Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: graciousghost    11/02/2016    3 recensioni
Confidarsi a una pagina bianca ha un difetto; il margine del foglio giunge sempre troppo presto e il cuore ancora trabocca di un dolore che non sa trovare espressione.
Chissà se mai t’accorgerai dello strappo tra il 17 e il 19 giugno, di quel precipizio di ventiquattr’ore che ti ho sottratto – come se potessi rubarti il tempo, come se potessi sottrarti il sonno. Ti ho privato della luce di quel sole che ormai sa già d’estate, ti ho rubato un giorno intero (ma so che non lo noterai mai).
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non il 18 giugno.

 
Lo scroscio dell’acqua della doccia scorre distante; è il suono di un’altra intimità che ho lasciato entrare, è il suono dello sconosciuto che s’arroga il diritto di usurparti il posto (dimmi, te ne importerebbe?).
La melodia di note e d’accordi che tu mi donavi ha ceduto il passo a ticchettii di gocce d’acqua – e lacrime (dimmi, te ne importerebbe?).
 

Questa pagina voglio cominciarla così, col buio della camera da letto e il bianco sbiadito di quella pagina che ho strappato dalla tua agenda due giorni fa. Chissà se mai t’accorgerai dello strappo tra il 17 e il 19 giugno, di quel precipizio di ventiquattr’ore che ti ho sottratto – come se potessi rubarti il tempo, come se potessi sottrarti il sonno. Ti ho privato della luce di quel sole che ormai sa già d’estate, ti ho rubato un giorno intero (ma so che non lo noterai mai).
Tu ai dettagli non badi; sei distratto, sei sulle corde del tuo Stradivari e sugli spartiti che disponi accuratamente sul leggio, ma tra noi dovevano esserci sempre delle lenzuola, perché tu mi sfiorassi davvero.


Il 18 giugno, sai, sarà un sabato.
Sabato: tu che sbadigli con in mano una tazza di caffè che d’italiano non ha proprio nulla, il giornale sotto braccio, il violino in spalla (maledetto, maledetto violino).
Sabato: io col naso all’insù, gli occhi agganciati ai display della stazione di Lyon, la mente impegnata a tradurre quella tua lingua di cui non ho mai capito granché.
Sabato: tu che prendi il mio stesso treno, il treno che è in ritardo di due ore (e chissà mai perché, poi), io che ho il posto finestrino davanti ai tuoi occhi e i tuoi occhi azzurri patinati di tristezza.
Sabato: tu che sorridi del mio francese biascicato, io che sono imbarazzata nel parlare con un ragazzo per la prima volta da anni, per la prima volta da sempre.
 

Quando ho strappato il 18 giugno dall’agenda in cuoio che lasci sempre aperta sul comodino in salotto, non avevo idea che si trattasse di un sabato.
Come quel sabato di sei mesi fai: tu che mi baci appena scendiamo dal treno a Toulouse, io che ero già innamorata di te.
Ma era pure sabato il giorno che mi hai lasciata (e vorrei dimenticarlo, ma non posso, non posso davvero). Due giorni fa era sabato – questo non puoi averlo già scordato, o sì? Scordi sempre tutto, dalla lista della spesa al venirmi a prendere quando stacco da lavoro, ed è per questo che annoti frenetico ogni minimo dettaglio sul tuo prezioso taccuino. Su questo 18 giugno mi sembra di leggere la tua calligrafia sgambata che tende sempre un po’ a destra; lait, oeufs, confiture. Nient'altro che ologrammi dei ricordi che ho di te.

 
Adesso, te ne prego, vivi in bilico tra il 17 e 19 giugno e non chiederti perché quest’anno abbia un giorno in meno. Ché il 18 giugno, un sabato, da qualche parte a Lyon c’incontreremo di nuovo e da qualche pare a Toulouse tu potrai uccidermi ancora.
Prima di lasciarti andare, però, devo chiedertelo (quanto ti suonerebbe infantile questa richiesta, se sapessi che la rivolgo a una pagina bianca?): suonami ancora. Ché i tuoi occhi tristi sapevano brillare solo quando imbracciavi il violino e io quegli occhi tristi voglio saperli illuminati di me. Quanto è sciocco un cuore che non sa voltare pagina?

 
(E no, oggi non è il 18 giugno. Nella tua vita – e nella mia, che ne è la conseguenza – quel giorno non esisterà mai. Concedimi quest’unico potere: muori, anche se solo per ventiquattr’ore.)

 ----

L’acqua cade ancora, ma tu non sei riapparso alla mia porta.


Note Autrice:

 
Un po’ autobiografica e un po’ meno; forse perché mettersi totalmente a nudo è sempre più difficile di quanto c’illudiamo.
Credo sia inutile specificarlo, ma comunque: le ripetizioni sono volute. Ho tentato di ricreare un ritornello, un leit motiv – i giorni, il 18 giugno, il sabato – quasi come se si trattasse di una melodia. Di quelle che ti entrano in testa e non ne escono più.
 

Ayumu

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: graciousghost