Videogiochi > Undertale
Ricorda la storia  |      
Autore: FedyOoO    10/02/2016    6 recensioni
Dal testo:
[«Dì un po’, Coso. Anche se te l'ho chiesto io di portarmi da mangiare, mi è venuta giusto una cosa in mente: non è che mi vuoi avvelenare?» chiese al capretto alzando un sopracciglio con aria interrogativa. Di tutta risposta Asriel scoppiò a ridere come se fosse la battuta più divertente che avesse mai sentito.
«Sei buffo, sai? Certo che non ti voglio avvelenare! Ti avrei lasciato agonizzare tre giorni fa se avessi voluto vederti morto. Quindi stai tranquillo, c’è solo cannella e caramello dentro quella torta. Puoi fidarti!»
In effetti il ragionamento quadrava. Un bambino non avrebbe mai avuto una mentalità tanto sadica da aiutare qualcuno in fin di vita solo per poterlo ammazzare lui stesso. Almeno, non un bambino sano di mente.]
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Asriel Dreemurr, Chara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The true story of the Underground'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note dell'autrice:
Allora, spendiamo due parole per chiarire questo parto anale da me realizzato.
1) Chara è un maschio in questa storia, quindi se l'idea vi piace, bene, se no potete già evitare di leggere.
2) Chara è anche tsundere, perché è così che lo voglio vedere io, per cui se non vi da' fastidio il primo punto ma questo sì, ribadisco l'invito a non leggere, che tanto non mi offendo.
3) Se siete arrivati a questo punto senza storcere il naso, congratulazioni! Potete leggere la mia fic. Vi anticipo anche che in realtà è solo il prologo di una long fic in elaborazione, quindi a data da destinarsi questa fic provvisoria verrà cancellata e sostituita con la long sopracitata.

Detto tutto ciò, buona lettura! :)


«Sembra che provenga da lì…oh! Sei caduto, non è vero? Ehi, stai bene? Ecco qua, alzati…Chara, eh? È un bel nome. Il mio è…»


Il bambino si svegliò nel letto di una cameretta decisamente più colorata, pulita e confortevole della propria. Non riconosceva assolutamente quel posto, né tantomeno ricordava come ci fosse finito. In teoria sarebbe dovuto essere morto. L’unica cosa che riusciva a rammentare erano i suoi pensieri suicidi e il momento in cui si era buttato nel cratere. Non aveva perso conoscenza subito però. Era ancora vigile quando era rovinato per terra e in un impeto di attaccamento alla vita aveva iniziato a implorare aiuto a gran voce. Allora gli venne in mente che in effetti era venuto qualcuno in suo soccorso, il che era una cosa alquanto assurda in un posto così. Quella persona non aveva il corpo molto possente, da quello che riusciva ad elaborare. Doveva essere un bambino di circa la sua età, anche la voce acuta lo dimostrava. Voleva alzarsi, ma si rese conto ben presto di essere bloccato a letto. Cadendo da quell’altezza, come minimo ce lo si poteva aspettare qualche osso rotto. Intanto, in quel momento, fece il suo ingresso nella stanza una figura…strana. Aveva una postura bipede e una struttura muscolare simile a quella umana, però…la fisionomia facciale era quella di un capretto, ed era inoltre ricoperto di soffice pelo bianco candido come neve.
«Che bello, ti sei svegliato! Mi fa davvero piacere che ti sia ripreso, Chara» esclamò la creatura, che sembrava uscita da un libro fantasy. Non doveva essere pericoloso, comunque. Tutto sembrava men che una minaccia.
«Uh…come conosci il mio nome? E dove sono?» chiese ancora intontito il bambino, che in quel momento aveva ben altro a cui pensare che allo strano aspetto del suo salvatore.
«Accidenti, quella caduta ti ha conciato così male che non te lo ricordi! Beh, non posso biasimarti, Chara. Ci siamo presentati quando ti aiutato ad arrivare qui, ma visto che non ricordi ti ripeterò il mio nome: io sono Asriel, piacere di conoscerti»
Il viso del capretto era sorridente, il tono di voce calmo e premuroso, lo trattava come se fossero già amici. Il bambino era un po’ sorpreso da quell’atteggiamento così naturale e non sapeva bene come comportarsi. Riuscì a biascicare un «il piacere è mio» per poi iniziare a guardare fisso in basso senza più spiccicare una parola. Asriel intanto lo guardava pazientemente: non lo avrebbe costretto a parlare, se non voleva. Prima o poi l’avrebbe fatto da solo. Nel frattempo, avrebbe iniziato lui la conversazione.
«Uhm…sei un po’ timido, vedo…ehi, non c’è nulla di cui avere paura! Vedi, io sono qui per te. Quando ho sentito chiamare aiuto mi sono preoccupato tanto, sai? Però sono molto felice che tu sia riuscito a svegliarti. Anche mamma e papà erano in pensiero. Hai dormito tre giorni di fila e…»
Asriel non fece in tempo a finire la frase che si sentì un rumore strano provenire dallo stomaco di Chara.
«…ehi, uh…Asriel, giusto? Ecco…hai detto che ho dormito per tre giorni, quindi…ti dispiacerebbe portarmi qualcosa da mangiare? Ho fame…» disse Chara balbettando, ma alzando per la prima volta lo sguardo verso il suo interlocutore.
«Oh, che stupido a non aver neanche pensato di portarti del cibo! Aspettami qui, vado a prendere della torta alla cannella e caramello!»
“Anche se me lo dici, non mi posso muovere comunque da qui, idiota” pensò il bambino leggermente irritato. Era grato ad Asriel perché gli aveva salvato la vita, ma non capiva il suo comportamento così amichevole e ciò lo mandava in bestia. In superficie nessuno lo aveva mai trattato in quel modo. Il trattamento a lui riservato consisteva per lo più in male parole, se gli andava bene, calci e pugni se invece gli andava male. E all’improvviso, uno strano essere di natura ignota lo aveva curato, ospitato in casa sua e ora gli stava anche portando il pasto. Ponderò varie ipotesi, tra le quali c’era anche quella che fosse morto davvero e che si trovasse in paradiso. Mentre elaborava le sue teorie, Asriel tornò in camera con un’abbondante fetta di torta, posata accuratamente su un piattino decorato con motivi floreali e accanto una forchettina d’argento. Il capretto la porse cordialmente al bambino, che la prese guardando prima Asriel e poi la torta come se fossero entrambi miraggi nel deserto.
«Dì un po’, Coso. Anche se te l'ho chiesto io di portarmi da mangiare, mi è venuta giusto una cosa in mente: non è che mi vuoi avvelenare?» chiese al capretto alzando un sopracciglio con aria interrogativa. Di tutta risposta Asriel scoppiò a ridere come se fosse la battuta più divertente che avesse mai sentito.
«Sei buffo, sai? Certo che non ti voglio avvelenare! Ti avrei lasciato agonizzare tre giorni fa se avessi voluto vederti morto. Quindi stai tranquillo, c’è solo cannella e caramello dentro quella torta. Puoi fidarti!»
In effetti il ragionamento quadrava. Un bambino non avrebbe mai avuto una mentalità tanto sadica da aiutare qualcuno in fin di vita solo per poterlo ammazzare lui stesso. Almeno, non un bambino sano di mente. Convinto dalle parole di Asriel, Chara ingurgitò il primo boccone di torta. Non aveva nulla di strano, se non il fatto che fosse incredibilmente buona. Per un attimo sorrise; in qualche modo, stava cominciando a sentirsi a suo agio per quell’affetto che stava ricevendo, dopo l’incomprensione iniziale. Quel mezzo sorriso Asriel lo notò subito. Era bravissimo a osservare le persone.
«Ehi, stai sorridendo Chara! Hai proprio un sorriso stupendo, sai?» disse innocentemente.
Chara rimase profondamente imbarazzato da quell’affermazione. Nessuno gli aveva mai detto una cosa del genere, figuriamoci a sentirselo dire da un essere dalle sembianze così singolari.
«S-stai zitto! Non ti ho ancora dato tutta quella confidenza da poterti rivolgere a me così!» ribatté sulla difensiva. Asriel, che aveva ufficialmente capito il tipo, si divertì a punzecchiarlo ancora un pochino.
«Guarda, sei tutto rosso! Quanto sei divertente, Chara!» fece scoppiando a ridere.
«E smettila!» iniziò a urlare Chara tirando un cuscino addosso ad Asriel. Poi, senza accorgersene, cominciò a ridere di gusto anche lui. Appena se ne rese conto ebbe un sussulto. Quando era stata l’ultima volta che aveva riso in modo così naturale? Aveva mai riso, almeno? Non riusciva a ricordarlo. Però era felice di esserci riuscito. Dopo aver scherzato insieme per un altro poco, Asriel annunciò che doveva andare a dare una mano alla madre a sbrigare delle faccende e che sarebbe tornato più tardi. Prima che uscisse dalla porta, Chara lo chiamò un’ultima volta e gli rivolse un sorriso più luminoso di quello precedente.
«Grazie per avermi salvato la vita. Te la devo»
Asriel lo guardò senza dire nulla, un po’ confuso. Avrebbe potuto giurare di aver perso un battito in quel momento. Salutò Chara in modo vago e attraversò il corridoio correndo verso la cucina, facendo poi finta di nulla. Nel frattempo Chara, rimasto solo, continuò a riflettere per conto proprio finché non si addormentò un’altra volta.

Mi hai salvato la vita. Ma il miracolo è che non hai salvato solo la mia carne. Hai salvato il mio cuore e lo hai fatto ricominciare a battere. Un giorno, dovrai rivelarmelo come ci sei riuscito.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Undertale / Vai alla pagina dell'autore: FedyOoO