendeva tutto molto sul serio, ma quella volta fu forse l’unica in cui si comportò davvero come un bambino. Quando i figli fanno i capricci le madri dovrebbero sgridarli, ma quella volta mi venne quasi da abbracciarlo: era così tenero con quel muso arrabbiato…
-         Te lo ricordi bene – scappò di dire ad Al.
La donna lo guardò, tornando d’un tratto alla realtà.
-         Sì, perché fu proprio il giorno dopo che… tuo fratello… - si mise una mano davanti alla bocca, incapace di proseguire, e scoppiando in singhiozzi l’istante dopo.
In pochi secondi guadagnò la porta, scendendo velocemente le scale.
Al rimase per qualche momento con il libro fra le mani, incapace di vedere le parole, rialzando poi la testa verso l’unica finestrella presente.
Fuori, il bianco lattiginoso della nebbia più fitta dall’inizio di quell’autunno sembrava inghiottire ogni cosa. Per quel che ne sapeva Al, avrebbe anche potuto nascondere alberi spogli, lampioni spenti e guglie spettrali. E forse anche suo fratello.   

       


Mi sembra ancora incredibile. Ho vinto… pazzesco!
Ringrazio profondamente DarkRose86, che ogni volta in pochi giorni legge un sacco di fic, fa i bannerini e posta i risultati a velocità fenomenale! E sempre con una correttezza e precisione eccezionali, senza mai una contestazione.
Faccio i miei complimenti a tutte le altre partecipanti, di cui ho già letto e commentato qualche storia. E ce ne sono di splendide.
Quanto alla mia… spero si sia capito, ma in caso contrario provvedo a spiegare. Allora, Al in sogno incontra Ed, il fratello morto qualche anno prima. Lo incontra nel paesaggio della foto che ci ha fornito DarkRose come ambientazione per la storia, e ha stranamente la sua età, solo che man mano che il sogno procede Ed ringiovanisce, fino ad arrivare all’età in cui Al effettivamente lo ricorda.
Ed è bloccato in questo posto grigio e nebbioso a causa di una poesia ascoltata a scuola il giorno prima di morire, e che descrive perfettamente il luogo in cui si trova… ossia la poesia “Nebbia” di Rina Breda Paltrinieri. Una specie di “seme karmico” che ha deciso il suo destino nell’aldilà.
Non so veramente da dove sia uscita fuori, spero possa perlomeno “dirvi” qualcosa.
Ah, piccolo appunto: è la mia prima fic su “FullMetal Alchemist”, come è venuta?
Spero possiate lasciarmi un commentino…


   
 
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