Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: LumLumLove    11/02/2016    8 recensioni
Akane sta per sposarsi e mancano quindici giorni al grande passo. Ormai ha deciso, convolerà a nozze con un bravo ragazzo e inizierà una nuova vita, lontano da tutto ciò che conosce. Ma un'improvvisa scoperta manderà all'aria tutti i suoi piani, catapultandola in una bizzarra avventura, con una compagnia del tutto inaspettata: "Sono già sposata?! Com'è possibile?" - Storia originale in lingua spagnola di LumLumLove - Traduzione di Spirit99
Genere: Angst, Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
.
~.~:~.~:~.~:~.~:~.~:~.~:~.~:~.~:~.~
Quince días
~.~:~.~:~.~:~.~:~.~:~.~:~.~:~.~:~.~
.
 
Capitolo 8: Mercoledì 20
.
Ranma
.
La testa mi fa malissimo e sembra scoppiarmi.
Mi sveglio e apro gli occhi, la luce del sole mi fa contrarre le pupille e ripenso a quello che è successo ieri sera... ho bevuto così tanto? Non mi ricordo affatto, inoltre di solito riesco a controllarmi molto bene quando bevo.
Ricordo di essermi caricato in spalla quella stupida di Akane tutta inzuppata e di essere arrivato con lei fino alla camera e dopo... cosa è successo dopo? Ah sì, le ho detto di togliersi la roba bagnata e quell'ingenua si è addormentata... come un sasso! Ma quanto dorme questa donna!!
-Mmmhh.
Un momento, che diavolo è stato? Mi muovo nel futon e mi accorgo di essermi sdraiato a torso nudo, con addosso solo un paio di boxer... mi gratto la testa cercando di capire da dove arrivi quel suono ma non vedo niente, no, sono solo nella stanza.
Lascio andare il fiato che stavo trattenendo e mi do del paranoico, finché non sento qualcosa che si muove sotto la coperta pesante.
Ok, questo non posso averlo immaginato. Nella maniera più assoluta.
Lentamente e sentendomi invadere dal terrore, sollevo del tutto la coperta e scorgo la sagoma di una ragazza, che dico... di mia moglie.

Image and video hosting by TinyPic

Akane dorme tranquilla, così placidamente che non sembra sapere dove si trovi o meglio, con chi. Anche lei ha addosso solo indumenti intimi e il calore del futon (oltre all'eccesso di sake di ieri sera) sembra cullarla così bene che sarebbe un peccato svegliarla.
Che diavolo ho fatto?
Pensa Ranma Saotome, pensa! Cosa è successo ieri sera?
Si è addormentata con i vestiti bagnati e io... io ho pensato che si sarebbe raffreddata e l'ho aiutata a spogliarsi, non è andata così? E allora che diavolo ci faccio nel suo letto?
Un momento, ricordo che siamo arrivati piuttosto tardi ed era rimasta solo una camera libera, sì, ecco com'è andata! Anche io mi sono svestito e mi sono addormentato di sasso, devo aver bevuto più di quanto pensassi.
La guardo fugacemente un'altra volta. Dorme su un fianco e i suoi seni premono l'uno contro l'altro a causa della forza di gravità, tanto che sembrano straripare dal reggiseno. Dovrei smetterla di dirle che è piatta... arrossisco e scuoto la testa, lascio ricadere la coperta mentre mi do un paio di schiaffi in faccia, cercando di allontanare pensieri proibiti dalla mia mente.
Riprende a muoversi e questa volta urta contro il mio torace, si rannicchia su di me in maniera adorabile e sento che la mia testa va in fumo come una teiera in ebollizione.
Devo. Uscire. Da. Qui.
Ora.
La allontano da me senza pensare a dove metto le mani, perché se si sveglia sono morto. Quando mi è venuta in mente la malsana idea di dormire insieme a lei nello stesso futon? Stanotte sono impazzito del tutto? Immediatamente mi balza in testa un altro timore più preoccupante.
Non è successo niente tra noi... vero? No! Certo che no! Se così fosse lo ricorderei di sicuro, abbiamo solo dormito. Nient'altro! Cerco di tranquillizzarmi mentre cerco di allontanarmi silenziosamente dalla morbida superficie ma quando Akane non avverte più il mio calore, reagisce.
Proprio come nei film dell'orrore, quando gli zombie emergono dritti dalla tomba, si solleva di colpo, con i bei capelli in disordine, e resta ferma. Poi apre gli occhi a poco a poco, gira la testa e mi vede.
Deglutisco pesantemente a vuoto.
-Bu-buongiorno!- dico, incapace di fare altro.
Sbatte le palpebre, poi spalanca gli occhi come se avesse ricevuto un ceffone. Guarda il mio petto nudo con aria incredula, ma la sua espressione peggiora decisamente quando nota che anche lei non indossa nient'altro che un reggiseno e un paio di minuscoli slip bianchi con disegnini di fragole.
Immediatamente si copre il petto scoperto con il futon e le sue labbra iniziano a muoversi come se fosse terrorizzata dall'idea di mettere insieme le parole giuste, proprio come sta succedendo a me. Quando i suoi occhi si riempiono di lacrime inizio a spaventarmi.
-N-non mi sono approfittato di te se è quello che stai pensando!- mi scuso, leggendole il pensiero. –Si tratta di un malinteso!
Ma i suoi occhi vitrei e fissi nei miei, uniti al suo silenzio, non fanno che alimentare il mio disagio.
-Era rimasta solo una camera e tu eri così ubriaca che non ti sei tolta neanche i vestiti bagnati, così io...
Mi guarda spaventata. Dì qualcosa per favore, qualsiasi cosa, non sopporto il tuo silenzio.
-Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!
Dopo essere diventato mezzo sordo, mi alzo in fretta e furia e riesco a stento a raccogliere la mia roba e uscire dalla stanza.
Sbuffo affannato mentre l'urlo disumano prosegue alle mie spalle.
Una coppia di anziani nella camera accanto si affaccia alla porta. Io sorrido e li saluto con la mano, ancora in mutande.
-S-siamo sposati da poco...- dico, a mo' di scusa.
Gli anziani sorridono, annuiscono e richiudono la porta. Mi appoggio alla parete e mi lascio cadere al suolo. Ma che mi succede? Cos'è questa "sensazione" che mi serra la gola?
Mi infilo i pantaloni ormai asciutti nel bel mezzo del corridoio, davanti a tutti i curiosi presenti nell'albergo, e finisco di vestirmi. Poi mi volto e guardo la porta con aria pensierosa... per lo meno ha smesso di urlare.
La cosa migliore che possa fare è cercare un bagno pubblico per liberarmi dai resti di sabbia della spiaggia e poi comprare qualcosa per fare colazione. Per ora sarà meglio lasciarla da sola.
Più di un'ora dopo rientro in albergo e noto che entro pochi minuti dobbiamo lasciare la camera. Mi avvicino alla porta e la guardo con la stessa convinzione che avevo il primo giorno, cioè nessuna.
Busso timidamente con una mano mentre con l'altra mantengo le uniche cose che sono riuscito a trovare per scusarmi: un paio di brioche e un caffè nero. Senza zucchero. Proprio come piace a lei.
Il cuore mi va a mille all'ora e sono un fascio di nervi. Non è la prima volta che mi trovo nella scomoda situazione di svegliarmi con una sconosciuta, ma lei non è proprio una sconosciuta...
Senza pensare ad altro, attendo impaziente che decida di aprire la porta. Non ottengo risposta, così giro la maniglia pensando di entrare, ma ricordo la vertiginosa immagine di Akane che esce dalla doccia con il suo striminzito asciugamano annodato al petto e ci ripenso. Non voglio morire così giovane.
Insisto di nuovo e proprio allora la porta si apre quel tanto che basta per scorgere i suoi occhi castani accusatori dall'altro lato.
-Ho p-portato il caffè.- balbetto come un emerito idiota, in un attimo catapultato indietro nel tempo alla mia prima adolescenza.
Lei mi guarda sospettosa, apre del tutto la porta e vedo l'adorabile colore roseo che ricopre il suo volto, non mi guarda negli occhi, prende il caffè e mi dà le spalle. Entro nella camera e chiudo la porta alle mie spalle.
Il silenzio è così teso che mi costa fatica persino respirare. Cerco un argomento di conservazione neutro che non mi faccia pensare più all'immagine di lei seminuda, del suo viso arrossato, della maledetta e deliziosa fragranza di quel profumo che minaccia di farmi impazzire.
All'improvviso, un ricordo della sera prima si fa spazio nella mia mente.
-Ieri sera...- inizio e lei sussulta mentre stringe il bicchiere di carta con mani tremanti, mi guarda con un'aria così spaventata che non ho mai visto prima in una donna -... hai detto che un uomo ti ha rubato il portafogli.- concludo e posso vedere il sollievo e un po' di delusione sul suo volto... forse si aspettava altre scuse? Come se dovessi fargliele io dopo essere stato cacciato a calci dalla camera!
-Sì.- pronuncia in maniera appena percettibile. –Credo sia stato un tipo che mi ha urtato per strada.
-Potresti descriverlo?- chiedo, temendo la conferma dei miei sospetti.
-Era... robusto, con spalle larghe e braccia forti, anche se non molto alto. Aveva gli occhiali e una specie di fazzoletto in testa, forse perché era calvo.
Chiudo gli occhi sentendomi invadere da una furia immensa, perché le sue parole confermano tutto. Digrigno i denti sapendo già che l'unica cosa che otterrò sarà un grande mal di testa.
-Era mio padre.- dico senza ombra di dubbio e lei alza lo sguardo incrociando gli occhi con i miei, stupita.
-Come?
-Non ho dubbi, era lui. Quel maledetto mi ha intrattenuto quanto basta per scappare sotto il nostro naso!
-Non può essere! Davvero quel tipo era tuo padre? Dobbiamo andare a cercarlo!- esclama con urgenza mentre io incrocio le braccia, pensieroso.
-Se ieri era in città non può essere andato molto lontano... però quello che più mi preoccupa non è questo.- penso a voce alta e lei mi osserva con curiosità. -La cosa strana è che ti ha rubato il portafogli. Pensaci, perché l'avrebbe fatto? Non sei di certo uno dei suoi soliti obiettivi, chiunque guardandoti direbbe che non hai con te molto denaro.
-Ehi!- risponde chiaramente offesa, ma io sorrido internamente mentre continuo a riflettere.
-Ti ha borseggiato sicuramente perché è disperato, cioè non ha niente. Quindi possiamo dedurre che neanche qui ha trovato qualcuno disposto a comprare la sua merce e dobbiamo sperare che abbia ancora con sé quello che ha rubato a Kuno.
-Vuoi dire che cercherà di venderlo altrove?
-Voglio dire che sta facendo molta fatica a trovare qualcuno che lo voglia.
-E che significa?- chiede di nuovo, sembra che abbia dimenticato momentaneamente i suoi timori iniziali ed è completamente presa dalle mie parole, pende da ogni mio gesto.
-Niente di particolare.- rispondo, facendo spallucce -Però dobbiamo seguirlo.
-Dobbiamo spostarci ancora? –ammette con un tono leggermente stanco.
-Che ti aspettavi che fosse tutto questo? Un'escursione di piacere con tappe in hotel a 5 stelle?
-Speravo di risolvere la questione con tuo padre in meno di un paio di giorni.—dice, mentre incrocia le braccia. Ecco, questo piglio mi piace di più. Da guerriera. Sollevo un sopracciglio cercando di non far trapelare neanche un briciolo dell'emozione che provo nel discutere con lei.
-Mio padre è un furfante navigato, da anni riesce a farla franca con investigatori privati, polizia e creditori. Non spererai mica che un'ingenua come te riesca a metterlo nel sacco tanto facilmente!
-Ingenua?
-Non ti sei neanche accorta che ti ha rubato il portafogli.
Arde di pura ira e il suo leggero rossore diventa un rosso violento che nasce dal suo orgoglio ferito.
-Non sono affatto un'ingenua!- urla e si alza in piedi cercando di colpirmi, ma io mi piego su un fianco schivando il pugno. Un secondo colpo parte dal suo braccio sinistro e ripeto il movimento nell'altro senso. -E stai fermo!- urla furiosa, lanciando un calcio in aria mentre salto contro una delle pareti, è troppo facile...
-Così puoi colpirmi? Preferisco di no.- dico mentre le faccio la linguaccia, cosa che la fa infuriare ancora di più.
-Stupido! Pervertito!
-Non sono affatto un pervertito!- ribatto piantandomi di fronte a lei, decisamente contrariato. Akane risponde stringendo i pugni e noto la furia selvaggia che brilla nei suoi occhi castani, minacciando di piangere di rabbia.
-Quanto hai visto?- attacca, ma questa volta solo verbalmente.
-Q-quanto dici...?- rispondo nervoso, giocherellando con le dita.
-Ti sto chiedendo se stavi guardando!- urla rossa di vergogna e le mie guance non tardano a diventare dello stesso colore.
-Guardare cosa?
-Me, idiota!
-E chi mai vorrebbe guardare un seno così piccolo? Piantala di essere così presuntuosa e inizia ad allenarti di più! Hai le gambe mosce e il sedere flaccido!- mi accorgo troppo tardi delle parole che sono uscite dalla mia bocca. -Ops...
La vedo tremare dalla testa ai piedi.
Qualche istante dopo sono all'ingresso dell'albergo con cinque dita stampate sulla faccia che bruciano come le fiamme dell'inferno.
Stupido maschiaccio...
Akane finalmente esce con la sua borsa in spalla e stirando le braccia, come se il colpo avesse fatto più male a lei che a me. La guardo offeso e lei si volta, anche se sembra essere di umore migliore nonostante tutto. Forse aveva solo bisogno di sfogarsi?
-Dove andiamo stavolta?- chiede senza guardarmi, posando gli occhi in un punto molto lontano.
-Dovremmo spostarci verso sud, perché se mio padre ha ancora quello che ha rubato a Kuno è chiaro che solo in grandi città può sperare di venderlo. Penso che si sia diretto a Tokyo.
-Tokyo...- ripete perdendo la sicurezza che sembrava avere solo un attimo fa. Certo, lei abita a Tokyo, forse non vuole tornare a casa finché non è sicura di aver risolto tutto, forse... non vuole che io incroci, neanche per sbaglio, il suo custode di pini.
-Sai già che non è necessario che tu venga con me.- replico, sentendo qualcosa di strano dentro di me, una punta di frustrazione o non so cosa.
-Non penso di lasciarti solo, di sicuro fuggiresti con il denaro e non verrei a sapere più niente di te.
-Oh, per chi mi hai preso? Io non sono come mio padre!
-Davvero? Non ne sono tanto sicura... sai che la calvizie è ereditaria?
-Cosa?!- urlo toccando la mia adorata e lunga treccia nera. In quel momento lei tira fuori la lingua per prendermi in giro. Maledetta...
Borbotto da solo e inizio a camminare. Alcuni minuti dopo ci ritroviamo alla stessa fermata degli autobus di ieri.
Il ricordo di quell'auto che si avvicina a lei a tutta velocità mi fa rabbrividire... come può essere così distratta da non vedere dove mette i piedi? La guardo di traverso mentre lei è tutta presa dal mare, lo osserva come se volesse salutarlo.
Finalmente arriva il nostro autobus. Un nuovo viaggio, lungo e scomodo, alla ricerca di quel fuggitivo di mio padre. Sospiro pesantemente e riluttante, anche se non più di lei. Non so chi dei due sia più stanco di dormire male sugli autobus e arrivare a destinazione con il torcicollo.
Sale per prima e mi guarda frettolosamente, io intuisco subito quello che vuole dirmi, cioè che non ha in tasca un misero yen neanche per pagarsi il biglietto.
-Ci penso io.- dico, mentre lei mi guarda un po' colpevole e un po' grata. Stupida, qui l'unico colpevole delle tue disgrazie sono io, non fare quella faccia.
Prende posto in una delle file finali e io mi sposto un po' più dietro. Non è che non voglia sedermi accanto a lei... è solo che continuo a sentirmi a disagio e quello che è successo stamattina non mi aiuta affatto. Ho bisogno semplicemente di un po' di tempo per pensare con chiarezza e stare accanto a lei non mi aiuta per niente. Inoltre, non ci sediamo mai tanto vicini.
Incrocio le braccia mentre la tengo d'occhio dalla mia posizione. Un attimo dopo vedo un completo sconosciuto occupare il posto accanto a lei, anche se l'autobus è praticamente vuoto.
Sollevo un sopracciglio. Qualcosa dentro di me prende fuoco, come se mi avessero appena colpito con un cocktail di molotov. Stringo i pugni e sprofondo nel mio sedile, senza perderli d'occhio. Vedo chiaramente che iniziano a parlare, lei che annuisce ad alcune parole di lui, il braccio di questo tizio che si poggia strategicamente sul poggiatesta aspettando il momento giusto per lasciarlo cadere sulle sue spalle delicate.
-Levati da qui.- non mi sono neanche reso conto di essermi alzato e avvicinato a loro, so solo che ora sono qui piantato con una rabbia addosso che non riesco a spiegare.
Entrambi mi guardano, Akane con gli occhi spalancati, incredula proprio come me. Ma tutta la mia attenzione è concentrata sul tipo molesto che sta seduto accanto a lei e che, a quanto pare, ho interrotto mentre stava per sfoggiare tutte le sue scarse doti di gran seduttore.
-Qualcosa non va?-dice con una tranquillità che non fa che aumentare la mia rabbia.
-Sì, stai importunando mia moglie.
Ehi, ma sono stato io a dirlo? Akane è impallidita, il tipo inizia a balbettare delle scuse prima di alzarsi velocemente e sedersi dall'altro lato dell'autobus.
Lo guardo scappare con la coda tra le gambe, orgoglioso di me stesso, ma non so che ora mi aspetta la parte più difficile. Mi schiarisco la voce prima di sedermi accanto a lei (non voglio che la cosa si ripeta) e il suo sguardo fisso inizia a innervosirmi.
-Perché l'hai fatto?- chiede, io guardo da un'altra parte, schivo.
-Non mi piacciono i tipi viscidi.
-Ed era necessario dirlo?
-Dire cosa?
-Che sono tua... cioè che noi s-siamo...
-Era la cosa più semplice.- rispondo incrociando le braccia e guardando davanti a me. Poi fingo di avere sonno e chiudo gli occhi.
-Oh sì, beato te che riesci a dormire, io ho un mal di testa tremendo.
-Si chiamano "postumi della sbornia".- apro un occhio e guardo di nuovo il suo volto. Si vede che non sta molto bene, ha anche un po' di occhiaie.
-Grandioso, i miei primi "postumi della sbornia" con tutte le ore di viaggio che mi aspettano.- si stringe su se stessa e un pensiero repentino mi passa per la mente.
-Se vuoi, puoi... sai... appoggiarti alla mia spalla per dormire.
-Come?
Lo ammetto, anche io sono sorpreso quanto te per quello che è appena uscito dalla mia bocca.
-E come mai tanta gentilezza? Hai battuto la testa per caso?
-Sì, penso che devi avermi dato un colpo in testa mentre dormivi, ti muovi come un gorilla nel letto.
-Ritira quello che hai detto!
-Altrimenti? Mi picchi ancora?
-Sssshhhh!- Un uomo di mezza età che si trova alcuni posti più avanti ci zittisce scocciato e la vedo mordersi la lingua e sforzarsi come può per restare zitta al suo posto.
-Avanti, dormi e fai la brava bambina per una volta.—le dico con aria ironica, avvertendo di nuovo quel formicolio così familiare quando vedo la sua faccia arrabbiata.
-Quando scendiamo da questo rottame ti faccio vedere io.- sussurra, dandosi per vinta e appoggiandosi allo schienale del suo sedile, mentre io faccio un sorrisetto e recupero il buonumore.
Quando l'autobus si ferma del tutto mi rendo conto di avere fame. Akane si sveglia dal suo lungo pisolino e sbadiglia assonnata... ha passato la metà del viaggio lottando nel dormiveglia per non cedere ma alla fine si è poggiata proprio sulla mia spalla sinistra.
Beh, non posso dire che mi dia fastidio dato che sono stato io a dirle che poteva appoggiarsi.
-Siamo già arrivati?
-Così pare, eccoci a Tokyo.
-Che strano essere di nuovo a casa e non poter neanche rivedere le mie sorelle.- riflette, e io non posso fare a meno di pensare che dovrebbe essere più ansiosa di rivedere il cerca-funghi invece della sua famiglia... ma da quando sono così contorto?
-Hai fame? Conosco un posticino vicino alla stazione.
Quello che ho appena detto pare attirare la sua attenzione e devo dire che non pensavo che le ragazze mangiassero tanto. Faccio un sorrisetto, per fortuna ho molte conoscenze nella capitale e conosco un posto in cui non devo pagare mai quello che mangio.
-Davvero è questo il posto di cui parlavi?- dice davanti alla porta, guardando la famosa insegna azzurra con lettere bianche. -I ristoranti Kuonji sono conosciuti in tutto il mondo! Sono una catena di livello nazionale se per caso non lo sapessi.-dice guadandomi con aria ironica, forse pensa che io sia un provinciale.
-Tsk, guarda e impara.- rispondo, disposto a darle una grande lezione di umiltà.
Entriamo nel locale e subito ci fanno sedere a tavolo vicino a una grande finestra da dove possiamo ammirare un bel parco con tanti alberi e panchine.
Akane si ferma a guardare un punto fisso fuori dal locale.
-Hai visto quel cane? Che carino!- dice mentre l'animale la guarda con la lingua penzoloni e gli occhi spalancati dall'altro lato del vetro, seduto con fare obbediente.
-Quel cane...- rifletto pensieroso, sono sicuro di averlo già visto da qualche parte.
-Buonasera, cosa desiderate ordinare?- mi giro come un fulmine perché questa voce è inconfondibile.
-Ryoga!- esclamo alla vista del mio amico/nemico agghindato con maglia e grembiule da cameriere e un taccuino per annotare le ordinazioni.
-Ranma! Che fai qui?-dice, sembra persino più sorpreso di me.
-Stavo per farti la stessa domanda... stai ancora lavorando qui?
Akane ci guarda entrambi, attenta alla conversazione.
Ryoga sospira infastidito.
-Il fatto è che devo ancora dei soldi a Ukyo per quello che è successo l'altra volta.
-Non è possibile, è passato più di un anno! Io l'ho ripagata dopo neanche due mesi di lavoro.
-Sì beh... è che ci sono stati degli inconvenienti.- dice grattandosi la testa con la penna per appuntare le ordinazioni.
-Ti sei perso,vero?
Cade il silenzio e Ryoga inizia a tremare di pura ira e spezza in due la penna.
-Chi aveva avuto la magnifica idea di mandarmi a fare la spesa?
-Sempre senza alcun senso dell'orientamento! La povera U-chan non riavrà mai il suo denaro anche se dovessi lavorare vent'anni, a meno che non ti leghi con una corda alla porta del ristorante.
-Ranma!- urla afferrandomi per il collo della camicia e iniziando a scuotermi. –Tutto questo è successo per colpa tua! Avevi iniziato tu a provocarmi e se non fosse stato per te ora non sarei bloccato qui!
-Invece eri stato tu a iniziare!- dico prendendolo per la pettorina del grembiule e alzandomi, più che disposto a tenergli testa.
-E-ehm...
Entrambi ci voltiamo appena sentiamo Akane schiarirsi la voce. Molti dei commensali ci stanno guardando ed è chiaro che stiamo dando spettacolo.
Proprio in quel momento gli occhi di Ryoga si posano su di lei per la prima volta.
Ci lasciamo nello stesso istante e Ryoga si risistema il grembiule mentre io faccio altrettanto con la casacca e lo guardo con diffidenza mentre sorride come un idiota e si presenta.
-Ryoga Hibiki, lieto di conoscerti.- dice, inchinandosi educatamente.
-Akane Tendo.- risponde lei immediatamente e non mi passa inosservata la sua voce diventata più acuta di un'ottava, quasi dolce. Sarà questo il tono di voce che usa quando parla con qualcuno che non sia io?
Dopo pochi minuti stiamo divorando un paio di okonomiyaki e chissà come mai Akane ha una razione doppia di gamberetti. Mastica lentamente mentre Ryoga passa da un lato all'altro del locale per accogliere i clienti e si avvicina troppo spesso al nostro tavolo.
-E... chi è questa U-chan?- chiede come se la cosa non le interessi, guardando di nuovo il cane oltre la finestra che continua ad annusare qualsiasi cosa nel parco.
-La proprietaria.
-La proprietaria di questo ristorante?- chiede sorpresa.
-No, la proprietaria della catena, Ukyo Kuonji.
La sua faccia sorpresa non ha prezzo, dovrei dirle di chiudere la bocca perché da qui vedo ancora i resti dell'okonomiyaki mezzo masticato. Non riesco a trattenere una grossa risata che la fa arrossire di pura vergogna.
-Conosci Ukyo Kuonji? E come?- non so se continuare a ridere o sentirmi offeso per tutta questa sorpresa che dimostra.
-Io e U-chan siamo amici di infanzia, la conosco da quando viaggiava insieme a suo padre con un carretto di okonomiyaki. Entrambi abbiamo due padri abbastanza irresponsabili.
-Ah.- dice mentre posa le bacchette sul piatto e all'improvviso mi sembra un po' indifferente a quello che sto raccontando. -Potrebbe essere una buona candidata.
-Per cosa?- chiedo, bevendo un po' d'acqua.
-Per sposarsi con te.
Sputo immediatamente tutto il liquido e la guardo scioccato.
-Ma come ti viene in mente una cosa del genere?- dico, mentre mi asciugo la bocca e lei guarda il panorama dalla finestra.
-Ha molto denaro e potrebbe saldare i tuoi debiti.
-Neanche un tesoro basterebbe a saziare l'avarizia di mio padre! Inoltre, sposarsi per soldi è... quanto meno deplorevole.
-L'ho vista in foto, è carina.- insiste, sto iniziando a perdere la pazienza con questa ragazza.
-Sì che lo è ma non vuol dire che mi interessi in quel senso.
-"U-chan" è una forma molto confidenziale per chiamare una persona che non ti interessa.
Sollevo un sopracciglio, non so dove voglia andare a parare con questa assurda conversazione... perché sembra così irritata? Che ho fatto stavolta?
-Va tutto bene Akane-san?- l'inopportuno Ryoga compare proprio nel momento meno indicato e lo guardo furioso, ma Akane non si muove neanche, lo sguardo fisso sulla finestra. –Ah, stai guardando Biancanera?
-Biancanera?- dice, voltandosi interessata.
-Sì, è la mia cagnolina, è l'unica in grado di riaccompagnarmi a casa ed evitare che io mi perda. Sta aspettando fuori che io finisca il turno di lavoro.
-Allora è tua?- chiede senza nascondere l'emozione nella sua voce. -Posso accarezzarla?
-Certo, le fa piacere che qualcuno giochi con lei dato che resta qui molte ore in attesa.
Akane si alza da tavola senza neanche rivolgermi mezzo sguardo né dire una parola. Mi fa davvero diventare matto.
-Ehi!- la chiamo prima che si allontani abbastanza da non sentirmi. Per qualche strano motivo sento che abbiamo discusso peggio del solito anche se nessuno dei due ha alzato la voce.
Lei si gira e i suoi occhi castani sembrano quasi in grado di fulminarmi e incenerirmi in un millesimo di secondo.
-Non paghi questa roba?- è la prima stupidaggine che mi viene in mente per far sì che mi dia un po' di attenzione. Ovvio che non pagherà niente, mio padre le ha rubato anche gli ultimi yen.
Lei arriccia le labbra e sento la sua ira che inizia a crescere a dismisura, tanto che anche Ryoga è rimasto zitto e fermo, in attesa come me. Fruga nelle tasche e, avvicinandosi a grandi falcate, torna al tavolo a cui sono ancora seduto. Mi guarda offesa un secondo prima di sbattere sul tavolo una moneta, che resta schiacciata sotto il suo sottile indice.
-Cinquanta yen, è tutto quello che ho in tasca. Se hai dubbi puoi controllare tu stesso.- dice lapidaria prima di dirigersi nuovamente verso l'uscita.
-Ehi, a-aspetta...-dico alzandomi in piedi, forse stavolta ho davvero oltrepassato ogni limite.
Quell'ultimo gesto sembra averla offesa del tutto, infila l'uscio ed esce arrabbiata come non l'ho mai vista. Mi lascio cadere sulla sedia e mi porto le dita sulle tempie... chi la capisce è bravo.
-Che le hai fatto?- chiede Ryoga.
-Cosa vuoi che ne sappia?
-Confessa, da dove l'hai tirata fuori?- dice, prendendo posto di fronte a me con impazienza, in questo momento sembra una portinaia pettegola invece di un esperto artista marziale.
-Da quando sei un ficcanaso?- sospiro, guardando la finestra e osservandola mentre accarezza felice la cagnolina, ignara di tutto. -A quanto pare siamo sposati.
Il silenzio è così lungo che riporto lo sguardo sull'eterno disperso che è in stato di shock.
-Stai scherzando!
-Magari!
-Ma... come...?
-Mio padre.- dico, stringendomi nelle spalle, con queste due parole non servono altre spiegazioni.
-E... cioè...
-È venuta a cercarmi perché si sposa con un tipo tra neanche due settimane. Divorzieremo ma prima bisogna risolvere un paio di questioni. Questo è tutto.
-"Questo" è tutto? Maledetto fortunato! È una meraviglia!- dice indicandola verso la finestra.
-Non hai sentito che ho detto? È fidanzata!
-E quindi? Fidanzata non vuol dire sposata.
-Andiamo, non hai niente di meglio da fare che rompermi? Preferisco combattere piuttosto che parlare di queste cose. Ho già un sacco di problemi.- dico con aria annoiata, ma a quanto pare la mia espressione deve essere davvero divertente per l'aspirante cameriere che ho davanti.
Ryoga sorride così tanto che posso vedere i suoi affilati canini sporgere dalle sue labbra.
-Ti piace.- afferma e sento come se un fulmine mi colpisse in pieno.
-Che dici! Neanche morto!- grido mentre colpisco con un pugno il tavolo, ma il sorriso idiota di Ryoga non si muove di un millimetro.

Image and video hosting by TinyPic

-Ah no? Allora se non ti dispiace...- afferma mentre si alza e non posso evitare di afferrarlo per la spalla e bloccarlo.
-Dove credi di andare?
-Vado a invitare Akane a casa mia per una chiacchierata dopo il mio turno, di sicuro è stanca di star dietro a uno come te.
-Non pensarci neanche.
-Non posso? E che ti importa se non ti piace?- chiede e io, rendendomi conto della trappola in cui sono appena caduto, serro la mascella e faccio quello che mi riesce meglio: l'arrogante.
-Non puoi perché al momento è ancora mia moglie.
-La stai prendendo troppo sul serio per un matrimonio di facciata, non ti sembra?
*GUAU**GUAOFF**GGGRRRR**GUAUFF*
I latrati della cagnolina di Ryoga ci distraggono immediatamente dalla nostra piccola disputa. Guardo rapidamente attraverso il vetro e osservo un tipo poco raccomandabile che si avvicina ad Akane e all'animale. A quanto pare la sua calamita per i problemi ha ripreso a funzionare.
-E ora che altro sta succedendo?- chiedo a voce alta, prendo la moneta dalla tavola conservandola in tasca. –Ryoga metti tutto sul mio conto.
-Che conto? Lo sai che tu non paghi in nessun Kuonji, sono ordini del capo.
Entrambi ci sorridiamo complici, mi dirigo verso l'uscita quando almeno cinque uomini si alzano in piedi contemporaneamente. Guardo al di sopra della mia spalla e mi accorgo che sono circondato... ma che significa? All'improvviso mi assale un terribile presentimento... sento un urlo acuto e non ho dubbi sul fatto che si tratti di Akane.
Ryoga reagisce prima di me.
-Akane-san!- esclama mentre tenta di arrivare alla porta, ma questi tipi non sembrano avere alcuna intenzione di lasciarci andare tanto facilmente.
-Fate i bravi o la ragazza se la vedrà brutta.- dice uno di loro, il più giovane. Non so come non me ne sia accorto prima ma ha un aspetto molto fragile ed è anche un po' basso. Chiunque direbbe che sembra un ragazzino, ma questa impressione svanirebbe immediatamente osservando la sua testa rasata, gli enormi dilatatori alle orecchie e un tatuaggio gigantesco che parte dal collo e arriva fino alle sopracciglia.
Gli altri vestono in modo normale e si confondono con gli altri commensali.
Non mi piace per niente.
-Chi siete?
Nessuno risponde ma quello con il tatuaggio sorride.
-Vieni con noi e nessuno si farà male.
Non mi servono altre spiegazioni per avere conferma dell'ennesimo guaio in cui mi trovo. Ascolto Biancanera che abbaia e ringhia e il mio autocontrollo svanisce nel nulla mentre mi invade una preoccupazione irrazionale per Akane.
Devo uscire immediatamente da questo ristorante, adesso. Alle mie spalle avverto l'aura di Ryoga crescere allo stesso ritmo della mia.
-Allora, ci segui, sì?- chiede di nuovo e i miei occhi si incatenano ai suoi.
-Proprio per un cazzo!
Due di loro mi si gettano addosso contemporaneamente, schivo un pugno mentre salto all'indietro facendo una piroetta nell'aria. Per fortuna ho quel bruto di Ryoga dalla mia parte. Un tavolo salta in aria mentre i commensali urlano e si nascondono in fondo al locale.
Tutto diventa un caos assoluto quando io e il mio miglior rivale ci impegniamo in quello che sappiamo fare meglio: combattere. Ma per una volta non sarà una lotta tra noi.
Il tipo dei tatuaggi resta tranquillo e si gode lo spettacolo di pugni, grugniti e urla, tenendosi pronto per il gran finale.
Sollevo con il dorso del piede una bottiglia di vetro che si è avvicinata a me rotolando e la lancio in aria in tempo per afferrarla per il collo e sfasciarla in testa a uno di quei tipi. Mi volto attento e colpisco un altro con un calcio nel petto. Eh sì, anche io mi sto risparmiando.
Concentro tutta la mia attenzione sullo stronzo tatuato mentre Ryoga finisce di occuparsi di quei rifiuti umani. Faccio schioccare le mie dita per fargli intendere che non uscirà inerme da qui.
Mi fiondo su di lui sentendo la furia che mi scorre nelle vene e non avverto più le urla di Akane e i latrati di Biancanera. Sento il cuore stretto in una morsa mentre la paura che le succeda qualcosa di male mi colpisce in pieno. Sollevo il pugno disposto a rivoltargli quella testa piena di orrendi disegni.
Ma lui è veloce, mi schiva e tira fuori da una tasca un coltello affilato, rigirandoselo un paio di volte in mano. Abbiamo iniziato a fare sul serio.
Ci studiamo per qualche secondo e all'improvviso la porta del locale si apre e compare Akane, con il respiro agitato e i capelli corti tutti scompigliati. Un muto sospiro di sollievo sfugge dalla mia bocca appena vedo che sta bene e il mio avversario non perde tempo per approfittarsi della mia distrazione.
Indietreggia di un passo e con un abile movimento la circonda con un braccio e le punta il coltello al collo. Resto di sasso mentre lei lascia andare un gemito e trattiene il respiro.
-Adesso basta con i giochetti! Dovete seguirmi!- dice minaccioso, ma io riesco a guardare solo lei e i suoi occhi... spaventati? L'espressione di Akane è fiera e capisco che sta per fare una sciocchezza.
-Non pensarci neanche!- urlo disperato e lei si blocca prima di mettere in pratica ciò che stava pianificando.
-Non rendiamo le cose più difficili.—risponde il tatuato, senza rendersi conto che le mie parole non erano rivolte a lui.
-Pensi che non ne sia capace?- dice Akane con voce un po' nervosa e acuta. -So difendermi da sola!
-Non voglio che ti faccia del male, stupida!
Le sue labbra si dischiudono, non so se per lo stupore o per la sua risposta impulsiva e in quel preciso istante la porta del ristorante distrutto si spalanca di nuovo e compare Biancanera, i cui occhi ingenui hanno lasciato il posto alla determinazione istintiva dell'animale che assiste all'aggressione di uno dei membri del suo branco.
Non ci pensa due volte e morde ferocemente la gamba del tipo che lancia un urlo di dolore, momento in cui Akane approfitta per dargli una fortissima gomitata nelle costole (la sua specialità). Per un momento il tipo mi fa pena.
Allungo in avanti le braccia mosso da un'ansia incontenibile, un istinto di protezione che non ho mai provato prima. Lei corre verso di me e la stringo tra le braccia prima di nasconderla dietro le mie spalle.
So che è un'artista marziale, so che è indubbiamente coraggiosa e si riprenderà subito, ma quello che ha fatto quel tipo... non posso perdonarlo.
-Biancanera, qui!- ordina Ryoga e il cane gli si avvicina tra latrati e ringhi.
L'aggressore morso si rimette dritto respirando con difficoltà, guarda i suoi uomini e capisce che ha perso la battaglia. Fa un fischio ed esce dal locale con quelli che ancora possono reggersi sulle gambe, lasciando dietro di sé innumerevoli danni e un paio di corpi incoscienti a terra.
-Ukyo mi ucciderà.—sospira Ryoga guardando quello sfacelo, mentre accarezza una felice Biancanera.
-Ci credi che ha steso quel tipo nel parco da sola?- chiede Ryoga stupito mentre si siede sul divano. Ci ha offerto di passare la notte a casa sua e abbiamo accettato, soprattutto per sicurezza.
-Ha una forza bruta incredibile, il primo giorno che l'ho vista posso giurarti che ha messo KO Kuno con un solo calcio.- rispondo stiracchiandomi e sedendomi anche io.
-Kuno? Quel pazzo demente? Secondo te ha a che fare con il casino di questo pomeriggio?
-No, quei tizi non erano gli uomini di Kuno. Penso proprio che fossero yakuza.
-Sì, in effetti lo penso anche io.- annuisce.
Biancanera riposa tranquilla nella sua cuccia e, a guardarla ora, nessuno giurerebbe che sia in grado di attaccare qualcuno con il coraggio che ha mostrato oggi, aiutando Akane a difendersi. La accarezzo dietro le orecchie come per ringraziarla.
-Non so cosa stia combinando mio padre ma qualcosa mi dice che stavolta è diverso.
-Pensi che… siete in pericolo?
-Penso che chiunque abbia a che fare con lui sia sempre in pericolo.- dico, e immediatamente mi assale un brutto presentimento. –Ryoga, posso fare una telefonata?
-Certo, il telefono è in fondo al corridoio.
Mi alzo alla velocità della luce e mi lancio sul telefono, compongo un numero che conosco bene e inizio a contare gli squilli con impazienza, pregando che risponda qualcuno. Sono disposto a uccidere chiunque si sia azzardato a farle qualcosa. Sto per chiudere la chiamata in preda alla tensione quando sento la voce conosciuta in linea.
-Mamma!- esclamo con un sollievo indescrivibile.
-Ranma! Sono contenta di sentirti, questo pomeriggio ci sono stati alcuni incidenti qui.
-Mamma, sei in pericolo! Esci da casa e nasconditi in un posto sicuro.
-Stavo terminando la mia valigia, pensi che io non intuisca quando i problemi stanno per bussare alla mia porta? Ricorda che sono sposata con tuo padre.
-Non so che diavolo stia combinando stavolta ma la faccenda è seria! Hai un posto sicuro dove andare?
-Non preoccuparti figliolo, c’è un amico che mi ospita volentieri.
Sospiro sollevato, so che mia madre sa cavarsela da sola dato che lo fa da una vita intera ma non posso fare a meno di preoccuparmi.
-Per caso… non saprai qualcosa di questa storia, vero?- chiedo, cercando di non sembrare troppo sospettoso… non è corretto non fidarsi della propria madre.
Attendo tre secondi mentre lei sembra soppesare una risposta adeguata.
-Ranma, sappi che tutto quello che ho fatto nella mia vita l’ho fatto sempre pensando a te e a proteggerti.
-Che vuoi dire?
-Devo andare, la linea potrebbe non essere sicura. Stai attento, figlio mio.- e senza aggiungere altro, interrompe la comunicazione. Io resto immobile come un idiota, con troppi dubbi che mi frullano in testa.
Torno in soggiorno dove mi aspetta Ryoga e mi lascio cadere su una poltrona… devo riconoscere che i mobili in stile occidentale sono piuttosto comodi.
In quel momento la porta del bagno si apre e Akane esce indossando il suo pigiama rosa e un asciugamano in testa, osservandoci un po’ a disagio.
-Io vado a dormire, grazie per avermi offerto la tua camera Ryoga.- dice, inchinandosi educatamente prima di sparire nel corridoio.
La vedo allontanarsi e sento il solito formicolio, poi mi alzo e la seguo.
-Ehi- mi chiama il padrone di casa. – Cerca di non fare il pervertito con Akane-san.
-Devo solo restituirle una cosa.- mi giustifico senza ignorare il suo sguardo complice.
-Sì, chiamalo come vuoi.- sorride, mentre accende la televisione.
Maledetto Ryoga… faccio una smorfia e mi dirigo verso il corridoio. Quando arrivo davanti alla porta, mi schiarisco la voce e la chiamo, dando un paio di colpi sulla superficie.
-Ryoga?- chiede la sua voce dall’interno.
-Non sono Ryoga.- rispondo serrando la mascella. Come può avere tanta confidenza con un tipo che ha appena conosciuto?
Cala il silenzio e decido di prenderlo come un “sì, entra”, apro piano la porta e la trovo seduta sul letto, mentre mi fissa riluttante.
-Mi dispiace molto non essere quell’idiota.- dico mentre chiudo la porta dietro di me e lei distoglie lo sguardo, a quanto pare infastidita dalle mie parole. –Non voglio importunarti, sono venuto solo a restituirti questa.- Mi avvicino alla scrivania e poggio la moneta da cinquanta yen che mi ha dato questo pomeriggio, in modo da concludere quella stupida discussione.
Akane si alza dal letto in un lampo e prende la moneta.
-Non la voglio.- dice, lanciandola verso di me. La prendo al volo senza problemi.
-Ascolta, non so cosa ti ho fatto ma se c’è qualcosa che ti ha infastidito non hai che da dirlo.
La vedo arrossire violentemente mentre incrocia le braccia.
-Davvero non lo sai?
-Come faccio a saperlo?
-Se non te ne sei neanche accorto perché dovrei spiegartelo?!- mi urla contro mentre torna a sedersi sul letto e io mi gratto la testa.
-Ehi…
In quel momento gira il collo così rapidamente che mi spaventa. Se fosse una persona normale senza dubbio si sarebbe fatta male.
-Non sono “ehi!” né “Ascolta”, ok? Sono stufa!- esplode in preda alla collera facendo il verso alle mie parole, colpendomi in pieno. Finalmente me ne rendo conto all’improvviso.
-Ti sei arrabbiata per questo?!
Abbassa la testa a disagio, come se le fosse sfuggito un terribile segreto che avrebbe voluto portarsi nella tomba.
-Non hai pronunciato neanche una volta il mio nome.- sussurra così piano che a stento riesco a sentirla.
La osservo confuso, non lo stavo facendo per prenderla in giro o importunarla. No, è qualcosa di diverso. L’ho evitato in maniera consapevole ed egoista, cercando di mantenere una distanza invisibile, una barriera che mi proteggesse dall’autentico terrore di chiamarla senza formalità.
Anche io distolgo lo sguardo, sento le guance andarmi a fuoco.
-Quindi devo chiamarti Tendo?- chiedo, sapendo che non è questa la risposta che si aspetta, ma è quella che in questo momento mi fa comodo darle.
-Lo preferisco.- risponde, tesa.
Non mi piace, odio queste convenzioni, questa oppressione ingiustificata.
-O forse dovrei darti io stesso un nome grazioso.- aggiungo sorridente, sperando senza dubbio in una reazione energica da parte sua. Mi guarda sconvolta, la sua faccia è la rappresentazione vivente dell’indignazione.
-Non azzardarti!- mi minaccia. Bene, ho premuto il tasto giusto.
-Che ne dici di “futura consorte del guardiano di scoiattoli”?
-Sei un…- inizia a tremare mentre il mio sorriso si allarga sempre di più.
-No, troppo lungo.- rifletto a voce alta. –“ingenua violenta”?, “maschiaccio senza tette”?, “calamita per i problemi”?
-Ti uccido!- urla, alzandosi in piedi e lanciandomi il cuscino in pieno volto che non scalfisce minimamente il mio buonumore.
-Ci sono!- prendo la moneta e guardo attraverso il foro centrale il suo adorabile volto rosso di rabbia. –Da adesso sarai “Cinquanta yen”.
-Cinquanta…?- casca nello scherzo che le sto facendo.
-Non ti piace?- dico con falsa innocenza, so che la sto facendo uscire dai gangheri.
-Sei insopportabile!- esclama stringendo i pugni e io rido mentre apro la porta.
-Buonanotte, Akane.- concludo, dirigendole uno sguardo oltre la mia spalla, senza voltarmi, mentre chiudo la porta dietro di me e il silenzio ci avvolge di nuovo.
Lancio la moneta in aria e la riafferro al volo, fischietto un motivo mentre torno a far compagnia a Ryoga.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Nota dell’autrice:
Cinquanta yen: si tratta di una moneta di poco valore (meno di 50 centesimi di dollaro). La cosa “divertente” di questa moneta è che ha un foro al centro ed è per questo che l’ho scelta. Prima dell’euro, in Spagna avevamo le pesetas e c’era una moneta da 25 pesetas con un foro centrale, molto utile soprattutto per i bambini perché potevano infilarla ai braccialetti, ai lacci delle scarpe, alle collane… in questo modo avevano sempre soldi per le gomme da masticare!
Inoltre, la moneta da cinquanta yen ha un’altra particolarità: nell’altro verso è inciso il fiore tipico del Giappone, indovinate qual è? Sì, proprio un crisantemo, ahaha! Mi sa che diventerò una feticista delle mie ff! (Nota della traduttrice: l’autrice ha scritto altre ff tra cui una intitolata “Crisantemo”).
LUM

NdT
Ciao a tutti! Mi dispiace aver tardato un po' questa volta però il capitolo è un po' più lungo (ma d'ora in avanti saranno sempre così) quindi spero sia stato gradito :-)
Ringrazio come sempre, anche a nome di Lum, chi continua a seguirci, chi ha iniziato a seguirci da poco e soprattutto chi ci onora di una recensione. Ma anche i lettori silenziosi e chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite. Grazie di cuore!
Un ringraziamento particolare va alla dolce LadyChiara93 che mi aiuta a tradurre le recensioni. Come farei senza di te? :D Adesso ti tocca sopportarmi sempre!
Un abbraccio come al solito alle mie care Ladies che fanno parte da tempo della mia quotidianità <3 Non ringrazierò mai abbastanza questo fandom per averci fatto conoscere tutte!
Al prossimo capitolo,
Spirit99
Ps: se ci sono errori mi scuso e provvederò a correggere in seguito!
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: LumLumLove