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Autore: Averyn    11/02/2016    1 recensioni
Anno 1974: si avvicinano le vacanze di Natale e la maggior parte degli studenti non vede l'ora di tornare a casa per trascorrerle con amici e parenti. Severus Piton tuttavia non è dello stesso avviso: lui non crede a questa festività da molto, moltissimo tempo. Ci vorrà l'aiuto di qualcuno di inaspettato per fargli cambiare idea?
Rivisitazione del "Canto di Natale" in chiave potteriana, per festeggiare il Natale appena passato.
Vincitore del Contest del mese di Dicembre su Lumos.it
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Severus Piton, Sir Nicholas | Coppie: James/Lily, Lily/Severus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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A Snivellus Carol



Bene bene bene....avevo detto che non avrei più scritto ff su Harry Potter....Ebbene, vi ho FREGATI TUTTI (a chi importa, ovvio...). 
Ho passato un periodo di eremitaggio sul monte Unululu (?) e ho deciso che mi mancavate troppo, perciò sono tornata ad Hogwarts per un po' di ispirazione...e eccomi qua :D  Vi presento questa ff che ha partecipato a un contest del mese su un forum molto carino, si chiama Lumos.it. 
Ricalca abbastanza la trama del Canto di Natale di Dickens (beh, la traccia diceva proprio quello in realtà!) ma siccome mi sembrava caruccia, non so, ve la ripresento qui sperando vi piaccia! Intanto sto scrivendo una pecie di altra serie sempre su Harry Potter ma ambientata nei primi anni 2000, speriamo venga una roba decente (non ci giurerei). 
Un saluto a Lunadistruggi, TheViper e tutti quelli che mi hanno messo come autore preferito. Spero che questa ff non sia scritta coi piedi XD 
Buona lettura!

Averyn


James
Erano le sette di sera quando James, Sirius, Remus e Peter tornarono stremati dalla loro ennesima punizione: avevano spalato la neve nei cortili interni e dato da mangiare alle bestie per la nuova lezione di Cura delle Creature magiche. La fatica aveva fatto passare loro anche la fame.
Tutte quelle ore al freddo avevano reso più accogliente del solito la sala comune: l’ambiente circolare, arredato in rosso e di arazzi della loro casata, aveva al centro un invitantissimo camino. I quattro ragazzi occuparono le comode postazioni davanti ad esso senza parlare e rimasero a fissare i ciocchi di legno scoppiettanti in un insolito silenzio.
Era questa una delle tante conseguenze nel tormentare Mocciosus; era vero, l’avevano appeso a testa in giù e sbattuto ripetutamente alla parete di pietra del corridoio del terzo piano, ma tutti gli astanti si erano divertiti! Insomma, James lo faceva per il pubblico!
E poi Piton se l’era meritato: dopotutto, aveva stregato la loro minestra trasformandola in un piatto di vermi, e non si era beccato neanche una sanzione. L’unica soddisfazione derivata da tutto ciò era neanche a Lily Evans era piaciuto quello scherzo…Ma del resto trovava spregevole pure lui, James.
Annoiato, tirò fuori il boccino dalla tasca della veste e cominciò a farlo volare un poco per poi riacchiapparlo velocemente; quella detenzione non sarebbe passata inosservata!
Avrebbero trovato un modo per ripagare Piton, in un modo o nell’altro.
“Anche per oggi è andata” commentò Sirius, in un inusuale tono piatto.
“Dobbiamo vendicarci di Mocciosus!” sbottò James, troppo preso dai suoi piani di rivalsa per accorgersi di Peter che lo osservava ammaliato.
Questo cominciò a battere le mani entusiasta. “Sì! Vendichiamoci di Mocciosus!”
“No che non lo farete!” sospirò Remus, che nel contempo aveva estratto il libro d’Incantesimi e si era messo a leggere.
Tutti e tre lo fissarono contrariati.
“Perché no?” fecero in coro.
Remus abbassò il libro e li guardò esitante.
“Beh…Coverrete con me, non è la prima volta che ci becchiamo un castigo. Ce la siamo spassata, ma forse sarebbe il caso di smetterla. E poi chissà, magari parlandoci, Piton non è così tanto male…”
Una bestia feroce ruggì nel petto di James: che cosa aveva appena sentito?
Avrebbe risposto impulsivamente se Lily Evans e Alice Prewett non fossero spuntate proprio in quel momento dal buco del ritratto.
James rimase incantato a guardarla mentre oltrepassava la sua poltrona, intenta a parlottare fitta con la compagna.
Non gli avrebbe donato neanche un’occhiata se non si fosse passato la mano fra i capelli proprio in quel momento e non le avesse urlato a squarciagola:
“Evans! Ehi Evans!”
Lily si voltò finalmente a guardarlo con odio.
“Che c’è, Potter?”
Lo stomaco di James si strinse; si chiamavano ancora per cognome. Ma non sarebbe passato molto tempo e gli avrebbe degnato l’attenzione che meritava, ne era certo.
Con le gambe mollicce e il sudore sulla fronte, s’impettì e decise di rispondere allo sguardo sicuro di lei.
“Sabato c’è l’ultima gita a Hogsmeade prima delle vacanze di Natale. Ci andiamo insieme,naturalmente!”
Lily lo fulminò all’istante e cominciò a tremare; sembrava riuscire a malapena a contenersi, come se l’avesse insultata nel modo peggiore del mondo.
“Neanche se dovessi rimanere l’ultimo uomo sulla faccia della terra! E poi tu e il tuo gruppetto avete tante ammiratrici, perché non ci andate con loro?” ribatté infine, e si allontanò con Alice al tavolo più lontano da lui e i suoi amici.
“Scommetto che ci vai con quel barbagianni del tuo untuoso amico, non è vero? Beh, se questa è la tua idea di divertimento…” le urlò dietro lui, parecchio irritato e scocciato.
Lily sembrava voler rispondere e stava per farlo, sull’orlo delle lacrime; poi Alice le mormorò qualcosa e cambiò idea.
James si rivolse di nuovo sconsolato ai compagni che erano rimasti a fissarlo tutti con espressioni diverse: Peter aveva gli occhi lucidi; Remus  la fronte aggrottata; Sirius, come al solito, sembrava l’unico a sostenerlo, nonostante si sforzasse di non ridergli in faccia.
“Ehi, Ramoso, prima o poi cambierà idea, vedrai” lo rassicurò lui, battendo una pacca sulla spalla del compare. “E’ piena di mocciusaggine, ma prima si stuferà…insomma, un Mocciosus non è mica per sempre”.
James sorrise solidale a Sirius, che sapeva sempre tirarlo su, almeno un poco.
Si rivolse a Remus che si era di nuovo nascosto dietro il libro di Incantesimi per non dover esprimere la sua opinione.
Forse aveva ragione: dovevano smetterla di prendere in giro Piton, così Lily…
Ah, ma cosa stava dicendo? James era un bravo ragazzo , fortemente idealista, e odiava chiunque applicasse la Magia Oscura. E poi, non poteva certo lasciare che Piton manipolasse Lily: già si frequentavano a sufficienza e aveva anche saputo che abitavano vicini, nella stessa città. Non poteva sopportarlo. Nella lista delle cose che odiava di più, sicuramente questa era una delle peggiori.
La rabbia ribollì dentro di lui e alla fine s’infuriò talmente tanto da decidere di mollare lì quello scemo di Remus, Sirius e Peter e di salire al dormitorio dei ragazzi.
Peter l’avrebbe seguito come una trottola se Sirius non avesse intuito i sentimenti dell’amico e non l’avesse fermato in tempo.
Aveva quasi raggiunto le porte del dormitorio che superò inavvertitamente il tavolo dove Lily e Alice stavano ancora discutendo.
Lily gli dava le spalle ma…sbagliava, o la voce era in qualche modo incrinata, come se stesse piangendo?
Prima di poter fare qualsiasi cosa, Alice lo individuò e lo allontanò con un gesto.
Passò tutta la mattinata successiva a pensare a cosa Piton le avesse mai fatto.
Sicuramente era colpa di Piton, c’entrava sempre lui.
Fu meno allegro del solito e durante il pranzo ignorò le battute di Sirius lanciando continue occhiatine a Lily, a qualche posto di distanza,  e a Mocciosus al tavolo dei serpeverde; oltre le tende di capelli unti che gli incorniciavano il viso, Piton aveva sempre quell’aria torva che rimarcava il naso adunco.
James dovette aspettare il cambio d’orario del pomeriggio per saperne qualcosa di più.
Inavvertitamente, proprio mentre si dirigeva al bagno del quarto piano, superò quello delle ragazze.
“Non so cosa fare, veramente!” singhiozzò una voce femminile, e la riconobbe subito per quella di Lily.
Senza farsi scoprire, s’acquattò accanto alla porta e premette l’orecchio nella fessura.
“ Dio mio, Lily, non so ancora perché lo frequenti!” esplose Alice. “Fino ad ora, quante volte ti ha fatto soffrire? Non accetta regali da te perché non crede nel Natale…”
“Già, proprio così. Non so cos’abbia, ma non vuole nemmeno tornare con me a casa! Lo capisco, ma gli ho detto che ci sarei stata io, che gli avrei offerto il mio aiuto…Ma lui non vuole! Sinceramente non so proprio che cosa fare…”
“Lascialo perdere: è fastidioso e umorale. Certo, quello che fanno James e gli altri è sbagliato, ma Piton è un soggetto difficile da reggere! Oltretutto, per divertimento ha fatto piangere Mary! Non è molto meglio di quei quattro palloni gonfiati!”
“Oh, non lo so, Alice. Vorrei solo che tornasse a essere com’era un tempo, almeno un po’! Prima di andare a Hogwarts era tutto così facile! Stavamo sempre insieme… Ora, non so proprio che cosa ci sia di diverso…”
“C’è di diverso che è un mentecatto. Su su andiamo prima che Vitius cominci a strillare chiamando a raccolta i Grifondoro del quarto anno”.
“Certo che sarebbe proprio un bel regalo di Natale veder sorridere Severus, almeno prima di partire”.
S’udirono i passi avvicinarsi all’uscita e James s’affrettò a correre via, nascondendosi dietro un’armatura.
Le due ragazze uscirono dal bagno e proseguirono verso la scalinata principale senza notarlo minimamente, Lily ancora con gli occhi lucidi.
Tante idee frullarono nella testa di James in quel momento. Detestava farlo, ma forse aveva trovato un regalo per Lily Evans.
 
*
 
 
Piton
 
La notte prima dell’inizio delle vacanze, Piton si girò nel suo letto senza riuscire a prendere sonno.
Non riusciva a immaginarsi un Natale senza Lily; forse sarebbe dovuto partire anche lui, ma proprio non ce la faceva a tornare a casa. Non avrebbe sopportato una serata con i genitori che litigavano: quelle discussioni non finivano mai bene, e lui lo sapeva. Neanche si sognava di andare a mendicare a casa degli Evans: non era da lui e poi Petunia lo odiava almeno quanto lui odiava lei. E poi passare il Natale con i babbani..non era una buona idea. Cos’avrebbero detto Evan e Mulciber, poi?
A che pro quindi tornare a Spinner’s End con Lily? E poi che futili i regali! Lui non ne aveva bisogno; ne aveva ricevuti un paio da sua madre quando non era troppo occupata a essere picchiata dal padre….quasi come compensazione della sua mancanza di cure.
Psssst. Qualcosa sussurrò nel silenzio del dormitorio. Piton spalancò prima un occhio, poi l’altro. Credette che qualche suo compagno lo stesse chiamando, e quindi spaziò debolmente lo sguardo per la stanza. La luce verde bottiglia del lago che illuminava i letti, però, non mostrava nessuno sveglio. Anzi, ronfavano tutti come ghiri!
Quindi si rimise a dormire.
Severus. No, non di nuovo! Spazientito, il giovane Piton si mise a sedere sul letto, si stropicciò le palpebre e …sussultò quando notò finalmente che davanti a lui vi era il fantasma della Dama Grigia. Sapeva che era lei, perché circolavano strane leggende sulla sua vita…Va bene, aveva origliato qualche conversazione dei corvonero. Non aveva mai dato tanto peso a quelle storie, però.
La Dama Grigia doveva essere stata una bella ragazza da viva, ma il suo aspetto regale era rovinato da un’espressione cupa e costantemente triste, e di certo la luce tetra dei sotterranei non l’aiutava granché.
Continuava a studiarlo intensamente con lo sguardo, come se volesse qualcosa da lui.
Era tutto molto inquietante; Piton balzò sul posto quando l’acqua del lago picchiettò sulle finestre del dormitorio.
Cercò di ricomporsi e tornò a guardarla; perché era lì? Per quale ragione era venuta a trovarlo? Forse si trattava di uno scherzo, o qualcosa del genere! Dopotutto non si sarebbe stupito; era molto abituato a quel genere di cose, anche se lui non si divertiva mai.
“Che cosa vuoi?” domandò, gelido.
Il triste fantasma sembrò prendersi qualche momento.
“Mi hanno mandato qui perché vogliono che rivaluti il Natale” replicò quella con tono enigmatico.
“Vogliono? Chi lo vuole?” incalzò Piton, un po’ irritato da quella situazione.
“Chi ti manda? Senti, se quel Potter si vuole prendere gioco di me, puoi anche tornartene da dove sei venuta. Lasciami in pace”.
La Dama Grigia tacque e poi volò verso di lui e gli tese la mano trasparente.
“E’ un regalo di Natale. Prendimi per mano. Sono il fantasma del Natale passato”.
“Chi?” fece Piton, ma gli porse la mano e scoprì che era gelata.
Improvvisamente, venne catapultato da un’altra parte.
No, non era Hogwarts, ma un ambiente a lui inviso…riconosceva il pavimento in legno, l’aria sporca e putrida…un piccolo bambino piangeva in un angolo. Era molto simile a lui: aveva il naso adunco e i capelli neri.
Piton avanzò qualche passo verso di lui, incuriosito, ma lo spettro lo bloccò e puntò il dito nella direzione opposta: due persone stavano litigando ferocemente.
La coppia era composta da un uomo alto  che gli assomigliava molto; la donna aveva i capelli legati in un morbido chignon; la pettinatura dondolava sulla sua testa mentre i due si scagliavano l’uno contro l’altro con tutto l’odio che possedevano.
Il bambino, se possibile, piangeva ancora più forte e sempre più nervosamente. Ma Piton sapeva troppo bene che nessuno dei due gli avrebbe badato, almeno finché non fosse partito qualche piatto che avrebbe terminato la discussione. Piton strizzò gli occhi per il dolore, il cuore gli si fece pesante, non potendo sopportare di rivivere quella montagna di crudeltà. Fece per tirare il braccio della Dama Grigia, accorgendosi così che l’avrebbe semplicemente attraversata.
Lo spirito si voltò verso di lui, in ascolto.
“Perché questo? Perché mi stai facendo vedere queste cose?”
La donna non rispose, ma semplicemente lo avvolse con le braccia e il mondo mutò nuovamente attorno a loro.
Erano all’aperto ed era giorno; Piton e il fantasma giacevano su una collina sopraelevata da cui si intravedeva il villaggio sottostante di Spinner’s End. Il cielo completamente bianco donava alle dune di neve che coprivano la collina un aspetto lunare,  e ai vialetti delle case in lontananza una tonalità perlacea. Sarebbe dovuto morire di freddo con solo il pigiama indosso, e invece non tremava per nulla. Piton constatò di essere semplicemente un’ombra, uno spettatore invisibile esattamente come lo spettro accanto a lui.
Piton si rivolse alla Dama, ma questa continuò a fissare un punto indistinto nel paesaggio.
Il ragazzo la imitò finché non vide spuntare due bambini di nove anni che scalavano la collina. Impossibile non riconoscere la chioma rosso scuro di Lily e i lineamenti duri di se stesso da piccolo.
“Fuggiamo prima che Tunia ci prenda!” squittì  allegra Lily dietro Piton. “Non ci perdonerà mai se le inzuppiamo di nuovo il vestito di neve!”
Arrivati sulla pendice della piccola collina Lily superò Piton e lui le corse dietro, pregandole di aspettarlo.
Lily si nascose dietro l’albero più vicino e attese che l’amico si avvicinasse un po’ di più prima di lanciargli una palla di neve dritta in faccia.
Piton rimase per qualche attimo interdetto e poi i due scoppiarono a ridere.
Continuarono a correre finché la bambina, stanca, non si distese sul terriccio bianco e cominciò a muovere le braccia e le gambe ripetutamente nel candore, formando un angelo di neve.
Severus rise e si sedette accanto a lei.
L’amica si sollevò e si trascinò vicino a lui.
Il piccolo Piton  estrasse timidamente dei pezzi di ghiaccio dai capelli di lei.
Lily lo lasciò fare per qualche secondo. Il Piton adolescente avvertì una morsa al cuore; ricordava perfettamente quel giorno: era la vigilia di Natale, la prima passata insieme.
“Sev, ti ho portato un regalo” annunciò lei, e da sotto la mantella pesante estrasse un dono minuscolo. “Buon Natale!”
Il piccolo Piton rimase interdetto : lui non le aveva fatto niente.
“Non devi ringraziarmi, va bene? E’ solo…un piccolo pensiero, ecco tutto!” aggiunse la ragazzina.
Il bambino spacchettò l’involucro e scoprì che si trattava di due bellissimi bottoni di legno.
“E’ per la tua vecchia giacca…hai detto che se non trovavi dei sostituti l’avresti dovuta buttare…così ho pensato che sarebbe stata un’idea carina…” spiegò lei.
“Sono stupendi” replicò lui, sorridendole lievemente.
Il Piton testimone si sentì le guance calde, anche se erano passati più di cinque anni da quell’episodio.
Per rimediare, il se stesso del ricordo mosse leggermente la mano sulla neve e dal terriccio emerse una piccola margherita.
La staccò e la diede a Lily.
La bambina la odorò e la mise dietro un orecchio con cura; quel fiore non valeva la metà dei bottoni, ma  sembrava considerarla la cosa più preziosa del mondo.
“Buon Natale, Lily”.
Piton avrebbe dato qualsiasi cosa per continuare a rivivere quel momento, ma la Dama Grigia lo avvolse e fu trasportato da un’altra parte: si trovavano in mezzo a una vera e propria tempesta di neve che avvolgeva Spinner’s End, talmente fitta da non riuscire a distinguere le cose attorno a loro.
Eppure il ragazzo e l’entità sembravano protetti dal brutto tempo; una cappa trasparente impediva che venissero spazzati via dal vento e dalla nebbia –non che un fantasma dovesse preoccuparsi molto di queste cose-.
La Dama Grigia sventolò il braccio trasparente davanti a lei, come se volesse disegnare qualcosa nell’aria, e improvvisamente dinanzi agli occhi di Piton si stagliò un nuovo scenario:
una casa che conosceva molto bene. Dalle finestre gioiosamente arricchite e illuminate Piton intravide un salotto allegro, dove un’intera famigliola stava festeggiando e aprendo i regali.
La bambina più piccola, sui dieci o undici anni, si rivelò essere di nuovo Lily. Il cuore di Piton si alleggerì; non che ci fossero dubbi, era la casa degli Evans.
Quando intravide un ragazzo piccolino  che camminava determinato in mezzo alla neve rimembrò a malincuore cosa sarebbe successo e non era sicuro gli sarebbe piaciuto rivederlo: era la notte di Natale dell’anno 1971.
Il Piton del ricordo raggiunse deciso la dimora felice degli Evans, estraendo da sotto il cappotto pesante un regalo minuscolo e presentato da un’orribile carta regalo.
Suonò timidamente il campanello.
La Lily nel salone, tutta intenta a studiare un nuovo libro sotto l’albero, alzò lo sguardo speranzosa come una cerbiatta e scattò immediatamente in piedi. Senza esitazioni corse nell’ingresso, come se si aspettasse la venuta di Piton.
“Severus!” lo accolse lei, allegra, spalancando la porta.
Il piccolo Piton si strinse nel cappotto.
“Ciao Lil” salutò lui guardandosi circospetto; la versione adolescente sapeva fin troppo bene che temeva l’entrata in scena di Petunia, la sorella di Lily.
“Perché non vieni dentro? E’ avanzato ancora qualcosa…non siamo riusciti a finire di mangiare tutto!”
“Chi c’è  Lily?” La voce di una donna giunse dall’interno della dimora.
“E’ Severus, mamma! Può restare? A casa sua non festeggiano il Natale…”
Il Piton bambino si stava già contorcendo nella sua giacca, anche se cercava di non darlo a vedere.
“Ma certo che può…Tunia, cosa fai?” strillò la madre di Lily.
Sulla soglia, accanto alla sorella, s’affacciò una delle persone più insopportabili nella vita di Piton: Petunia, con il suo muso da cavallo e i capelli biondi, era ancora più brutta con l’espressione di odio nei suoi confronti.
Stranino! Non ti vogliamo qui vattene via! VIA!” cominciò a strillare questa, cacciandolo via come se fosse un gatto randagio.
Piton si chiuse ancora di più nel suo cappotto, mollò il piccolo involucro che finì nella neve e fuggì a gambe levate mentre Petunia gli sbatteva la porta in faccia e Lily protestava, urlando.
La memoria si dissolse nuovamente e il Piton quattordicenne si ritrovò sotto le lenzuola, a fissare il tetto del letto baldacchino. Si tirò su con la schiena, ma il fantasma della Dama Grigia non c’era più.
Amare il Natale? Era per episodi come quelli che l’odiava e l’avrebbe sempre odiato!
Stava per distendersi nuovamente sul cuscino, quando seduto a bordo letto apparve il Frate Grasso.
“Salve!” salutò lui, gioviale. Ma i fantasmi delle quattro case tutti da lui dovevano venire quella notte?
“Fammi capire bene….Sei venuto per quel fatto del Natale? No grazie!” reagì Piton sistemandosi su un fianco e cercando di prendere sonno.
“Non scamperai così facilmente” sentenziò il Frate Grasso. “Sono il fantasma del Natale presente!”.
“Il fantasma di cosa?” esclamò Piton, ma troppo tardi: lui assieme a cuscino, coperte e tutto il resto, furono trascinati altrove dalla presenza e di nuovo non era Hogwarts.
Piton osservò l’ambiente circostante e notò che erano nuovamente in mezzo a una strada innevata, fiancheggiata da locali e negozi che conosceva abbastanza bene: Hogsmeade.
Qualche abitante vagava solitario verso casa, ma lui e il suo letto non sembrarono solleticare l’attenzione di nessuno.
Il Frate Grasso gli indicò la vetrata di un negozio proprio dinanzi a loro. Piton, non avendo molta altra scelta, s’avvicinò al fantasma e sbirciò dentro.
La luce delle candele ai lati dell’ambiente evidenziava fiocamente l’operazione delle quattro donne, ma abbastanza da capire costa stava succedendo: stavano impacchettando dei regali e chiacchieravano fra loro. Piton riuscì a udire distintamente la loro conversazione.
“Finiti gli ultimi, Rosalie?” chiese quella più bassa e tarchiata, passando lo spago a quella alta e riccia.
“Sì, ne manca solo uno” rispose quella. “La ragazzina ha chiesto chiaramente che fossero spediti a Hogwarts il giorno di Natale, non potendo consegnarlo lei stessa…che strano, però…se fossi stata io, gliel’avrei dato personalmente! Sarebbe stato molto più romantico!”
“Fai bene attenzione al regalo che sta incartando” sussurrò il Frate Grasso nell’orecchio di Piton.
Il ragazzo lo aveva appena notato: era un bellissimo diario dalla copertina fatta a mano.
Sollevò lo sguardo sul Frate Grasso.
“E’…per me?” balbettò, incredulo.
Non si sarebbe mai aspettato questo da Lily dopo la furiosa litigata del giorno prima.
Il fantasma ammiccò. “Il Natale non è poi così male, non è vero?”
“N..No. Suppongo di no” replicò debolmente.
“Come vedi, Lily non perde mai occasione per dimostrarti quanto ti vuole bene. Non ti trascura mai, perché il suo affetto è puro e sincero…anche quando discutete. E tu sei proprio sicuro di provare lo stesso?”
Non sapeva se dare ragione allo spirito, ma dentro di lui era come se si fosse innestata una piccola fonte di felicità e speranza.
Quando la presenza lo trascinò a vedere le varie case agghindate e le famiglie felici, Piton avvertì anche una fitta di gelosia: i genitori dei Potter avevano abbellito casa e dormivano placidi, in attesa del ritorno del proprio bambino; i Black erano più algidi, ma gli elfi domestici stavano preparando prelibatezze da almeno tre giorni.
La sua famiglia di certo non aveva le stesse abitudini.
Il fantasma allora, per risollevarlo da quell’attimo di cupezza, decise di farsi aiutare a sistemare le varie ghirlande fatate che decoravano il castello, rovinate prontamente da Pix il poltergeist, visto che gli elfi domestici avevano perso la pazienza; quell’attività ebbe un buon effetto su Piton. Presto si dimenticò della rabbia provata perché si stava dilettando sul serio. Ebbe come il sospetto di essere soggetto a qualche incantesimo curativo dello spettro; non s’imbatterono neanche in Gazza il custode e la sua gatta Mrs. Purr.
Inaspettatamente felice, prima che potesse rendersene conto era di nuovo nel suo letto, nel dormitorio silenzioso.
Questa volta attese in fibrillazione un’altra apparizione, ma questa non venne.
Comunque, non aveva sonno e di sicuro non gli sarebbe tornato a breve. Quindi decise di andare in Sala comune con un buon libro.
Era appunto immerso nella lettura che apparve il fantasma che meno si sarebbe aspettato: Nick Quasi Senza Testa, accomodato su una poltrona fingendo nostalgicamente di scaldarsi attorno al fuoco. C’era quasi riuscito; se Piton non l’avesse guardato bene, probabilmente l’avrebbe scambiato per un vivo. Il fantasma alzò leggermente il capo e gli donò un piccolo sorriso.
“Salve…Sei Severus Piton, giusto? Di solito non mi spingo giù nei sotterranei proprio per via di questo luogo tetro! Mi basta la mia condizione, e poi ho sempre paura di incontrare il Barone Sanguinario, nonostante fra noi ci sia un discreto rapporto e tenga Pix a bada durante la notte non posso dire che…”
“Stai collaborando con la Dama Grigia e il Frate Grasso?” domandò senza mezze misure Piton.
Come aveva aperto bocca l’aveva già trovato insopportabile; e lui non aveva mai parlato con il fantasma di Grifondoro prima d’allora.
Lo spettro s’irrigidì tutto d’un tratto, cogliendo la sua irritazione.
“Beh, sì” rispose mestamente lui con la sua voce calma. “Sono stato nominato il fantasma del Natale futuro”.
“Del futuro? Da parte di chi?” incalzò Piton, avido.
L’espressione di Nick si fece subito fiera. “Vedi, è proprio per questo che evito di avere a che fare con la gente di Serpeverde! Pretenziosa, superba, ambiziosa, impaziente e….”
“Sì, sì vabbè” tagliò corto nuovamente Piton “ Cosa volevi mostrarmi?”
Nick schioccò le dita, e il mondo attorno a loro si capovolse; Piton e lo spirito apparvero in un altro luogo.
Scoprì di conoscerlo, anche se non vi era mai entrato:
erano ai piedi del cimitero di Spinner’s End.
Nick  Quasi Senza Testa era di fronte a lui e puntava il dito indice dove, proprio sotto un cipresso, erano poste tante lapidi.
Piton seguì l’indicazione e scorse una figura dai capelli rosso scuro e un uomo alto dai capelli neri e le lenti tonde, uno accanto all’altro che piangevano sulla tomba di qualcuno.
Incuriosito, si avvicinò a loro ed ebbe la conferma delle sue peggiori paure: erano le versioni adulte di Lily e di Potter. Furiosamente e irrimediabilmente geloso, si chiese cosa ci facessero insieme quei due.
Lo spettro che l’accompagnava sembrò leggergli nel pensiero – o forse ne era capace davvero- e lo guidò all’incisione sulla pietra commemorata dalla coppia:
 
Harry James Potter
31 luglio 1980- 31 ottobre 1981
 
Cosa?” esclamò rancoroso Piton, spostando l’attenzione dalla tomba a Lily e James.
“Non è possibile che quei due abbiano un figlio! Si odiano! Non può stare con lui, e poi…”
Poi ci sono io, pensò, ma si trattenne.
Lo spirito di Nick lo fulminò con uno sguardo e continuò con il suo insolito atteggiamento silenzioso, esortando Piton a prestare ascolto a ciò che i suoi compagni adulti dicevano.
“E’ morto per colpa sua, James! Non riuscirò mai a sopportarlo! Il nostro bambino!”
James la prese per le braccia e la strinse forte a sé.
“ Ha pagato per quello che ha fatto! A causa di Piton nostro figlio è morto, è vero, ma gli Auror l’hanno catturato e sistemato per le feste! Ora non farà più del male a nessuno!”
Lily continuò a piangere, si scostò da James, con la bacchetta creò una corona di margherite e la posò sulla tomba di Harry. “Buon Natale, piccolo mio” bisbigliò.
Intrecciando le dita con quelle di James, mano nella mano si allontanarono verso l’uscita del cimitero.
Piton si voltò verso Nick.
“Cosa ho mai fatto? Non oserei mai una cosa del genere e poi…poi che fine ho fatto io?” chiese Piton.
Nick volò sulla tomba di Harry e ci passò la mano sopra, come aveva fatto poco prima la Dama Grigia con la foschia.
Piton si chinò per vedere cosa era accaduto e gli si gelò il sangue. Sulla lapide vi era inciso:
 
Severus Piton
9 gennaio 1960- 25 dicembre 1982
 
“ Non ti sei rallegrato delle gioie della vita nel momento opportuno. Non hai donato la giusta importanza a ciò che era necessario. Questo ti porterà alla morte proprio il giorno di Natale, in cui si festeggia l’emblema dell’amore.
La gelosia verso Lily Evans e James Potter ti ha condotto alla follia e hai ucciso il loro bambino, portandolo come in dono la notte di Halloween al Signore Oscuro. Sei fuggito per un anno, ma sono riusciti a prenderti, a estorcerti le informazioni che volevano e alla fine sei morto”.
“E quindi cosa dovrei fare?” strillò Piton, spaventato da quell’orrendo futuro.
Nick si fece improvvisamente gigantesco, tanto da sovrastarlo; era una sua impressione, o il cielo si era scurito e l’atmosfera si era incupita?
“Gioisci! La vita è felicità! Rendi grazie e stringiti alle persone che ti sono vicine e valorizzale…Approfitta del Natale per aggiustare le relazioni con i tuoi cari…se continuerai con questo comportamento non ce la farai mai, così come non riuscirai a superare il tuo odio! Meriti di morire!”
Piton indietreggiò, e si accorse appena di essere finito sopra la sua lapide.
Questa si spaccò con un crack. La crepa si allargò sempre più e Piton fece a malapena in tempo a scorgere la terra sotto i suoi piedi che scivolò nel vuoto, sempre più a fondo.
L’unica cosa che udì fu il proprio urlo mentre sprofondava nel buio.
 
Si risvegliò di soprassalto, accorgendosi di essere tornato nel suo letto. Nessuno era morto. Non c’erano tombe. Con il fiato corto si guardò attorno; non vi era nessuno nel dormitorio, probabilmente erano saliti tutti a fare colazione.
Doveva essere troppo tardi per salutare Lily…sperò non fosse già partita.
Si vestì velocemente, cercando di tranquillizzarsi: quello che aveva visto era solo un sogno, doveva esserlo!
Eppure mentre si trascinava lungo il corridoio dei sotterranei non poté fare a meno di rivivere la scena della sua morte…e Lily e James che si allontanavano mano nella mano. Non sapeva cosa lo disgustava di più, se il pensiero del loro figlio perduto o loro due insieme.
Camminò su per i gradini che portavano al salone d’ingresso e passò davanti a Nick Quasi Senza Testa e ai disgustosi Potter, Lupin, Black e Minus, e udì distrattamente che narrava loro della tomba…un momento: della sua tomba!
Era troppo importante, doveva sapere se stavano parlando di lui! Senza dare troppo nell’occhio, decise di accostarsi a un gruppo di tassorosso del quinto anno, sperando di risultare abbastanza mimetizzato e allo stesso tempo a tiro di conversazione.
“Quindi mi stai dicendo che ha funzionato?” domandò James al fantasma, speranzoso.
“Beh, direi di sì” rispose Nick. “Il giovane Piton si è preso un bello spavento. Spero solo che grazie all’aiuto del Frate e della Dama Grigia sia andata come desideravate”.
Sirius sghignazzò. “Sì, certo, come no. Non credo che abbia funzionato, ma almeno ci abbiamo provato. Certo è che senza le indicazioni della favola di Remus, tutto questo non sarebbe stato possibile”.
“Sì, il Canto di Natale” precisò Remus. “E’ una favola per bambini. Mamma me la leggeva quando ero piccolo”.
James represse una risatina. “Sì, il Canto di Mocciosus…vi immaginate? Potremmo scriverci un libro!”
“Non sarei così crudele con lui, sapete” li rimproverò Nick. “Mi sembra un ragazzo molto solo…ha bisogno di amici”.
“Non saremmo noi a diventarlo” dichiarò fermamente James. “Spero solo che non lo venga mai a sapere…e che Lily sia felice, così poi uscirà con me!”
Non penso proprio, caro mio!, ringhiò fra sé e sé Piton. Sentì di nuovo la terra sprofondargli sotto i piedi, esattamente come nella visione con Nick: era stato tutto uno scherzo!
Nessuno voleva che credesse nella gioia e nel Natale; semplicemente i fantasmi erano complici di quei quattro bulletti e avevano colto l’occasione per farsi quattro risate. Stava per andare verso di loro che qualcuno lo picchiò sulla spalla.
Come attirato dal miele, James Potter si voltò e i suoi occhi s’illuminarono oltre la spalla di Piton. Quest’ultimo si girò e si trovò Lily a un palmo dal naso, tutta imbarazzata.
Quanto era carina quando arrossiva…
“Ehi, Severus” salutò lei, “ volevo dirti che…non parto più. Resto per Natale…per te va bene?”
Piton era talmente felice da non sapere cosa dire: il regalo più grande era di sicuro quello di passare le vacanze da solo con lei.
“Io…Scusami, Lily. Non sarei dovuto essere così scontroso con te. Non te lo meriti” disse infine, ripensando alla turbolenta notte appena passata. Scherzo o meno, qualcosa aveva impararo…E se i fantasmi avessero avuto comunque ragione sull’importanza della loro amicizia?
Lily rimase a fissarlo per qualche momento, forse stupita da quel nuovo atteggiamento.
Si abbandonò in un sorriso meravigliosamente luminoso e lo prese per mano; poi dalla borsa estrasse un paio di sciarpe e ne pose una sulle spalle di Piton.
“Andiamo a farci una passeggiata, ti va?”
Mentre si dirigevano verso l’uscita, Piton e Lily passarono davanti al quartetto tanto odiato.
Con sua grande soddisfazione,  la mascella di James era talmente sbalordita da sfiorare quasi il pavimento di pietra.
“Buone feste a voi, eh!” gli augurò Piton, lasciando i suoi compagni grifondoro ancora più sbalorditi.
 
James
James si ricompose mentre i due uscivano dal salone d’ingresso. Aspettò che Sir Nicholas si fosse allontanato per salutare Frank Paciock, intento a risalire la gradinata principale.
“Beh, probabilmente non è stato un granché come regalo di Natale” constatò infine.
“Deve ritenersi fortunato: è stato il primo e l’ultimo che mai gli farai in vita tua” commentò Sirius.
“Già…anche se non sono sicuro che abbia funzionato. Alla fine è tornato tutto alla normalità, e non vuol dire mica che gli risparmierò altri agguati durante l’anno” replicò James.
“Credo che basti e avanzi, Ramoso. Non senti di aver compiuto una buona azione, mostrandogli l’importanza romantica del Natale attraverso i fantasmi? Il suo aspetto mi è sembrato meno agghiacciante del solito” osservò Remus.
James scrollò le spalle. “Sì, beh, non lo so. Non sono molto abituato a queste cose. E poi tutto questo non mi ha aiutato nemmeno un po’ a rendermi piacente agli occhi di Lily”.
“Amico, lei non lo sa quanto sei buono, in fondo. Ma presto lo vedrà, magari non è la tattica azzeccata…Hai compiuto un gesto bello e basta!” ragionò Remus.
James si abbandonò a un piccolo sorriso e si mise le mani nei capelli, scompigliandoli ancora di più.
“Detesto ammetterlo, ma hai ragione Luna Storta. Vieni, Codaliscia, andiamo a fare le valigie: manca poco alla partenza!”
Il ragazzo lasciò che i suoi tre amici lo precedessero e rivolse un’ultima occhiata alle porte di quercia, continuamente spalancate dal via vai di studenti.
Forse i fantasmi non erano riusciti a far credere a Piton nel Natale, ma Lily l’aveva fatto sicuramente, almeno per quell’anno.
  
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