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Autore: giambo    10/02/2016    8 recensioni
La cyborg chiuse gli occhi, godendosi la morbidezza del suo piccolo rifugio, e la pace che regnava sovrana. Nonostante amasse la propria famiglia, era contenta di avere qualche momento da dedicare interamente alla sua persona. E quella splendida giornata sembrava fare al suo caso.
...
Non appena comprese che l'unica presenza era quella di 18, il saiyan prese a sudare freddo, consapevole di essersi appena cacciato in un orribile dilemma: affrontare l'ira di Piccolo-san, oppure quella di 18. In ognuno dei due casi era chiaramente spacciato.
...
18 squadrò il moro, tutto sorridente, sospirando esasperata. Dopo essersi domandata per quali oscuri motivi non l'avesse ancora ucciso, e nonostante tutto non essere riuscita a darsi una risposta abbastanza convincente per farlo, la cyborg aprì bocca.
“Allora...” esordì, sul punto di esplodere totalmente. “A cosa vuoi giocare?”
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 18, Gohan, Goten, Piccolo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Love

 

 

Sotto il caldo sole estivo, i cui raggi venivano riflessi dalla piatta distesa del mare, una nuvoletta gialla sfrecciava veloce, accarezzando il pelo dell'acqua. Seduto sopra, le gambe incrociate, era presente un giovane ragazzo, che fissava la distesa d'acqua davanti a lui con fare terribilmente depresso.

Gohan non era mai stato una persona che si buttava giù. Aveva ereditato da suo padre la ferrea convinzione che le cose, se lo si voleva, si sarebbero sempre risolte per il meglio. Nonostante ciò, in quel momento il giovane si sentiva tradito da tutti, abbandonato al suo freddo ed orribile destino anche dagli amici più cari.

Sospirò, mentre pensava se quello che stava facendo fosse giusto. Non che avesse molta importanza, visto che ormai Crilin era la sua ultima speranza.

“Per fortuna che ci sei tu, mia cara Nimbus, ultima amica fedele.” osservò, guardando con affetto la sua cara nuvoletta, ereditata da Goku.

“Chochan Chochan Chochan!” dichiarò la fida amica, proseguendo a velocità supersonica verso l'orizzonte. Era un paesaggio così rilassante che era difficile pensare di avere problemi in quegli istanti. Per alcuni meravigliosi secondi, Gohan fu convinto, anche quella volta, che tutto si sarebbe sistemato per il meglio, prima che una voce squillante non gli distruggesse l'orecchio, oltre che le sue tenui speranze.

“Dove stiamo andando di bello, fratellone?!” berciò festoso ed allegro Goten, disintegrando le capacità uditive del primogenito di Goku.

Gohan sospirò nuovamente, massaggiandosi le orecchie doloranti, mentre si chiedeva perché, ogni santa volta che aveva bisogno di stare da solo, nessuno poteva aiutarlo a prendersi cura di suo fratello. Nonostante tutti definissero Goten un bambino adorabile, dolce, gentile ed ingenuo, a volte riusciva a risultare sopportabile come un gatto appeso ai genitali, e puntualmente tutto questo accadeva quando il primogenito di Goku si allenava con il suo maestro Piccolo. Dopo che l'ultima volta il fratellino li aveva interrotti all'incirca duecento volte in un pomeriggio, il truce namecciano aveva imposto a Gohan di trovare una sistemazione al pestifero bambino, pena la sospensione degli allenamenti a tempo indeterminato.

“Stiamo andando alla Kame House, Goten.” borbottò, pregando ogni divinità esistente che Crilin fosse libero e, soprattutto, disposto a prendersi cura del fratellino per tutta la giornata. Aveva già provato a chiedere a Bulma, ma quest'ultima si era tirata indietro con 'inderogabili impegni di lavoro', mentre Trunks era impegnato a farsi spupazzare dai nonni materni. Di chiedere a Vegeta non era neanche pensabile, per evitare di ritrovarsi il fratellino disintegrato in mille pezzettini sanguinolenti, e quando, ormai disperato, Gohan aveva chiesto a sua madre se poteva evitare, per quella volta, di portarsi dietro Goten, si era dovuto sorbire una ramanzina di oltre un'ora sui 'doveri di un bravo fratello maggiore'.

“Evviva! Andiamo dagli zii!” esclamò il piccolo saiyan, sfoderando un sorriso a trentadue denti. Il fratello lo guardò perplesso, non riuscendo a capire come potesse essere così felice di essere 'scaricato' in quel modo. Anche perché era cosa risaputa che 18, la bella moglie di Crilin, detestasse caldamente Trunks e Goten, mentre questi ultimi sembravano nutrire una sorta di venerazione per lei, oltre che per il marito, incapace di dire di no alle loro richieste.

“Mi raccomando, Goten. Cerca di comportarti bene, e soprattutto non far arrabbiare 18-san.” gli ricordò, con fare pedante, il fratello per la centesima volta.

“Lo so!” rispose con voce angelica l'altro. “Altrimenti poi la zia penserà che siamo una brutta famiglia.” ripeté coscienziosamente le parole che il fratello maggiore gli aveva inculcato in testa per tutta la mattina. “Ma perché non posso venire con te da Piccolo-san?”

“Beh...ecco, diciamo che Piccolo-san non sta troppo bene.” si inventò sul momento il saiyan più anziano, ringraziando mentalmente il fatto che Goten era capace di bersi qualsiasi bugia. “Preferisce avere poca gente intorno in questi casi. Tu sei un bambino, devi divertirti con gli zii, non perdere tempo dietro ad una persona malata!”

“Oh! Ho capito! Come sei gentile, fratellone!” replicò il bambino, sorridendo ingenuamente. Vedendo quel sorriso così puro e casto, Gohan ebbe la terribile sensazione di essere una persona orribile a mentire in quel modo al fratellino, e pregò che Nimbus non lo scaricasse di punto in bianco in mezzo all'oceano, disgustata da tutte quelle bugie.

Speriamo che Crilin abbia molta pazienza oggi!

 

 

Cullata da una leggera brezza marina, 18 sistemò gli occhiali da sole, mentre distendeva meglio le lunghe gambe sull'amaca, al fresco sotto una palma della piccola isola.

La cyborg chiuse gli occhi, godendosi la morbidezza del suo piccolo rifugio, e la pace che regnava sovrana. Nonostante amasse la propria famiglia, era contenta di avere qualche momento da dedicare interamente alla sua persona. E quella splendida giornata sembrava fare al suo caso. Era sicura che niente e nessuno avrebbe potuto avere la forza di farla alzare da quell'amaca all'ombra prima del tramonto, e se anche ci avessero provato...beh, poteva sempre ucciderli.

Un flebile sorriso si dipinse sulle sue labbra, mentre si portava alla bocca la cannuccia di un bicchiere colmo di una fresca spremuta. Con un movimento sensuale delle labbra, l'androide prese a succhiare il liquido refrigerante, sempre più in pace con il mondo.

Sì, era veramente una giornata perfetta.

 

 

Quando Nimbus arrivò a destinazione, fermandosi con una decisa, ma non brusca, frenata, Gohan poté constatare come l'isoletta sembrava vuota. Una seconda occhiata gli fece individuare 18, sdraiata su un'amaca all'ombra, lo splendido corpo racchiuso in un pantalone corto di jeans ed un top nero, gli eleganti occhi azzurri coperti da un occhiale da sole all'ultima moda. Ad eccezione della bella cyborg però, l'isola sembrava deserta. Crilin, Marron ed anche Muten parevano svaniti nel nulla.

Prevedendo che forse i propri calcoli non fossero stati corretti, Gohan scese da Nimbus, facendo un breve giro dell'isola. Non appena comprese che l'unica presenza era quella di 18, il saiyan prese a sudare freddo, consapevole di essersi appena cacciato in un orribile dilemma: affrontare l'ira di Piccolo-san, oppure quella di 18. In ognuno dei due casi era chiaramente spacciato.

Qua finisce che ci lasciò la pelle...

“Ehi, ciao 18-san! Come stai?” esordì, una volta tornato davanti all'androide, sperando che quest'ultima fosse di buon umore.

La bionda aprì un occhio, fulminando, da dietro la lente dell'occhiale, il ragazzo con un'occhiata capace di surgelare una bottiglia di rum sotto il sole di mezzogiorno. Come se non bastasse, in quell'istante, Goten scese da Nimbus, salutando con una manina sua zia.

“Ciao, zia 18! Sono contento di vederti!”

A quel punto, comprendendo che i due non si sarebbe dileguati facilmente, 18 aprì bocca, con la stessa gioia in volto di un condannato a morte.

“Ciao, Gohan-chan.” borbottò. “Vedo che c'è anche Goten-chan...Cosa vi porta qui?”

“Beh, ecco...stavo cercando Crilin, speravo fosse in casa.” spiegò Gohan, sperando che l'assenza dell'amico fosse estremamente breve.

“Crilin è a Satan City con Marron ed il vecchio.” spiegò la bionda, tirando su con la cannuccia una nuova sorsata di spremuta. “Hanno aperto un nuovo parco di divertimenti per bambini. Credo che torneranno stasera.”

La disperazione più cupa e profonda si abbatte sul povero Gohan. Chiedendosi cosa avesse mai fatto di male per meritarsi una simile punizione, il giovane comprese di non avere alcuna scelta, nonostante sapesse benissimo a cosa andasse incontro.

“Ah...beh, ecco...io...sì, insomma...io...dovrei chiederti un favore, 18-san.” sussurrò il ragazzo, quasi sperando che così facendo l'ira della cyborg fosse meno violenta del solito.

Per tutta risposta, l'androide alzò gli occhiali da sole, fissandolo con i propri occhi cerulei, sul bel volto un'espressione non propriamente amichevole, ma neanche troppo ostile. Gohan lo prese come un segno che aveva la sua attenzione.

“Che ne dici di prenderti cura di Goten per...diciamo, tutta la giornata?” la buttò il moro, sperando che i circuiti di 18 si fondessero all'istante, in modo che rispondesse di sì. Tuttavia, l'unica risposta che ottenne fu la ricaduta degli occhiali da sole di lei, ed il ritorno al lento dondolio dell'amaca. Una simile proposta non meritava neanche una risposta negativa.

“Per favore!” Gohan decise di mandare a quel paese la diplomazia, e di cominciare a supplicare la bionda, cercando di prenderla per pietà. Un po' difficile, ma ormai il saiyan era veramente disperato. “Ti prego 18-san, ti scongiuro! Ti prometto che farò in modo di ripagarti il favore, ma ho bisogno del tuo aiuto!”

La cyborg prese a sorseggiargli la spremuta in faccia, in modo talmente spudorato e crudele che Gohan rimase allibito. Incapace di comprendere come potesse abbandonarlo al suo triste destino in quel modo.

“18-san...per favore! Posso pagarti!” non appena il moro pronunciò la formula magica, la cyborg si alzò dall'amaca, afferrandolo per una mano, e tirandolo su.

“Quanto?”

“Ehm...come?” borbottò confuso il primogenito di Goku.

“Quanto sei disposto ad offrirmi?” ripeté con tono professionale e freddo l'androide.

“Beh...ecco...le mie finanze non mi consentono spese folli...” il ragazzo si bloccò subito, sentendo che la presa di 18 stava diventando una morsa d'acciaio. Un tiepido avvertimento a non provare a fregarla.

“D-duecentomila zen!” dichiarò, sperando che i suoi risparmi potessero soddisfare la sete di denaro di lei.

La cyborg ci pensò su un istante, valutando l'offerta con sguardo impassibile.

“Cinquecentomila.” fu la sua secca replica.

“Duecentocinquantamila.”

“Per quella cifra te lo tengo d'occhio per un'ora...forse.”

“Trecentomila!” vedendola ancora dubbiosa, Gohan esplose. “Per favore, 18-san! Cerca di venirmi incontro!”

“So che puoi fare un ulteriore sforzo, saiyan.”

Gohan divenne pallido in volto. Facendo due rapidi calcoli, comprese che, nella migliore delle ipotesi, per i successivi sei mesi avrebbe potuto permettersi al massimo una matita, di scarsa qualità per giunta.

“Trecentocinquantamila.” sussurrò, la voce dolorante e sofferente. “E' tutto ciò che possiedo.”

Alla fine, la bionda cedette.

“Così sia!” dichiarò, lasciando la mano di lui, e sospirando, irritata all'idea di perdere una giornata dietro un moccioso petulante. “Al tuo ritorno voglio i soldi subito, in contanti! Altrimenti potresti pentirtene amaramente di avermi chiesto aiuto...” la minaccia non sembrava per niente infondata.

“Grazie! Grazie mille! Non so come potrò mai ringraziarti...”

“In due modi!” fu la secca replica di lei. “Il primo è che tu sparisca dalla mia vista entro cinque secondi, il secondo che tu mi porti il denaro che mi hai promesso!”

“Sarà fatto!” ancora incredulo per essere riuscito a 'liberarsi' di Goten, seppure dissanguandosi finanziariamente, Gohan corse da Nimbus, non prima di aver salutato il fratellino ed avergli raccomandato di comportarsi bene. Goten, che aveva seguito perplesso la strana contrattazione tra suo fratello e la zia, si limitò ad annuire. Non aveva capito un accidente di quello che era successo, ma l'idea di passare una giornata con la zia 18 lo ispirava parecchio.

“Allora ci vediamo stasera! Divertitevi!” e prima che l'androide potesse cambiare idea, Gohan sfrecciò via sulla sua fida Nimbus, diventando ben presto un puntino all'orizzonte.

“Ciao fratellone! Torna presto!” lo salutò il piccolo saiyan, agitando le braccia, un sorriso pieno di gioia sul volto. Il tutto sotto uno sguardo che definire irritato e scocciato sarebbe stato un vergognoso eufemismo.

 

 

“Allora, zia! A cosa giochiamo?!” chiese subito dopo il piccolo bambino, fissando la sua adorata 'zietta' con un'espressione gioiosa sul volto paffuto.

Per tutta risposta, la 'zietta' squadrò il marmocchio da capo a piedi, osservando con leggero disgusto l'orribile tunica azzurra e verde in cui era infagottato. Era chiaro che fosse appartenuta, a suo tempo, a Gohan, solo che probabilmente il fratello era più grasso all'epoca in cui la portava.

“Allora, zia? A cosa vuoi giocare? Facciamo nascondino?!”

Sì, perfetto! Pensò l'androide sarcasticamente. Nasconditi in fondo all'oceano fino a stasera, e poi esci di lì e tornatene nella tua catapecchia sulle montagne.

Non era mai stata un'amante dei bambini. Adorava sua figlia Marron, ma nonostante la piccola fosse docile e gentile come il padre, ogni tanto anche lei riusciva a farla imbestialire, a causa di qualche capriccio di troppo. Figuriamoci cosa sarebbe stato capace di fare un satanasso come il figlio di Goku, incapace di stare fermo e zitto per più di tre secondi di seguito.

“Zia?” Goten prese a strattonarla per un braccio, la faccia paffuta perplessa. “A cosa giochiamo, quindi?”

Ditemi che questo è un incubo...

Radunando tutta la propria, scarsa, pazienza, 18 afferrò il bambino per il colletto della tunica, portandoselo al volto, e freddandolo con i propri occhi di ghiaccio. Per tutta risposta, il moro sorrise, facendole una carezza sui capelli.

“Anche io sono contento di vederti, zia. Ma adesso basta convenevoli! A cosa giochiamo?”

“Non lo so e non me ne importa niente.” replicò lei, appoggiandolo a terra, e tornando sull'amaca. “Io ho da fare, gioca da solo.”

“Eh?” tutta l'allegria e la felicità che Goten esprimeva terminarono di colpo, lasciando lo spazio ad un'espressione delusa. “Ma da solo io mi annoio!”

“La vita è ingiusta.” osservò la bionda, dando un leggero dondolio all'amaca con un piede. “Abituati.”

Il piccolo saiyan non disse nulla. Rimanendo a fissare sua zia con un'espressione triste in volto. Tuttavia, a poco a poco, i suoi lineamenti si contrassero mentre i suoi occhi si inumidirono. In men che non si dica, il bambino diede vita ad un pianto furioso, con la potenza vocale di un tornado, che assordò letteralmente la bella cyborg.

“La zia è cattiva e non vuole giocare con me!”

“Ehi!” 18 si mise le mani davanti alle orecchie, sperando che quel tormento finisse presto.

“La zia è cattiva e non vuole giocare con me!”

“Smettila!” dichiarò l'androide. “Ho capito, ma ora dacci un taglio!”

“LA ZIA E' CATTIVA E NON VUOLE GIOCARE CON ME!!!”

“Va bene! Va bene! Giocherò con te!” urlò esasperata la bionda, alzandosi ed andando a chiudergli la bocca, anche con un pugno se fosse stato necessario. “Ora però chiudi quella boccaccia!”

Immediatamente, appena udì 18 pronunciare le fatidiche parole, Goten smise di piangere di botto, sfoderando un sorriso a trentadue denti, facendo instillare l'atroce sospetto all'androide che fosse stata tutta una messinscena.

“Davvero? Che bello, grazie zia!”

Ora lo ammazzo...

 

 

Gohan parò, a fatica, il pugno del suo mentore. Le sue gambe tremarono per lo sforzo di reggere l'impatto del colpo. Stringendo i denti, il saiyan fece per reagire, rompendo la guardia del namecciano, ma quest'ultimo era troppo esperto, e si limitò a scartare di lato, colpendo con un violento calcio al volto il giovane. Quest'ultimo accusò il colpo, cadendo disteso sul pavimento del Palazzo di Dio.

“Gohan-kun.” esclamò Piccolo, scrutando trucemente il proprio allievo. “Si può sapere cosa ti prende oggi? Sei moscio come Yajirobei! Ancora un po' e potrei ucciderti con una mano!”

“Mi dispiace, Piccolo-san.” si scusò il giovane, rialzandosi. “E' che ho troppi pensieri per la testa.”

Il namecciano lo fissò in volto con fare impassibile per qualche secondo.

“Se non fosse che diventeresti come Goku, ti direi di smetterla di pensare.” osservò. “Si può sapere cosa ti prende?” non era nel suo allievo preoccuparsi così tanto da distrarlo anche durante le loro sessioni di allenamento. Se non fosse altro, perché i quegli istanti Piccolo non faceva altro che attentare alla sua vita.

“Beh, ecco...si tratta di Goten.” spiegò il saiyan, leggermente timoroso nel constatare la reazione del suo mentore, non propriamente amichevole in quegli istanti. “Sono un po' preoccupato per lui.”

Il volto dell'altro guerriero si contrasse impercettibilmente. Non conosceva così bene il fratellino di Gohan, ma gli dava l'impressione di essere petulante e piagnucoloso esattamente come era stato il suo allievo da bambino. Onestamente, Piccolo non credeva che sarebbe riuscito a reggere, di nuovo, la tremenda fatica di sopportare un moccioso frignone per tutto il giorno. Gohan era bastato ed avanzato.

“Cosa c'è che non va? Credevo l'avessi lasciato da amici.” replicò, sperando che quella pausa forzata terminasse il prima possibile. Da quando la pace regnava sul pianeta, era sempre più difficile convincere Gohan a venire ad allenarsi da lui. Sprecare il poco tempo disponibile in chiacchiere gli sembrava follia pura.

“Il fatto è che...l'ho lasciato da 18-san.” spiegò il ragazzo, un'espressione colpevole sul volto.

Questa volta Piccolo fece più fatica a rimanere impassibile. Il figlio di Goku nelle mani di 18? Il mondo doveva essere completamente impazzito. Guardò il proprio allievo con uno sguardo diverso, sorpreso. Gli aveva consigliato di liberarsi di suo fratello, ma non credeva che sarebbe arrivato a metodi così drastici.

“Pensi che...lei lo tratterà male?” era ovvio che sarebbe avvenuto, ma il namecciano non era così crudele da mettere sotto gli occhi la cruda verità all'amico. Sarebbe stato troppo anche per lui.

“Beh, in realtà non proprio.” rispose il saiyan. “Ho promesso a 18-san un premio, quindi dubito che lo tratterà male. Tuttavia, non vorrei che Goten combinasse qualche disastro di troppo. È piccolo, ma quando si mette è veramente impossibile da gestire.”

“Capisco.” replicò asciutto l'altro. “Tuttavia è inutile che ti maceri nel dubbio. Ormai hai fatto questa scelta, quindi ti conviene riprendere l'allenamento, ed evitare di distrarti.”

“Già, forse hai ragione.” rispose sorridendo il moro. “Nonostante sia diventato molto più forte di te, riesci ancora a darmi filo da torcere, non è vero Piccolo-san?”

Subito dopo, Gohan si ritrovò il setto nasale deviato da un violentissimo cazzotto del suo mentore.

 

 

18 squadrò il moro, tutto sorridente, sospirando esasperata. Dopo essersi domandata per quali oscuri motivi non l'avesse ancora ucciso, e nonostante tutto non essere riuscita a darsi una risposta abbastanza convincente per farlo, la cyborg aprì bocca.

“Allora...” esordì, sul punto di esplodere totalmente. “A cosa vuoi giocare?”

Goten ci pensò per alcuni istanti, il volto infantile terribilmente serio e concentrato, quasi si trovasse davanti ad un problema complicato. L'androide fu convinta che, se avesse pensato ancora qualche istante, del fumo gli sarebbe cominciato ad uscire dalle orecchie, mentre il suo microscopico cervello da saiyan sarebbe letteralmente imploso per l'eccessivo lavoro.

“Non saprei, zietta...i giocattoli di Marron sono tutti così noiosi!”

La bionda si sentì offesa, dato che personalmente trovava i giocattoli di Marron molto carini, ed adatti ad una bimba di tre anni. Considerando il fatto che aveva speso un patrimonio in bambole, ed accessori simili, per sua figlia, sentirle denigrare in quel modo da un moccioso piagnucoloso e petulante fu abbastanza irritante.

“Capisco.” rispose sibillina, gli occhi cerulei che si stringevano pericolosamente. “E quindi, a cosa vuoi giocare?” Piccolo mostriciattolo sputasentenze.

“Mmm...ci sono!” il moro esultò, tutto contento per l'idea appena avuta. “Giochiamo alla lotta!”

18 inarcò un sopracciglio, perplessa da quella richiesta.

“Tu...vorresti lottare con me?”

“Certo! Lo faccio sempre con la mamma e Trunks. È il mio gioco preferito!”

La cyborg rimase perplessa. Non si aspettava un'occasione così perfetta per gonfiare di botte quel nanerottolo, e sospettava che ci fosse qualche fregatura sotto.

“Guarda che io non ci vado leggera nella lotta. Sei sicuro di volere 'giocare' proprio a questo?” lo avvertì, preferendo non avere scrupoli, una volta fatto fuori.

“Certamente!” esclamò il piccolo saiyan. “Fatti sotto, zia!”

E prima che l'androide potesse muovere un dito, Goten partì all'attacco, sorprendendola per la velocità e la potenza degli attacchi. La sua espressione era cambiata, diventando seria, fin troppo per un bambino di appena cinque anni. Per i primi secondi, 18 si limitò a schivare i colpi, troppo sorpresa da tutta quella forza. Poi, lentamente, cominciò ad adeguarsi al ritmo del bambino. I pugni, i calci e le parate risuonavano fino a notevole distanza, dando l'idea dell'intensità delle forze in campo.

Questo bambino è bravo...fin troppo. Pensò l'androide, mentre si immergeva sempre più nel vortice della lotta. Suo padre e suo fratello non erano a questo livello alla sua età. Dove la prenderà tutta questa forza?

Forse fu il fatto che si era messa a pensare, forse fu l'aumento improvviso del ritmo da parte di Goten, oppure fu semplicemente il fatto che quel bambino era una vera forza della natura. All'improvviso, il pugno sinistro del giovane saiyan colpì in pieno volto la bionda, facendole uscire un gemito di dolore dalle labbra. 18 non pensò, muovendosi d'istinto: richiamando una grande quantità di ki nel pugno destro, essa rispose con un potente colpo, che andò a colpire con violenza lo zigomo sinistro del moro, mandandolo a schiantarsi sulla battigia.

La cyborg rimase immobile, comprendendo subito la gravità della situazione. Per quanto forte, Goten era solo un bambino, e lei aveva veramente esagerato nel colpirlo. Si sentì in colpa, spalancando gli occhi cerulei, correndo subito a sincerarsi delle condizioni del nipote.

“Goten-chan!”

Prima che l'androide potesse avvicinarsi, il bambino si mise a sedere, coprendosi la guancia con una mano. Sembrava illeso, ma i suoi occhi si riempirono ben presto di lacrime, dando vita ad un pianto disperato nel giro di pochi istanti.

“Ho tanto male! Ho male!” cominciò a piagnucolare il moro, rimanendo seduto.

“Goten-chan!” nonostante tutto, 18 era veramente preoccupata. Se non altro, perché non aveva mai avuto realmente intenzione di fare del male al piccolo saiyan.

“Zia, perché mi hai fatto male? Sei cattiva!” l'accusò, tra le lacrime, il bambino.

“Dai, fammi vedere!” replicò lei, cercando di non far capire quanto quell'accusa l'avesse ferita nel profondo. Una volta raggiunto il nipotino, la bionda poté constatare, con somma sorpresa, che il suo violento colpo aveva lasciato solo un livido, con un paio di graffi. I suoi occhi azzurri si spalancarono per la sorpresa.

Questo bambino è veramente potente...quel pugno avrebbe ucciso un uomo adulto sul momento.

“Dai, smettila di piangere.” lo consolò lei, prendendolo in braccio. “Ora la zia ti da qualcosa che farà sparire il dolore.”

Goten lentamente si calmò, affondando il visino, ancora bagnato dalle lacrime, nel petto di lei.

“Mi hai fatto male, zia.” borbottò, singhiozzando.

“Scusami, non volevo, Goten-chan.” rispose la cyborg, portandolo in casa. Nonostante tutto, era stata veramente preoccupata per lui, e si sentiva ancora in colpa per come l'aveva colpito. “Adesso la zia ti fa sparire il dolore, basta che la smetti di frignare!”

 

 

Dieci minuti dopo, dopo aver disinfettato e coperto con un cerotto il graffio, 18 diede dei biscotti al bambino, come ricompensa per essere stato buono durante la medicazione. Goten accettò con gioia, cominciando subito a divorarli con gusto, il visino paffuto ricolmo di felicità. Durante la sua abbuffata, l'androide rimase al suo fianco, con la testa appoggiata ad un braccio, osservandolo con un flebile sorriso, intenerita, nonostante tutto, dalla gioia fanciullesca di lui.

“Allora, hai visto che non era nulla? Frignone!” lo prese in giro lei, una volta che ebbe finito di fare merenda.

“Erano buonissimi i biscotti, zia! Grazie mille!” esclamò il bambino, senza dare retta alla presa in giro della bionda.

La cyborg sentì il cuore sciogliersi dal tono dolce e pieno di gioia di lui. Si sorprese di quella reazione, dato che le accadeva solo con la figlia e Crilin. Il suo sorriso si intensificò lievemente, mentre gli regalava una carezza sulla chioma arruffata.

“Allora, cosa vuoi fare ora? Quale gioco vuoi fare?” gli chiese lei, mentre l'occhio del bambino cadeva sull'orologio di cucina della Kame House.

“Ma a quest'ora ci sono i cartoni!” esclamò. “Possiamo guardarli, zia?” la implorò, tirando fuori un'espressione da cane bastonato che avrebbe intenerito il cuore di Freezer.

18 rimase sul momento perplessa. Cartoni? Sapeva che anche sua figlia ne seguiva qualcuno, ma non si era mai messa con lei a guardarli, preferendo lasciare quel 'piacere' al marito. Tuttavia, era un'attività sufficientemente tranquilla, che le avrebbe permesso di tenere d'occhio Goten senza patemi.

“D'accordo.” rispose, sperando che non fosse un passatempo troppo noioso.

Goten reagì effettuando un salto di gioia. Successivamente, si catapultò sul divano, in salotto, non prima di aver acceso la televisione sul programma adatto. Prevedendo che quell'attività sarebbe proseguita almeno fino a pranzo, 18 si armò di santa pazienza, sedendosi anch'essa sul divano. Rimase sorpresa però, quando il bambino le saltò sulle ginocchia, abbracciandola, e sfoderando un sorriso così zuccheroso e caramelloso da farle venire il diabete.

“Posso?” chiese.

L'androide non disse nulla, limitandosi ad annuire con un sospiro. In fondo, non era così scomodo stare seduta sul morbido divano imbottito, con quel piccolo peso sulle ginocchia.

Durante la programmazione, che l'annoiò fin da subito, si mise ad osservare il saiyan che teneva sulle ginocchia, sorprendendosi, ancora una volta, di quanto assomigliasse al padre. Ne era la copia esatta, in tutto e per tutto. Se a questo si aggiungeva che anche di carattere era ingenuo, allegro e spensierato come Goku, allora si poteva proprio definire quella situazione buffa.

È per causa di tuo padre se sono diventata l'androide numero 18. Eppure, senza tutto questo, forse non avrei mai conosciuto gente meravigliosa come Crilin. Non so se odiare Goku oppure no, ma so che farti da babysitter è qualcosa che non avrei mai ritenuto possibile.

Osservò il sorriso che teneva in volto, ripensando all'espressione seria di poco fa, durante la loro lotta. Era rimasta sorpresa dalla forza di lui, ma ripensandoci comprese subito di essere stata una sciocca a stupirsi: era un saiyan, una creatura diversa da lei. Era scritto nei suoi geni la ricerca dello scontro, della lotta, della guerra. Poteva anche crescere come un bambino normale, ma quell'amore malsano per la violenza non sarebbe mai scomparso.

Dovrei farti fuori ora che sei alla mia portata. Pensò distrattamente, accarezzandogli i folti capelli neri. Ma per qualche assurda ragione, invece sei diventato mio nipote...

Sentì il corpo di lui contrarsi per una risata, davanti ad una scenetta particolarmente comica del programma. Lo percepì rilassato, felice, tranquillo. Era incredibile che si sentisse così bene al suo fianco, al fianco di una creatura creata esclusivamente per uccidere suo padre.

Un sorriso flebile sgorgò sul suo volto, mentre osservava quel piccolo saiyan ridere di gusto. Non credeva molto nel destino. Se ora era felice, era perché aveva cercato e voluto lei quella gioia, quell'opportunità che Crilin le aveva offerto, ed era sicura che non si sarebbe mai pentita di tale scelta. Eppure, faceva fatica a credere che fosse solo il caso ad aver portato quel piccolo bambino tra le sue braccia, a farsi coccolare ed amare da lei. Se era così, si trattava di sicuro della coincidenza più assurda di tutto l'universo.

Nessuno può essere un dio. Se il mio destino doveva essere quello di distruggere coloro che odiavi...beh, allora sei stato solo un illuso, Gero.

 

 

I problemi più gravi avvennero a pranzo, dove 18 ebbe parecchie complicazioni a soddisfare il capiente stomaco di Goten.

“Ho ancora fame, zia.” osservò lui, con un sorriso, mentre appoggiava sul tavolo la quinta portata di ramen.

La cyborg ebbe un tic inquietante all'occhio sinistro. Ormai era oltre un'ora che cucinava per lui, e francamente si era stufata di tentare di sfamare quel pozzo senza fondo di suo nipote. Stringendo con forza sovrumana un mestolo, la donna afferrò il piatto del moro, riempiendolo con malagrazia di ramen, raschiando il fondo della abnorme pentola da lei cucinata.

“Grazie mille, zia! Lo sai che cucini proprio bene? Era tutto squisito!” osservò il bambino, attaccando subito il nuovo piatto.

Nel sentirlo lodare la propria cucina, l'androide si sentì riempire il cuore d'orgoglio. Non era mai stata un asso tra i fornelli, nonostante ce la mettesse tutta, anche se negli ultimi tempi aveva tirato fuori una fantasia culinaria che non credeva di possedere. Nonostante l'avesse appena portata sull'orlo di una crisi di nervi, l'ennesima della giornata, 18 fu costretta ad ammettere che dava molta più soddisfazione cucinare per il piccolo Goten, piuttosto che per quel mollusco pervertito di Muten, sempre pronto a lesinare critiche e 'consigli' sul suo modo di cucinare.

“Grazie, Goten-chan.” rispose, cominciando a cucinargli l'ennesimo piatto del giorno. Dopotutto, per vederlo sorridere, poteva armeggiare ai fornelli ancora un po'.

Nel pomeriggio trovarono un gioco più 'innocuo' della lotta. Fu la bionda ad idearlo. Consisteva in lei che lanciava una palla, con Goten che doveva cercare di tenerla in equilibrio sulla punta del naso per il maggior tempo possibile. Il piccolo saiyan fu messo subito in difficoltà, ma non mollò, impegnandosi per superare quella strana prova. Ci mise così tanto impegno che il pomeriggio passò velocemente, ritrovandosi addormentato in braccio a sua zia, sdraiata sull'amaca di quella mattina.

Il sole del tardo pomeriggio le illuminò il volto, coperto di nuovo dai suoi eleganti occhiali da sole. Presto Gohan sarebbe tornato a riprendere suo fratello, ponendo fine a quella strana giornata.

Un sorriso si delineò sul suo volto, osservando l'espressione rilassata di lui, profondamente addormentato tra le sue braccia. Aveva dovuto ricredersi sulle gioie della maternità, forse ora avrebbe dovuto farlo anche su quelle dell'essere zia.

Dopotutto non sei male, moccioso.

Circa una mezz'ora dopo, Gohan, con il naso ancora dolorante, atterrò sull'isoletta, assieme alla sua fidata amica Nimbus. Rimase stupito di vedere 18 sdraiata sull'amaca, intenta a coccolare il suo fratellino, pacificamente addormentato tra le sue braccia.

Questa poi...

“Ehi, 18-san!” esclamò lui, alzando un braccio per salutare la bella androide. “Come è and...” l'occhiataccia di quest'ultima lo zittì di colpo.

“Cerca di non fare rumore!” sbottò. “Sta dormendo!”

“Ah, già...è vero.” osservò il saiyan, sempre più incredulo. Non avrebbe scommesso uno zen che avrebbe ritrovato la bionda a coccolare suo fratello. Doveva assolutamente chiedere a Goten come faceva a rendere così mansuete le donne, forse era un dono naturale.

“Comunque qui ci sono i tuoi soldi.” bisbigliò il ragazzo, prendendo dolcemente il collo il fratellino, per evitare di svegliarlo, e tirando fuori un mucchietto stropicciato di banconote. Prima di passare alla Kame House era andato a recuperare i soldi che le doveva. Gli piangeva il cuore, ma almeno vedeva che erano stati spesi bene.

Tuttavia 18, invece di afferrare con avidità le banconote, si limitò ad alzarsi, facendo per rientrare in casa.

“Tienteli.”

“Eh?” Gohan non era sicuro di aver sentito bene.

“Sei sordo? Ti ho detto che puoi tenerli. Non li voglio.” dichiarò seccamente lei. Al saiyan vennero le lacrime agli occhi per la commozione.

“18-san...non so come ringraziarti...” sussurrò.

“Smettila di piagnucolare e sparisci! Prima che ci ripensi.” lo minacciò la bionda, guardandolo con irritazione.

Rispondendo con un enorme sorriso, il moro depositò su Nimbus il fratellino. Stava per salire anch'egli sulla sua fedele amica, quando la cyborg lo chiamò.

“Gohan-chan.”

“Sì?” chiese il ragazzo, osservando l'androide sulla soglia della casetta, girata di schiena.

“Porta pure Goten-chan quando vuoi. A Marron piacerebbe avere un compagno di giochi.”

Per alcuni istanti, il moro rimase in silenzio, cercando di assimilare quella stupefacente richiesta. Non appena riuscì a metabolizzarla, un enorme sorriso comparve sul suo volto. Forse aveva veramente ragione suo padre: se uno lo desidera, le cose si sistemano sempre per il meglio.

“Lo farò. Grazie infinite di cuore, 18-san.” e senza aspettare risposta, anche perché sapeva che lei non gliene avrebbe data alcuna, Gohan salì su Nimbus, iniziando il lungo viaggio verso casa, mentre la cyborg chiudeva la porta di casa alle sue spalle.

Glielo aveva domandato girata perché sapeva che, se l'avesse guardato in volto, non ce l'avrebbe mai fatta a non sorridere.

Stupido marmocchio.

Era incredibilmente di buon umore. Così tanto, che quando suo marito ritornò, con Muten ed una stanchissima Marron in braccio, la trovò ancora sorridente, persa nei ricordi di quella strana giornata.

“Ciao, Juu!” esclamò Crilin, salutandola con un soffice bacio a fior di labbra. “Come è andata la giornata?”

Lei piantò i propri occhi cerulei in quelli neri di lui, mentre prendeva in braccio sua figlia, schioccandole un bacio carico d'amore in fronte.

“Magnificamente.” rispose, dando una carezza alla figlia, la quale rispose con un grande sorriso. “E' stata una giornata bellissima.”

Dopotutto, non era così male fare la zia.

 

 

FINE

  
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