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Autore: micia95    11/02/2016    1 recensioni
Raccolta di one-shot che partecipano alla challenge 100AU indetta da capmezzosangue.
Multiship canon. Principalmente Percy/Annabeth, Jason/Piper, Leo/Calipso e Frank/Hazel ma è molto probabile che vengano inserite storie con altre coppie.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Frank/Hazel, Jason/Piper, Leo/Calipso, Percy/Annabeth
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: micia95

Titolo: Alle...due di notte?

Pairing: Percy/Annabeth

Rating: verde

Genere: generale, scolastico

Avvertimenti: au, modern au

Prompt: #2 Mi sono infiltrato in casa tua alle due di notte perché ero ubriaco e pensavo fossa casa mia!AU

Note: È in assoluto la prima fanfiction che scrivo sul mondo di Percy Jackson (e mi sento un po' impreparata dal momento che ho letto solo una volta tutti i libri... ma vedrò di rimediare!) Spero che i personaggi non risultino OOC, in quel caso fatemelo sapere che lo aggiungo come nota. È anche la prima raccolta che faccio e non so che aspettarmi ed infine, ma non meno importante, la storia partecipa alla One Hundred Alternative Universes (100 AU) Challenge indetta da campmezzosangue (tra l'altro prima challenge a cui partecipo!)



 

"Finalmente!" Il ragazzo tirò mentalmente un sospiro di sollievo scavalcando la finestra della camera e atterrando malamente sul pavimento. Gattonò a tentoni facendo cadere una pila di qualcosa (libri?) nel tentativo di raggiungere il letto. Ma non gli importava: aveva bevuto un po' troppo quella sera e voleva solo dormire sperando di non avere un mal di testa epico il mattino dopo o almeno che sua madre non se ne accorgesse.

Si issò sul letto e si lasciò cadere sul materasso. Che si mosse e lo fece cadere.

"Ma che diavolo...?" Incomiciò a dire il ragazzo ma subito una luce si accese e lo costrinse a chiudersi gli occhi con una mano.

"Chi diavolo sei? E cosa ci fai in casa mia alle... due di notte?" Chiese la ragazza dando una rapida occhiata alla sveglia sul comodino e tirandogli subito dopo il libro che aveva sul comodino. Percy aprì un po' gli occhi sempre schermandoseli con una mano e si beccò in fronte il pesante libro di storia dell'architettura della ragazza.

"Ahio" piagnucolò quello massagiandosi la fronte, non giovava certo al suo mal di testa quel colpo. "Ma che ti ho fatto? E comunque io dovrei chiederti chi sei che che ci fai in casa mia a quest'ora di notte, visto che quello è il mio letto" disse con la voce un po' incerta.

"Il tuo letto? Ma chi ti credi di essere?" Il tono di voce era alterato e un po' più forte del normale.

"Non urlare!" Disse il tizio sul pavimento tappandosi le orecchie con le mani e chiudendo forte gli occhi. Appena la testa gli smise di girare, il giovane si guardò intorno: la camera aveva le stesse dimensioni della propria, anche porta, letto e finestra si trovavano nelle stesse posizioni ma a parte questo non c'entrava assolutamente nulla con la sua. Innanzitutto per l'ordine generale (persino le pile di libri a terra era ordinati! A parte una che doveva aver urtato lui entrando), poi per il suo arredamento sobrio e la quantità di libri stipati ordinatamente nella libreria e sugli scaffali.

"Questa non è camera mia" disse dopo essersi guardato per bene intorno. La sua mente poco lucida non riusciva a capacitarsi della cosa.

"Alla buon'ora... coso" disse la ragazza bionda, non sapendo come chiamare l'intruso.

"E adesso?" Le chiese lui per tutta risposta splancando gli occhi. Annabeth rimase meravigliata dal loro colore: un verde acqua bellissmo che il suo cervello le diceva di avere già visto da qualche parte.

"Adesso tu te ne torni da dove sei venuto altrimenti per te sono guai" gli rispose secca lei alzando il libro per mostrarglielo. In realtà non sapeva nemmeno lei per cosa le sarebbe servito, ma avere qualcosa che potesse vagamente assomigliare a un'arma la faceva sentire più sicura anche se il ragazzo coi begl'occhi non sembrava affatto pericoloso.

"Non posso" gli rispose lui mogio appoggiandosi con la schiena al muro vicino al letto, così ora lei ne vedeva il profilo.

"E perchè no scusa? Esci come sei entrato e non dirò niente a nessuno".

"Credo di essere un po' ubriaco, per questo ho scambiato casa tua con casa mia. È solo un malin-malinteso, non volevo. E adesso non so dove mi trovo, come faccio a tornare a casa? Non so nemmeno se riesco a reg-reggermi in piedi" le rispose Percy incespicando con alcune parole, sollevando la testa e guardandola negli occhi; in quel momento si accorse che era splendida: due occhi grigi, profondi ed espressivi su un volto altrettando espressivo ed incorniciato da una massa di scoposti ricci biondi. Probabilmente spalancò un po' la bocca, e quella luce accesa sul letto la faceva sembrare un angelo, era un aureola quella? No, stava avendo allucinazioni.

"E cosa pensi che dovrei fare io?" Era allibita: questo sconosciuto si presentava alle due di notte in casa sua scambiandola per la propria, ubriaco (effettivamente ora sentiva un leggero odore di alcool aleggiare per la stanza), e le diceva di non potersene andare?

"Mi ospiti?"

"Che?!?!" Era quasi un grido che perforò timpani e corteccia cerebrale di Percy, già stanco e un po' confuso di suo. Non avrebbe mai più bevuto così tanto, lo giurava.

"Annabeth?" la chiamò una voce fuori dalla porta bussando leggermente.

Percy splanacò quegli occhi verdi che si ritrovava e maldestramente strisciò sotto il letto della ragazza. Appena in tempo perchè pochi istanti dopo il padre della ragazza entrò in camera della filgia.

"Tutto bene tesoro? Mi è sembrato di sentire dei rumori" le disse guardando in giro per la camera.

"Aaah... S-sì tutto bene. Ero al telefono con Piper" rispose in fretta per non destare sospetti. Mannaggi a quegli occhi verdi! Li aveva visti spaventati e supplichevoli e adesso si trovava a mentire al padre.

"Alle due e un quarto di notte?" Chiese l'uomo tra il sorpreso e il sospettoso.

"Ehmmm... Sì! Domani ha un compito ed era in crisi e mi ha chieso aiuto perché è rimasta sveglia fino a quest'ora per studiare."

"Va bene, ma la prossima volta dille di chiamare a orari più umani, ok? Spero tu le abbia detto di tornare a dormire."

"Si certo! Buona notte papà, mi spiace di averti svegliato"

"Buona notte cara" rispose il signor Chase uscendo dalla stanza. Quando la porta si chiuse, Percy a fatica rotolò fuori dal suo nascondiglio e trovò la ragazza seduta sul letto con le braccia incrociate che lo fissava.

"Sei Annabeth Chase?" Fu la cosa più intelligente che riuscì a dire.

"Come sai il mio cognome?" Chiese guardinga la ragazza notando solo in quel momento che il suo fidato libro-arma era caduto ai piedi del letto; in caso di bisogno poteva sempre allungarsi a prenderlo e tirarglielo di nuovo.

"Jason Grace. È mio cugino" Annabeth spalancò gli occhi e si ricordò  finalmente dove aveva già visto quel ragazzo: Jason Grace era il ragzzo di Piper e una volta aveva incrociato il cugino di lui. Tutti e quattro frequentavano la Goode High School con l'unica differenza che lei e il cugino di Jason erano all'ultimo anno.

"Ora ricordo! Tu sei... Percy Jackson?"

"Esatto!" Disse il ragazzo annuendo con la testa pentendose un secondo dopo. "Quindi mi ospiti per questa notte Annabeth?" Riprovò il giovane sorridendo.

"Me ne pentirò amaramente ma... va bene" Cielo! Non sapeva nemmeno lei perchè avesse accettato, forse quegli occhi o quel sorriso o era solo stanca e voleva tornare a dormire il più presto possibile.

"Grazie. Domani mattina me ne vado, giuro" le disse e si arrampicò sul letto accanto a lei.

"Che fai?" Disse lei.

"Mi sistemo" rispose semplicemente lui. "Non è che avresti anche delle aspirine?" Chiese poi con voce impastata.

"Vuoi altro?" Disse lei stizzita "E scendi dal letto" aggiunse poi mentre si alzava per prendere davvero delle aspirine.

"Vuoi davvero che dorma per terra? Il letto è abbastanza grande per entrambi!" Di nuovo quegli occhi supplichevoli: averbbero dovuto dichiarare illegali un paio di occhi del genere.

"Sei insopportabile Jackson! La sveglia suona alle 5.45" gli disse uscendo dalla stanza e dirigendosi all'armadietto dei medicinali. Tornata vide il ragazzo mezzo addormentato su un lato del letto.

"Ecco le tue aspirine" disse porgendogli le pastiglie e un bicchiere d'acqua. Lui ingoiò tutto alla svelta e poi parlò già mezzo addormentato "Stavi scherzando sulla sveglia, non è vero?"

"Il mattino ha l'oro in bocca e adesso dormi" fu l'unica risposta che ricevette prima che la luce si spegnesse.

 

Percy udì il fastidioso suono della sveglia ma prima che potesse anche solo pensare di muovere un muscolo, quella si spense. Ma non il martellio che sentiva nelle tempie, quello purtroppo continuò e faticava ad ignorarlo. A questo si aggiunse qualcuno che lo scrollava per una spalla e una voce femminile che lo chiamava. Piano aprì gli occhi e subito li richiuse a causa della luce che li ferì.

"Alzati se non vuoi che ti butti giù dal letto" la voce cominciava a farsi seccata, quindi il ragazzo decise di svegliarsi. Si ritrovò davanti il viso di Annabeth e alcuni capelli della ragazza che gli accarezzavano il volto e soprattutto gli occhi grigi di lei che lo fissavano.

"Quando dormi sbavi" fu il commento.

"Come...?" Disse intelligentemente lui asciugandosi quella bavetta che -purtroppo- c'era davvero.

"Adesso devi andare però" continuó lei indicandogli la finestra. Sembrava quasi dispiaciuta, ma Percy non era sicuro: non era capace di leggere le espressioni delle persone, specie di prima mattina dopo una serata terribile. Annuì leggermente mentre si stiracchiava e poi si alzava. Era ormai giunto alla finestra quando si voltò per parlarle "Senti... ci vediamo a scuola, quindi?"

La ragazza annuì continuando a scrutarlo.

"Mangiamo insieme oggi, ti va?" Disse di nuovo lui. Doveva riempire quel vuoto, qualcosa gli diceva che se voleva continuare a vederla, e lui lo voleva decisamente, doveva agire ora e inventarsi qualcosa.

"D'accordo" ripose sembrando disinteressata lei, in reltà si era accorta che cominciava ad essere intrigata da Percy in più sensi e per una volta voleva scoprire dove l'avrebbe portata tutto ciò. Ma non sarebbe stata lei a fare il primo passo.

"Che ne dici se dopo scuola, quando vuoi, andiamo a quel bar di fronte alla Goode e ti offro qualcosa? Un tè, un caffè, un dolce, qualcosa insomma... per ringraziarti" aggiunse avendo l'illuminazione: se quell'uscita fosse andata bene magari ne sarebbero seguite delle altre e Percy lo sperava perchè gli interessava conoscere quella Annabeth.

"E bar sia allora" disse lei con un sorriso al quale rispose uno identico sulla faccia del giovane che subito dopo si calò giù dalla finestra. Pochi istanti dopo Annabeth sentì il tonfo di qualcosa che cadeva e dei mormorii di disappunto: probabilmente Percy aveva appena abbatutto uno dei nani da giardino della matrigna. Al pensiero rise ma sorrise ancora di più all'idea di incontrarlo di nuovo, a scuola, a mensa, al bar.

Non vedeva l'ora.

 

  
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