Dedico
questa storia a DarkRose86, che forse
ama questa storia più di me. Non lo avrei mai pensato!
Credit iniziale: il
testo della poesia riportata nella storia è di Rina Breda
Paltrinieri, poetessa
italiana del ‘900.
Im Nebel Nella nebbia
Immaginate la storia ambientata qui.
Soprattutto il
ciabattare di un ragazzo in pigiama, le cui pantofole rimbombavano nel
silenzio
perlaceo.
Malgrado il tempo
poco invitante, sembrava esserci qualcuno: ad esempio in fondo alla
strada, un
centinaio di metri più avanti, una figura scura stava
attraversando rapida il
viale. Svelta come un gatto, in pochi passi scomparve nuovamente nella
nebbia
che avvolgeva l’intero luogo.
Guardandosi attorno,
il ragazzo raggiunse la panchina solitaria che stava sotto uno di
quegli alberi
spogli, in fila come soldati con le loro baionette nere puntate al
cielo.
- Curioso,
sembra latte – esordì, riferendosi alla nebbia.
- Poche
battute, Al – rispose con una smorfia un altro ragazzo,
all’incirca della sua stessa
età, seduto scompostamente, con i piedi ben piantati a terra
– Non piace
neanche a me.
L’Al in questione
sorrise senza farsene accorgere, per poi chiedere:
- E allora
perché sei qui?
L’altro sbuffò.
- Per la
poesia.
- Quale
poesia? – chiese il ragazzo in piedi con
un’espressione sorpresa.
- Ma dai,
Al, quella poesiola scema sulla nebbia. Quando mai l’ho
sentita giusto il
giorno prima… - rispose quello seduto con aria seccata.
Vedendo che l’altro
non sembrava illuminarsi affatto a questa sua dettagliata spiegazione,
incominciò:
- Che nebbione, stamattina!
È sparito
il campanile che saliva verso
il cielo. Stan sugli orli delle strade case grigie, senza
forma…
- … la città sembra
che dorma – completò Al.
Sul viso del ragazzo seduto comparve una smorfia divertita:
- Non
dirmi che te la ricordi a memoria! Cioè, nel mio
caso è comprensibile, ma tu…
- Ombre frettolose
e rade se ne vanno imbacuccate lungo i muri rattristati
– ricominciò
l’altro, ricordando la figura scura di poco prima - perché il sole non li scalda
– concluse il verso con un’occhiata
alla zazzera del suo interlocutore. Una volta i suoi capelli erano
biondo
grano, mentre adesso, in quella luce indistinta, sembravano quasi
sbiaditi –
Fratellone…
Ma l’altro riprese:
- Poche macchine
per via romban piano, i fari accesi. Io non ne ho ancora
viste, ma tanto di
tempo ne ho... Vanno i tram, scampanellando
tra quei veli cinerini che nell’aria stan sospesi.
Sì, quelli ci sono, ogni
tanto si sente il suono di un campanello accompagnato da uno strano
sferragliare – si interruppe, un’occhiata a quello
che evidentemente era suo
fratello – Continui tu?
Dopo un attimo di esitazione, Al recitò:
- E le piante mute
e spoglie sono ancora in doppia fila lungo i viali?
– mentre l’altro gli
indicava con espressione eloquente gli alberi sopra e attorno a loro - O son fuggite a riprendersi le foglie in
gran mucchi rastrellate?
Qui il fratello lo interruppe, i piedi che non arrivavano
nemmeno a toccare il selciato:
- Questa
non l’ho mai capita. Perché avrebbero dovuto
andarsi a riprendere le foglie? Voglio dire, ormai sono morte.
È uno scambio
equivalente che lascino le foglie vecchie in autunno per averne di
nuove in
primavera.
Al annuì, riprendendo:
- E l’antenne sopra
i tetti si son forse distaccate dai legami con la terra per poter
dormire un
poco?
Il commento del ragazzino dalla voce squillante e gli occhi
dorati fu che c’era troppa nebbia per riuscire a distinguere perfino le antenne sui tetti. Al
massimo,
disse, si vedeva la sagoma di quella strana cattedrale, le cui guglie
si
stagliavano nella foschia che non si diradava mai del tutto.
- Però
l’ultimo verso mi piaceva – concluse convinto.
- E
come faceva, Ed? – chiese Al, ancora in piedi nel suo
pigiama e con le ciabatte ai piedi. All’improvviso si accorse
di non riuscire
più a chiamarlo “fratellone”.
- Nel nebbione,
stamattina, tutto può sembrare un gioco misterioso –
recitò un bambino
dagli occhi dorati e i capelli biondo grano, le gambette penzoloni,
esibendo un
sorriso sdentato.
D’un tratto la nebbia si fece più fitta, il
silenzio più
sordo e i contorni più sfocati.
- Ed…
- mormorò Al, cercando di sedersi a sua volta sulla
panchina, ma accorgendosi che i propri movimenti risultavano
rallentati, come
trattenuti dalla sostanza lattiginosa che li circondava.
Fece solo in tempo a vedere il sorriso del fratello farsi
leggermente più triste.
- Te
l’avevo detto che per colpa di questa stupida poesia
mi tocca stare qui. Chissà perché, poi, la
maestra Hawkeye voleva farcela
imparare…
… prima che anche il suo volto scomparisse nella nebbia.
* * *
- Mamma,
dov’è il libro di lettura di Ed? –
chiese Al
facendo capolino dalla porta della cucina.
- Il
libro di lettura? Ma Al, che dici? Siediti, vieni a
fare colazione… - rispose sorpresa sua madre.
- No.
È importante, mamma. Dov’è?
Non era da Al insistere così, rispondendo apertamente di no
a qualcosa, così la donna superò il figlio
quattordicenne e iniziò a salire le
scale, diretta in solaio, seguita come un’ombra dal ragazzo.
Arrivata al sottotetto tirò fuori un grosso scatolone da un
angolo buio, vi passò sopra la mano per togliere un
po’ di polvere ed estrasse
un libro sottile.
- Eccolo
qui – disse porgendolo al figlio, per poi
commentare tristemente: – Non che tuo fratello abbia potuto
usarlo molto, eh?
Al non rispose, contraccambiando il suo sguardo, e
mettendosi a sfogliare velocemente le pagine del libro.
- Ti
ricordi dov’era la poesia sulla nebbia? – le
chiese,
mentre le dita continuavano la loro rapida ricerca.
- Quella
che a tuo fratello assolutamente non piaceva? –
fece la madre sorridendo, malgrado due lacrime iniziassero ad
affacciarsi
prepotenti sui suoi occhi – Mi ricordo che Ed
tornò a casa da scuola furibondo,
gettando la cartella in un angolo e sbottando: “Che poesia
stupida! Come si fa
a scriverla? E soprattutto a farla imparare a memoria a dei poveri
bambini?”.
Non l’avevo mai visto tanto arrabbiato per un motivo
così sciocco… di solito
tuo fratello prendeva tutto molto sul serio, ma quella volta fu forse
l’unica
in cui si comportò davvero come un bambino. Quando i figli
fanno i capricci le
madri dovrebbero sgridarli, ma quella volta mi venne quasi da
abbracciarlo: era
così tenero con quel muso arrabbiato…
- Te
lo ricordi bene – scappò di dire ad Al.
La donna lo guardò, tornando d’un tratto alla
realtà.
- Sì,
perché fu proprio il giorno dopo che… tuo
fratello…
- si mise una mano davanti alla bocca, incapace di proseguire, e
scoppiando in
singhiozzi l’istante dopo.
In pochi secondi guadagnò la porta, scendendo velocemente le
scale.
Al rimase per qualche momento con il libro fra le mani,
incapace di vedere le parole, rialzando poi la testa verso
l’unica finestrella
presente.
Fuori, il bianco lattiginoso della nebbia più fitta
dall’inizio di quell’autunno sembrava inghiottire
ogni cosa. Per quel che ne
sapeva Al, avrebbe anche potuto nascondere alberi spogli, lampioni
spenti e
guglie spettrali. E forse anche suo fratello.
Ringrazio
profondamente DarkRose86, che ogni volta in pochi giorni legge un sacco
di fic,
fa i bannerini e posta i risultati a velocità fenomenale! E
sempre con una
correttezza e precisione eccezionali, senza mai una contestazione.
Faccio i miei
complimenti a tutte le altre partecipanti, di cui ho già
letto e commentato
qualche storia. E ce ne sono di splendide.
Quanto alla
mia… spero
si sia capito, ma in caso contrario provvedo a spiegare. Allora, Al in
sogno
incontra Ed, il fratello morto qualche anno prima. Lo incontra nel
paesaggio
della foto che ci ha fornito DarkRose come ambientazione per la storia,
e ha
stranamente la sua età, solo che man mano che il sogno
procede Ed
ringiovanisce, fino ad arrivare all’età in cui Al
effettivamente lo ricorda.
Ed
è bloccato in
questo posto grigio e nebbioso a causa di una poesia ascoltata a scuola
il
giorno prima di morire, e che descrive perfettamente il luogo in cui si
trova…
ossia la poesia “Nebbia” di Rina Breda Paltrinieri.
Una specie di “seme
karmico” che ha deciso il suo destino
nell’aldilà.
Non so
veramente da
dove sia uscita fuori, spero possa perlomeno
“dirvi” qualcosa.
Ah, piccolo
appunto: è
la mia prima fic su “FullMetal Alchemist”, come
è venuta?
Spero possiate
lasciarmi un commentino…